Cristo, re d’amore

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Con la festività di Cristo Re si chiude l’anno liturgico. Il Figlio di Dio, Gesù si è incarnato, si è fatto uomo per realizzare il Regno di Dio sulla terra. L’angelo Gabriele aveva salutato Maria: rallegrati, vengo messaggero di Dio, diventerai madre e il bimbo, che nascerà da te, avrà i regno di David, suo padre. Il popolo ebreo attendeva la nascita di questo bimbo, che avrebbe tenuto il regno di David: un regno eterno ed universale.

La Chiesa nella festività di oggi ci presenta il Cristo morente in croce, dove è posta una scritta: I.N.R.I. (Gesù di Nazareth, re del Giudei). Essere re è l’accusa principale con la quale Gesù fu deferito dai suoi avversari (il Sinedrio, i sommi sacerdoti) ed accusato davanti al tribunale di Pilato, governatore romano. Con questa accusa Gesù viene schernito dai Capi del popolo, dai Sommi Sacerdoti e dalle autorità. Pilato presenterà Gesù davanti al popolo, dopo averlo fatto flagellare, dicendo: Ecco il vostro Re.

Gesù aveva rifiutato il titolo di Re, dopo la moltiplicazione dei pani e in altre occasioni, ogni qual volta questo titolo era inteso  in senso politico, alla stregua dei ‘capi delle nazioni’. Durante la sua passione, davanti al governatore romano che lo interroga: ‘sei tu il Re dei Giudei?’, Gesù risponde in maniera assai chiara: ‘Sì, tu lo dici; Io sono Re’.

La regalità di Gesù Cristo è rivelazione ed attuazione del disegno di Dio Padre, che governa tutte le cose con amore e giustizia. Dio Padre ha affidato a Gesù, vero Dio e vero uomo, la missione di conferire la vita eterna a tutti gli uomini che ha amato  sino all’estremo sacrificio della croce, e il potere di giudicare tutti dal momento in cui Egli è vero uomo e vero Dio.

Un ‘giudizio’ da giudice in chiave di amore; il linguaggio di Gesù è assai semplice: Egli dirà ai buoni, che hanno amato in modo vero e concreto: ‘Venite, benedetti, dal padre mio perché avevo fame, sete, ero nudo, solo, carcerato, malato  … e vi ho trovato sempre accanto a me’.

Gesù è un Re che giudica, regna, dopo essere stato esempio a tutti. Se mettiamo in pratica l’amore per il nostro prossimo, allora e solo allora facciamo spazio alla signoria di Cristo Gesù e il suo regno di realizza in mezzo a noi.

Chi viceversa con orgoglio e superbia pensa solo a Sé, ai propri interessi, al proprio io, dimentico degli altri fratelli, non fa spazio al regno di Dio. Gesù ha instaurato il Regno con il suo grande amore: il sacrificio della croce, e amore con amore si paga.

San Paolo, scrivendo ai Corinzi, esprime con parole lapidarie: ‘Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani’. Gesù è veramente il nostro Re e lo stesso Pilato farà scrivere sulla croce: I.N.R.I. (Iesus nazarenus rex iudeorum).

Il Regno di Dio non è come i regni di questo mondo. La storia registra molti regni, che sono esistiti, hanno avuto una certa durata, poi sono stati rovesciati; il regno di Cristo è un Regno eterno: le porte degli inferi non prevarranno.

La grandezza e stabilità si questo regno non sono gli eserciti o bombe ed armi di qualsiasi sorta (questa è la potenza secondo il mondo), ma è solo l’amore. L’amore verso Dio e i fratelli trasforma il peccato in grazia, la morte in risurrezione, la paura in fiducia. 

Nel brano del vangelo ascoltato figurano tre gruppi: a) il popolo, che sta lontano a guardare (una volta correva dietro a Gesù implorando  grazie e guarigioni); b) un secondo gruppo costituito dai Capi del popolo, dai soldati e da un malfattore, crocifisso accanto a Gesù. Gesù non parla, non si difende, non reagisce, solo prega dicendo: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’.

C) un terzo gruppo è costituito da un malfattore crocifisso con Lui, che si rivolge con fede e pentimento: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno; e Gesù a lui: oggi sarai con me in paradiso. In questo gruppo c’è anche Maria, sua madre, Giovanni, uno degli apostoli, e le pie donne.

Il malfattore, che ne aveva fatte cose di tutti i colori da meritare la crocifissine, riceve in dono l’amicizia di Dio; quel ladro di mestiere capisce ciò che il popolo non comprende; scopre che a tenere Gesù in croce era solo il suo grande amore per tutta l’umanità.

Per il popolo, per i capi, per i soldati Gesù ha solo parole di comprensione: ‘Padre, perdona loro’. Nel momento supremo, prima si conclude il dramma del suo sacrificio, trionfa ancora l’amore del Cristo, che, volgendosi a sua madre, esclama: ‘Donna, ecco tuo figlio; Giovanni, ecco tua madre’.

Per questo, amici carissimi, la Vergine Maria, la più umile tra tutte le creature, è la più grande   ai suoi occhi e siede Regina accanto a Gesù Re. Noi oggi supplici la invochiamo: ‘Rivolgi a noi, madre, gli occhi tuoi misericordiosi’.

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