In Italia 9 comuni su 10 sono a rischio di frane ed alluvioni

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In Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, il rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense: è quanto ha affermato la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale del suolo nel denunciare gli effetti del micidiale mix dei cambiamenti climatici e della sottrazione di terra fertile capace di assorbire l’acqua:

“A questa situazione non è certo estraneo il fatto che negli ultimi 50 anni è scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12.800.000 di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione che rende le superfici impermeabili.  Per questo l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.

Negli ultimi dieci anni con le campagne l’Italia ha perso 400.000.000 di chili di prodotti agricoli per l’alimentazione dell’uomo e degli animali, aumentando il deficit produttivo del Paese e la dipendenza dall’estero: “La sparizione di terra fertile non pesa peraltro solo sugli approvvigionamenti alimentari, poiché dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360.000.000 di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando il rischio idrogeologico. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici con più di tremila eventi estremi nel 2022, tra bombe d’acqua, violenti temperali e grandinate, secondo analisi Coldiretti su dati Eswd”.

Con la perdita di quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo l’Italia è sempre più a rischio frane e alluvioni con l’abbandono e la cementificazione che hanno ridotto la capacità di assorbimento della pioggia. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in vista della Giornata mondiale del suolo che si celebra il 5 dicembre, nel denunciare gli effetti del micidiale mix dei cambiamenti climatici e sottrazione di terra fertile che ha fatto esplodere il rischio idrogeologico in Italia, di cui la tragedia di Casamicciola ad Ischia rappresenta solo l’ultimo esempio.

Sulla Penisola si sono verificati in autunno ben 780 eventi estremi dal punto di vista climatologico per il maltempo tra bombe d’acqua, nubifragi, tempeste di vento, trombe d’aria e grandinate che si sono abbattuti su un territorio che ha ridotto la capacità di assorbimento della pioggia e messo a rischio l’ambiente e la sicurezza dei cittadini con frane ed alluvioni:

“Per questo l’Italia deve difendere e far crescere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, ambientale ed economico del lavoro nelle campagne. Occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo attesa da quasi un decennio e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.

Inoltre i cambiamenti climatici spingono la frutta tropicale Made in Italy con le coltivazioni di banane, avocado, mango & c. che nel giro di cinque anni sono praticamente triplicate arrivando a sfiorare i 1200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria:

“A far la parte del leone è proprio la Trinacria con coltivazioni ad avocado e mango di diverse varietà nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale, ma anche a frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (dal quale si ottiene anche lattice), litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato. Il tutto grazie all’impegno di giovani agricoltori che hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici”.

 Ma anche in Puglia i tropicali sono ormai una realtà consolidata, spinta dagli effetti della siccità con una impennata delle coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji Made in Puglia insieme a tante altre produzioni esotiche come le bacche di aronia, le banane e il lime.

A Castellaneta sono state piantumate altre 32.000 piante di avocado, mentre in Salento si stimano 100.000 piante di avocado ed 8.000 piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia.

Tropicali italiani anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica è ormai diffuso lungo le coste tanto da essere usato anche per produrre marmellata.

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