In aumento gli italiani che espatriano

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L’Italia fuori dall’Italia è ufficialmente stabile, ma il ‘Rapporto italiani nel mondo’ 2022 della Fondazione Migrantes racconta un Paese diverso e dinamico: al 1° gennaio i cittadini italiani iscritti all’Aire sono 5.800.000, il 9,8% dei 58.900.000 di italiani residenti in Italia. Di questi il 48% è donna (2.800.000 circa in valore assoluto). Ma mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7%, che diventa il 5,8% dal 2020.

L’identikit di chi è partito per espatrio l’anno scorso, disegnato dalla Migrantes, è preciso: prevalentemente maschio (il 54,7% del totale) e sotto i 35 anni (il 41,6%): dal 2006 al 2022, secondo gli esperti coordinati da Delfina Licata, la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione ‘espatrio’. Un’emigrazione in crescita per la stagnazione italiana e per l’immobilità dell’ascensore sociale.

Il 47% dei migranti italiani partono dal Mezzogiorno, il 37% dal Nord Italia e circa il 16% dal Centro Italia. Di questi il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nello scorso anno è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. In generale, il 54,9%, quasi 3.200.000, vive in Europa, il 40% (oltre 2.300.000) in America, centro-meridionale soprattutto (più di 1.800.000). Il 53,7% di chi ha lasciato l’Italia per l’estero per espatrio nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud.

Le comunità italiane all’estero più numerose sono quella argentina (903.000 italiani), tedesca (813.650), svizzera (648.320), brasiliana (527.900) e francese (457.138). La Lombardia (19%) ed il Veneto (11,7%) continuano ad essere le regioni da cui si parte di più. Seguono Sicilia, Emilia-Romagna e Campania. L’attuale comunità italiana all’estero è al 14% costituita da minori (841.000), a cui bisogna aggiungere 1.200.000 giovani tra i 18 e i 34 anni, che incide per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio. Quindi gli stranieri residenti regolarmente in Italia sono 5.200.000; mentre gli italiani espatriati sono 5.800.000.

Inoltre i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (‘seconde generazioni’) sono oltre 1.000.000: di questi, il 22,7% (228.000) ha acquisito la cittadinanza italiana. Se ad essi si aggiungono i nati all’estero (245.000) e i naturalizzati (quasi 62.000), i ragazzi con background migratorio superano 1.300.000 e rappresenta il 13% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni.

Nel messaggio inviato al presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha sottolineato il fatto che molti giovani italiani lasciano il Paese: “A partire sono principalmente i giovani, e tra essi giovani con alto livello di formazione, per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie.

Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze.

Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio”.

Aprendo la giornata di presentazione del rapporto mons. Francesco Savino, vice presidente della CEI, aveva invitato ad ascoltare l’appello al ‘buon senso’ di papa Francesco: “Stiamo attenti a non tirare la parola del papa dalla destra o dalla sinistra, dal centro destra o dal centro sinistra. Il papa è il vescovo di Roma che presiede la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica.

Papa Francesco ancora una volta fa un discorso serio, responsabile e evangelico perché cerca di tradurre in scelte concrete il Vangelo. Ecco perché si è dato il nome di Francesco perché vuole mettere al centro del suo magistero il Vangelo sine glossa, senza troppe mediazioni o senza troppi annacquamenti.

Papa Francesco dice che se non vogliamo che il mare, soprattutto il Mar Mediterraneo, diventi sempre di più un cimitero liquido, senza lapidi ma una fossa, dobbiamo salvare, custodire e tutelare gli immigrati…

E l’Europa non lasci sola l’Italia. Questo è fondamentale. E ripeto, qui a mio avviso, si gioca la civiltà dell’Europa e si gioca la democrazia non soltanto in Italia ma anche in Europa”.

Anche mons. Perego è ritornato sulla vicenda dell’accoglienza: “I controlli sulle regole di ingaggio sono certamente legittimi ma, come ribadisce il diritto internazionale, non si può non soccorrere in mare chi è in difficoltà, tanto più se le persone, soprattutto minori e donne con bambini, sono a rischio di vita, come sembra siano quelli a bordo delle navi ferme adesso in mare.

Ci sono poi regole europee, per quanto riguarda la situazione. Non è certamente fermando le navi che si combatte la tratta degli esseri umani considerato che esse soccorrono non più del 10% dei migranti che tentano la traversata”.

Ed ha chiesto di interrompere il ‘Memorandum Italia-Libia’: “La Fondazione Migrantes, organismo della Cei, ha firmato con altre associazioni un documento in cui si ricorda la situazione di non tutela dei richiedenti asilo nei campi e si condannano i respingimenti (di oltre 100.000 in questi ultimi anni) e le violenze invitando il Governo italiano e l’Europa a fermare il Memorandum Italia-Libia che vede anche l’interpellanza al Parlamento europeo di diversi parlamentari di vari gruppi politici. In questa situazione non si può perdere di vista la realtà: 1.800 morti nel Mediterraneo nel 2021, continui respingimenti, violenze e morti, diritti negati”.

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