Papa Francesco: l’adorazione anima l’azione

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Sabato scorso papa Francesco ha incontrato congiuntamente le Missionarie Comboniane e le suore Brigidine, incontrate in occasione dei loro capitoli generali, sollecitandole a dedicarsi prima di tutto all’adorazione, e poi di portare avanti i loro carismi secondo le indicazioni dei Capitoli Generali:

“Ogni Capitolo Generale costituisce un momento di grazia per la Famiglia religiosa che lo celebra. Si tratta di un tempo di docilità e di apertura allo Spirito Santo, per comprendere quali sono le priorità della missione che Dio vi affida per il bene della Chiesa e del mondo. Inoltre, è occasione per ripartire da Cristo, che dà senso e pienezza ad ogni percorso ecclesiale.

Egli, il Signore, è il punto di partenza del rinnovamento interiore e comunitario. Non c’è rinnovamento se non c’è il Signore, partiamo da Lui e torniamo a Lui. Per questo, al primo posto per noi c’è sempre la vita spirituale, la relazione personale con il Signore Gesù. Se manca la vita spirituale, siete finite, non c’è uscita”.

Alle suore brigidine ha ribadito la necessità dell’adorazione: “Vi esorto a dedicarvi specialmente alla preghiera di adorazione: questo è importante. Oggi si è perso un po’ il senso della preghiera di adorazione, perdere il tempo adorando.

Questa preghiera non si fa spesso: io vi chiedo di farla. Adorare, per immergervi nell’amore divino e donarlo a piene mani a quanti incontrate sul vostro cammino.

E’ bello adorare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, stare alla consolante presenza di Gesù e lì attingere lo slancio apostolico per essere strumenti di bontà, di tenerezza e di accoglienza nella comunità, nella Chiesa e nel mondo”.

Con l’adorazione l’accoglienza diventa più feconda: “L’accoglienza, uno degli aspetti caratteristici della vostra missione, sarà più feconda nella misura in cui l’orazione di contemplazione vi farà uscire da voi stesse e focalizzare la vostra vita su Gesù Cristo, lasciando che sia Lui a fare le cose in voi, che Lui agisca in voi.

Questo movimento interiore renderà possibile un servizio al prossimo che non sia filantropia o assistenzialismo, ma apertura all’altro, prossimità, condivisione; in una parola: carità. La dimensione caritativa, come frutto della crescita spirituale, richiede di essere vissuta anzitutto nei dettagli quotidiani della vita comunitaria”.

Invece ha esortato le comboniane a farsi prossimità:  “Lo stile di Dio è prossimità, misericordia e tenerezza. E voi state cercando strade nuove di evangelizzazione e di prossimità, al fine di realizzare il vostro carisma, che vi pone al servizio della missione ad gentes, con uno sguardo preferenziale per i più fragili.

In questa donazione missionaria, vi incoraggio a imitare l’ardore apostolico di san Daniele Comboni, che 150 anni fa, animato dall’amore di Dio e dalla passione per il Vangelo, avvertì la chiamata a dare vita al vostro Istituto pensando ai più poveri e abbandonati del Sudan, vittime della schiavitù”.

E’ un invito ad essere presenti nel mondo schiavizzato: “Voi siete lì. Non si supera il problema di queste schiavitù senza eliminarne le cause più profonde, tra le quali ci sono la povertà, la disuguaglianza, la discriminazione.

Di fronte, anzi, in mezzo a queste realtà, voi vi proponete di offrire la risposta cristiana, che non sta nella constatazione rassegnata, ma nella carità che, animata dalla fiducia nella Provvidenza, sa amare il proprio tempo e, con umiltà, rende testimonianza al Vangelo.

Così facendo, siete consapevoli di andare controcorrente, scontrandovi con la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza, che genera solitudini e provoca lo scarto di tante vite”.

Infine rivolgendosi ad entrambi gli ordini papa Francesco ha ricordato  la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II: “Egli è stato un uomo di Dio perché pregava tanto, trovava il tempo di pregare pur immerso nei numerosi e gravosi impegni del suo ministero.

Testimoniava così concretamente che il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un vescovo è pregare (il primo compito è pregare), e che non bisogna tralasciare la preghiera personale per nessuna ragione. E’ la cosa più importante”.

Eppoi san Giovanni Paolo II aveva l’ardore di annunciare Cristo: “Un altro aspetto della vita e della testimonianza di questo santo Pontefice era la vicinanza al popolo di Dio, che si esprimeva nel ricercare il contatto con la gente e nel viaggiare in tutti i continenti per farsi prossimo a tutti, ai grandi e ai piccoli, ai sani e ai malati, ai vicini e ai lontani. Ispirarvi a lui vi farà bene per guardare la realtà con gli occhi del Signore Gesù; e vi aiuterà a camminare nella gioia, docili allo Spirito Santo, e a fare dei vostri carismi una profezia incarnata”.

Mentre ai membri della ‘Comunità Frontiera’ ha indicato tre ‘santi’ che hanno vissuto la frontiera: “Frontiera è lo stile di Francesco che, come Gesù, si spoglia delle sue ricchezze e si fa mendicante per abbandonarsi completamente alla Provvidenza del Padre che è nei cieli, e così condividere la condizione dei piccoli, degli ultimi, di chi è medicante di pane, ma anche e soprattutto di amore.

Frontiera è lo stile di Don Pino Puglisi, che si fa padre dei ragazzi della sua parrocchia a Brancaccio, va loro incontro sulla strada per toglierli dalla strada, li educa a servire Dio e il prossimo e non a servire i propri interessi e quelli dei mafiosi…

Ma devo dirvi che il nome ‘Città dei Ragazzi’ mi fa pensare anche a un altro carisma: quello di Don Bosco, il carisma salesiano, che spinge a dedicarsi ai ragazzi e ai giovani perché diventino buoni cristiani e onesti cittadini. Mi pare che la Provvidenza, chiamandovi a Mola di Bari per animare la ‘Città dei Ragazzi’, abbia voluto farvi anche questo dono”.

(Foto: Santa Sede)

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