La Chiesa ha ricordato l’Holodomor

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“L’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina è la più grande tragedia nella storia del nostro popolo. In termini di dimensioni e cinismo da parte delle autorità sovietiche e delle sue conseguenze per le generazioni future, non ha analoghi nella storia. L’analisi degli eventi di quel tempo mostra in modo convincente che tutti gli elementi della politica del genocidio contro gli ucraini si sono verificati.

Questa azione politica pianificata  mirava a distruggere le basi della nazione, umiliare gli ucraini, eliminare  l’opposizione popolare al nuovo regime e rendere impossibili gli sforzi per costruire uno stato indipendente”: così dalle pagine del giornale ‘Il Foglio’ l’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk ha ricordato la ‘grande strage’ compiuta dal regime russo nel XX secolo.

Per il diplomatico ucraino l’Holodomor “fu un elemento di un’operazione punitiva preventiva su più fronti diretta contro la nazione ucraina in quanto tale, poiché la sua rinascita rappresentò una minaccia per l’esistenza dell’impero sovietico. Uccisero la libertà ucraina attraverso una fame pianificata”.

Infatti secondo il censimento di tutta l’Unione Sovietica del 1926, su 32.200.000 abitanti, la popolazione rurale era di 23.300.000, ovvero più dell’81%, e tra la popolazione rurale, gli ucraini erano 20.600.000, ovvero l’87,6%: “All’inizio del 1932 la popolazione dell’Ucraina era di 32.500.000, di cui 25.500.000 vivevano nelle zone rurali.

Pertanto, gli ucraini erano la stragrande maggioranza e in alcune regioni rurali il loro numero superava il 90%. La nazione subì perdite catastrofiche, le cui conseguenze si faranno sentire per molte generazioni future. Il potenziale demografico dell’Ucraina subì un duro colpo. 

La struttura tradizionale della società fu completamente distrutta. Le forze del movimento di liberazione nazionale furono significativamente frenate e la capacità della resistenza fu indebolita, antiche tradizioni spirituali furono minate e il processo di rinascita nazionale fu rallentato”.

L’intervento si chiude con un riferimento all’invasione russa odierna: “Nel XXI secolo, la Russia definendosi i ‘liberatori del mondo contro il nazismo’ sta compiendo un genocidio intenzionale del popolo ucraino davanti al mondo intero. La memoria storica degli ucraini contiene un intero elenco di scontri con la Russia.

Come lo ha fatto centinaia di anni fa, Mosca ha cercato di imporre la sua volontà all’Ucraina e, di fronte alla resistenza, ha fatto ricorso alla guerra cinica e al genocidio.

Il cinismo russo non conosce i limiti e, come possiamo vedere ora, il regime del Cremlino ha ampliato i suoi confini geografici e ora minaccia il mondo intero con le crisi alimentari, energetiche e nucleari globali e sta cercando di usare la carestia come arma di distruzione di massa per raggiungere le sue ambizioni imperiali di stabilire il controllo politico totale e cambiamenti nell’ordine mondiale”.

Anche la Chiesa con il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha ricordato l’Holodomor con la concelebrazione la Divina Liturgia in rito bizantino nella basilica di Santa Sofia a Roma, nella commemorazione delle vittime dell’Holodomor Ucraino, con il card. Cardinale Michel Czerny, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, ed il vicario generale dell’Esarcato per i fedeli ucraini in Italia, p. Teodosio Hren:

“Lo diciamo perché i cieli dell’Ucraina sono solcati da strumenti di distruzione, che colpiscono ovunque, persino i reparti pediatrici, e in ogni caso se non seminano direttamente la morte producono l’interruzione della corrente elettrica, dell’acqua, di quanto può scaldare le case e le famiglie, mentre il freddo attanaglia e l’inverno dilaga…

Il mistero del cuore dell’uomo dunque, e della sua mente, capace di grandi sogni ma anche di pianificare inusitate malvagità: Il secolo scorso, come ha sottolineato san Giovanni Paolo II nel suo testo ‘Memoria e identità’, ha visto scatenarsi l’abisso dell’iniquità:

il nazionalsocialismo programmò scientificamente lo sterminio di massa con le camere a gas e i forni crematori, il comunismo sovietico con deportazioni, gulag, e (episodio meno noto sui libri di storia in Occidente) con l’Holodomor, attraverso la fame e il freddo, il cui triste inizio oggi commemoriamo”.

Ed ha richiamato gli interventi di papa Francesco per l’Ucraina: “Papa Francesco ha voluto ancora una volta mostrare la sua vicinanza all’amato e martoriato popolo Ucraino, con le parole nell’Udienza Generale dello scorso mercoledì, ma anche con la Lettera pubblicata venerdì: in essa ripercorre i sentieri di dolore e devastazione, le lacrime e le croci, le morti dei bambini e degli adulti, e ha rivolto un pensiero a ciascuno, cominciando dai giovani, alle mogli, agli adulti, ai volontari, ai governanti, ai Pastori, ai profughi e agli sfollati”.

Ed ha ricordato le ‘tappe’ compiute in questi anni: “Compio un pellegrinaggio interiore, ricordando le tappe del nostro legame, cominciando dal 2001, quando accompagnai san Giovanni Paolo II in quel viaggio apostolico ove furono beatificati alcuni martiri della Chiese bizantina e latina, nel contesto ormai della ritrovata libertà dopo il tempo delle catacombe.

Al 2017, quando la prima tappa della mia visita fu proprio, a Kyiv, in piazza Maidan e al memoriale dell’Holodomor: i nostri passi si diressero poi a Kharkiv, Sloviansk, Kramatorsk, luoghi oggi tristi e noti come molti altri del Paese, e vedevo i colpi di armi che di fatto non si erano mai fermate dal conflitto in Donbass del 2014. Ultima tappa fu quella insieme alle migliaia di pellegrini a Zarvanyitsia: cercando lo sguardo di Maria, rifugiandoci sotto il suo manto”.

(Foto: Congregazione per le Chiese Orientali)

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