Papa Francesco ai Clarettiani: non stancatevi di aprire strade

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L’Istituto di Teologia della Vita Consacrata ‘Claretianum’ è stato eretto e costituito con Decreto della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica del 6 giugno 1971 ed è incorporato alla Pontificia Università Lateranense come Istituto di Specializzazione in Teologia della Vita Consacrata. Conduce la propria ricerca nel campo della Vita Consacrata su basi biblico-teologiche, tenendo conto tanto degli aspetti storicoculturali, psicosociologici e giuridici, quanto delle condizioni nelle quali si svolge l’attività pastorale della Chiesa e dei consacrati.

Per questo motivo ad inizio settimana papa Francesco, appena rientrato dal viaggio apostolico in Bahrein, ha ricevuto in udienza la comunità dell’istituto di teologia della vita consacrata ‘Claretianum’, in occasione del 50^ anniversario della fondazione:

 “In questo mezzo secolo, sono molti e preziosi i servizi che avete reso secondo lo spirito e la missione di sant’Antonio Maria Claret, che tanto si impegnò per sostenere e promuovere la vita consacrata nelle sue varie forme. Le vostre pubblicazioni, i vostri lavori mi hanno aiutato tanto, nella vita, come formatore di giovani seminaristi”.

Nel dialogo il papa ha sottolineato il contributo offerto dai missionari clarettiani agli Istituti di vita consacrata: “Avete portato avanti nella Chiesa il desiderio di stare vicino alle comunità di vita consacrata e di aiutarle. Il contributo dei Missionari Clarettiani alle famiglie religiose, attraverso l’accompagnamento spirituale, l’illuminazione dottrinale e soprattutto la consulenza giuridica è conosciuto in tutto il mondo. Ne sono prova le vostre pubblicazioni e le vostre riviste, alcune delle quali hanno più di cent’anni di vita”.

Il papa ha ribadito che l’Istituto è sorto grazie all’impulso missionario del Concilio Vaticano II: “A seguito del Concilio Vaticano II, ha avuto un esito molto positivo la fondazione dell’Istituto Claretianum e di quello di Madrid e, seguendo le loro orme, dei Centri Superiori di Manila, Bangalore, Bogotá e Abuja. In questi decenni tutti hanno reso, e continuano a rendere, un fruttuoso servizio alla comprensione e allo sviluppo della teologia della vita consacrata. Nei loro programmi vengono articolate le origini e le dinamiche carismatiche, cristologiche, storiche e canoniche”.

Un ringraziamento particolare da parte del papa per avere contribuito a far conoscere i benefici della vita consacrata: “La loro attenzione ai contributi delle scienze umane ha contribuito ad offrire un volto più umano alla vita consacrata. Non esagero ma voi, con il vostro lavoro, avete umanizzato tanto la vita consacrata.

Ringraziamo Dio per le molteplici espressioni dell’attività dei vostri Istituti, che hanno aiutato tante persone e comunità: le giornate di studio, le settimane e i congressi, l’accompagnamento fornito ai capitoli e ai governi di ogni genere di istituti, società di vita apostolica e nuove forme di vita consacrata… La vostra presenza è molto visibile nelle Chiese locali e nelle conferenze dei Superiori Maggiori del mondo intero”.

Ed un ringraziamento speciale per la diffusione del magistero della Chiesa: “In questo tempo in cui la Chiesa vuole vivere più intensamente la sua vocazione sinodale, mi piace notare che il vostro servizio alla vita consacrata è stato segnato dal desiderio di attuare ciò a cui sant’Antonio Maria Claret dava tanto valore.

Infatti, non solo avete mantenuto la comunione con la Sede Apostolica, con i Pastori delle Chiese particolari e con le Federazioni di Superiori maggiori, ma vi siete anche adoperati per condividere il vostro servizio di animazione e di rinnovamento con altre vocazioni e ministeri ecclesiali: religiosi con altri carismi, sacerdoti secolari e laici”.

E’ un incoraggiamento a servire la vita consacrata: “Il vostro aiuto ai consacrati e alle consacrate, prima di essere intellettuale, è testimonianza, è confessione che Gesù è il Signore. Il primo servizio dei vostri Istituti Teologici deve essere quello di offrirsi come case di accoglienza, di lode e di ringraziamento; come luoghi in cui si condividono i carismi e cresce il desiderio di vivere lo spirito delle Beatitudini e il discorso escatologico.

In essi si deve manifestare la comunione e incoraggiare l’opzione per i poveri e la solidarietà, la fraternità senza frontiere e la missione in costante uscita. Con questa disposizione, il dono della vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo si faranno maggiormente apprezzare”.

E’ un invito a non lasciarsi scoraggiare dalla mancanza di vocazioni: “Quelli che si lasciano prendere dal pessimismo mettono da parte la fede. E’ il Signore della storia che ci sostiene e ci invita alla fedeltà e alla fecondità. Egli si prende cura del suo ‘resto’, guarda con misericordia e benevolenza alla sua opera e continua a mandare il suo Santo Spirito.

Quanto più ci accostiamo alla vita religiosa attraverso la Parola di Dio e la storia e la creatività dei Fondatori, tanto più siamo capaci di vivere il futuro con speranza. La vita religiosa si comprende solo da ciò che lo Spirito fa in ciascuna delle persone chiamate”.

Eppoi il papa ha chiesto attenzione particolare alla vita comunitaria, come narra la profezia di Gioele: “In un’epoca nella quale l’individualismo è così diffuso, stare attenti alla vita comunitaria! Vi esorto a vivere l’interculturalità come cammino di fraternità e di missione, e a promuovere l’incontro tra le diverse generazioni nella vita consacrata, nella Chiesa e nella società. Voglio sottolineare questo: l’incontro tra le diverse generazioni. I giovani devono frequentare i vecchi, devono parlare, e i vecchi hanno bisogno di farlo con i giovani”.

Ed infine un invito ad aprire strade nuove: “Non stancatevi di andare alle frontiere, anche alle frontiere del pensiero; di aprire strade, di accompagnare, radicati nel Signore per essere audaci nella missione. Già san Giovanni Paolo II metteva in guardia dal pericolo che comporta per vita consacrata la diminuzione della considerazione per lo studio. Trascurare la teologia, la riflessione, lo studio, le scienze impoverisce l’apostolato e favorisce la superficialità e la leggerezza nella missione”.

(Foto: Santa Sede)

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