Il Papa agli argentini: Fate rumore, non annacquate fede

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Una Chiesa “che faccia rumore”… come quegli applausi scroscianti che hanno accolto Papa Francesco nella cattedrale di Rio de Janeiro. Un “fuori programma” – sebbene nell’aria da giorni – espressamente richiesto da Francesco per incontrare i giovani argentini qui riuniti per la Giornata mondiale della gioventù. “Mi sento in gabbia e vorrei esservi più vicino, ma per motivi di ordine non è possibile” è la stoccata ai protocolli della sicurezza, insieme al ringraziamento al dottor Gasbarri, che con lo staff dei viaggi papali ha reso possibile questo “extra”. A poco più di quattro mesi dalla sua elezione al soglio di Pietro, Francesco ha riabbracciato i vescovi e si è rivolto ai giovani del suo Paese, esortandoli a “uscire”, perché la Chiesa “non può essere una Ong”, a “dare scandalo”, “disturbare”, “fare rumore” e “non annacquare la fede”. Francesco ha sostato qualche istante davanti a una statua della Madonna de Luján, Madre e Patrona dell’Argentina, poi si è rivolto ai giovani. Ha parlato di una civiltà che “rende culto al ‘dio denaro’” e di una “specie di eutanasia silenziosa” che accomuna giovani e anziani, esclusi dalla vita sociale. I giovani – ha detto – “non hanno esperienza della dignità del lavoro, non hanno il lavoro”. Questi giovani – ha esortato – “devono uscire a lottare per questi valori, non si lascino escludere”. E ha continuato: “La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo ma uno scandalo. Che Dio si sia fatto uno di noi e sia morto in croce… la croce continua a essere uno scandalo ma è l’unico cammino sicuro. La fede è una cosa intera e non si può frammentare. La fede si prende tutta, e non a pezzi. Si prende tutto Gesù, e non una parte di Gesù. Non abbandonate mai la fede in Gesù Cristo” ha detto, invitando più volte a “non annacquare” la fede. E ai giovani ha consegnato come programma di vita le Beatitudini e il capitolo 25 del Vangelo di Matteo sul giudizio finale (“ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”).

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