29ª Udienza del processo 60SA in Vaticano. Secondo interrogatorio di Stefano De Santis del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.10.2022 – Vik van Brantegem] – Oggi pomeriggio 13 ottobre 2022, con la 29ª udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato è continuato per circa sette ore l’escussione di Stefano De Santis, Dirigente del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, definito da Reuters “uno specialista in reati finanziari”, che ha seguito tutte le fasi e gli interrogatori del procedimento penale n. 45/2019 RGP vaticano.

De Santis è stato interrogato per la seconda volta – e non ha ancora terminato – dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, dalle parti civili e dalle difese, trattando subito della vicenda di Cecilia Marogna, che si sarebbe appropriata indebitamente dei soldi forniti dalla Segreteria di Stato per un’operazione umanitaria, questione già affrontata già nell’interrogatorio di ieri. Nel tardo pomeriggio il collegio difensivo del Cardinal Becciu ha diffuso un Comunicato stampa, che riportiamo di seguito.

Si è ritornato all’incontro del 3 ottobre 2020 tra il Cardinale Angelo Becciu e il Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Gianluca Gauzzi Broccoletti. Questo incontro avvenne pochi giorni dopo la genesi del “caso L’Espresso”, che va indietro al 24 settembre 2020, quando il Cardinal Becciu si dimette da Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rinuncia ai diritti e prerogative connessi al cardinalato (tra cui la partecipazione ad un Conclave), dopo il colloquio con Papa Francesco la sera prima, a proposito di un servizio dell’Espresso sulla presunta distrazione di fondi della Santa Sede, fatto trovare sulla scrivania papale al Domus Sanctae Marthae. Poi, il 19 novembre 2020 un’inchiesta del fondatore di Libero, Vittorio Feltri smonta le accuse contro il Cardinal Becciu, definendole una montatura giornalistico-giudiziaria [Intervista di Giovanni Minoli a Vittorio Feltri per “Il Mix delle 5”. Il Cardinale Becciu vittima di un’operazione di diffamazione mondiale – 10 febbraio 2021].

Per non dimenticare come iniziò il “caso Becciu”, visto che il Dirigente del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Stefano De Santis, è così ben informato su tutti i dettagli e i risvolti del caso (sul territorio dello Stato della Città del Vaticano e sul territorio della Repubblica italiana, fino ai pasticcini consegnati a caso del Cardinal Becciu, ripreso dalle telecamere di cui è seminato il territorio vaticano), potrebbe anche spiegarci due cose:

1. Chi era la bassa manovalanza che portò fisicamente la copia de L’Espresso per la cacciata di Becciu sulla scrivania di Papa Francesco (non deve essere difficile rispondere, visto le telecamere onnipresenti).

2. Chi fine abbiano fatto l‘esposto del 18 febbraio 2019 e la denuncia-querela del 26 aprile 2021 di Enrico Rufi [QUI].

De Santis, presente al colloquio del 3 ottobre 2020 tra il Cardinal Becciu e in Comandante Gauzzi, ieri aveva dichiarato che l’incontro fu organizzato dal Cardinal Becciu, che in una dichiarazione spontanea ha spiegato invece di essere stato contattato dal Comandante Gauzzi tramite sms che diceva di volerlo incontrare per chiarire alcune questioni a voce. L’incontro doveva rimanere segreto, stando a quanto riferito ieri dal Cardinal Becciu, ma De Santis ha contraddetto questa versione, affermando che allora non vide “il cardinale stupito o sorpreso” di ricevere i due vertici della Gendarmeria, cosa che faceva intuire “che fosse un incontro concordato”. “Mai abbiamo detto al cardinale che quell’incontro doveva essere segreto, mai! Un Comandante che raggiunge casa di un Cardinale poteva essere circostanza nota di lì a poco in Vaticano dove anche i sampietrini sanno ciò che succede”, ha detto De Santis.

In quell’occasione, il Cardinal Becciu sarebbe stato informato della distrazione di 575 mila euro da parte della Marogna e si propose di rifondere la Segreteria di Stato, venendo bloccato però dal Comandante Gauzzi che disse che lui era il truffato e non il truffatore. De Santis ha spiegato che nell’appartamento del Cardinal Becciu non si fece riferimento alle attività di Marogna per liberare una suora rapita in Mali [1] ma si parlò del fatto che la Marogna stesse “depredando” i soldi della Santa Sede per acquistare beni di lusso. La Gendarmeria, ha detto De Santis, ne aveva avuto contezza “dopo i primi accertamenti svolti su conti correnti e grazie alla disamina delle chat”. “Quando siamo andati dal Cardinale, già sapevamo con certezza che Becciu fosse informato”, ha dichiarato De Santis. Invece, il Cardinal Becciu ha assicurato di essere venuto a conoscenza della circostanza proprio durante l’incontro con Gauzzi e De Santis. Secondo De Santis, “Becciu non era stupito del fatto che Marogna avesse depredato i soldi… Quando io e Gauzzi diciamo ‘Eminenza, faccia attenzione a questa persona a lei vicina’ non ci chiese come, perché, ma era esclusivamente turbato che il nome potesse emergere perché poteva essere un danno per lui e i familiari”. A supporto di queste sue affermazioni, De Santis ha citato la memoria di Mons. Alberto Pelasca, in cui l’ex Responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato affermava che Becciu aveva apostrofato con epiteti poco gentili i magistrati che indagavano sulla donna. Su questo e altri punti si è opposto l’avvocato del Cardinal Becciu, Fabio Viglione.

“Di interesse investigativo” per la Gendarmeria, anche la registrazione audio del colloquio all’Hotel Bulgari – ricordiamo, in territorio italiano – tra il broker Gianluigi Torzi, il funzionario dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, e il consulente finanziario della Segreteria di Stato Enrico Crasso. Quest’ultimo aveva registrato di nascosto la conversazione, in base alla quale la Gendarmeria ha potuto ipotizzare, ha affermato De Santis, “la condotta” dei tre imputati, in particolare la “condotta delittuosa” di Torzi, al quale la Segreteria di Stato dovette pagare per fargli cedere le mille azioni con diritto di voto che gli garantivano il pieno controllo del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra. Una vera e propria estorsione, secondo l’accusa. “Nella registrazione si sentono interlocuzioni molto dure, con Torzi che richiede in modo forte i soldi a Tirabassi. Soldi ‘dovuti’, a suo dire, perché si parla di favori scambiati precedentemente”. Più volte il testimone ha ripetuto che la Gendarmeria non riesce a spiegarsi il motivo per cui “si è dovuto triangolare attraverso Torzi un’operazione che spettava al Gruppo Mincione e alla Segreteria di Stato”.

Nell’aula è stato proiettato un appunto inviato a fine maggio 2020 al Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, firmato dal Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, e dal Sostituto agli Affari generali, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra. Nel documento si parlava di presunte offerte presentate alla Santa Sede per acquistare il palazzo di Londra, un anno dopo che la Segreteria di Stato se ne era riappropriata. Dal Cardinal Parolin, spiegava, si erano presentati Giancarlo Innocenzi Botti, parlamentare di Forza Italia e Sottosegretario alla comunicazione del Governo Berlusconi, e Giovanni Castellaneta, Ambasciatore italiano a Washington. Entrambi si offrivano per trovare acquirenti per l’immobile. De Santis, interpellato da Diddi, ha dichiarato che “non c’era nulla di vero” su ciò che venne riferito a Parolin e che dietro a quell’incontro c’erano Becciu e Marco Simeon, “nome noto” in ambienti vaticani, che sarà escusso domani.

Sull’appunto era stato sentito anche il Cardinal Becciu nell’interrogatorio del 18 maggio scorso. L’ipotesi dell’accusa è che la proposta di acquisto, pari a oltre 330 milioni di euro, da parte della famosa società Bizzi & Partners era una manovra di Gianluigi Torzi per riappropriarsi dell’immobile. Ipotesi corroborata dal fatto che lo stesso giorno si era costituita una società con due soci collegati al broker.

Più volte nell’interrogatorio di De Santis si è parlato del “pentito/collaboratore di giustizia/teste chiave contro Becciu” Mons. Perlasca. Una volta in riferimento alla coop Simpatia di Como dedita al sostegno degli anziani, dove sarebbe ricoverato anche il padre di Mons, Perlasca. Alla cooperativa la Segreteria di Stato avrebbe erogato contributi pari a 60 mila euro in 2-3 anni. Poi, si è tornati sulla questione dei bonifici della Segreteria di Stato alla cooperativa sarda Spes, gestita dal fratello del Cardinal Becciu, Tonino: due da 100 mila euro e uno di 25 mila euro con una generica causale di “sussidio”. Questi soldi, ha detto De Santis, sarebbero confluiti su un “conto promiscuo” della Caritas della diocesi di Ozieri e della Spes; due giorni dopo sarebbero stati versati 23.900 euro per un altro conto Spes “commerciale” per acquistare un macchinario. A ottobre la stessa fattura sarebbe stata rimborsata per intero da un’altra società, la Gal Logudoro. Dopo quindici giorni sarebbe stato emesso un assegno la cui beneficiaria era Maria Luisa Zambrano, che De Santis ha descritto come “nipote di Becciu”. Quando nell’incontro del 3 ottobre si affrontò il tema, il Cardinal Becciu, ha detto De Santis, “non comprendeva l’iniziativa dei magistrati” di indagare sulla vicenda. “Per lui era fare del bene ad una cooperativa che faceva del bene”.

Comunicato stampa nell’interesse di Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, 13 ottobre 2022

«Esprimiamo soddisfazione per l’udienza odierna, durante la quale sono state confermate tutte le dichiarazioni offerte al Tribunale dal Cardinale durante il suo interrogatorio, e in particolare che gli investimenti della Segreteria di Stato furono approvati previa individuazione, istruttoria e proposta dell’Ufficio Amministrativo e del Capo Ufficio, Mons. Perlasca; che mai il Cardinale decise in difformità dal parere tecnico degli Uffici [2]. É emerso inoltre che quando giunse in Segreteria, il Cardinale non mutò il personale dipendente: chi già lavorava, rimase al proprio posto; e così anche per i consulenti finanziari esterni.

Quanto alla operazione di liberazione, è emerso che una parte dei pagamenti fu eseguita dal suo successore, Mons. Peña Parra, ed è stata data lettura di un messaggio che conferma la piena legittimità dell’operazione, autorizzata direttamente dal Santo Padre [1].

Quanto alla Spes, è emerso che gli inquirenti non hanno ritenuto di ascoltare i Vescovi di Ozieri sulle erogazioni liberali ricevute. Già in atti, comunque, sono presenti loro dichiarazioni, raccolte quasi due anni fa dalla difesa, che confermano le richieste ed il corretto impiego dei fondi ricevuti. Non riusciamo davvero a comprendere come, anche a fronte di questo pieno riconoscimento, perfino pubblicamente manifestato, si possa ancora sostenere qualsiasi irregolarità sul punto attribuibile al Cardinale.

Ancora una volta si riafferma la piena correttezza del comportamento del Cardinale Becciu, che non senza sofferenza ma con massimo rispetto del Tribunale anche oggi, come d’abitudine, ha partecipato all’udienza.
Avvocati Fabio Viglione, Maria Concetta Marzo».

[1] Il 6 maggio 2022, nell’articolo Nel processo vaticano per le presunte malversazioni finanziarie nella Segreteria di Stato, il Cardinal Becciu continua a smontare tutte le accuse e chiama Papa Francesco a difesa, abbiamo riferito al punto 9 dei «punti principali della dichiarazione spontanea resa nell’udienza del 5 maggio da Sua Eminenza Cardinale Angelo Becciu»:

«Il caso di Cecilia Marogna – Il Cardinal Becciu ha sottolineato la sua più “forte e vibrata indignazione per come questo rapporto è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive — anche — della mia dignità sacerdotale. Credo che questo atteggiamento tradisca altresì una scarsa considerazione nei confronti della donna in generale”. La signora Marogna “si propose per una collaborazione professionale con la Segreteria di Stato” in materia di intelligence e geopolitica. Una serie di incontri successivi aumentarono “il credito fiduciario nei suoi confronti e l’apprezzamento in merito alle sue competenze” anche grazie a “una serie di incontri ad alto livello istituzionale promossi proprio dalla signora Marogna”.
Il Cardinale poi si sofferma sul “rapimento, avvenuto in Mali il 7 febbraio 2017 di Suor Gloria Cecilia Navaes Goti, francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana”. Prima di “rivolgermi al Santo Padre” vista la delicatezza dell’emergenza “parlai alla signora Marogna. La signora mi riferì di un’agenzia inglese di intelligence, Inkerman, con la quale, a suo dire, si sarebbe potuta interfacciare proficuamente attivandosi per tutte le operazioni necessarie alla liberazione di Suor Gloria”».

Il testo integrale della “dichiarazione spontanea” resa dal Cardinale GIovanni Becciu nell’Udienza del 5 maggio 2022 [QUI].

«La religiosa francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana, Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti, rapita nel febbraio 2017 dai jihadisti in Mali, è stata rilasciata. Lo ha annunciato la Presidenza del Mali in un comunicato. Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti era stata rapita il 7 febbraio 2017 a Karangasso, nel distretto di Kutiala, nel sud del Mali vicino al confine con il Burkina Faso, dove lavorava come missionaria. Secondo la Presidenza del Mali il rilascio è “il coronamento di 4 anni e 8 mesi di sforzi congiunti di diversi servizi di intelligence”. Il Presidente della Transizione in Mali, il Colonnello Assimi Goita, assicura che “sono in corso sforzi” per liberare tutti i rapiti in Mali. La liberazione della suora colombiana è stata confermata all’AFP dall’Arcivescovo metropolita di Bamako, Monsignor Jean Zerbo, che ha assicurato che la religiosa “sta bene”. La Presidenza del Mali ha reso omaggio in un tweet al “coraggio” della suora colombiana» (Rai News, 10 ottobre 2021) [V.v.B.].

[2] Questo modus operandi del Cardinal Becciu come Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, sono in grado di confermare da diretta esperienze nella collaborazione con lui, nei diversi incarichi che ho avuto come Assistente della Sala Stampa della Santa Sede [V.v.B.].

Foto di copertina: “Il processo nell’Aula dei Musei Vaticani per i presunti illeciti compiuti con i fondi della Santa Sede” (Vatican News – Foto di Vatican Media).

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