Caritas italiana: i poveri aumentano

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“E’ un Rapporto preoccupante, che ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro.

Per guardare al futuro però dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali. Di qui la grande utilità del Rapporto, delle indicazioni che offre e quindi della visione che richiede”: così si  è espresso il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, presentando della Caritas sulla povertà ed esclusione sociale in Italia, che si intitola ‘L’anello debole’.

Dal Rapporto emerge che nnon esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Nel 2021 i poveri assoluti in Italia sono stati circa 5.600.000, di cui 1.400.000 bambini.

Tra gli ‘anelli deboli’ ci sono i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette ‘di padre in figlio’ per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore, riesce a ottenere un diploma universitario.

Le famiglie in povertà assoluta risultano 1.960.000, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

In riferimento all’età, i livelli di povertà continuano ad essere inversamente proporzionali all’età: la percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65 (valore sotto il la media nazionale).

Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. E’ cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani.

Dati Istat che collimano con i dati della Caritas: nello scorso anno, nei centri di ascolto e servizi informatizzati della Caritas, le persone incontrate e supportate sono state 227.566 persone. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri); non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno. Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%).

Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza.

L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 23.976, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord (questa macroregione ha intercettato quasi la metà degli homeless d’Italia)

Inoltre nello scorso anno è cresciuta l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%; parallelamente si contrae la quota degli occupati che scende dal 25% al 23,6%. Risulta ancora marcato anche nel 2021 il peso delle povertà multidimensionali: nell’ultimo anno il 54,5% dei nostri beneficiari ha manifestato due o più ambiti di bisogno. In tal senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità), le difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori.

In termini di risposte gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e vari: nel 2021 risultano erogati quasi 1.500.000 interventi, una media di 6,5 interventi per ciascun assistito. In particolare: il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% le attività di ascolto, semplice o con discernimento;

il 7,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 4,6% l’erogazione di sussidi economici (per il pagamento di affitti e bollette), il 2,2% il sostegno socio assistenziale e l’1,5% interventi sanitari. L’analisi della conversione degli interventi in euro mette in luce, tuttavia, che le erogazioni di sussidi economici, pur rappresentando solo il 4,6%, degli interventi assorbono oltre il 76% delle spese.

Inoltre è stata condotta un’indagine in 10 paesi europei, con la collaborazione di ‘Caritas Europa’ e ‘Don Bosco International’, avente come obiettivo lo studio della delicata fase di transizione scuola-lavoro, riferita a giovani e adolescenti che vivono in famiglie in difficoltà e che sono intercettate da Caritas o da Centri di Formazione Professionale (CFP) dei Salesiani.

Secondo i dati raccolti presso un campione di giovani in cinque paesi, il 41,3% di essi ha vissuto in famiglia gravi problemi economici a causa del Covid; il 44,1% riceve aiuto per pagare le spese scolastiche; il 37,4% non si sente preparato per continuare gli studi; il 57,1% non si sente pronto ad entrare nel mondo del lavoro; il 78,6% non è stato aiutato da nessuno a scuola per orientare il proprio futuro.

Il capitolo conclusivo del Rapporto si sofferma sulla situazione e le prospettive delle politiche di contrasto alla povertà: il Reddito di Cittadinanza è stato percepito da 4.700.000 persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%):

“Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Accanto alla componente economica dell’aiuto vanno garantiti adeguati processi di inclusione sociale. Ma al momento una serie di vincoli amministrativi e di gestione ostacolano tale aspetto”.

Il Rapporto offre alcune proposte di rafforzamento della capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Particolare attenzione va data ai nuovi progetti programmi in partenza, finanziati dal Pnrr, tra cui GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili (NEET, giovani, maturi), beneficiari di RdC e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro; si tratta di 3.000.000 persone da formare o riqualificare entro il 2025, di cui il 75% saranno donne, disoccupati di lunga durata, giovani under 30, over 55. Per il tipo di profilo definiti, questo programma interesserà senz’altro persone che si rivolgono ai centri e servizi Caritas.

In conclusione il presidente della Caritas Italiana, mons. Carlo Alberto Maria Redaelli, ha affermato che occorre ridiscutere gli strumenti e i tempi della conduzione dell’economia: “Prendere coscienza della portata della sfida che è davanti a ciascuno di noi e a ‘noi’ come comunità (e comunità cristiana in modo specifico) è la condizione necessaria per non rimanere sopraffatti dalla logica della inevitabilità dei dati e delle tendenze, cioè della ineluttabilità dei fatti compiuti. Una logica molto lontana dalla speranza che caratterizza i cristiani. Una speranza fondata sul Vangelo e che proprio per questo diventa concreta carità”.

(Foto: Caritas Italiana)

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