Card. Zuppi: la fedeltà per il bene comune

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‘Virgo Fidelis’ è l’appellativo cattolico di Maria, madre di Gesù, scelta quale patrona dell’Arma dei Carabinieri l’11 novembre 1949, data della promulgazione di un apposito Breve apostolico da parte di papa Pio XII. Il titolo di ‘Virgo Fidelis’, proposto con voto unanime dai cappellani militari dell’Arma e dall’Ordinariato militare per l’Italia, era stato sollecitato in relazione al motto araldico dell’Arma (‘Nei secoli fedele’) dall’arcivescovo, mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, che nel 1949 era ordinario militare, che compose anche il testo della Preghiera del Carabiniere alla ‘Virgo Fidelis’.

E nella Chiesa di Santa Sabina all’Aventino, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, ha presieduto una celebrazione eucaristica, nella quale ha sottolineato la bellezza di proteggere la ‘casa comune’:

“Le ricorrenze esprimono non la sostanza di quello che si vive, non per coprire la realtà con la retorica ma per essere consapevoli del significato.  Abbiamo bisogno di forme per registrare il nostro servizio, per celebrare l’importanza di questo, per rinnovare la responsabilità che c’è richiesta”.

Quindi è necessario mettere al centro l’umanesimo: “Il contrario della retorica non è il cinismo o l’individualismo ma l’umanesimo che mette sempre al centro la persona, non tanti individui oggetto, ma la persona soggetto, che è sempre in relazione, membro di una comunità.

Quando si difende l’individuo dimenticando la comunità di cui è parte rischiamo di condannare la persona ad essere una monade e la comunità dei fratelli ad essere una folla informe piena solo di collegamenti virtuali”.

Poi ha evidenziato il servizio dei carabinieri: “Il vostro servizio rappresenta proprio l’interesse di tutta la comunità verso ognuno, la protezione necessaria per tutti gli aspetti della vita, la sua sicurezza ordinaria che vi porta ad occuparvi di cose molto diverse, a volte imprevedibili, come rispondere a un anziano che amaramente affronta il Natale da solo o dovere trovare le parole giuste per convincere qualcuno che vuole togliersi la vita a non farlo.

Ma le vostre competenze vanno dal combattere tutti gli interessi delle sofisticazioni contro la salute pubblica (che poi vuol dire contro la persona ad iniziare dagli anziani ridotti a schiavitù e privati di tanti diritti), dal patrimonio culturale a quello ambientale e forestale o alle missioni di pace nei tanti pezzi della guerra mondiale”.

Ed ha spiegato il significato della fedeltà: “Non si affrontano questi pericoli senza fedeltà, che significa professionalità, conoscenza del nemico e delle reali minacce, rigore e umanità, prevenzione, capacità di lavorare insieme e di unire eccellenza e ricerca ma senza dimenticare mai il tratto di vicinanza umana che è richiesto a tutti.

La fedeltà fa sentire l’altro protetto, come, al contrario, un interesse condizionato da convenienze, casuale, approssimativo, discontinuo accresce il già acuto senso di insicurezza, di precarietà, con la tentazione conseguente di cavarsela da solo e di non fidarsi delle cose comuni”.

Questo è il senso della nostra festa di oggi: “…ringraziamento per un servizio così importante e intercessione per tutta l’Arma, la compagnia (che termine bello e caro, da onorare sempre e che invita alla prossimità con tutti!) che include le persone in attività ma anche i tanti che in congedo non si congedano certo dalla divisa, i loro familiari che condividono spesso i tanti spostamenti, che a volte sono dolorosamente lontani”.

E’ la fedeltà che rende fedeli: “E’ proprio la fedeltà che permette di sentirsi sicuri e di garantire sicurezza, anche oltre la presenza effettiva. Sapere che qualcuno è attento alla difesa della mia e nostra vita, che difende la persona e farà di tutto, davvero di tutto, per proteggere quell’unica persona che è la nostra casa comune, permette di guardare con speranza il futuro. E di questa speranza abbiamo proprio bisogno oggi, specialmente i giovani ma in realtà tutti perché senza speranza non si vive. Difficilmente c’è speranza senza potere contare su questa fedeltà”.

Questo è ciò che racconta il Vangelo: “Gesù nel Vangelo che abbiamo ascoltato afferma che suoi familiari – non è poco ed è un’anagrafe sempre aperta e possibile, una famiglia che non aspetta altro di abbracciare e che pensa ‘Fratelli tutti’ (sono coloro che ‘fanno’ la ‘volontà’ del Padre). Fanno, quindi non parlano o discutono, ma la rendono concreta, vicina, umana.

E la volontà del Padre è che nemmeno un capello di nostro capo vada perduto, cioè essere antagonisti in maniera irriducibile al male, ai suoi progetti, a interessi che si organizzano nelle mafie che piegano le cose di tutti a interessi di pochi ma con la complicità di tanti”.

E’ un servizio reso soprattutto a Dio: “E anche quando non appare lo sforzo nascosto di preparazione dei piccoli ma significativi gesti del vostro servizio quotidiano. E’ il servizio, che facciamo davanti a Dio, che Dio non dimentica, come la nostra patrona Fedele.

E questo conta, non solo in cielo, ma anche già sulla terra, al di là di ogni riconoscimento. La dedizione al prossimo è la volontà di Dio e vi dona quello che conta, compreso la fiducia e la stima che la gente ripone in voi”.

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