Nelle città amministrate dal Partito Democratico intollerante: censure, vandalismo, esposti, denunce, attacchi. Politici di sinistra fascisti: tremate, tremate, le famiglie son tornate

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.10.2022 – Vik van Brantegem] – La campagna affissioni di Pro Vita & Famiglia Onlus contro l’ideologia gender nelle scuole si è guadagnata l’attenzione del Tg3 nazionale. Il servizio ha riferito (in maniera parziale) quanto sta accadendo in queste ore a Bologna, dove i tutti i manifesti dell’associazione – regolarmente affissi – sono stati strappati e vandalizzati.

«Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più» (Hannah Arendt [Hannover, 14 ottobre 1906 – New York, 4 dicembre 1975]).

Non pago, il Sindaco del PD Matteo Lepore ha minacciato sanzioni (fondate sul nulla, come gli diranno i suoi legali con una pacca sulla spalla) e promesso di mettere mano al regolamento comunale sulle affissioni stradali col dichiarato scopo di impedire a Pro Vita & Famiglia di replicare questa ed altre campagne in futuro.

Simili delibere anti-Pro Vita & Famiglia sono allo studio a Torino, Milano e altre città governate dalla sinistra.

Le accuse sono le solite, trite e ritrite: messaggi sessisti, discriminatori, offensivi, ecc. La realtà è ben altra: nelle città amministrate dal Partito Democratico non è tollerata l’espressione pubblica di idee, messaggi ed opinioni non “politicamente corrette” e “Lgbt-friendly”. Fondano (e perdono) le loro campagne elettorali sull’antifascismo, mentre in casa loro praticano la più rude e violenta censura politica che proprio dai tempi del fascismo non si vedeva in Italia.

La buona notizia è che sono sulla difensiva, perché la gente comune ha iniziato ad aprire gli occhi. Padri e madri di famiglia non vogliono che si entri nelle scuole a indottrinare i loro figli su “identità di genere fluida e creativa” e altre sciocchezze antiscientifiche.

Le minacce e false accuse dei collettivi femministi e arcobaleno non smussano la determinazione delle famiglie: continueranno a difendere i loro figli e nipoti. Tremate, tremate. Le famiglie son tornate.

Segue la lettera ricevuta in questi giorni dal Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, Jacopo Coghe:

«Caro Vik,
sarò sincero, a volte ho paura di non reggere.
Hai presente le lettere che i soldati scrivevano dal fronte, per aggiornare i parenti sullo stato della guerra in corso? Con le ovvie e dovute differenze (ci mancherebbe), ti mando questa mail con uno spirito simile.
Ti scrivo nel mezzo di una violenta guerra politica che stiamo combattendo per restare liberi di esprimere le nostre idee. Gli attacchi e le censure dei Comuni di sinistra contro i nostri manifesti anti-gender si moltiplicano e ci piovono addosso in tutta Italia come vere e proprie bombe politiche. L’obiettivo è ridurci al silenzio, estrometterci dal dibattito pubblico, dichiararci fuorilegge. Di fatto, vogliono annientarci.
L’ultima bomba politica ci ha colpito a Pontedera, in Toscana: il Comune ha ordinato la rimozione delle nostre affissioni perché “fuorvianti” e “discriminatorie”.

Impugneremo le ordinanze di questo e di tutti i Comuni che ci attaccano portandole in Tribunale per chiederne l’annullamento. Se necessario, scaleremo tutti i gradi di giudizio fino alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Ciò che sta accadendo è scandaloso, e io mi sento sopraffatto… Mi aiuteresti a sostenere le spese legali per difendere la mia e tua libertà di espressione con una donazione di 10 euro, 5 euro o di qualsiasi altra cifra ti sia possibile? Combatto per tutti noi! [I dati per donare tramite bonifico o bollettino postale, oppure con Carta o PayPal, si trovano alla fine di questo articolo. V.v.B.].
La battaglia legale inizierà presto, ma abbiamo deciso di dare un forte segnale di reazione immediata. Sabato mattina si è svolto un presidio davanti al Comune di Pontedera per protestare contro la censura subìta. Liberi cittadini che chiedono di restare liberi. Il presidio è stato ripreso dalla stampa locale, e questo è molto importante perché informa più cittadini su ciò che sta accadendo.

Si è presentato anche qualche contestatore Lgbt per augurarci “figli gender”. Direi che si commentano da soli.

Sai qual è la verità, Vik? Questa campagna sta facendo infuriare le associazioni Lgbtqiaxyz… eccetera eccetera. Vogliono “insegnare” nelle scuole che l’identità sessuale è fluida e neutra. Sanno che i nostri manifesti possono risvegliare le coscienze degli italiani. Per questo, se non ottengono la censura dei manifesti dai Comuni, li distruggono loro con odio e livore.
Guarda cosa ha pubblicato il Circolo Lgbt “Pink” di Verona su Instagram.

Strappano i nostri manifesti e se ne vantano pubblicamente… ma i Comuni puniscono noi! Siamo al ribaltamento della legalità. Anche questi atti vandalici finiranno in Tribunale, dove chiederemo la condanna degli autori e il risarcimento dei danni subìti.
Serve determinazione e perseveranza, e grazie a Dio in Pro Vita & Famiglia non ci mancano. La mia sola preoccupazione è di iniziare processi per chiedere giustizia e ritrovarmi poi senza fondi per sostenerne le spese. Sarebbe catastrofico.
Mentre ti scrivo questa mail leggo la nota del Vicesindaco di Bologna che mi ha appena inoltrato il nostro addetto stampa. Indovina? Ma certo: altre censure in arrivo. Avanti un altro…! La cosa assurda è che a Bologna i manifesti sono stati affissi negli spazi comunali seguendo l’iter ordinario predisposto… dal Comune stesso!

E non finisce qui (per questo ti dico che non so se potremo resistere). In Emilia Romagna si sono schierate contro di noi tutte le sezioni della CGIL. Minacciano esposti in Procura per portarci a processo (penale!). Andrò in galera perché difendo i miei figli? Ormai mi ci manca solo questo.

Censure, vandalismo, esposti, denunce… a volte mi chiedo se sapremo resistere a tutti questi attacchi o se soccomberemo sotto il loro peso. Se ciò accadesse, non saremmo più in grado di portare avanti le nostre campagne per difendere i nostri figli e nipoti dall’ideologia gender. Non ci voglio nemmeno pensare, sarebbe terribile. No, dobbiamo resistere insieme, ad affrontare censure, denunce, esposti, vandalismi, giudici, Corti e Tribunali nei prossimi mesi!
Anche solo sapere che tu apri e leggi le nostre mail fino in fondo mi consola e mi fortifica.
Grazie, Vik!
In alto i cuori,
Jacopo Coghe».

Censure, attacchi e vandalismo
Ecco cosa sta succedendo alla campagna di Pro Vita & Famiglia Onlus contro il gender nelle scuole

Roma, Milano, Torino e le rispettive province, ma anche Bologna, Cesena, Pavia, Imola, Pontedera in provincia di Pisa, e tante altre città in tutto il territorio nazionale. Sono state interessate dalla campagna di affissioni contro il gender nelle scuole, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla libertà educativa dei genitori, per proteggere l’educazione dei bambini e, appunto, per denunciare le derive della teoria gender in particolare nella scuola italiana, ma anche del mondo dei cartoni animati e delle trasmissioni per bambini.

Sempre più spesso, infatti, associazioni LGBTQIA+ [*] entrano nelle scuole di ogni ordine grado con corsi improntati all’ideologia gender senza che i genitori siano stati preventivamente informati, così come sempre più spesso queste tematiche vengono inserite nei contenuti per i più piccoli. Una campagna di denuncia, quella di Pro Vita & Famiglia Onlus, che però non è piaciuta al pensiero unico dominante e a tutta quella politica che ormai da anni, lo sappiamo, difende e porta avanti le istanze gender, le istanze di una sessualità fluida e di una biologia che non ha più, secondo loro, dei limiti.

Nelle città citate, infatti, i manifesti sono stati in modo vergognoso e antidemocratico attaccati, sia in modo non ufficiale – quindi con atti di imbrattamenti e vandalismo – e sia, il che è ancora più grave, in modo istituzionale dalla politica stessa che ha messo in atto una vera e propria macchina della censura nei confronti di Pro Vita & Famiglia Onlus, calpestando ogni diritto alla libertà di pensiero e di espressione chiedendo è ottenendone la rimozione. La sinistra, infatti, ancora una volta si è fatta voce del pensiero unico, ergendosi a portabandiera del pensiero corretto, l’unico “giusto” da dover per forza abbracciare. Pena l’essere etichettati come omofobi, discriminatori, violenti e sessisti. Nulla di più falso!

Inoltre, come se non bastasse, nel mare magnum delle fake news, è stato portato avanti il concetto che le affissioni in questione violerebbero una norma del nuovo Codice della Strada, che disciplina appunto la legittimità dei messaggi veicolati tramite affissioni stradali. Anche qui, una fake news totale e per ben due motivi.

Innanzitutto, infatti – come detto – i manifesti sono del tutto legittimi, riportano il messaggio “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. #StopGender” e per questo non sono in alcun modo sessisti, né violenti, né discriminatori e dunque non possono rientrare in quella norma che appunto prevede di eliminare e di non divulgare i messaggi che invece sessisti e discriminatori lo sono davvero.

In secondo luogo, la norma chiamata in causa è del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia, che – è bene ribadirlo – comunque non è in alcun modo lesivo della libertà altrui.

Lesivo della libertà è semmai il mantra ripetuto dalle amministrazioni comunali – o dalle associazioni femministe ed arcobaleno – che vogliono tappare la bocca a Pro Vita & Famiglia e censurare il messaggio che veicola o che, in alcuni casi, lo hanno vergognosamente fatto. Come a Roma, Milano, Torino e Pontedera, in provincia di Pisa, dove la censura politica è arrivata in modo illegale, le affissioni sono state rimosse, a seguito di vergognose pressioni giunte da alcuni rappresentanti politici – nello specifico proprio a Torino, Milano e Roma – circa la “natura del messaggio veicolato”.

Oppure, quando la censura non è ancora riuscita a distruggere i manifesti, i vari sindaci o politici di turno si sono stracciati le vesti, invocandola. In particolare – ed è ancora in corso – l’assurda e infondata polemica portata avanti dal Sindaco di Bologna Matteo Lepore [QUI] e dal Vicesindaco Emily Clancy [QUI]. Quest’ultima, in modo vergognoso, non ha espresso la minima solidarietà dopo gli atti vandalici di chi ha strappato le affissioni e ha inoltre parteggiato per gli oppositori, dichiarandosi apertamente a favore della rimozione. A farle da eco il suo stesso sindaco, Lepore, che ha palesemente affermato di voler essere “intollerante” nei nostri confronti e, non pago, ha minacciato sanzioni (fondate sul nulla, come gli diranno presto i suoi legali) e promesso di mettere mano al regolamento comunale sulle affissioni stradali col dichiarato scopo di impedire a Pro Vita & Famiglia di replicare questa ed altre campagne in futuro.

Delibere anti-Pro Vita & Famiglia che sono allo studio in altre città governate dalla sinistra come Cesena, Imola e Santa Marinella, in provincia di Roma. Le accuse sono le solite, trite e ritrite: messaggi sessisti, discriminatori, offensivi e così via. La realtà, invece, è ben altra ma altrettanto grave: nelle città amministrate dal Partito Democratico non è tollerata l’espressione pubblica di idee, messaggi ed opinioni che non siano “politicamente corrette” o diverse dal pensiero “Lgbt-friendly”. Tali amministratori fondano (e perdono) le loro campagne elettorali sull’antifascismo, mentre in casa loro praticano la più rude e violenta censura politica che proprio dai tempi del fascismo non si vedeva in Italia.

Così come fa chi – dove invece la sinistra non governa – non può censurare politicamente i nostri manifesti ma si indigna e protesta tramite la stampa o i social, gridando allo scandalo: come è successo a Treviso o Pavia. In quest’ultimo caso, gli amministratori locali, pur ammettendo la loro contrarietà e distanza rispetto ai nostri messaggi, hanno riconosciuto la “libertà di pensiero” da dover tutelare e hanno quindi rifiutato la proposta di rimozione dei manifesti.

Infine, come se non bastasse, c’è anche chi – come alcune associazioni arcobaleno e consiglieri comunali a Modena, Piacenza e Cesena – afferma che la teoria gender sarebbe una colossale invenzione di dei pro life. Dichiarazioni di una gravità inaudita perché spianano la strada proprio a quei progetti rivolti a società e bambini e che vogliono l’appiattimento più totale della società, passando per l’indifferentismo sessuale. Sinceramente vorremmo tanto dare ragione a chi dice che i progetti gender nelle scuole non esistono, ma purtroppo la realtà è ben diversa e una delle tante eclatanti prove è il lungo dossier di Pro Vita & Famiglia Onlus [QUI].

Troppo spesso, infatti, nelle scuole di ogni ordine e grado i bambini vengono indottrinati a teorie antiscientifiche che vogliono l’esistenza di infiniti generi o della sessualità fluida, in barba ai due sessi biologici di “maschio” e “femmina”. Progetti ideologici che entrano nelle scuole sotto la maschera della lotta agli stereotipi o dell’educazione all’affettività, ma che poi propongono tematiche inadatte ai bambini e tenendo all’oscuro le famiglie, violando il diritto alla libertà educativa dei genitori.

Nonostante, quindi, le azioni antidemocratiche di amministrazioni, politici e associazioni pro-Lgbt, la buona notizia è che tutti i detrattori sono sulla difensiva, perché la gente comune ha iniziato ad aprire gli occhi. Padri e madri di famiglia non vogliono che si entri nelle scuole a indottrinare i loro figli su “identità di genere fluida e creativa” e altre sciocchezze antiscientifiche.

Le minacce e le false accuse dei collettivi femministi e arcobaleno non smussano, dunque, la determinazione di Pro Vita & Famiglia: continuerà a difendere figli e nipoti. Continuerà a tutelare la loro corretta educazione e crescita. Continuerà a proteggere il diritto alla libertà educativa di milioni di genitori italiani.

Gender. Pro Vita & Famiglia Bologna

«Da sindaco Lepore intolleranza anti democratica verso manifesti sul gender»
Simone Ortolani, Responsabile del Circolo Territoriale di Pro Vita & Famiglia Onlus: «È in corso una vera e propria macchina della censura per distruggere – fisicamente e non – la nostra campagna anti-gender che vuole difendere e tutelare i bambini dall’indottrinamento e il diritto alla libertà educativa dei genitori. Con una presa di posizione scandalosa e irricevibile, il Vicesindaco Emily Clancy non solo non ha espresso alcuna solidarietà nei nostri confronti dopo gli ignobili atti di violenza squadrista estremista verso i nostri manifesti, ma si è addirittura dichiarata favorevole e pronta a tapparci la bocca e ledere così la libertà di espressione con un atteggiamento assolutamente totalitario, da dittatura del pensiero unico. In più portando avanti tesi campate in aria. Quanto dichiarato dal vicesindaco, che ipotizza di applicare decreti attuativi che non esistono, contrasta con la tassatività delle norme, nonché vorrebbe scardinare lo stesso ordinamento giuridico pur di applicare, solo nel nostro caso, una norma appunto non prevista. Minacce che, ovviamente, non ci fanno paura. Innanzitutto perché i nostri manifesti sono pienamente legittimi e non sono né offensivi né discriminatori, dunque in nessun caso rientrerebbero nelle norme chiamate in causa. In più autorevoli fonti governative e ministeriali ci hanno assicurato la piena legittimità della campagna e chiarito tutti gli aspetti giuridici riguardanti questi ormai famigerati decreti attuativi. Ringraziamo chi, come i consiglieri Di Benedetto, Cavedagna e Zuntini, ha espresso solidarietà e difeso la nostra libertà di espressione, contrariamente alle associazioni arcobaleno che ci contestano l’uso della parola “teoria gender” – addirittura mettendo in dubbio la sua esistenza – ma che in realtà fanno proprio del gender la loro ragione d’esistenza».

«Irricevibile vicesindaco Clancy chiede censura manifesti»
Francesco Perboni, Referente Pro Vita & Famiglia Bologna: «”A Bologna non tolleriamo l’intolleranza” è il nuovo slogan di Matteo Lepore, invocato per promuovere la censura di un pensiero differente dal suo rispetto all’ideologia di genere, divenuta tema etico scottante della cultura educativa postmoderna. Il fatto che bambini e bambine possano essere intrappolati in un corpo sbagliato, e che l’unica vera soluzione sia una trasformazione invasiva del proprio corpo da iniziare prima della pubertà con somministrazione di farmaci bloccanti, viene ormai dato per assodato e certo.
Ora Pro Vita & Famiglia viene accusata di aver affisso in luoghi sensibili (peraltro la scelta del luogo è sempre nelle mani del comune stesso e non dell’associazione che paga per le affissioni) manifesti offensivi della dignità delle persone e della libertà di espressione di genere. I manifesti dicono “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini”. Vorremmo chiedere al sindaco: è offensivo ritenere che un bambino non sia in grado di affrontare una decisione simile? Che non sia in grado di capire se in realtà è un bambino intrappolato nel corpo di una bambina? È offensivo ritenere che i bambini non debbano affrontare discorsi come questi fino a che non abbiano raggiunto un’età più adatta? E soprattutto, è offensivo chiedere che non venga insegnato nelle scuole che i bambini devono decidere cosa essere, lasciando alla famiglia la libertà educativa sui propri figli? Questo è il messaggio del nostro manifesto. Un messaggio dunque a tutela dei bambini e delle famiglie, un messaggio in nessun caso offensivo né sessista né discriminatorio.
Noi non condividiamo la teoria di genere, che Lepore si permette addirittura di definire “fantomatica”. La teoria gender, purtroppo, esiste e prova ne sono le decine di progetti proposti nelle scuole di ogni ordine e grado o le vergognose fiabe e letture rivolte ai bambini sulla sessualità fluida e gli “infiniti” generi. Pensiamo dunque che sia un’antropologia nichilista che svuota il concetto di uomo e donna sciogliendo l’identità di ciascuno in un confuso magma senza forma, completamente sconnesso dalla realtà. Questa teoria, infatti, come una colonizzazione ideologica viene diffusa fra i bambini e gli adolescenti nelle scuole mediante progetti scolastici gestiti da altre associazioni fortemente ideologizzate. Loro sono liberi di entrare nelle scuole ed insegnare ai nostri figli queste teorie, senza previo consenso dei genitori. Noi non siamo liberi di dire di “NO” con un cartellone. Dove starebbe la democrazia in questo?
Facciamo infine notare al sindaco, che un dialogo democratico si svolge in contesti istituzionali. Se pensate che i nostri manifesti siano illegali, sia deciso democraticamente in sede legale. Dov’è lo sdegno per gli atti anti democratici ed incivili di censura da parte dei gruppi che strappano i manifesti prima di qualsiasi contesa pubblica? Anche i partiti totalitari del secolo scorso tacevano davanti alle azioni di gruppi violenti, e segretamente se ne compiacevano. Se non siete d’accordo con queste forme anti democratiche abbiate il coraggio di prenderne le distanze, oppure abbiate il coraggio di sostenere la censura apertamente».

Per chi vuole sostenere le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus

L’associazione – sostenuta sul piano comunicativa da questo Blog dell’Editore – non riceve fondi statali anche per restare autonoma, ma questo significa che dipenda totalmente dalla generosità di chi vuole donare…

Tramite bonifico bancario
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Banca: Intesa San Paolo
Causale: Stop gender scuola
IBAN: IT65 H030 6905 2451 0000 0000 348

Tramite bollettino postale
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Conto corrente: 1018409464

Tramite Carta o PayPalQUI

[*] L’acronimo LGBTQIA+ sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer, Intersessuali, Asessuali. Il + indica inoltre tutte quelle identità di genere e orientamenti sessuali non eterosessuali e non binarie che non rientrano nelle lettere dell’acronimo. Cioè, tutto quello non orientato alla procreazione in modo naturale tramite l’unione di una donna e un uomo, tutto ciò che è contrario al disegno del Signore per l’uomo: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”» (Genesi 1,27-28).

L’uomo o è a immagine e somiglianza di Dio o è una ridicola caricatura di sé.

I sessi sono due, maschile e femminile, e i bambini nascono soltanto da una femmina (donna) e da un maschio (uomo) (lo dice la biologia e lo si sapeva prima dell’esistenza della scienza; il genero è il marito della figlia), che sono i genitori (coloro che generano o hanno generato figli maschi e figlie femmine, il padre e la madre, dicono i dizionari), che si chiamano mamma e papà (lo dice la nostra cultura ancestrale).

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