Papa Francesco invita a riconoscere il desiderio

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“In questi giorni il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino, specialmente agli abitanti delle località sulle quali si sono accaniti i bombardamenti. Porto dentro di me il loro dolore e, per intercessione della Santa Madre di Dio, lo presento nella preghiera al Signore. Egli sempre ascolta il grido dei poveri che lo invocano: possa il suo Spirito trasformare i cuori di quanti hanno in mano le sorti della guerra, perché cessi l’uragano della violenza e si possa ricostruire una convivenza pacifica nella giustizia”: è stato questo l’appello di papa Francesco al termine dell’udienza generale, svoltasi in piazza san Pietro, dopo quello fatto al termine della recita dell’Angelus di domenica 2 ottobre, dedicato completamente alla situazione della guerra nell’est Europa.

Mentre nell’Udienza generale ha proseguito la catechesi sul discernimento, evidenziando che l’epoca attuale ha accentuato un altro elemento fondamentale, che è il desiderio: “Infatti, il discernimento è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo, abbiamo il fiuto”.

Ed ha spiegato cosa è il desiderio, che deriva dal latino ‘de-sidus’: “I maestri spirituali la indicano con il termine ‘desiderio’, che, alla radice, è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi. Il desiderio non è la voglia del momento. La parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso:

de-sidus, letteralmente ‘la mancanza della stella’, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta”.

Ma come è possibile riconoscerlo?, ha chiesto il papa: “E’ come quando abbiamo sete: se non troviamo da bere, non per questo rinunciamo, anzi, la ricerca occupa sempre più i nostri i pensieri e le nostre azioni, fino a che diventiamo disposti a qualsiasi sacrificio per poterla placare, quasi ossessionato. Ostacoli e insuccessi non soffocano il desiderio, no, al contrario lo rendono ancora più vivo in noi”.

Ma il desiderio non è evanescente e si realizza: “A differenza della voglia o dell’emozione del momento, il desiderio dura nel tempo, un tempo anche lungo, e tende a concretizzarsi. Se, per esempio, un giovane desidera diventare medico, dovrà intraprendere un percorso di studi e di lavoro che occuperà alcuni anni della sua vita, di conseguenza dovrà mettere dei limiti, dire dei ‘no’, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni, specialmente nei momenti di studio più intenso. Però, il desiderio di dare una direzione alla sua vita e di raggiungere quella meta – arrivare medico era l’esempio – gli consente di superare queste difficoltà. Il desiderio ti fa forte, ti fa coraggioso, ti fa andare avanti sempre perché tu vuoi arrivare a quello: io desidero quello”.

Il desiderio si domanda, come fa Gesù prima di compiere i miracoli nei confronti degli ammalati: “La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita ‘da paralitico’, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto. Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita”.

Occorre, quindi, porre un argine alle lamentele, che bloccano il desiderio: “Ma state attenti che le lamentele sono un veleno, un veleno all’anima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti. State attenti con le lamentele. Quando si lamentano in famiglia, si lamentano i coniugi, si lamentano uno dell’altro, i figli del papà o i preti del vescovo o i vescovi di tante altre cose… No, se voi vi ritrovate in lamentela, state attenti, è quasi peccato, perché non lascia crescere il desiderio”.

Nella catechesi di questa udienza il papa ha esortato a porre attenzione al tempo attuale, che tende ad atrofizzare il desiderio: “L’epoca in cui viviamo sembra favorire la massima libertà di scelta, ma nello stesso tempo atrofizza il desiderio, tu vuoi soddisfarti continuamente, per lo più ridotto alla voglia del momento.

E dobbiamo stare attenti a non atrofizzare il desiderio. Siamo bombardati da mille proposte, progetti, possibilità, che rischiano di distrarci e non permetterci di valutare con calma quello che veramente vogliamo”.

E’ un invito a scoprire il desiderio più profondo della vita, come ha domandato Gesù al cieco della parabola del Vangelo di Marco (‘Cosa vuoi che faccia per te?’): “Se il Signore rivolgesse a noi, oggi, per esempio, a uno qualsiasi di noi, la domanda che ha fatto al cieco di Gerico…, cosa risponderemmo?

Forse, potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore: ‘Signore che io conosca i miei desideri, che io sia una donna, un uomo di grandi desideri’ forse il Signore ci darà la forza di concretizzarlo. E’ una grazia immensa, alla base di tutte le altre: consentire al Signore, come nel Vangelo, di fare miracoli per noi: Dacci il desiderio e fallo crescere, Signore”.

(Foto: Santa Sede)

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