Prima domenica di Avvento: si aprano i cieli e piova il Giusto

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La liturgia è canto di lode a Dio, che va  eseguito tutti i giorni per tutto l’anno liturgico. La liturgia oggi ci dà l’avvio ad un nuovo anno, che è scandito  da tre feste: Natale (festa del Padre), Pasqua (la festa in onore del Figlio) e la Pentecoste (in onore dello Spirito Santo). Questa prima festa è il Natale, giorno in cui ringraziamo il Padre che, avendo creato l’uomo a sua immagine, dopo il peccato originale, non lo abbandona ma invia il Figlio per redimere e salvare l’uomo.

Ed il Verbo si fece carne, assunse la natura umana e prese il nome di Gesù, o Salvatore. Nella Liturgia la festività del Natale è preceduta da quattro domeniche dette di ‘Avvento’; questo termine significa venuta, ma avvento è anche cammino, pellegrinaggio. L’avvento è l’attesa del Signore: Gesù è colui che viene.

Ci muoviamo così verso la prima festività dell’anno liturgico, che ci ricorda la nascita di Gesù avvenuta circa 2000 anni addietro nella Giudea a Betlemme; la memoria della sua nascita ci ricorda che Gesù è venuto a noi, ma noi andiamo verso di Lui: creati da Dio, redenti da Cristo Gesù, siamo ogni giorno in cammino verso la casa del Padre.

La Chiesa in questo periodo ci prende quasi per mano e, ad immagine di Maria Santissima, ci fa sperimentare l’attesa gioiosa della venuta del Signore che ci abbraccia con il suo amore che salva e consola. La Liturgia non si stanca di farci ripetere: ‘Vieni, Signore Gesù’, si aprano i cieli e piova il Giusto. L’attesa escatologica, il suo ritorno visibile (quando verrà a giudicare i vivi e i morti, i buoni e i cattivi) è una realtà reale e sicura, anche se sconosciamo il giorno e l’ora.

Nel Vangelo Gesù ci ricorda un episodio biblico: Noè, chiamato da Dio, preparò l’arca che fu la salvezza per lui e tutta la sua famiglia: si mangiava, si beveva, ci si sposava, ognuno faceva quello che voleva: i propri comodi (forse alcuni criticavano e deridevano la realizzazione dell’arca); dominava la logica del ‘come sempre’, si viveva come sempre, fino a quando venne il diluvo universale e si salvarono solo quello dentro l’arca.

L’avvento è un invito a vegliare, ad essere svegli, a rompere il ‘come sempre’ e ad iniziare una vita nuova: vegliate, convertitevi; beato chi è pronto ad andare incontro al Signore, beato chi ha la propria valigia ripiena di valori che lo accompagnano e non di cianfrusaglie da spazzatura.

L’avvento è un invito a compiere questo cammino di fede e di amore perché saremo giudicati da Cristo Gesù sull’amore: ‘Ascolta, Israele, amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, amerai il prossimo tuo come te stesso’.

E’ necessario ormai abbandonare ciò che è futile, accessorio, secondario per essere fedele a ciò che è necessario ed essenziale. Dio è amore, saremo giudicati sull’amore verso Dio e verso i fratelli. L’avvento è invito ad essere vigilanti: vegliate, dice Gesù, non conoscete il giorno né l’ora.

L’avvento per il cristiano è anche gioia: sappiamo che questa vita finirà, (l’uomo ha oggi inventato anche le armi per autodistruggersi), questo mondo finirà ma il Signore è fedele alle sue promesse, non inganna e non delude; allora ascoltiamo il profeta Isaia: ‘Venite, saliamo sul monte del Signore, camminiamo nella luce del Signore’.

Gesù sarà il giudice tra le genti (separerà i buoni dai cattivi come il pastore separa le pecore dalle capre); nel nostro cammino dobbiamo  conservare la gioia, nonostante i dolori, le sofferenze, le pene, le tribolazioni. L’apostolo Paolo ci esorta ad indossare  le armi della luce, il che significa: ‘comportarsi onestamente come in pieno giorno, alla luce del sole: non in ubriachezze e gozzoviglie, non in impurità e licenze, non in contese e gelosie ma rivestiti della luce del Risorto’ che parla di amore e servizio.

Ciò che dà forza è la luce che proviene dal Cristo risorto; la forza che ci permette di camminare bene e sicuri proviene dall’Eucaristia che stiamo celebrando dove Gesù dice: venite a me: siete stanchi, affaticati, oppressi? Prendete e mangiate: questo è il mio corpo; chi mangia questo pane vivrà in eterno.

In Israele era fortissima l’attesa del Messia, ma nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia potesse nascere da una ragazza, quale era Maria, promessa sposa a Giuseppe, uomo giusto. Impariamo da Maria, la donna dell’avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con i sentimenti di una attesa che solo la venuta di Dio può colmare. Allora. ‘Vieni, Gesù, si aprano i cieli e piova il Giusto’.               

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