L’accordo segreto Santa Sede-Cina viene rinnovato, mentre il Cardinal Zen è sotto processo e i cattolici cinesi vengono perseguitati. Sanguis martyrum semen christianorum

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.10.2022 – Vik van Brantegem] – Riportiamo di seguito alcuni articoli in riferimento alle indiscrezioni giornalistiche, che l’accordo provvisorio segreto tra la Santa Sede e la Cina comunista sulla nomina di vescovi sarebbe stato rinnovato e – secondo quanto riferito da Crux – l’annuncio formale verrebbe dato dalla Sala Stampa della Santa Sede domani, 22 ottobre 2022. Nel contempo a Hong Kong il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, SDB [QUI] è sotto processo.

De tener ben presente, leggendo gli articoli, che non è possibile sapere cosa c’è stipulato in questo accordo e coloro che scrivono del suo contenuto, o se lo inventano, o scrivono sotto dettato, o ripetano pedissequamente le informazioni delle veline passate dalle parti interessati a tenerlo segretato. Molto bello i discorsi sul dialogo e la trasparenza. Res non verba!

I cattolici cinesi hanno viva memoria dei loro martiri e rendono loro il culto dovuto e imparano come seguire l’esempio dei loro Santi Martiri e Beati.

Quando il vaticanista del Corriere della Sera scrive che “ci stiamo”, dobbiamo renderci conto dove siamo e in quali condizioni. Quando il vaticanista de Il Sussidiario scrive che “era nell’aria”, dobbiamo renderci conto cosa c’è nel aria della realtà che vive la Chiesa in Cina, non quello che c’è nella testa dei diplomatici della Santa Sede.

Penso ai fedeli, sacerdoti e vescovi cattolici cinesi, che continuano ad essere perseguitati dal regime di Pechino. Penso ai miei amici missionari di Scheut fiamminghi in Cina, come Padre Jan Fierens e Padre Dries Edward van Coillie, ormai defunti, che dopo la presa di potere del Partito Comunista Cinese furono arrestati, sottoposto al tentativo di lavaggio di cervello, torturati e espulsi. Con questi 2 ricordo i 679 missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria – fondata nel 1862 da Padre Theophiel Verbist per l’evangelizzazione della Cina – che hanno lavorato in Cina tra il 1865 e il 1955, fino all’espulsione dell’ultimo missionario di Scheut che era sopravvissuto alla persecuzione.

Disse Nostro Signore Gesù Cristo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11-12). L’apologeta Tertulliano scrisse, a proposito delle persecuzioni ai danni dei Cristiani: «Sanguis martyrum semen christianorum».

Il sangue dei martiri è seme dei Cristiani e la Chiesa nacque dal sangue dei martiri. Il martirio è testimonianza. È martire chi testimonia la fede con il sacrificio di sé stesso (ma senza nuocere a se stesso e al prossimo). I martiri cristiani dei primi secoli hanno fondato la Chiesa. Missionari e sacerdoti cristiani sono stati uccisi in odium fidei in Europa, in Asia, in Africa, nelle Americhe, nel corso dell’opera di evangelizzazione di quelle terre. Anche in Europa il martirio è rimasto all’ordine del giorno: i carnefici hanno incontrato degli uomini così forti nella Fede tanto da accettare di morire assassinati. Questi uomini forti come querce hanno insegnano all’uomo odierno che la Fede è forza, la Fede è forte e bisogna essere forti nella Fede. Il martirio è continuato per secoli e continua ancora oggi. Se il sangue versato dai martiri ha moltiplicato il numero dei Cristiani e ha fondato la Chiesa, la Chiesa di oggi sarà rifondata col sangue dei tanti martiri odierni.

  • Vaticano-Cina, rinnovato per due anni l’accordo sui vescovi. Confermata la formula provvisoria firmata dalle due parti nel settembre del 2018 di Gian Guido Vecchi su Corriere della Sera del 18 ottobre 2022
  • Accordo Vaticano Cina rinnovato fino al 2024/ Cosa prevede: “dialogo lento ma avanti”. Rinnovato per altri due anni (fino al 22 ottobre 2024) l’accordo provvisorio tra Vaticano e Cina: il testo è segreto, cosa si sa della trattativa. “Dialogo lento ma procede” di Niccolò Magnani su Il Sussidiario del 19 ottobre 2022
  • Xi Jinping: “Cina assimili le religioni”/ “La fede si adatti alla società socialista”. Il discorso di Xi Jinping al Congresso PCC: “la Cina assimili le religioni. La fede deve adattarsi alla società socialista”. Allarme sul progetto di “sinizzazione” delle religioni di Niccolò Magnani su Il Sussidiario del 19 ottobre 2022
  • Verrà rinnovato l’accordo Vaticano-Cina, senza modifiche ai termini di Elise Ann Allen su Crux del 20 ottobre 2022
  • Il Vaticano ha rinnovato l’accordo con la Cina Comunista. Nuove ondate di sangue di martire in arrivo su Renovatio 21 del 20 ottobre 2022

Vaticano-Cina, rinnovato per due anni l’accordo sui vescovi
Confermata la formula provvisoria firmata dalle due parti nel settembre del 2018
di Gian Guido Vecchi
Corriere della Sera, 18 ottobre 2022


Ci siamo, l’intesa è raggiunta e sarà annunciata a fine settimana dalla Santa Sede e dalla Cina: l’accordo «provvisorio» per la nomina dei vescovi sarà prorogato per altri due anni, fino al 22 ottobre 2024.

Ne sono passati quattro dal primo, faticoso passo preparato da decenni di relazioni diplomatiche sottotraccia. Il Vaticano e Pechino non hanno rapporti diplomatici da quando Mao prese il potere e il nunzio Antonio Riberi fu costretto a lasciare il Paese due anni più tardi, il 5 settembre 1951. Di qui l’importanza storica dell’intesa, seppure limitata al piano «ecclesiale e religioso», che le parti firmarono a Pechino il 22 settembre 2018: un accordo «ad experimentum» entrato in vigore un mese dopo per due anni, rinnovato il 22 ottobre 2020 per altri due e ormai consolidato, nonostante le difficoltà.

La delegazione vaticana e i rappresentati del governo cinese si sono incontrati tra fine agosto e inizio settembre a Tianjin, nel Nord della Cina. Come ha spiegato papa Francesco, il dialogo con Pechino «è una cosa lenta, ma si fanno sempre passi avanti». I confini tra Chiesa «ufficiale» legata al governo e Chiesa «clandestina», del resto, sono sfumati da anni nella realtà quotidiana di milioni di cattolici. Ed è significativo che i rappresentanti della Santa Sede, a Tianjin, abbiano potuto incontrare il vescovo «clandestino» Melchiorre Shi Hongzhen, 92 anni.

Il testo dell’accordo, tuttora riservato, prevede che la nomina papale di un vescovo sia comunicata alla parte cinese per l’assenso. In questi quattro anni non ci sono più state ordinazioni episcopali illegittime, quelle celebrate dalla Chiesa «patriottica» senza il consenso del Papa. Sono stati invece nominati sei vescovi decisi dal Pontefice con l’assenso delle autorità cinesi. Cosa altrettanto importante, altri sei vescovi «clandestini», scelti in passato dalla Santa Sede ma non considerati tali dalla Chiesa governativa, sono stati nel frattempo riconosciuti da Pechino.

Certo si tratta di numeri ancora piccoli, considerata l’immensità del Paese. In base ai dati, riportati da Asianews, del «Consiglio dei vescovi cinesi» legato al governo, in Cina ci sono 98 diocesi, 4.202 chiese e altri 2.238 «siti attivi», con 66 vescovi e quindi un terzo delle diocesi scoperte. Ma intanto «tutti i vescovi cinesi cattolici oggi presenti in Cina sono in piena e pubblica comunione con il Vescovo di Roma», fa notare sull’agenzia vaticana Fides il direttore Gianni Valente. Il testo dell’accordo non ha subìto modifiche ma «si potrà migliorare, d’intesa con le autorità cinesi», spiegano in Vaticano. Ci sono resistenze, province nelle quali i funzionari contrastano il nuovo corso. C’è il caso del cardinale novantenne Joseph Zen — il più tenace oppositore al dialogo —, l’emerito di Hong Kong arrestato a maggio e ora sotto processo, con relativa «preoccupazione» del Vaticano. «Capire la Cina è una cosa gigante», faceva notare papa Francesco il mese scorso: «Non bisogna perdere la pazienza: ci vuole, eh, ci vuole tanto, ma dobbiamo andare avanti con il dialogo».

Accordo Vaticano Cina rinnovato fino al 2024/ Cosa prevede: “dialogo lento ma avanti”
Rinnovato per altri due anni (fino al 22 ottobre 2024) l’accordo provvisorio tra Vaticano e Cina: il testo è segreto, cosa si sa della trattativa. “Dialogo lento ma procede”
di Niccolò Magnani
Il Sussidiario, 19 ottobre 2022


Era nell’aria ma ora appare come ufficiale: l’accordo “provvisorio” tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi tra Santa Sede e Pechino sarebbe stato rinnovato per altri due anni, fino dunque al 22 ottobre 2024. L’annuncio viene dato in anteprima dal “Corriere della Sera” ma riflette il frutto degli incontri avvenuti delle due delegazioni a fine agosto e inizio settembre a Tianjin, nel Nord della Cina. Era il 22 settembre 2018 quando per la prima volta, a 67 anni dalla rottura totale delle relazioni tra Chiesa Cattolica e Repubblica Cinese, il Cardinal Pietro Parolin e il Governo comunista riusciranno a siglare un patto provvisorio da rinnovare ogni 2 anni. È stato rinnovato nel 2020, nonostante le forti difficoltà che permangono nelle relazioni (specie sul fronte libertà religiosa) ma mantenendo la formula dell’accordo “ad experimentum”.

Secondo quanto riportato dal “CorSera” la delegazione del Vaticano e della Cina hanno mantenuto la formula dell’accordo “provvisorio” anche per i prossimi due anni, mantenendo come sempre riservato il testo ufficiale siglato. Come già spiegato nel recente passato da Papa Francesco, il dialogo con la Cina resta «una cosa lenta, ma si fanno sempre passi avanti»: il nodo rimane sempre i rapporti tra la Chiesa “ufficiale” legata al Regime di Xi Jinping e quella “clandestina” dove milioni di cattolici non riescono a trovare piena libertà. Esempio di un mini ma significativo passo in avanti, il fatto che i rappresentanti della Santa Sede a Tianjin abbiano potuto incontrare il vescovo “clandestino” Melchiorre Shi Hongzhen, 92enne e storico combattente per la libertà della Chiesa in Cina.

Come detto, il testo dell’accordo tra Vaticano e Cina rimane segreto ma in alcuni suoi passaggi viene oggi anticipato dal “Corriere della Sera”: dovrebbe permanere il fatto che la nomina papale di un vescovo sia comunicata alla Cina per l’assenso finale. Negli ultimi 4 anni non sono mai avvenute nomine “illegittime”, ovvero non riconosciute dall’una e dall’altra parte: in tutto sono 6 i vescovi cinesi nominati dal Papa con l’assenso successivo della “Chiesa ufficiale” di Pechino. Evoluzione dell’accordo ha voluto in questi ultimi mesi che sei vescovi “clandestini” sono stati riconosciuti dal Regime comunista: numeri infinitesimali rispetto alla quantità generale ma che riflettono il lento dialogo che prosegue tra Cina e Vaticano.

«Tutti i vescovi cinesi cattolici oggi presenti in Cina sono in piena e pubblica comunione con il Vescovo di Roma», nota il direttore dell’Agenzia Fides Gianni Valente. Ci sono in tutto ad oggi 98 diocesi, 4.202 chiese e altri 2.238 siti attivi: i vescovi sono 66, ergo vi sono almeno un terzo delle diocesi ancora scoperte ufficialmente. «Il testo dell’accordo non ha subìto modifiche ma «si potrà migliorare, d’intesa con le autorità cinesi», spiegano fonti del Vaticano sempre alla Fides. Tra le forti resistenze per un pieno accordo completo vi sono i tanti casi di preti e religiosi ancora perseguitati in diverse aree della Cina, e permane anche il “caso Zen”: il 90enne cardinale Joseph Zen da sempre contrario ad ogni tipo di dialogo con un regime liberticida come quello di Pechino. Mesi fa era stato arrestato (poi rilasciato) e si trova ancora sotto processo per aver difeso, da arcivescovo emerito, la “sua” Hong Kong dalla morsa comunista della Cina. «Il card. Zen non va condannato. Hong Kong, la Cina e la Chiesa hanno in lui un figlio devoto, di cui non vergognarsi. Questa è testimonianza alla verità», scriveva in una lettera aperta a fine settembre da Roma il card. Fernando Filoni, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e oggi Gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Sempre secondo il Cardinal Filoni che ha vissuto per ben 8 anni a Hong Kong, il Cardinal Zen «qualcuno lo ritiene caratterialmente un po’ spigoloso – annota Filoni -. E chi non lo sarebbe davanti ad ingiustizie e davanti alla rivendicazione della libertà che ogni autentico sistema politico e civile dovrebbe difendere». Altro elemento di ostacolo al momento per un pieno accordo tra Vaticano e Cina riguarda il fronte Taiwan, con Pechino sempre più intenzionata a riprendersi il territorio che considera suo di diritto: lo scorso 8 ottobre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” in Vaticano ha fatto visita a Taipei per celebrare gli 80 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Taiwan.

Xi Jinping: “Cina assimili le religioni”/ “La fede si adatti alla società socialista”
Il discorso di Xi Jinping al Congresso PCC: “la Cina assimili le religioni. La fede deve adattarsi alla società socialista”. Allarme sul progetto di “sinizzazione” delle religioni
di Niccolò Magnani
Il Sussidiario, 19 ottobre 2022


Nel lungo discorso tenuto all’apertura del XX Congresso del Partito Comunista di Cina, il Presidente Xi Jinping – che si candida al terzo mandato consecutivo alla guida del regime popolare cinese – ci ha tenuto a precisare come il processo di «sinizzazione» delle religioni in Cina proseguirà speditamente. Da Taiwan all’economia, dalla lotta alla corruzione al proseguimento della costruzione «della società comunista», fino appunto alle religioni da “nazionalizzare” al completo. Ecco il passaggio (breve) del discorso di Xi Jinping non esattamente sottolineato dai media esteri e italiani: «la Cina continuerà a spingere per sinizzare la religione e per guidare in modo proattivo l’adattamento della religione e della società socialista».

Nessun riferimento alla situazione dello Xinjiang, men che meno alle persecuzioni atte contro altre confessioni religiose, non da ultimo alcuni membri della Chiesa Cattolica: nei giorni in cui il Vaticano e il Governo cinese hanno rinnovato per altri due anni l’accordo “provvisorio” per le nomine dei vescovi, si comprende perché la Santa Sede mantiene una certa “accortezza” nel considerare conclusa la stagione delle persecuzioni. “Sinizzazione”, il termine usato da Xi Jinping, non vuol dire altro che pieno controllo assoluto su tutte le credenze religiose: nazionalizzazione per “guidare” le religioni al raggiungimento della piena società comunista-socialista. Questo il progetto della Cina di Xi da tenere ben presente per gli sviluppi futuri delle relazioni tra la Chiesa e tutte le religioni con il regime di Pechino.

Come spiegava lo scorso aprile il professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università Cattolica di Milano, Agostino Giovagnoli, occorre fare piena attenzione al piano di Xi Jinping per nazionalizzare la religione in Cina. Già salendo al potere nel 2012, il Presidente del regime di Pechino esprimeva parole durissime contro la libertà religiosa: «le religioni devono essere cinesi e libere da qualsiasi influenza straniera»; devono poi essere anche «integrate alla società socialista», e porsi per questo «sotto la guida del Partito Comunista per servire lo sviluppo della nazione». In Cina sono presenti ad oggi 5 religioni riconosciute: buddhismo, il taoismo, il protestantesimo, l’islam e il cattolicesimo, anche se quest’ultima viene controllata dall’Associazione Patriottica Cattolica che solo dal 2018 collabora a distanza con la Santa Sede per la nomina dei vescovi.

Rimozione nei luoghi di culto, arresti di esponenti religiosi e divieto di molti simboli di fede sono gli elementi che negli ultimi anni hanno visto un progredire all’indietro della libertà religiosa in Cina: il “teocrate” Xi vuole assoggettare l’intero complesso delle religioni sotto l’asservimento dello Stato. L’accordo del Vaticano è uno spunto positivo perché prova a dialogare con la dittatura per far emergere una realtà autonoma all’interno della vasta Cina: come spiegava sempre Giovagnoli a RaiNews24 «i cattolici cinesi, come anche le altre religioni, non godono della piena libertà religiosa. Ciò non toglie che la firma dell’accordo abbia risolto una ferita profonda che ha afflitto i cattolici fino al 2018. È stato un passo molto positivo, Papa Francesco e i suoi collaboratori sono del tutto consapevoli che questo accordo non risolve tutti i problemi, ed è anche sbagliato pensare che ci sia una piena intesa tra la Santa Sede e Pechino. Certamente si è aperto un dialogo che prima non c’era». In merito al piano di nazionalizzazione della religione in Cina, il docente riflette sul problema ancora non pienamente compreso dall’occidente: «c’è un piano di “sinizzazione”, con tutte le religioni. È un piano soprattutto di tipo politico, la pretesa di controllare e di imporre loro una stretta fedeltà alla politica del Partito Comunista e del governo cinese. Sappiamo che con Xi Jinping tutti i controlli sulla società sono aumentati: nell’ambito accademico e culturale, su sport, religione, spettacolo, tutto deve essere maggiormente controllato e questo è una diversità rispetto al precedente presidente Hu Jintao». Durante la pandemia, in Cina, conclude Giovagnoli «il Covid – 19 è stato contrastato con una politica di ferro, controllo e limitazione della Libertà in nome della salute pubblica, tenendo la società cinese sotto un fermo controllo del Partito Comunista».

Verrà rinnovato l’accordo Vaticano-Cina, senza modifiche ai termini
di Elise Ann Allen
Crux, 20 ottobre 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Tra le crescenti polemiche mentre un processo contro un importante cardinale cinese continua ad andare avanti a Hong Kong, il Vaticano e la Cina rinnoveranno per la seconda volta il loro accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi.

Parlando a Crux, un alto officiale vaticano, che ha parlato a condizione di anonimato perché loro non sono autorizzati a discutere pubblicamente del rinnovo, ha affermato che “l’accordo con la Cina dovrebbe essere rinnovato il 22 ottobre 2022, con nessuna modifica ai termini”.

L’officiale ha sottolineato che non si tratta di una dichiarazione ufficiale e che un annuncio formale sarebbe stato fatto “a tempo debito” dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Sebbene il contenuto dell’accordo non sia mai stato reso pubblico, si ritiene che l’accordo, stipulato nel settembre 2018, sia modellato sull’accordo della Santa Sede con il Vietnam, consentendo alla Santa Sede di scegliere i vescovi tra una selezione di candidati proposti dal governo.

Quando l’accordo provvisorio è stato annunciato nel 2018, Papa Francesco ha formalmente riconosciuto otto vescovi nominati dall’Associazione patriottica del governo cinese senza il permesso del Papa, il che significa che fino ad allora erano stati tecnicamente scomunicati.

L’accordo, che molti esperti di relazioni sino-vaticane ritengono sia un acconto iniziale per la creazione di legami diplomatici formali con la Cina, è stato rinnovato nell’ottobre 2020, poche settimane dopo che l’allora Segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva criticato l’accordo in un articolo pubblicato su una popolare rivista conservatrice.

In un commento pubblicato sulla rivista First Things, Pompeo ha evidenziato quelli che secondo lui erano abusi dei diritti umani e della libertà religiosa in Cina, suggerendo che il Vaticano e Papa Francesco rischiano di perdere l’autorità morale per non aver sfidato la Cina sulla libertà religiosa.

Parlando ai giornalisti dell’epoca, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha affermato che le critiche all’accordo non sono state solo ascoltate dal Vaticano, ma sono state prese “in considerazione, perché questa è una questione estremamente delicata”.

Tuttavia, ha espresso la sua convinzione che l’attuale metodo di dialogo e impegno del Vaticano raggiungerà tale obiettivo a lungo termine, dicendo: “Sosteniamo la politica dei piccoli passi. Crediamo che ogni risultato, anche se non eclatante, anche se non appariscente, anche se all’inizio non sembra dare grandi risultati, sia comunque un passo avanti verso una maggiore libertà religiosa».

Solo una manciata di vescovi sono stati nominata da quando l’accordo è stato inizialmente stipulato nel 2018, il che ha spinto alcuni osservatori a mettere in dubbio la sua efficacia, mentre altri critici hanno affermato che l’accordo viene utilizzato dai funzionari cinesi per giustificare la loro repressione della religione attraverso l’abbattimento di chiese e croci di parrocchie cristiane.

Il dibattito sull’accordo e sul suo rinnovo si è riacceso durante l’estate con l’arresto del Cardinale cinese Joseph Zen, Vescovo emerito di Hong Kong, e di altri cinque, accusati di collusione con forze straniere per i loro sforzi pro-democrazia, in base di una legge per la sicurezza nazionale imposta da Pechino [1].

Zen, 90 anni, e tutti gli altri imputati si sono dichiarati non colpevoli. Tuttavia, se condannati, potrebbero incorrere in una multa fino a 10.000 dollari di Hong Kong (circa 1.300 euro), senza carcerazione.

Il processo a Zen è iniziato il 26 settembre per le argomentazioni iniziali ed è stato aggiornato al 26 ottobre, pochi giorni dopo l’accordo Vaticano-Cina verrà formalmente rinnovato.

A domanda sul processo a carico di Zen sul suo volo di ritorno dal Kazakistan a settembre [2], Papa Francesco non ha commentato il processo in modo specifico, ma ha sottolineato l’importanza del dialogo con la Cina, dicendo: “Per capire la Cina ci vuole un secolo, e noi non viviamo un secolo”.

Nel tentativo di comprendere meglio i cinesi, il Vaticano ha “scelto la via del dialogo”, ha detto, dicendo di rispettare la mentalità cinese, e che mentre ci sono “limitazioni” in termini di democrazia, con il dialogo “si chiariscono tante cose e non solo della Chiesa, anche di altri settori”.

[1] Questo non è corretto. La procura di Hong Kong accusa gli imputati di non aver registrato in modo corretto secondo la Societies Ordinance (una legge dall’era coloniale del 1911) il Fondo Umanitario 612, di cui erano gli amministratori fiduciari, utilizzato per finanziare le spese mediche e legali di più di 2.000 attivisti democratici arrestati nel corso delle proteste del 2019.
L’11 maggio scorso il Cardinal Zen fu arrestato (e poi rilasciato) insieme agli altri imputati dalla polizia di sicurezza nazionale di Hong Kong, con la più grave accusa di “collusione con forze straniere”, in base all’articolo 29 della draconiana legge per la sicurezza nazionale, che Pechino ha imposto a Hong Kong nel 2020 per colpire il fronte pro-democrazia e di reprimere il dissenso nell’ex colonia britannica, che ha scatenato una valanga di procedimenti giudiziari contro dissidenti critici verso il potere politico e che in pratica ha bloccato ogni iniziativa di protesta.
Comunque, la polizia di sicurezza nazionale finora non ha accusato il Cardinal Zen e gli altri imputati di un reato ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, che potrebbe comportare ad una condanna di reclusione fino all’ergastolo [V.v.B.].

[1] VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO in KAZAKHSTAN (13 – 15 SETTEMBRE 2022)
Incontro del Santo Padre con i giornalisti durante il volo di ritorno
Volo Papale, 15 settembre 2022

Elise Harris Allen, Crux: Salve, Santo Padre. Grazie di stare con noi questa sera. Ieri al Congresso Lei ha parlato dell’importanza della libertà religiosa. Come sa, lo stesso giorno è arrivato in città anche il Presidente della Cina, dove da tanto tempo ci sono grandi preoccupazioni su questo tema, soprattutto ora con il processo che sta andando avanti proprio in questi giorni contro il Cardinale Zen. Lei considera il processo contro di lui una violazione della libertà religiosa?
Papa Francesco: Per capire la Cina ci vuole un secolo, e noi non viviamo un secolo. La mentalità cinese è una mentalità ricca e quando si ammala un po’, perde la ricchezza, è capace di fare degli sbagli. Per capire, noi abbiamo scelto la via del dialogo, aperti al dialogo. C’è una commissione bilaterale vaticano-cinese che sta andando bene, lentamente, perché il ritmo cinese è lento, loro hanno un’eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita. Ma dalle esperienze avute prima – pensiamo ai missionari italiani che sono andati lì e che sono stati rispettati come scienziati; pensiamo anche oggi, tanti sacerdoti o gente credente che è stata chiamata dall’università cinese perché questo avvalora la cultura –, non è facile capire la mentalità cinese, ma va rispettata, io rispetto sempre. E qui in Vaticano c’è una commissione di dialogo che sta andando bene. La presiede il Cardinale Parolin e lui in questo momento è l’uomo che più conosce della Cina e il dialogo cinese. È una cosa lenta, ma sempre si fanno passi avanti. Qualificare la Cina come antidemocratica, io non me la sento, perché è un Paese così complesso, con i suoi ritmi… Sì, è vero che ci sono cose che a noi sembrano non essere democratiche, questo è vero. Il Cardinale Zen, anziano, andrà a giudizio in questi giorni, credo. Lui dice quello che sente, e si vede che lì ci sono delle limitazioni. Più che qualificare, perché è difficile, e io non me la sento di qualificare, sono impressioni; più che qualificare, io cerco di appoggiare la via del dialogo. Poi nel dialogo si chiariscono tante cose e non solo della Chiesa, anche di altri settori. Per esempio, l’estensione della Cina: i governatori delle province sono tutti diversi, ci sono culture diverse dentro la Cina. È un gigante, capire la Cina è una cosa gigante. Non bisogna perdere la pazienza, ci vuole, ci vuole tanto, ma dobbiamo andare con il dialogo. Io cerco di astenermi di qualificarla perché, sì, può darsi, ma andiamo avanti.

Elise Harris Allen, Crux: E Xi Jinping?
Papa Francesco: Lui aveva la visita di Stato lì, ma io non l’ho visto.

Il Vaticano ha rinnovato l’accordo con la Cina Comunista
Nuove ondate di sangue di martire in arrivo
Renovatio 21, 20 ottobre 2022


Il Vaticano ha rinnovato il suo accordo segreto con il Partito Comunista Cinese (PCC) che consente a quest’ultimo il diritto di selezionare i vescovi cattolici del Paese. Lo riporta il Corriere della Sera.

«Ci siamo, l’intesa è raggiunta e sarà annunciata a fine settimana dalla Santa Sede e dalla Cina: l’accordo “provvisorio” per la nomina dei vescovi sarà prorogato per altri due anni, fino al 22 ottobre 2024» scrive il vaticanista di via Solferino Gian Guido Vecchi.

L’accordo sino-vaticano era stato raggiunto originariamente nel 2018 sotto la forte influenza dell’ex cardinale Ted McCarrick, ora caduto in disgrazia per le accuse di abuso sessuale su ragazzi anche molto giovani. McCarrick, uscì fuori con un cablo di Wikileaks, quando andava a trattare con i cinesi dormiva nel seminario della Chiesa Patriottica una sorta di chiesa-fotocopia usata per controllare la fede cattolica in Cina ed è stato rinnovato nell’ottobre 2022. L’accordo è stato prorogato per altri due anni e sarà riconsiderato nel 2024. Il patto è stato ampiamente stroncato come dannoso per i fedeli cattolici del paese. In particolare, oltre a consentire a Pechino di determinare la scelta del vescovo, conferisce anche il riconoscimento vaticano alla chiesa fondata e approvata dal Partito Comunista Cinese, l’Associazione patriottica cattolica cinese.

Secondo quanto riportato la delegazione vaticana ha incontrato i rappresentanti del PCC tra la fine di agosto e l’inizio di settembre a Tianjin, cittadina non lontana dalla capitale, un tempo sede della concessione italiana.

Secondo il Corriere l’accordo è ancora riservato e necessiterrebbe ancora che il vescovo nominato dal papa riceva l’assenso del potere comunista sinico.

Da quando è stato raggiunto l’accordo, il Vaticano ha nominato sei vescovi con il consenso del partito comunista e un pugno di vescovi della Chiesa cinese clandestina si sono uniti alla «chiesa» approvata e controllata dal PCC.

Impossibile non notare come il nuovo accordo arrivi mentre ad Hong Kong va a processo , dopo essere stato arrestato ed incriminato, il suo più noto oppositore, il Cardinale Zen, che il Papa si è rifiutato di difendere anche durante la conferenza stampa aerea di ritorno dal suo recente viaggio da Astana. Bergoglio ha altresì rifiutato di incontrare il 91enne prelato cinese varie volte in questi ultimi anni.

Renovatio 21 ha ipotizzato che dietro agli osceni accordi tra il Vaticano e il PCC – tradimento dei perseguitati, dei torturati e dei martiri che ancora oggi si hanno nelle terre di Cina – potrebbe esservi un enorme sistema di ricatto reso possibile dall’app per incontri omosessuali Grindr, che fu acquistata ad un certo punto da un gruppo cinese. Donald Trump, allora presidente, chiese alla Repubblica Popolare la restituzione dell’app, considerandola in grado di compromettere gravemente lo Stato Americano: migliaia di funzionari di ogni dipartimento e di ogni livello divenivano improvvisamente ricattabili. La Cina, incredibilmente, acconsentì e diede indietro tutto, ma è piuttosto sciocco pensare che non abbia conservato i preziosi dati contenuti nel sistema.

Ci chiediamo quindi se il rischio paventato da Trump non sia esattamente quello che è successo in Vaticano, dove, a tutti i livelli della gerarchia, gli omosessuali sembrano abbondare, con il vulnus ulteriore di non poter fare «coming out» come potrebbe farlo invece, per finire di essere ricattato, un funzionario civile magari sposato con figli o che oppure non lo ha ancora detto alla mamma.

Certo, ribadiamo: che l’accordo sia uscito proprio da McCarrick, strapotente cardinale americano «sberrettato» da Francesco dopo essere stato da lui difeso – secondo le rivelazioni di Monsignor Carlo Maria Viganò – prima dello scandalo che lo ha travolto, dà a tutta questa storia quel colore particolare, come dire arcobalenato – un colore, che tuttavia sparisce di fronte al rosso del sangue dei fedeli cinesi perseguitati dall’Impero pechinese.

Sanguis martyrum semen christianorum. Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani. Per quanto di questo seme Bergoglio stia operando un tentativo di contraccezione, esso non morirà e darà, nel dolore e nella morte, nella distruzione e nella tortura, i suoi frutti cinesi. Anche questi saranno parte di ciò che arriverà, tra non moltissimo, a spazzare via la gerarchia corrotta e posseduta dal Male.

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