Papa Francesco ai giovani: coltivate il sogno della pace

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Dopo nove mesi di guerra, mentre milioni di persone precipitano nella povertà, anche le città si domandano cosa possono fare in concreto per la pace: lo hanno fatto ad Assisi, sabato scorso, nell’Assemblea Nazionale convocata dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i Diritti Umani, intitolata ‘Artigiani di pace’ e dedicata a Marina Baretta, assessore alla pace al comune di Barberino Tavarnelle (FI), recentemente scomparsa:

“Prima la pandemia, poi la guerra, le catastrofi climatiche, l’aumento dei prezzi, l’esplosione delle disuguaglianze ci stanno togliendo la pace. Tutte le grandi emergenze planetarie si stanno scaricando sulle nostre città, costringendo sindaci, presidenti, assessori, consiglieri e operatori degli Enti Locali ad affrontare continue emergenze sociali, ambientali ed economiche.

Cosa possono fare oggi, dal basso, le città per ricostruire la pace? Come possono contrastare la diffusione dell’impoverimento, del malessere e della violenza e promuovere il rispetto della dignità e dei diritti umani di tutti?”

Ad Assisi, ripartendo dal grande esempio di Giorgio La Pira, decine di amministratori locali provenienti da ogni parte d’Italia, hanno risposto alle domande nella consapevolezza che le persone più vicine ai problemi sono anche le più vicine alle soluzioni, come hanno concluso Andrea Ferrari e Flavio Lotti, presidente e direttore del Coordinamento degli Enti Locali per la Pace:

“Le città della pace devono essere le città della cura; città dove qualcuno si prende cura di tutti e tutti si prendono cura degli altri. Al centro delle città della pace ci deve essere la cura delle giovani generazioni, della loro educazione e formazione, il contrasto all’impoverimento, alla solitudine, alla violenza e all’esclusione sociale, la promozione delle pari opportunità, la cura della salute di tutti, la cura dell’ambiente, la promozione di un’economia sociale e solidale”.

Ed ieri papa Francesco ha ricevuto in udienza i ragazzi della ‘Rete Nazionale delle Scuole per la Pace’, coordinati da Flavio Lotti, congratulandosi per la partecipazione: “Mi congratulo con voi studenti e con i vostri educatori per il ricco programma di attività e di formazione che avete intrapreso, che culminerà con la Marcia Perugia-Assisi nel maggio del prossimo anno, dove avrete la possibilità di presentare i risultati del vostro lavoro e le vostre proposte”.

Assisi è la città della pace ed il papa ha scelto il nome di Francesco perché affascinato dal Santo: “Assisi è diventata ormai un centro mondiale di promozione della pace, grazie alla figura carismatica di quel giovane assisano spensierato e ribelle di nome Francesco, il quale lasciò la sua famiglia e le ricchezze per seguire il Signore e sposare Madonna povertà.

Quel giovane sognatore ancora oggi è fonte di ispirazione per ciò che riguarda la pace, la fratellanza, l’amore per i poveri, l’ecologia, l’economia. Lungo i secoli San Francesco ha affascinato tante persone, così come ha affascinato anche me che, come Papa, ho voluto prendere il suo nome”.

Prendendo spunto dal loro programma educativo, ‘Per la pace, con la cura’, che risponde all’appello per un Patto Educativo Globale: “E mi rallegra vedere che non solo le scuole, le università e le organizzazioni cattoliche stanno rispondendo a questo appello, ma anche istituzioni pubbliche, laiche e di altre religioni.

Perché ci sia la pace, come dice bene il vostro motto, bisogna ‘prendersi cura’. Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre, sempre! Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura”.

Il ‘modello’ proposto dal papa è quello del buon Samaritano: “Un modello per eccellenza del prendersi cura è quel samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto che ha trovato ferito lungo la strada.

Il samaritano non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante, giudeo, samaritano come lui o straniero; non sapeva se quella sventura ‘se la fosse cercata’ o no…

Lo vide ed ebbe compassione. Anche altri, prima di lui, avevano visto quell’uomo, ma erano andati dritti per la loro strada. Il samaritano non si è fatto tante domande, ha seguito il movimento della compassione”.

Ed ha ricordato loro alcuni testimoni ‘credibili’: “Anche nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno. Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa”.

Un ricordo particolare è stato dedicato a due ‘personaggi’ che hanno operato per la pace: “La prima è quella di San Giovanni XXIII. Fu chiamato il ‘Papa buono’, e anche il ‘Papa della pace’, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni (la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare) pubblicò la famosa e profetica Enciclica ‘Pacem in terris’. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima!”

Collegato al papa santo è Martin Luther King: “Pochi mesi dopo la pubblicazione di quell’Enciclica, un altro profeta del nostro tempo, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, pronunciò lo storico discorso in cui disse: ‘Io ho un sogno’. In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza”.

Ha concluso l’udienza con un invito a ‘sognare’ ed a partecipare a Lisbona alla Giornata Mondiale della Gioventù: “Vi incoraggio a sognare in grande, come Giovanni XXIII e Martin Luther King. E per questo vi invito a partecipare, l’anno prossimo, alla Giornata Mondiale della Gioventù, che vivremo a Lisbona.

Chi di voi potrà venire, si incontrerà con tantissimi altri ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo, tutti uniti dal sogno della fraternità basata sulla fede nel Dio che è Pace, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro. E se non potrete venire fisicamente, vi invito, comunque, a seguire e a partecipare, perché ormai, con i mezzi di oggi, questo è possibile”.

(Foto: Santa Sede)

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