Il card. Sandri in Bulgaria per ricordare san Giovanni Paolo II

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Il card. Leonardo Sandri, prefetto del dicastero per le Chiese Orientali, su invito della Conferenza Episcopale bulgara, nelle settimane scorse si è recato in Bulgaria per commemorare il XX^ anniversario del viaggio apostolico di san Giovanni Paolo II e per l’inaugurazione della radio cattolica ‘Radio Ave Maria’, che offrirà un servizio di informazione alle parrocchie.

Il card. Sandri ha benedetto gli studi di registrazione e ha impartito la benedizione anche a tutti i presenti con la registrazione del primo programma radiofonico, che è consistito in un’intervista al Prefetto; mentre di domenica 23 ottobre il prefetto ha presieduto nella concattedrale della diocesi Sofia Plovdiv a Sofia la celebrazione eucaristica,  ricordando nell’omelia la storia cristiana della città:

“Siete gli eredi di una grande storia: qui, quando la città si chiamava Serdica, venne celebrato uno degli antichi Concili. Vi si riaffermò la fede del Concilio di Nicea, quello che formulò l’articolo di fede che riconosce la divinità del Figlio contro l’eresia di Ario. Con tutte le Chiese siamo in cammino verso il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, nel 2025, che per i cattolici coinciderà anche con il Giubileo dell’Incarnazione”.

Le ricorrenze permettono di comprendere la fede: “Non sono mere ricorrenze per guardare al passato, ma occasioni per riscoprire il tesoro prezioso della nostra fede e purificarla da tutte quelle deviazioni che anche ai giorni nostri possono insinuarsi trovandoci poco vigili: non basta dire che Gesù è un esempio di umanità, uno che si è preso cura dei piccoli e dei poveri, e neanche che ha avuto il coraggio di donare la vita sulla croce.

Tutte queste cose le ha fatte come Dio, Verbo da sempre presso il Padre che si è fatto carne. Questa affermazione impegna tutti i cristiani, ben prima che tutte le successive tristi divisioni e scismi: il credo di Nicea ugualmente lo proclamiamo ortodossi, cattolici e protestanti!”

Ed ha ricordato i santi Cirillo e Metodio: “Li vogliamo ricordare proprio oggi, mentre celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale, come apostoli ed evangelizzatori, che hanno lasciato ardere nel loro cuore il fuoco della missione. La loro intuizione è ancora attuale: non solo far conoscere il Vangelo, ma far sì che ogni popolo possa comprenderlo e sentirlo risuonare come un messaggio che parla e raggiunge personalmente tutti, al di là delle barriere geografiche e linguistiche”.

Così si è radicata la fede cattolica: “In questo modo sono stati anche gli iniziatori di una cultura, di una letteratura, di una civiltà, facendo scoprire l’esperienza cristiana come qualcosa che fa fermentare come il lievito nella pasta l’intera vicenda umana e l’intera società.

Lungo i secoli, come loro, altri fratelli sono venuti a visitarvi e a garantire lo sviluppo della missione apostolica: penso ai passionisti, ai cappuccini, agli assunzionisti, ai conventuali, solo per citarne alcuni. Riscoprite insieme il tesoro prezioso che vi è stato consegnato, ed al contempo interrogatevi su quale linguaggio oggi sia richiesto ai cristiani per far comprendere il Vangelo e renderlo vicino”.

Quindi nel ricordo di san Giovanni Paolo II ha sottolineato che l’Europa ha necessità di pace: “L’Europa, il mondo, non hanno bisogno di guide superbe che seminano distruzione e morte: i piccoli e i poveri, dalla cattedra della loro umiliazione e sofferenza chiedono a tutti i potenti di battersi il petto e fare la pace…

Da quasi 250 giorni, per il conflitto in Ucraina, lo stesso sentiero del Vangelo passato per la Bulgaria, viene percorso a ritroso da strumenti di morte e devastazione, e così i cieli sono solcati non dall’arcobaleno dell’alleanza di pace, ma da strumenti di distruzione che devastano i centri abitati e le loro popolazioni”.

Mentre nell’intervista alla ‘Radio Ave Maria’ ha ribadito la comunione con la Chiesa cattolica: “Ecco questo è un tratto distintivo delle Chiese cattoliche Orientali. Di fatto, se facciamo eccezione per la Chiesa maronita del Libano e per la Chiesa siro-malabarese dell’India, tutte le altre Chiese cattoliche Orientali hanno come nota distintiva quella di avere una Chiesa ortodossa od ortodossa orientale sorella, gemella, dalla quale spesso si sono distaccate le cattoliche proprio per rientrare in comunione con Roma, e allora come dice il Concilio nell’ ‘Orientalium Ecclesiarum’ e nell’ ‘Unitatis Redintegratio’, la grande missione ecumenica.

Le Chiese Orientali esistono proprio per manifestare come la comunione con il Vescovo di Roma, tratto distintivo delle Chiese cattoliche Orientali, non avvilisce la propria identità e anzi, soprattutto dopo il Concilio la Chiesa cattolica ha acquisito una consapevolezza profonda e grande dell’importanza di rispettare, conservare, custodire, far conoscere e far crescere il patrimonio teologico, liturgico, disciplinare, spirituale dell’Oriente Cristiano”.

(Foto: Dicastero per le Chiese Orientale)

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