Papa Francesco ai giovani di Azione Cattolica: sapete fare rumore nelle parrocchie

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A Roma i giovani italiani dell’Azione Cattolica Italiana sono arrivati per incontrarsi sul significato di essere Chiesa nei confronti del mondo, a partire dalle sue cellule vitali, le parrocchie, e sui problemi degli uomini contemporanei, in particolare dei giovani come loro, che la vita mette sulla strada di ciascuno, come ha detto il presidente nazionale nell’incontro con papa Francesco:

“I giovani di Ac si sono dati appuntamento in questi giorni per leggere i Segni di questo tempo, per riconoscerlo come un tempo benedetto e donato dal Signore e per accogliere in pienezza la Buona Notizia che anche oggi Gesù ha per la vita di ciascuno di noi.  Ci sono tante ‘frette’ che muovono questi giovani, tante urgenze e tante questioni che li interpellano e li coinvolgono in una ricerca che si fa tanto più appassionata quando è condivisa insieme ai loro coetanei ma anche ai più piccoli e ai più grandi nell’esperienza del dialogo intergenerazionale che quotidianamente si vive in Ac”.

Ed ha sottolineato che l’Azione Cattolica è una scuola di santità a passo con i ‘segni dei tempi’ per i giovani: “L’Azione cattolica italiana è stata storicamente ed è ancora oggi un’intuizione e una passione dei giovani, una esperienza dove impastare giorno per giorno la fede con la vita, un luogo dove poter vivere in pienezza l’amicizia con il Signore che non di rado diventa un luminoso esempio per tutti come per Alberto Marvelli, Pina Suriano, Gino Pistoni, Armida Barelli e Piergiorgio Frassati e una folta schiera di Santi e Beati che ancora oggi sorreggono e sostengono il cammino dei giovani di Ac.

Giovani che hanno saputo fare della propria vita un dono, un Segno per i loro tempi e per tutti i tempi. Giovani che hanno avuto una grande passione per la Chiesa e i suoi pastori, che hanno avuto sempre un legame forte con i loro predecessori”.

Nel dialogo papa Francesco ha ringraziato i giovani dell’Azione Cattolica perché ‘sanno fare rumore’ nelle parrocchie: “Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la parrocchia. Anche a me sta a cuore! La parrocchia. Ci sono movimenti, ci sono cose che ruotano…

La parrocchia: la radice è nella parrocchia. Ma io sono di un’altra generazione. Sono nato e cresciuto in un contesto sociale ed ecclesiale diverso, quando la parrocchia, con il suo parroco, era un punto di riferimento centrale per la vita della gente: la Messa domenicale, la catechesi, i sacramenti”.

Infatti la parrocchia è insostituibile per la vita cristiana: “Ma, in tutto questo, rimane una cosa essenziale: per noi, per me e per voi, per il nostro cammino di fede e di crescita, l’esperienza parrocchiale è stata ed è importante, insostituibile. E’ l’ambiente ‘normale’ dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio”.

Nella parrocchia l’Azione Cattolica fa sperimentare la vita ecclesiale con un invito a non essere menefreghisti: “Questo è molto importante: imparare attraverso l’esperienza che nella Chiesa siamo tutti fratelli per il Battesimo; che tutti siamo protagonisti e responsabili; che abbiamo doni diversi e tutti per il bene della comunità; che la vita è vocazione, seguire Gesù; che la fede è un dono da donare, un dono da testimoniare.

E poi, ancora: che il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; che il nostro motto non è ‘me ne frego’, ma ‘mi interessa!’ State attenti, state attenti voi, che è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo nei giovani”.

E’ un invito a vivere la fraternità ecclesiale: “Prima di tutto, non spaventatevi se nelle comunità vedete che è un po’ debole la dimensione comunitaria. E’ una cosa molto importante, ma non spaventatevi, perché si tratta di un dato sociale, che si è aggravato con la pandemia.

Oggi, specialmente i giovani, sono estremamente diversi rispetto a 50 anni fa: non c’è più la voglia di fare riunioni, dibattiti, assemblee… Per un verso, è una cosa buona, anche per voi: l’Azione Cattolica non deve essere una ‘Sessione’ Cattolica!, e la Chiesa non va avanti con le riunioni!”

Il dialogo del papa con i giovani è stato un invito a sperimentare ‘percorsi di fraternità’ come è stato delineato nell’esortazione ‘Christus vivit’: “Lo Spirito di Gesù Risorto opera questo: ci fa uscire da noi stessi, ci apre all’incontro. Attenzione! Non è alienazione, no, è relazione, nella quale ci si riconosce e si cresce insieme.

La realtà fondamentale per noi è che nella Chiesa questo movimento lo viviamo in Cristo, attraverso l’Eucaristia: Lui esce da sé e viene in noi perché noi usciamo da noi stessi e ci uniamo a Lui, e in Lui ci ritroviamo in una comunione nuova, libera, gratuita, oblativa. La fraternità nella Chiesa è fondata in Cristo, nella sua presenza in noi e tra noi”.

Concludendo l’incontro li ha invitati ad essere ‘credenti, responsabili e credibili’, come hanno fatto tanti santi: “Potrebbe diventare anche questa una formula, un ‘modo di dire’. Ma non è così, perché queste parole sono incarnate nei santi, nei giovani santi!

La Madre Chiesa ce ne propone molti, pensiamo (limitandoci solo ad alcuni italiani) a Francesco e Chiara d’Assisi, Rosa da Viterbo, Gabriele dell’Addolorata, Domenico Savio, Gemma Galgani, Maria Goretti, Pier Giorgio Frassati, Chiara Badano, Carlo Acutis. Loro ci insegnano che cosa vuol dire essere lievito, essere nel mondo, non del mondo.

Pier Giorgio Frassati è stato un membro attivo ed entusiasta dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare della FUCI, e dimostra come si può essere giovani credenti responsabili credibili, credenti felici, sorridenti. Guai ai giovani con la faccia da veglia funebre: hanno perso tutto”.

(Foto: Santa Sede)

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