Terza Domenica di Avvento: tempo di gioiosa attesa

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L’avvento è tempo di attesa: per noi cristiani è attesa gioiosa, attesa fiduciosa. Protagonisti nella Liturgia appaiono Isaia, il grande profeta, e Giovanni Battista, il precursore di Gesù. E’ l’attesa del popolo ebreo a cui è stata affidata la rivelazione attraverso i patriarchi e i profeti: verrà il liberatore, il Messia, il salvatore del popolo ebreo e dell’umanità. ‘Coraggio, dirà il profeta, non temete; irrobustite le mani fiacche, rendete solide le ginocchia vacillanti’.

‘Il Signore non delude: si apriranno i cieli e scenderà il Giusto’.  E’ l’attesa di Abramo, l’uomo dalla fede profonda, che crede in Dio anche se apparentemente sembra impossibile la promessa divina: dalla tua discendenza verrà il salvatore. Abramo infatti è anziano, non ha figli e Dio gli promette una discendenza numerosa come le stelle del cielo e  i granelli di sabbia nel deserto.

Abramo ha fiducia nel Signore, lascia la sua terra e si trasferisce nella terra promessa; dirà il profeta: ‘Tu, Betlemme, non sei piccola se da te nascerà il Re dei Re’; e il popolo attende sulla parola del Signore. E’ l’attesa di Maria alla quale l’Angelo aveva detto: rallegrati, diventerai madre, nascerà un Bambino che avrà i Regno di David, suo padre; quando Maria  obietta: come è possibile? L’angelo la tranquillizza: è opera divina e Maria abbassa il capo: ‘Sono la serva del Signore!’

 E’ l’attesa di Giovanni Battista, il precursore, l’uomo di cui Gesù dirà: ‘Tra i nati di donna non c’è un uomo simile a lui’. Giovanni allora era in carcere per difendere la verità di Dio: Giovanni, infatti, era in carcere per avere rimproverato il Re perché conviveva con la cognata dicendo: ‘Non ti è lecito’! 

Dal carcere Giovanni invia i suoi discepoli per dire a Gesù: ‘Sei tu il Cristo che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro’. Il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giusto che avrebbe cambiato il mondo, adesso si accorge che i mondo è rimasto come prima; invia allora i suoi discepoli a chiedere: ‘Sei tu veramente il Messia o dobbiamo aspettarne un altro?’

Ai discepoli di Giovanni Gesù offre i segni messianici; dite quello che avete visto: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i morti risuscitano. Gesù risponde in modo chiaro  e silenzioso: ‘Vedete quello che io ho fatto e riferite’; non ha fatto una rivoluzione cruenta, non ha cambiato con forza il mondo ma ha acceso tante luci nel mondo, luci che costituiscono nei millenni la grande strada illuminata da percorrere.

Non è la rivoluzione violenta o le grandi promesse che cambiano il mondo ma la luce della verità, della bontà di dio che è segno della sua presenza e dà la certezza che l’uomo non è dimenticato da Dio, l’uomo non è il prodotto del caso, ma siamo veramente figli del suo amore. Tutta la Liturgia oggi ci parla di attesa e di attesa operosa.

Noi andiamo verso Cristo, che è venuto a salvarci a prezzo del suo sangue e lo stesso Gesù verrà ancora una volta ma come giudice dei buoni e dei cattivi; Egli giudicherà non ‘per sentito dire’, ma ciascun uomo in chiave di fede vera e di amore profondo. Periodo di avvento, periodo di attesa operosa durante la quale è necessario operare la nostra conversione, cambiare vita in chiave di amore.

E’ l’attesa dell’agricoltore che, come scrive l’apostolo Giacomo, ha seminato ed aspetta con pazienza il frutto della terra, dopo essere stata irrorata dalle piogge d’autunno e di primavera: ‘Non lamentatevi, fratelli, siate pazienti, rinfrancate i vostri cuori perché la venuta del Signore è vicina’. Il cristianesimo, infatti, istituito da Gesù è gioia vera perché non siamo mai soli, il signore è sempre vicino.

Dio non abbandona mai la sua Chiesa, anzi ci sarà una strada appianata e la chiameranno ‘via Santa’; su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore, i pentiti di cuore ed allora gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e paura. L’avvento è allora attesa gioiosa ed operosa, attesa attiva dove infine trionferà la misericordia, la fraternità, l’amore.

Le opere di misericordia concretizzate nella vita quotidiana sono il segno manifesto della conversione vera. Il cristiano, allora, non è un uomo ‘rassegnato’, al contrario è una persona impegnata a curarsi perché Gesù con la sua risurrezione ha vinto la morte e come Cristo è risorto anche noi risorgeremo.

L’uomo, purtroppo spesso cerca la felicità per strade che si rivelano sbagliate, il profeta annuncia la vera speranza, quella che non delude mai perché fondata sulla parola di Dio. Ce ne dà conferma la Vergine Maria, che il Vangelo chiama beata perché ha creduto nell’adempimento della parola del Signore. Ci aiuti Maria, madre di Gesù e madre della Chiesa, rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi. Allora e solo allora è Natale.

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