Papa Francesco invita il CUAMM ad aiutare gli africani

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Sabato scorso papa Francesco, prima di partire per Asti, ha ricevuto medici e volontari del CUAMM in occasione dell’Annual Meeting, sorto nel 1950 ed è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane.

Incontrandoli papa Francesco li ha ringraziati per l’impegno ad essere ‘con l’Africa’, che ‘non va sfruttata, va promossa’ e l’invito a seguire pionieri coraggiosi come l’anziana suora incontrata in Centrafrica nel 2015 e che ancora, in Congo, fa nascere i bambini come ostetrica, e a valorizzare il ‘capitale intellettuale’ dei giovani africani, che vogliono vivere ‘un futuro da protagonisti’ nei Paesi d’origine:

“Mi piace sottolineare il fatto che la vostra storia comincia quando, 70 anni fa nasce, proprio a Padova, un collegio per ospitare giovani studenti di medicina africani. Giovani africani. Già da qui si vede lo stile vostro: essere con l’Africa, prima ancora di essere per l’Africa.

E questo è proprio l’atteggiamento buono, perché c’è nell’immaginario, nell’inconscio collettivo, quell’atteggiamento brutto: l’Africa va sfruttata. E contro questo c’è il vostro no: essere con l’Africa. Così, essere con l’Africa è essere per l’Africa… C’è un grande capitale intellettuale in Africa: dobbiamo aiutare a svilupparlo”.

Il discorso del papa è un richiamo al ‘pane quotidiano’: “E questo ‘pane’ è anche la salute. La salute è un bene primario, come il pane, come l’acqua, come la casa, come il lavoro. Voi vi impegnate perché non manchi il pane quotidiano a tanti fratelli e sorelle che oggi, nel XXI secolo, non hanno accesso a un’assistenza sanitaria normale, di base”.

Tale mancanza di pane è una vergogna rispetto a quanto si spende per le armi: “E’ vergognoso: l’umanità non è capace di risolvere questo problema, ma è capace di portare avanti l’industria delle armi che distruggono tutto. Si spendono miliardi per le armi, si bruciano altre enormi risorse nell’industria dell’effimero e dell’evasione, l’ ‘industria del trucco’, per esempio…

Quando preghiamo ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano’, dovremmo pensare bene a quello che diciamo, perché tanti, troppi uomini e donne, di questo pane, ricevono solo le briciole, o nemmeno quelle, semplicemente perché sono nati in certi luoghi del mondo. Penso a tante mamme, che non possono avere un parto sicuro e a volte perdono la vita; o a tanti bambini, che si spengono già nella prima infanzia”.

Il CUAMM è presente soprattutto in Sud Sudan e nella Repubblica Centrafricana, paesi nel ‘cuore’ del papa: “Sono paesi poverissimi e fragili, che il mondo considera importanti solo per le risorse da sfruttare e che invece il Signore considera suoi prediletti, nei quali vi manda ad essere buoni samaritani, testimoni del suo Vangelo.

Non abbiate timore ad affrontare sfide difficili, a intervenire in luoghi remoti e segnati dalla violenza, dove le popolazioni non hanno la possibilità di curarsi. Siate con loro!

Dovessero occorrere anni di fatiche, dovessero susseguirsi delusioni e fallimenti per ottenere dei risultati, non scoraggiatevi. Perseverate con il servizio ostinato e il dialogo aperto a tutti come strumenti per la pace e il superamento dei conflitti”.

Eppoi ha sottolineato la loro collaborazione con le Chiese locali: “Un altro aspetto bello e importante del vostro essere con l’Africa è la collaborazione con le Chiese locali e con le istituzioni dei Paesi in cui operate, sempre in un’ottica di condivisione e di promozione delle popolazioni africane. Contro lo sfruttamento, la promozione.

Vi incoraggio anche a continuare a lavorare insieme con le congregazioni religiose missionarie, impegnate generosamente nel settore sanitario in Africa.

Lavorare insieme unendo le forze, mettendo a disposizione la vostra esperienza e competenza, sostenendo l’innovazione sociale ispirata dal Vangelo, esplorando anche nuove forme di finanziamento dei servizi sanitari rivolti ai più poveri”.

Ed è preoccupato per le sorti dell’Africa: “L’Africa sta tornando indietro e la povertà si sta aggravando. I prezzi delle derrate alimentari stanno salendo ovunque portando fame e malnutrizione; i trasporti sanitari sono bloccati per il costo eccessivo del carburante; i farmaci e il materiale sanitario scarseggiano ovunque. E’ una ‘guerra’ nascosta, che nessuno racconta e sembra non esistere e impatta invece in modo durissimo, specie sui più poveri”.

Da qui l’esortazione ad essere vicino alle popolazioni africane: “Il Signore vi aiuti ad attraversare con coraggio questa ‘notte’, con il cuore rivolto all’aurora, che illuminerà quei piccoli germogli di speranza che già intravediamo e di cui voi stessi siete testimoni.

Vi ringrazio perché vi fate voce di ciò che sta vivendo l’Africa; perché portate a galla le sofferenze nascoste e silenziose dei poveri che incontrate nel vostro impegno quotidiano.

E vi esorto a continuare a dare voce all’Africa, a darle spazio perché possa esprimersi: l’Africa ha voce, ma non si sente; voi dovete aprire possibilità perché si senta la voce dell’Africa; continuare a dare voce a quello che non si vede, alle sue fatiche e alle sue speranze, per smuovere la coscienza di un mondo a volte concentrato troppo su sé stesso e poco sull’altro. Il Signore ascolta il grido del suo popolo oppresso e ci chiede di essere artigiani di un nuovo futuro, umili e tenaci, con i più poveri”.

E’ un invito ad aiutare i giovani: “Aiutateli ad andare avanti: sono un tesoro, sono intelligentissimi, ma che non sentano che i loro progetti non possono andare avanti a causa delle condizioni geografiche, sociali, economiche, o tante volte culturali che li bloccano. Le nuove generazioni possono creare nuovi ponti tra l’Italia e l’Africa.

E queste accade quando i giovani si incontrano, si confrontano e si aprono al mondo senza paure e senza pregiudizi. In questa avventura voi potete coinvolgere le università, in modo tale che i percorsi di formazione, ricerca e innovazione, previsti per i giovani italiani, siano rivolti anche alla gioventù africana. E’ in questo scambio che si costruiscono dirigenti capaci di guidare processi di sviluppo umano integrale”.

(Foto: Santa Sede)

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