In un film la grande bellezza di Chiara d’Assisi

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Sul prato numerosi passeri, tortore, colombe, piccioni e volatili vari si sono posati attorno a Chiara; ci si sarebbe aspettati alla fine un’ammonizione come quella che fece nella famosa predica agli uccelli san Francesco e invece un semplice sorriso della protagonista fa spiccare il volo a tutti che tornano a librarsi nell’aria.

Una licenza poetica della regista Susanna Nicchiarelli nel film ‘Chiara’, ma soprattutto una reminiscenza che rimanda a ‘La grande bellezza’ di Paolo Sorrentino in cui al sussurro di poche parole di un’anziana santa donna i fenicotteri posati sul balcone prendono il via verso il terso cielo romano.

Vi è la consulenza storica di Chiara Frugoni, l’ultima prima del suo transito, ma non è propriamente un film storico; vi è un intreccio di volgare e latino e la musica ha un ruolo importante ma non è un musical essendovi parecchio silenzio; vi sono paesaggi che parlano ma anche un gioco di chiaro scuri, luci e ombre che ricorda quadri come quelli di Caravaggio, Gherardo delle Notti e il Maestro della Candela.

Il miracolo non è assente ma senza effetti speciali, narrato come se fosse la cosa più naturale. Per chi ha potuto condividere, ad esempio presso la Pontificia Università Antonianum in Roma, negli ultimi decenni con Chiara Frugoni ed altri studiosi la ricerca inerente all’assisiate nella visione del film che sarà nelle sale dal 7 dicembre prossimo intuisce pubblicazioni, convegni, edizioni e quant’altro ha contribuito a conoscere meglio questa pagina non secondaria della storia.

Su varie scelte, ad esempio la preminenza della clausura nella tensione con la gerarchia ecclesiastica, si può anche dissentire ma si deve dare adito che l’intreccio tra attenzione alle fonti e l’arte cinematografica è assicurato.   

E la danza delle sorelle ricorda quanto visse una delle figure più significative della posterità di Chiara d’Assisi, ossia la clarissa umanista Caritas Pirckheimer (1467-1532) la quale isolata in una Norimberga divenuta protestante con le sue consorelle non poté più assistere alle celebrazioni per l’assenza di sacerdoti ma questo non impedì di solennizzare le feste anche danzando. 

Alla fine non resta che la domanda colma di stupore perché, senza ignorare la fragilità e le cadute, si intuisce che nella storia di Chiara d’Assisi vi è una realtà sostenuta da qualcosa che precede e provoca la libertà (cfr. P. Messa, Chiara e Francesco d’Assisi.

L’amore di Dio rende felici, Assisi 2022). Si tratta dell’inizio, o meglio la continuazione, da stranieri e pellegrini, come ripeteva frate Francesco d’Assisi, del viaggio che non si fa da soli ma in un cammino comune in cui si è sostenuti dall’eterno nel tempo.  

 (Tratto da Il Cattolico)

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