Il papa al Copercom: la comunicazione è la missione nella quotidianità

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A fine ottobre papa Francesco ha ricevuto in udienza un centinaio di partecipanti all’incontro per i 25 anni del Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione, organizzato dalla Cei per mettere in rete le associazioni nazionali che operano nel campo dei media, con l’invito ad uno scatto ‘di progettualità e visione’ per seguire processi comunicativi ‘che cambiano continuamente e velocemente’:

“E’ una ricorrenza che invita a rendere grazie per la felice intuizione di costituire, con il sostegno della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana, un’organizzazione che mettesse in rete varie associazioni nazionali che operano nel campo della comunicazione.

Allo stesso tempo, è una buona opportunità per riflettere sulla missione richiesta oggi a un organismo come il vostro: infatti, i processi comunicativi cambiano continuamente e velocemente, e questo richiede un ‘di più’ di progettualità e visione. Per questo, colgo questa occasione per riflettere con voi su alcuni obiettivi”.

Il primo obiettivo per il papa è il coordinamento: “E’ un obiettivo nobile quello di mettere insieme più realtà per raggiungere un fine ben preciso. Coordinare è un verbo a voi familiare. Ma per chi? Per cosa? Sono gli interrogativi che aiutano a definire meglio l’impegno quotidiano per una buona comunicazione. Coordinare non è un’attività semplice, richiede pazienza, visione, unità d’intenti e, soprattutto, la valorizzazione delle singole identità associative, che vanno poste a servizio dell’insieme”.

E’ un incoraggiamento a rendere fruttificanti i talenti: “Occorre far fruttificare i talenti e le competenze a beneficio di tutti, a servizio della Chiesa in Italia. Vi incoraggio a ripartire da qui, e a guardare al futuro con fiducia, pronti anche a imboccare strade diverse e innovative. Il cammino compiuto in questi venticinque anni vi offre già un buon bagaglio di esperienza per poter ulteriormente migliorare il lavoro di coordinamento”.

Il secondo obiettivo consiste nella realizzazione di un cambiamento, riprendendo il discorso alla curia romana del 2019: “Pertanto, non bisogna temere di lasciarsi interpellare dalle sfide e dalle opportunità che il tempo presente propone.

In questo dovreste essere esperti: esperti di cambiamento! Infatti, occupandovi di comunicazione, sapete benissimo come le innovazioni tecnologiche stiano accelerando i processi e i passaggi generazionali. Il cambiamento, per essere  affrontato e gestito in maniera fruttuosa, richiede una buona capacità educativa e formativa”.

Ed ha chiesto di avere a cuore le nuove generazioni: “Vi invito a guardare, in modo particolare, alle nuove generazioni e a individuare i percorsi più adatti per stabilire con esse contatti significativi. E state attenti, perché cambiare non significa assecondare le mode del momento, ma convertire il proprio modo di essere e di pensare, a partire dall’atteggiamento di  stupore di fronte a ciò che non muta eppure è sempre nuovo!

Stupore che è l’antidoto contro l’abitudine ripetitiva e l’autoreferenzialità. Lo stupore ti porta avanti, ti fa cambiare, ti fa camminare. L’abitudine è ripetitiva, e l’autoreferenzialità ti fa guardare a te stesso, così, allo specchio, per guardare te”.

Il terzo obiettivo è fondato sul trittico ‘incontro, ascolto e parola’: “E’ una sorta di ‘a-b-c’ del buon comunicatore, perché è la dinamica che sta a fondamento di ogni buona comunicazione. Anzitutto, l’incontro con l’altro: significa aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti. L’incontro è il presupposto della conoscenza. Se non c’è l’incontro, non c’è comunicazione. Ma perché ci sia incontro ci vuole la sincerità”.

Però in un incontro è necessario l’ascolto: “Molto spesso ci accostiamo agli altri con le nostre convinzioni, fatte di idee preconfezionate, e rischiamo di rimanere impermeabili alla realtà di chi abbiamo di fronte. Invece, si tratta di imparare a fare silenzio, prima di tutto dentro di sé, e a rispettare l’altro: rispettarlo non formalmente, ma effettivamente, ascoltandolo, perché ogni persona è un mistero. L’ascolto è l’ingrediente indispensabile perché ci sia un dialogo vero”.

Infine la parola: “La parola, uscita dal silenzio e dall’ascolto, può diventare annuncio, e allora la comunicazione apre alla comunione. Incontrare, ascoltare e poi parlare. Il vostro lavoro sia sempre guidato da queste azioni, ponendo sempre l’attenzione ai sostantivi, cioè alle persone, più che agli aggettivi che distraggono”.

Mentre il cammino sinodale è il quarto elemento: “Vi esorto, pertanto, a portare il vostro specifico contributo a questo cammino della Chiesa in Italia. Come associazioni nazionali siete luoghi in cui ogni giorno concetti e teorie si misurano con la fatica e la speranza delle donne e degli uomini.

Questa fraternità di vita può aprire una finestra importante in un tempo di grandi conflittualità. Possiate essere, nel vostro impegno quotidiano, testimoni e tessitori di comunione”.

(Foto: Santa Sede)

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