Papa Francesco invita a superare la desolazione

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Al termine dell’Udienza generale papa Francesco ha rivolto un appello per la pace nella Repubblica Democratica del Congo, colpita dalle violenze interne, che hanno ucciso anche 7 persone, tra le quali una religiosa: “Assistiamo inorriditi agli eventi che continuano a insanguinare la Repubblica Democratica del Congo.

Esprimo la mia ferma deplorazione per l’inaccettabile assalto avvenuto nei giorni scorsi a Maboya, nella provincia del Nord Kivu, dove sono state uccise persone inermi, tra cui una religiosa impegnata nell’assistenza sanitaria. Preghiamo per le vittime e i loro familiari, come pure per quella Comunità cristiana e gli abitanti di quella regione da troppo tempo stremati dalla violenza”.

Ma ancora una volta non ha dimenticato di ricordare a tutti di pregare per la pace in Ucraina: “E non dimentichiamo di pregare e continuare con la preghiera per la martoriata Ucraina: che il Signore protegga quella gente e ci porti tutti sulla strada di una pace duratura”.

E nella catechesi papa Francesco ha proseguito le riflessioni sul tema del discernimento, affrontando un aspetto particolare del sentimento, che è la desolazione, un’esperienza comune nella vita di tutti, definita da sant’Ignazio di Loyola come ‘l’oscurità dell’anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene, l’inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni’.

Tutti noi ne abbiamo esperienza. Credo che in un modo o nell’altro, abbiamo fatto esperienza di questo, della desolazione. Il problema è come poterla leggere, perché anch’essa ha qualcosa di importante da dirci, e se abbiamo fretta di liberarcene, rischiamo di smarrirla”.

Ma la desolazione è necessaria per affrontare ogni cambiamento di vita, come racconta Alessandro Manzoni nel dialogo tra il card. Borromeo e l’Innominato nei ‘Promessi Sposi’: “Nessuno vorrebbe essere desolato, triste: questo è vero. Tutti vorremmo una vita sempre gioiosa, allegra e appagata.

Eppure questo, oltre a non essere possibile (perché non è possibile), non sarebbe neppure un bene per noi. Infatti, il cambiamento di una vita orientata al vizio può iniziare da una situazione di tristezza, di rimorso per ciò che si è fatto. E’ molto bella l’etimologia di questa parola, ‘rimorso’: il rimorso della coscienza, tutti conosciamo questo. Rimorso: letteralmente è la coscienza che morde, che non dà pace”.

Per questo è importante capire il sentimento del rimorso per comprendere il ‘messaggio’ di Dio: “Dio tocca il cuore e ti viene qualcosa dentro, la tristezza, il rimorso per qualche cosa, ed è un invito a iniziare una strada. L’uomo di Dio sa notare in profondità ciò che si muove nel cuore”.

Ecco l’importanza di saper leggere il sentimento della tristezza, che san Tommaso d’Aquino definisce ‘dolore’ dell’anima: “E’ importante imparare a leggere la tristezza. Tutti conosciamo cosa sia la tristezza: tutti. Ma sappiamo leggerla? Sappiamo capire cosa significa per me, questa tristezza di oggi?

Nel nostro tempo, essa (la tristezza) è considerata per lo più negativamente, come un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme per la vita, invitandoci a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono”.

La lettura della tristezza è un ‘protettore’ della salute: “Per questo, essa è indispensabile per la nostra salute, ci protegge perché non facciamo del male a noi stessi e ad altri. Sarebbe molto più grave e pericoloso non avvertire questo sentimento e andare avanti. La tristezza alle volte lavora come semaforo.

Per il papa la desolazione è un ostacolo del diavolo per arrenderci alla ‘prima difficoltà’: “Pensiamo al lavoro, allo studio, alla preghiera, a un impegno assunto: se li lasciassimo appena avvertiamo noia o tristezza, non concluderemmo mai nulla.

E’ anche questa un’esperienza comune alla vita spirituale: la strada verso il bene, ricorda il Vangelo, è stretta e in salita, richiede un combattimento, un vincere sé stessi.

Inizio a pregare, o mi dedico a un’opera buona e, stranamente, proprio allora mi vengono in mente cose da fare con urgenza per non pregare e per non fare le cose buone. Tutti abbiamo questa esperienza. E’ importante, per chi vuole servire il Signore, non lasciarsi guidare dalla desolazione”.

La desolazione è quindi una tentazione che Gesù ha respinto: “Le situazioni di prova gli giungono da varie parti, ma sempre, trovando in Lui questa fermezza, decisa a compiere la volontà del Padre, vengono meno e cessano di ostacolare il cammino”.

Il papa ha concluso l’udienza con l’invito a non ‘fuggire’ le prove della vita: “Se sappiamo attraversare solitudine e desolazione con apertura e consapevolezza, possiamo uscirne rafforzati sotto l’aspetto umano e spirituale. Nessuna prova è al di fuori della nostra portata; nessuna prova sarà superiore a quello che noi possiamo fare…

San Paolo ricorda che nessuno è tentato oltre le sue possibilità, perché il Signore non ci abbandona mai e, con Lui vicino, possiamo vincere ogni tentazione.

E se non la vinciamo oggi, ci alziamo un’altra volta, camminiamo e la vinceremo domani. Ma non permanere morti; non permanere vinti per un momento di tristezza, di desolazione: andate avanti”.

(Foto: Santa Sede)

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