Giovanni Paolo II contro la pedofilia – Parte 3 – Mons. Oder: accusare Giovanni Paolo II di aver nascosto la pedofilia sotto il tappeto contraddice i fatti

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.12.2022 – Vik van Brantegem] – Assistiamo sempre di più a tentativi di minare l’autorità di San Giovanni Paolo II, una sorta di “de-santificazione” per mezzo stampa. L’arma che viene usata più spesso, è l’accusa che Giovanni Paolo II non abbia fatto quasi nulla per prevenire gli abusi sessuali su minori o persone vulnerabili nella Chiesa e abbia cercato di insabbiare il problema con una congiura del silenzio. Nel frattempo, è un fatto indiscutibile che Giovanni Paolo II sia stato un Papa che ha intrapreso una lotta decisiva contro i casi di pedofilia e di abusi sessuali, e che ha introdotto standard ecclesiali radicali per affrontare questo tipo di crimini nella Chiesa, sottolineando che “nel sacerdozio e nella vita religiosa c’è non c’è posto per chi farebbe del male ai giovani”. Ha iniziato il processo di purificazione della Chiesa, che è molto importante, è proseguito dopo e continua ancora oggi.

Mons. Oder: accusare Giovanni Paolo II di aver nascosto la pedofilia sotto il tappeto contraddice i fatti
di Marcin Przeciszewski
Ekai.pl, 5 dicembre 2022

(Nostra traduzione italiana dal polacco)

Accusare Giovanni Paolo II di “spazzare sotto il tappeto” i crimini di pedofilia è del tutto assurdo e, soprattutto, contraddice i fatti, afferma Mons. Sławomir Oder, Postulatore del processo di beatificazione e canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II. Ecco il testo integrale della conversazione.

Marcin Przeciszewski: Monsignore, nello spazio pubblico ci si chiede se il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II non sia iniziato troppo presto. Quali sono state le motivazioni della decisione di Benedetto XVI del maggio 2005 di omettere la norma giuridica e canonica che prevedeva i 5 anni che devono trascorrere dalla morte di una data persona all’inizio del suo processo di beatificazione?
Mons. Sławomir Oder: La decisione di dispensare dall’attesa di 5 anni è stata annunciata da Benedetto XVI già il 13 maggio 2005 durante un incontro con i sacerdoti della Diocesi di Roma. Si basava sulla comune credenza nella santità di Giovanni Paolo II, espressa anche durante i suoi funerali nello slogan: “Santo subito!”. Comunque, durante le ultime settimane di vita di Giovanni Paolo II, piazza San Pietro era piena di persone che volevano stare con un uomo che consideravano un santo. Ero con loro. Ricordo quelle preghiere e poi il momento in cui fu annunciato che il Papa era morto. Prima silenzio, poi grandi applausi. Era un omaggio al grande Papa e alla convinzione che stava già sperimentando la gloria del cielo. Al momento della morte di Giovanni Paolo II, io stesso non ho potuto pregare per lui, ma ho chiesto al Papa di ricordarsi di me e di portare davanti al trono di Dio le intenzioni che avevo nel cuore.
Dopo la morte di Giovanni Paolo II, Roma fu inondata di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Abbiamo assistito a un fenomeno che la Chiesa interpreta come la fama di santità (“fama sanctitatis”) [l’opinione comune e diffusa tra i fedeli circa l’integrità di vita di una persona, percepita come testimone di Cristo e delle beatitudini evangeliche]. Ed è questa la condizione fondamentale per avviare gli sforzi di beatificazione. E quando è iniziato il Conclave, il Card. Jozef Tomko ha avviato una petizione chiedendo al futuro Papa di avviare immediatamente il processo di beatificazione. E uno dei suoi firmatari era il Cardinale Ratzinger. Difficile che cambi idea dopo essere stato eletto Vescovo di Roma.
Se oggi qualcuno formula l’accusa che l’avvio di questo processo di beatificazione sia avvenuto troppo in fretta, rispondo che ogni processo di beatificazione ha due dimensioni. La dimensione umana, legata alla fede delle persone nella santità di una data persona. Ed è la comune convinzione di santità che fa scattare tutti i meccanismi e le formalità canoniche previste dalla Chiesa, che compongono il processo di beatificazione. E la seconda dimensione è quella soprannaturale, che si esprime nell’intervento “dall’alto”. Ed è un miracolo per intercessione di un candidato agli altari. Se nel caso di Giovanni Paolo II non ci fosse stata questa “sollecitazione dall’alto”, allora questo processo, nonostante fosse iniziato così velocemente, avrebbe potuto interrompersi per la mancanza di un miracolo. E la guarigione della suora francese Marie-Simon Pierre dal morbo di Parkinson, è avvenuta a meno di due mesi dalla morte di Giovanni Paolo II. Non conosco un altro caso in cui un miracolo sia accaduto così presto. Molto spesso abbiamo dovuto aspettare secoli.

Anche l’attendibilità del processo di beatificazione di Karol Wojtyła è messa in discussione. Si dice che siano stati omessi testimoni importanti, come la Dott.ssa Wanda Półtawska, amica intima del Papa. Come mai?
Le accuse che sono state fatte di aver eliminato alcuni personaggi, tra cui la Dott.ssa Wanda Półtawska, non corrispondono alla verità.

Com’è stato? Con quali criteri sono stati chiamati i testimoni?
Il fatto è che Giovanni Paolo II manteneva contatti sistematici con centinaia di persone in diversi Paesi ed era impossibile chiamarli tutti a testimoniare nel processo. Bisognava fare una scelta, secondo alcuni criteri chiari. I criteri per la selezione dei testimoni determinano le questioni che sono oggetto di studio durante il processo di beatificazione. La prima cosa è come viveva il candidato agli altari. La chiave qui era invitare persone associate a Karol Wojtyła in vari periodi della sua vita, così come con vari circoli con i quali manteneva i contatti. Il punto successivo riguarda le virtù eroiche. Come testimoni si cercano persone che abbiano avuto modo di partecipare a situazioni in cui si è manifestato il suo atteggiamento nel senso della perfezione morale, definita come l’attuazione delle virtù cristiane in grado eroico. E il terzo elemento esaminato è l’opinione di santità. I testimoni possono essere persone che magari non hanno mai avuto nemmeno l’opportunità di incontrare il Papa di persona, ma erano profondamente convinte della sua santità.
C’è anche un gruppo di testimoni nominati d’ufficio. Il delegato episcopale è obbligato ad aggiungere all’elenco dei testimoni anche alcune persone d’ufficio, ad esempio le persone i cui legami con la persona del servo di Dio sono apparsi durante le audizioni dei testimoni o in seguito a interrogazioni archivistiche effettuate dalla commissione storica.
E la terza categoria di testimoni sono le persone che si sono fatte avanti. Prima dell’inizio del processo viene pubblicato un editto nel quale sono obbligate a comparire tutte le persone che hanno documenti o cose importanti da comunicare al tribunale di beatificazione. Questi sono i cosiddetti testimoni spontanei. Nel processo a Giovanni Paolo II l’editto fu pubblicato su L’Osservatore Romano e affisso in molte chiese. È stato pubblicato anche in polacco ed è stato affisso nella Curia romana e di Cracovia. L’inizio del processo era un fatto comunemente noto. In risposta alla pubblicazione dell’editto, diverse persone si sono presentate al tribunale. Non capisco chi sostiene oggi di non aver potuto partecipare al processo di beatificazione di Giovanni Paolo II. Avrebbero potuto, ma non si sono presentati e non hanno inviato alcun documento al tribunale.

In totale, quante persone hanno testimoniato davanti al tribunale di beatificazione?
Più di 120. Erano 93 nel processo romano e 25 nella rogatoria svoltasi a Cracovia, a cui vanno aggiunti anche i membri della commissione storica.

E quali sono i testimoni più famosi o spettacolari che possiamo citare?
Non posso farlo perché è riservato.

Sempre più spesso si accusa che la santità di Giovanni Paolo II è offuscata dal suo atteggiamento troppo indulgente verso la questione degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa. Lo stesso tribunale o il Promotore di Giustizia si è posto una simile domanda e in che misura? Questo caso è stato indagato?
La verità è che questo argomento è stato sollevato durante il processo. La necessità di trattarla seriamente è stata menzionata all’inizio durante le riunioni del gruppo di esperti, che doveva aiutarmi a indicare le aree di ricerca da intraprendere. Era composto da persone di altissimo livello: dal mondo della scienza, della politica e dei media. Erano sia laici che sacerdoti. Nessuna di queste personalità vedeva un problema nell’approccio di Giovanni Paolo II all’abuso sessuale. È stata sottolineata la necessità della ricerca delle fonti affinché non ci fossero dubbi sull’onestà di Giovanni Paolo II in questo campo.
Durante il processo, questo argomento è stato affrontato nonostante alcune difficoltà metodologiche. Consistevano nel mancato accesso diretto agli archivi vaticani, contenenti documenti degli ultimi anni. Semplicemente non sono condivisi. Questo potrebbe non accadere fino a diversi decenni dopo. Ma è stata istituita una commissione storica per risolvere questo problema nell’ambito del processo in corso. La commissione ha formulato un elenco di domande, che sono state dapprima trasmesse alla Congregazione delle Cause dei Santi, che le ha deferite agli organi competenti della Santa Sede con la richiesta di svolgere un’interrogazione. Si trattava soprattutto della Segreteria di Stato, perché ci sono archivi e ci sono archivisti giurati competenti a fare inchieste attendibili. Tra queste, domande sull’atteggiamento di Giovanni Paolo II nei confronti della questione della pedofilia e dei relativi problemi nella Chiesa americana o anglosassone, nonché su Maciel Degolado, il fondatore dei Legionari di Cristo. Successivamente, i dipendenti degli archivi hanno studiato i documenti. Dopo alcuni mesi, abbiamo ricevuto una risposta formale.
Ha confermato la convinzione che Giovanni Paolo II sia un uomo che rimane al di sopra di ogni sospetto di sotterfugio in questo campo.

E qual è il suo punto di vista personale, da esperto della vita, degli insegnamenti e dell’attività di Giovanni Paolo II, su come ha affrontato le questioni legate alla pedofilia nella Chiesa? Le attuali accuse sono legittime da qualche punto di vista?
Giovanni Paolo II era molto sensibile a queste questioni. Uno dei vescovi ausiliari della Diocesi di Roma mi ha raccontato di un incontro tra Giovanni Paolo II e il Cardinal Vicario, durante il quale è stata mossa un’accusa contro un certo sacerdote. Immediata la reazione di Giovanni Paolo II: “Quest’uomo non deve essere sacerdote!”. Tuttavia, il Cardinal Vicario si oppose, perché per lui la questione non era chiara. Sono state ordinate ulteriori indagini. Penso che questa situazione illustri bene quale fu la reazione di Giovanni Paolo II a tali crimini.
Quando si tratta della persona di Giovanni Paolo II, si tratta di una grande trasparenza. Se guardiamo onestamente alle sue dichiarazioni e azioni, non c’era voce più forte in materia di necessità di ripulire la Chiesa dai crimini di pedofilia della voce di Giovanni Paolo II ai suoi tempi. E questa voce apparve già nel 1993 in un discorso ai vescovi americani. Ha detto poi che per questo tipo di delinquenti che danneggiano i più deboli, non c’è posto nella Chiesa. Nessuno, tranne Giovanni Paolo II nel mondo di allora, parlava così duramente. Accusarlo di favoreggiamento o di “spazzare sotto il tappeto” reati legati all’abuso sessuale di minori è del tutto assurdo e, soprattutto, contraddice i fatti.
Nessuno prima di Giovanni Paolo II ha elevato la dottrina della dignità umana a un tale livello. Non tollerava situazioni che avrebbero comportato danni ai bambini.

E Maciel Degolado? Cosa poteva sapere Giovanni Paolo II e cosa certamente non sapeva?
Bisognerebbe chiedere allo stesso Giovanni Paolo II. Ho già parlato dei risultati dell’investigazione condotta. Posso aggiungere l’argomento “ad hominem”, che mi attira molto. Giovanni Paolo II, almeno fino ad allora, non aveva avuto sospetti sul fondatore dei Legionari di Cristo. Qui è necessario ricordare la persona di Arturo Mari, fotografo personale pontificio, membro della cosiddetta famiglia pontificia. Arturo Mari aveva un figlio che voleva diventare sacerdote e divenne membro dei Legionari di Cristo. Se Giovanni Paolo II avesse avuto qualche informazione su quello che stava succedendo con i Legionari, avrebbe mandato una persona così vicina a un mostro come Maciel Degolado?

Allora qual è il motivo dell’attuale ondata di critiche a Giovanni Paolo II in questo contesto? Come lo spiega il sacerdote?
Fin dall’inizio, il pontificato di Giovanni Paolo II è stato un notevole ostacolo sulla via dell’attuazione di vari programmi del male. I tentativi di minare l’autorità di Giovanni Paolo II si inseriscono nel contesto dell’eterna lotta tra il bene e il male. Sono convinto che il diavolo esista e si serva delle persone, spesso inconsapevoli, per seminare ansia e dubbio. E quanto sta accadendo oggi con Giovanni Paolo II ne è un altro esempio. Dopotutto, è un potente intercessore per le persone davanti a Dio. C’è da meravigliarsi che Satana si arrabbi con un simile avversario?
C’è un altro motivo importante per le azioni volte a distruggere l’autorità di San Giovanni Paolo II. In questo momento stiamo toccando le fondamenta di quello che è il punto di riferimento della nostra identità e della nostra cultura. La Polonia – con tutte le difficoltà che la Chiesa sta vivendo qui – è una specie di scandalo in Europa. Ci sono alcuni valori qui che sono dichiarati esplicitamente e rimangono valori. E se si attacca l’autorità di Giovanni Paolo II, sarà possibile distruggere anche tutto ciò che costituisce “humus” per la nostra identità culturale, polacca e cristiana allo stesso tempo. E poi agli occhi dei giovani diventerà qualcosa a cui non vale la pena prestare attenzione. Quindi è una “lotta per il dominio delle anime” e un tentativo di impossessarsene. Un tentativo di impadronirsi e controllare, soprattutto, la coscienza delle giovani generazioni.

Lei ha dedicato una parte della sua vita a Giovanni Paolo II. Immagino che abbia creato un legame speciale tra di voi. Com’è lei? Che posto occupa Giovanni Paolo II nella sua preghiera? Si azzarda a dire qualcosa sull’efficacia di queste preghiere?
Ho vissuto il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II come un periodo di cinque anni di ritiro. Me le ha predicate lo stesso Giovanni Paolo II: con la sua vita, il suo sacerdozio e la sua santità. Mi ha fatto appello a non accontentarmi della mediocrità, a non dimenticare la vocazione alla santità. E da santo sacerdote, spesso mi metteva in imbarazzo con il suo atteggiamento. Giovanni Paolo II rimane per me un punto di riferimento spirituale fino ad oggi. È presente nelle mie preghiere quotidiane, è presente come punto di riferimento per le mie omelie e per i ritiri che predico. Gli ho un enorme debito di gratitudine. In molte situazioni ho sperimentato la sua potenza, intercessione e protezione. Sono stato salvato da lui da un gravissimo incidente stradale.

Come?
Poche settimane prima della beatificazione, ero in viaggio con mio padre in Italia e guidavo l’auto. C’è stata una collisione di cui siamo stati vittime passive. L’auto è stata demolita. Quando la polizia è arrivata sul posto, non si aspettava che qualcuno in un veicolo così danneggiato potesse essere rimasto in vita. Nel frattempo, sono uscito da solo dall’auto distrutta, così come mio padre. Le prime parole che ci ha detto la poliziotta stupita sono state: “Sei stato salvato da Giovanni Paolo II!” E non perché sapesse chi ero. Non mi conosceva, né sapeva che ero sacerdote, perché non portavo il collare.
Inoltre, durante un esame approfondito dopo l’incidente, a mio padre è stato diagnosticato un tumore maligno di cui prima non era a conoscenza. Poteva essere curate adeguatamente e grazie a quelle mio padre visse per anni.

E quali testimonianze sui frutti della preghiera attraverso San Giovanni Paolo II vengono da altre parti del mondo? Qualcuno li documenta?
Benché non lavoro più nel Vicariato di Roma da due anni, lì ricevo ancora corrispondenza su questo argomento. Tuttavia, attualmente, la maggior parte delle testimonianze di grazie per intercessione di Giovanni Paolo II vengono inviate al Santuario di Giovanni Paolo di Łagiewniki a Cracovia.
San Giovanni Paolo II è particolarmente attivo in due campi. Queste sono guarigioni dal cancro e dai problemi della famiglia e della maternità. Si tratta di riconquistare la possibilità della paternità o della maternità, ma anche di intervenire durante la gravidanza. Ricordo diversi casi in cui i medici hanno riscontrato deformità fetali, suggerendo l’aborto. Poi è nato un bambino sano. Io stesso ho avuto l’opportunità di benedire una ragazza nata in una famiglia in cui i genitori non potevano avere un figlio per molti anni. Lo hanno chiesto per intercessione di Giovanni Paolo II. Un giorno la donna disse che era in uno stato benedetto. Purtroppo i test prenatali hanno terrorizzato i genitori, in quanto hanno dimostrato che il bambino aveva un difetto gravissimo. È stato suggerito l’aborto, ma hanno risposto con fede: poiché Giovanni Paolo II ci ha ottenuto la grazia di avere un figlio, lo accetteremo così com’è.

Infine, la domanda sul processo di beatificazione dei genitori di San Giovanni Paolo II? A che punto è? Non è un’esagerazione avviare un processo del genere, perché crea l’idea che si tratta non solo della glorificazione del papa stesso, ma anche della sua famiglia? Questo processo è possibile dal punto di vista metodologico, dal momento che i testimoni non sono più in vita e i documenti scarseggiano?
Nessun processo di beatificazione potrebbe andare avanti se non ci fosse la “fama sanctitatis”. Nessun vescovo può intraprendere alcuna azione al riguardo senza verificare una fama di santità. Girando per il mondo, raccolgo conferme dell’esistenza di questa opinione riguardo ai genitori di Giovanni Paolo II.
Questo è un processo storico e la pratica della Chiesa ha sviluppato la possibilità di condurre tali processi. Dopotutto, ci sono prove di persone che sono morte secoli fa. Infatti i testimoni della vita dei genitori di Giovanni Paolo non sono più vivi, anche se siamo riusciti a interrogare una persona che conosceva Karol Wojtyła da giovane e ricordava suo padre.
A parte questo, i testimoni attualmente interrogati sono testimoni non tanto della vita dei candidati agli altari quanto testimoniano l’opinione della loro santità. Sono ancora tante le testimonianze di santità che giungono da oltreoceano: dall’America Latina e dal Nord America. E la raccolta dei documenti riguardanti la loro vita, anche eroica, è curata da un’apposita commissione storica.
Il processo in fase diocesana, condotto nell’Arcidiocesi di Cracovia, è praticamente concluso.

Ci sono notizie di un miracolo avvenuto per intercessione dei genitori di Giovanni Paolo II?
Sì. Ho ricevuto diverse testimonianze di questo tipo e una di queste è molto interessante. Ora sto aspettando che vengano raccolte le cartelle cliniche per il parere degli esperti.

Articoli precedenti

La Conferenza Episcopale Polacca pubblica la “Posizione sulle attività di Giovanni Paolo II circa i reati sessuali con minori” [QUI]
Parte 1 – Le accuse sul operato del Cardinal Wojtyła antistoriche, non obiettive e interessate – 6 dicembre 2022 [QUI]
Parte 2 – Prof. Buttiglione sulla pedofilia nella Chiesa: non strumentalizziamo la storia – 7 dicembre 2022 [QUI]

A seguire

Parte 4 – Padre Żak chiede una discussione seria sulle azioni di Giovanni Paolo II – 9 dicembre 2022 [QUI]

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