Madre Julia Verhaeghe ha amato e servito la Chiesa. La lettera di Benedetto XVI sul «dramma interiore dell’essere cristiano»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.10.2022 – Vik van Brantegem] – Julia Verhaeghe nacque l’11 novembre 1910 nelle Fiandre, a Geluwe, in Diocesi di Gent e ha terminato il suo pellegrinaggio terreno ritornando alla casa del Padre il 29 agosto 1997. Fu la fondatrice della Famiglia spirituale “L’Opera” [QUI]. Scoprì in John Henry Newman un fratello spirituale. Ha detto di se stesso: «Dio mi ha guarito dallo spirito del tempo, come anche altri della mia generazione; mi ha così tratto in salvo ed ha acceso in me un grande amore per la Chiesa, Corpo mistico di Cristo. Io non ho fondato nulla. Da quando Gesù Cristo ha fondato la santa Chiesa, tutto è stato fondato. Egli ha bisogno solo di persone che vivano a fondo questa fondazione».

Il simbolo della Famiglia spirituale “L’Opera” è la radiosa corona di spine. Vuole esprimere che, nella sequela di Cristo, partecipiamo alle sue sofferenze e alla sua gloria. «Chi in questo mondo si schiera per la verità e per l’amore, si lascia ferire, dice sì alla corona di spine» (Cardinale Joseph Ratzinger, 10 novembre 2001).

Per tutta la sua vita, Madre Julia volle stare dietro le quinte. Sentì la chiamata a vivere una vita nascosta con Gesù, suo Signore e suo Sposo, donandosi nell’amore, nella preghiera e nel sacrificio per le sue figlie e i suoi figli spirituali, per il rinnovamento interiore della Chiesa e per la salvezza del mondo.

«Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano» (Proverbi 25, 25).

Il volume Ha servito la Chiesa. Madre Julia Verhaeghe e lo sviluppo della Famiglia spirituale “L’Opera” (Velar 2022, 288 pagine [QUI]) di Padre Hermann Geissler, FSO, è un racconto senza intento agiografico e per questo “drammatico”, perché la vita di un cristiano è costellata di sofferenze e la vita di una comunità che cresce è fatta di bene e di male.

Nella sua lettera di ringraziamento all’autore – resa nota da Andre Gagliarducci su Catholic News Agency del 23 settembre 2022 [QUI] – Benedetto XVI ha elogiato la storia scritta di Padre Geisler di Madre Giulia Verhaeghe, che ha dedicato la sua vita all’incontro spirituale con Cristo nell’adorazione eucaristica e in altre pratiche. Benedetto XVI non ha nascosto di aver avuto «il timore che la sua vita potesse essere poco interessante nell’insieme poiché priva di qualsiasi drammaticità esteriore». E ha elogiato l’autore per aver «reso visibile il dramma interiore dell’essere cristiano, stilando una biografia davvero appassionante».  Benedetto XVI scrive che «il percorso esteriore di questa vita, che porta dal Belgio attraverso l’Austria e l’Ungheria fino a Roma, con un punto focale proprio in Austria, diventa riflesso del percorso interiore per mezzo del quale è stata condotta questa donna. In tal modo diventa visibile il vero dramma di una vita che si ritrova soprattutto nell’incontro con Paolo e, attraverso lui, con Cristo stesso, permettendo ad altri di ripercorrerla. Nella sua vita è presente tutto il dramma esteriore e interiore della fede. La tensione qui descritta è accattivante particolarmente per me, perché simile a quanto ho vissuto anch’io dagli anni quaranta in poi. La ringrazio davvero! Spero che molte persone leggano questo libro e, trovando un aiuto per incontrare nuovamente Cristo, scoprano in lui la vera risposta alle domande su come vivere da essere umani».

Il volume Ha servito la Chiesa. Madre Julia Verhaeghe e lo sviluppo della Famiglia spirituale “L’Opera” di Padre Geissler completa un primo scritto biografico, con la presentazione della prima parte della sua vita, fino al 1950, dal titolo Ha amato la Chiesa. Madre Giulia Verhaeghe e gli inizi della famiglia spirituale «L’opera» (‎Vita e Pensiero 2007, 224 pagine [QUI]), a cura di Katharina Strolz, FSO, e Peter Willi.

«Madre Giulia non ha fondato un’opera diversa dall’opera di Gesù Cristo, ma si è posta interamente al servizio della Sua opera. In tal modo ci invita a non porre altre opere accanto all’opera di Cristo, ma a dedicarci alla Sua opera, ad essere e a vivere con la Sua opera e così, attraverso di Lui, con Lui e in Lui, porsi al servizio della salvezza del mondo. Tutto ciò che ella ha fatto è riferito a Cristo, Figlio del Dio vivente» (Cardinale Joseph Ratzinger/Benedetto XVI).

«Sentiamo il dovere di far conoscere a una cerchia più ampia, anche in Italia, la figura di Madre Giulia. Dopo la sua morte nel 1997, molte persone ci hanno chiesto di non tenere la vita di Madre Giulia per noi stessi, ma di condividere le sue esperienze con gli uomini e le donne del nostro tempo. I veri testimoni della fede che Dio suscita nel suo popolo, infatti, non appartengono solo ad alcuni, bensì alla Chiesa intera. Siamo convinti che Madre Giulia abbia da dire qualcosa a questa generazione» (dalla Presentazione di Ha amato la Chiesa).

La seconda parte della storia di Madre Julia e de L’Opera – la versione italiana dell’edizione tedesca Sie diente der Kirche: Mutter Julia Verhaeghe und die Entfaltung der geistlichen Familie „Das Werk“ (fe-medienvlg 2020, 288 pagine) – offre la visione della vita di madre Julia dal 1950 fino alla sua morte e, nel contempo, dello sviluppo della Comunità da lei fondata. Le pagine raccontano di una donna che non possedeva né una cultura particolare, né una buona salute, né alcun mezzo economico. Eppure un fuoco bruciava nel suo cuore. Seguiva Gesù con fede incrollabile e invitava le persone a confidare fermamente nella provvidenza di Dio.

Ha servito la Chiesa mette in luce il carisma specialissimo di Madre Julia. Una donna la cui vocazione nasce durante la Prima Guerra Mondiale e si sviluppa nella Seconda Guerra Mondiale. Un carisma paolino adatto ai dotti e ai semplici, ai sacerdoti e ai laici, alle donne e agli uomini, e in questo anticipatore del Concilio Vaticano II.

Si, perché la storia di Madre Julia inizia dall’apostolato nelle famiglie attraverso le giovani che negli anni ‘30 e ‘40 dalla campagna arrivavano in città per lavorare nelle grandi case borghesi: «Era convinta che i servizi domestici contribuissero significativamente all’atmosfera e alla soddisfazione di una comunità», si legge nel libro. Un periodo apparentemente molto diverso da oggi dal punto di vista sociale, ma con molti punti in comune a bene vedere. La necessità dell’accoglienza e della cura domestica, la attenzione agli anziani e ai piccoli non è una delle grandi questioni sociali oggi?

Madre Julia Verhaeghe voleva essere un sostegno per le famiglie.

Le famiglie de “L’Opera” si incontrano, secondo le possibilità, una volta al mese in piccoli gruppi, per pregare insieme e crescere nella fede e nella spiritualità de “L’Opera”. Di norma partecipano a questi incontri in “chiese domestiche” una suora o un sacerdote de “L’Opera”. In occasione delle feste che hanno un particolare significato per “L’Opera”, come la solennità del Sacro Cuore o la domenica della Santa Famiglia, si svolgono incontri di gruppi più grandi di fedeli laici e consacrati. Le famiglie de “L’Opera” si consacrano al cuore di Gesù e la loro abitazione viene benedetta. L’immagine del Sacro Cuore vi occupa un posto centrale. A seconda delle situazioni locali o della distanza da una casa de “L’Opera”, i fedeli laici collaborano alla vita della comunità o con pratici servizi concreti o con il loro consiglio o con la loro competenza professionale. Non è prevista una quota sociale di appartenenza. Per disposizione di Madre Julia, vale il principio delle prime comunità cristiane: ognuno dia secondo coscienza. Anche per i fedeli laici è decisivo lo spirito de “L’Opera”, che deve improntarli sempre di più. Madre Julia era consapevole che “L’Opera” non è un’organizzazione ma una famiglia di Dio e una corrente spirituale. Il lievito fermenta la pasta e il sale dà sapore alle vivande: non ne serve molto, ma non deve perdere il sapore, altrimenti non può più svolgere il suo compito. Ciò che Madre Julia disse già negli anni ’60 alle consorelle, vale anche per i fedeli laici e in particolare per le famiglie: «Gesù, il Signore, deve essere sempre il fine e il motivo dei nostri atti e del nostro pensiero».

Altro tema che Madre Giulia porta alla attenzione dei cristiani di oggi è quello della persecuzione. Nata in Belgio, Julia volle aprire la comunità al mondo e – scrive Padre Geissler – «seppure inizialmente Madre Julia non avesse alcuna intenzione di recarsi personalmente in Ungheria, visse intimamente con la Chiesa oppressa in questo Paese». Decise di andare nell’autunno 1969 e attraversò la cortina di ferro il 29 ottobre 1969. Il racconto dell’attività pionieristica della Famiglia spirituale “L’Opera” in Ungheria è commovente oltre che storicamente dettagliato. Il carisma paolino diventa poi spinta missionaria con le comunità in Congo e poi servizio alla società nello stile della nuova evangelizzazione.

E c’è poi la questione dell’unità dei cristiani, ma anche – all’interno della Comunità – tra sacerdoti e persone consacrate, tra consacrati e laici, tra questi e le famiglie, le “chiese domestiche”, una realtà che si arricchisce alla fonte della vita dei primi cristiani, chiamati tutti a vivere la propria vocazione battesimale ed ecclesiale per sostenersi a vicenda ed essere sale nelle società secolarizzate.

Un capitolo a parte è il legame intellettuale di Madre Julia con il Cardinale John Henry Newman. Questo interessante capitolo descrive come Madre Julia, in una situazione difficile vissuta negli anni ‘60, trovò nel santo inglese un “fratello spirituale”. Dopo aver letto un’antologia con vari testi di Newman disse: «Devo proprio dire che sento una vera affinità spirituale con questo cardinale. Fu un precursore nella Chiesa del suo tempo. Aveva uno sguardo così chiaro sulla situazione della Chiesa, ma le sue intuizioni non furono comprese da molti. Ecco perché ha dovuto soffrire molto. Devo quasi dire che soffrì per la Chiesa e a causa della Chiesa». Da questo incontro spirituale nacque un’amicizia che continua tuttora nella Famiglia spirituale “L’Opera”, che promuove, tramite vari Centri Newman in diversi Paesi, lo studio e la venerazione di John Henry Newman. Disse il Cardinale Joseph Ratzinger, durante la Messa di ringraziamento per il riconoscimento pontificio de “L’Opera”, celebrata il 10 novembre 2001 nella basilica di San Pietro: «Non a caso, credo, la Famiglia spirituale “L’Opera” ha un particolare rapporto con Newman, con il suo motto “Cor ad cor loquitur”. Madre Julia ha pensato con il cuore, e dal cuore ha riconosciuto il cuore di Gesù – questo Cuore trafitto, sorgente dell’Alleanza, sorgente della nostra vita».

La tomba di Madre Julia Verhaeghe nella chiesa di Thalbach a Bregenz in Austria.

La storia si chiude non con la morte di Madre Julia, ma con il riconoscimento pontificio de “L’Opera” da parte Papa Giovanni Paolo II, un momento per un nuovo inizio nel 2001. Il libro contestualizza la vita e le scelte di Madre Giulia, collegandole alle situazioni del tempo, di cui è stata un’attenta osservatrice. testimonianze, estratti dalle lettere di Madre Giulia e altri documenti d’archivio. I ricordi e i diari dei membri confermano gli eventi descritti. Tutte le citazioni, insieme alle informazioni contenute nelle note a piè di pagina, forniscono una grande quantità di informazioni su persone, sviluppi e contesti, al punto da rendere emozionante e interessante la lettura del libro che si compone di quattro parti principali:
I. La fioritura della Comunità in Belgio
II. La diffusione internazionale e nuove sfide
III. Sviluppo del carisma e delle diverse vocazioni
IV. Ultimi anni di vita e riconoscimento pontificio

Il 6 novembre 2022 la Famiglia spirituale “L’Opera” come ogni anno si riunisce per celebrare il compleanno di Madre Julia. È una occasione per conoscere una donna speciale e il frutto della sua donazione a Dio.

L’evoluzione della Comunità e lo sviluppo del carisma proprio de “L’Opera” è indissolubilmente legato alla persona e alle grazie particolari di Madre Julia. Come è intervenuto Dio nella sua vita? Come ha risposto lei nella fede? Come è riuscita a seguire le vie della provvidenza nella sua vita concreta? Come si è lasciata chiamare al servizio per risvegliare nuova vita per la Chiesa, diventando fondatrice di una nuova famiglia di vita consacrata e madre spirituale per molti? Numerose citazioni tratte dalle sue lettere e dai suoi appunti permettono ai lettori di scrutare, per così dire, il suo cuore. Parlano della sua visione profetica sulla Chiesa e sul mondo, della sua premura materna verso molte persone, della sua saggezza negli sviluppi esterni e interni della comunità. Ma nel libro traspare anche la dimensione delle sofferenze spirituali e fisiche e della relazione mistica con Cristo, nella dedizione costante ai patimenti e alla glorificazione del Signore. Così Madre Julia è diventata «una testimone dell’azione provvidente di Dio, una figlia della Chiesa e una serva dell’unità, nell’amore e nella verità» (dalla Prefazione del Cardinale Mario Zenari).

«Ho avuto il dono di aver potuto conoscere Madre Julia per molti anni. Era una donna straordinaria che non cercava le cose straordinarie» (Padre Thomas Felder, FSO).

La biografia di Padre Geissler comprende un’introduzione che riassume per grandi capi il libro scritto in precedenza su Madre Julia, Ha amato la Chiesa. Padre Thomas Felder, FSO, e Suor Margarete Binder, FSO, scrivono che «le pagine seguenti parlano di una donna che non aveva né una cultura particolare, né una buona salute, né alcun mezzo economico». Eppure, «un fuoco le ardeva nel cuore». Questo fuoco è alla base degli incontri che hanno formato la sua vita: in primo luogo quello con San Paolo. Poi, quella con Papa Pio XII, che le apparve in sogno e che predisse il Concilio Vaticano II. Infine, l’incontro con il Cardinale John Henry Newman, con il quale “L’Opera” ha un rapporto particolare, come già menzionato.
Questi incontri e queste relazioni fanno parte di un cammino spirituale all’incontro con Cristo. Geissler racconta questi incontri con delicatezza, senza sensazionalismo, dimostrando che la profezia arriva solo quando si è aperti all’ascolto.

Dall’incontro con Pio XII è nata una grande intuizione: l’elemento umano e umanizzante del Concilio Vaticano II cercherà di prendere il sopravvento, andando oltre quello che deve essere il centro della Chiesa, cioè il sacro. Di fronte alla crescente secolarizzazione, la Famiglia Spirituale “L’Opera”, guidata da Madre Giulia, ha posto l’accento sull’adorazione eucaristica. È un’abitudine quotidiana in ogni casa de “L’Opera”. Il libro descrive anche come Madre Julia provasse lo stesso entusiasmo e la stessa preoccupazione per un’Europa unita, proprio mentre Brussel si preparava a ospitare la Wereldtentoonstelling Brussel 1958 (Expo Mondiale di Brussel del 1958). La sua visione è sempre stata di rinnovamento spirituale, di ritorno a Cristo.

Conclude Andrea Gagliarducci: «Forse non c’era dramma esteriore, ma è buona l’inquietudine dell’anima di Madre Giulia a cui Benedetto fa riferimento, aperta a riflettere sui problemi del tempo. Nel libro di Geissler si percepisce lo stupore costante davanti al mistero di Cristo, che la porta, già anziana, a visitare la Terra Santa e a vivere il deserto».

L’autore

Padre Hermann Geissler, FSO, nato il 12 giugno 1965 a Hall in Tirolo (Austria), ha studiato presso l’Altascuola filosofico-teologica di Heiligenkreuz/Vienna e ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense di Roma con una tesi sul tema Coscienza e verità negli scritti del cardinale John Henry Newman. Membro della Famiglia spirituale “L’Opera” dal 1988, è stato ordinato presbitero nel 1991. Dal 1993 al 2019 ha lavorato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 2009 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Capo ufficio della Sezione dottrinale. All’interno della Famiglia spirituale “L’Opera”, Ha svolto vari compiti nella direzione e nella formazione. È Direttore del Centro Internazionale degli Amici di Newman a Roma [QUI] e insegna teologia presso vari istituti universitari in Italia e in Austria.

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