Le associazioni cattoliche chiedono la pace: ‘prima che sia troppo tardi’

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“Non dimentichiamo, per favore, nella nostra preghiera e nel nostro dolore del cuore, la martoriata Ucraina. Preghiamo per la pace, non ci stanchiamo di farlo!”: anche al termine dell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha invitato a pregare per la pace a pochi giorni dalla manifestazione per la pace di sabato 5 novembre, a cui aderiscono molte associazioni cattoliche, che hanno redatto un documento, che prende spunto da una frase di don Primo Mazzolari: ‘Il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace. Fare la pace è la sua vocazione’.

Il documento riconosce che la Russia ha invaso l’Ucraina: “Dal 24 febbraio 2022 la Russia di Putin con l’invasione dell’Ucraina ha portato la guerra nel cuore dell’Europa. Una guerra che comporta in prevalenza vittime civili, tra cui in maggioranza donne, bambini e anziani, a causa di bombardamenti su abitazioni, scuole, ospedali, centri culturali, chiese, convogli umanitari. Questa guerra si pone accanto alle tante altre sparse per il mondo, per lo più guerre dimenticate perché lontane da noi”.

Il documento puntualizza che la Chiesa ha sempre definito la guerra una ‘follia’: “Don Primo Mazzolari, dopo l’esperienza drammatica di due guerre mondiali, era giunto alla conclusione, in ‘Tu non uccidere’, che la guerra è sempre un fratricidio, un oltraggio a Dio e all’uomo, e di conseguenza, tutte le guerre, anche quelle rivoluzionarie, difensive…, sono da rifiutare senza mezzi termini. E’ quanto aveva scritto ai governanti dei Paesi belligeranti anche papa Benedetto XV nel pieno della prima guerra mondiale, indicandola come ‘una follia, un’inutile strage’.

E come non ricordare Paolo VI all’Onu nel 1965 con il suo grido rivolto ai potenti del mondo: ‘Mai più la guerra, mai più la guerra, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con le armi in pugno’? Un grido, questo, ripetuto da Giovanni Paolo II nel tentativo di scongiurare la guerra in Iraq e l’invasione del Kuwait e da Benedetto XVI ad Assisi accanto ai leader religiosi mondiali”.

Anche papa Francesco ha ricordato che la guerra è ‘follia’; per questo le associazioni ribadiscono che le armi sono il fallimento della politica, , impegnando l’Italia ad adoperarsi per la pace: “Come realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, vogliamo unire la nostra voce a quella di papa Francesco per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace.

Affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica. Il nostro Paese deve da protagonista far valere le ragioni della pace in sede di Unione Europea, di Nazioni Unite e in sede Nato. Il dialogo, il confronto, la diplomazia sono le strade da percorrere con determinazione”.

E chiedono concreti gesti di pace: “Di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, e dunque di fronte al terribile rischio dello scatenarsi di un conflitto mondiale, un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la scelta da parte del nostro Paese di ratificare il ‘Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari’, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili.

L’abbiamo già chiesto ad alta voce in 44 presidenti nazionali di realtà del mondo cattolico e come movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, con la sottoscrizione, nella primavera del 2021, del documento ‘L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari’, e poi con un secondo documento del gennaio 2022”.

Questa ratifica è stata chiesta anche dai sindaci e dai vescovi: “L’hanno chiesto centinaia di Sindaci di ogni colore politico. L’hanno chiesto in un loro documento i vescovi italiani. L’hanno chiesto associazioni e movimenti della società civile.

Rinnoviamo ora questa richiesta al nuovo Governo e al nuovo Parlamento affinché pongano urgentemente all’ordine del giorno la ratifica del ‘Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari’, ad indicare che il nostro Paese non vuole più armi nucleari sul proprio territorio e che sollecita anche i propri alleati a percorrere questa strada di pace.

Purtroppo, anche dopo tante guerre, noi non abbiamo ancora imparato la lezione e continuiamo ogni volta ad armarci, a fare affari con la vendita di armi e a prepararci alla guerra”.

Concludendo il documento le associazioni chiedono di percorrere quella strada della pace aperta da Giorgio La Pira: “Forse sarebbe opportuno con determinazione e coraggio percorrere altre strade. Forse sarebbe opportuno riempire di precise scelte e contenuti quella che Giorgio La Pira chiamava ‘l’utopia della pace’. Prima che sia troppo tardi”.

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