Da Assisi un invito alla fraternità

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Nella festa di san Francesco Assisi ha accolto il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ed il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, con le parole del custode della basilica, fra Marco Moroni, che ha ricordato l’incontro del Santo con il lebbroso, come ricordato nel suo testamento:

“I lebbrosi diventano così suoi fratelli, perché intuisce  che i poveri non sono un problema da risolvere, ma persone da stimare e da cui imparare. Francesco diventa così un uomo nuovo, quel fratello di tutti che ammiriamo e sentiamo vicino”.

Questo è stato il motivo per cui ha ringraziato quanti in tempo pandemico hanno preso ‘cura’ di chi aveva bisogno: “In questi anni duri della pandemia molti hanno agito come Francesco: si sono presi cura, attraverso il loro servizio e il loro impegno, di quanti ne avevano bisogno. Desideriamo ringraziarli, per aver donato sostegno, forza speranza, in molti casi donando realmente se stessi”.

E molti hanno posto i propri cari sotto la sua protezione: “Tanti hanno perso la vita, spesso nella solitudine. I loro cari li hanno affidati a noi frati attraverso il gesto simbolico della consegna dei nomi di molti di loro. Li abbiamo posti ai piedi della tomba di san Francesco. Per tutte le vittime il Signore sia vera vita e sia consolazione per loro e i loro cari”.

Nell’omelia il presidente dei vescovi italiani, che hanno offerto olio per alimentare la lampada votiva, ha sottolineato che il santo è un innamorato di Dio: “San Francesco è innamorato di Gesù: ascolta e mette semplicemente in pratica il Vangelo, solo il Vangelo e con la sua umanità ci insegna ad amarlo, a scoprine la gioia, la fraternità che genera, il senso personale e universale, la pace e il bene che accendono di amore tutto il creato e le creature”.

Ed anche oggi il mondo ha bisogno di pace, ricordando la preghiera del papa in piazza san Pietro: “Nella tempesta della pandemia abbiamo sperimentato tanto buio, inatteso e prolungato… Non dimentichiamo questo.

Non vogliamo dimenticare, come quando si vince il dolore rimuovendolo o divorandolo nella bulimia di emozioni che non diventano sentimenti, consapevolezza, scelte, umanità. Raccogliamo oggi il testamento affidatoci da chi non c’è più per colpa del covid. Alcuni dei loro nomi li deporremo accanto a questa lampada”.

L’omelia del card. Zuppi è un ringraziamento, ma anche un invito a non dimenticare: “Ecco oggi siamo nella casa di san Francesco, Patrono dell’Italia, a ricordare, a ringraziare ma anche a scegliere perché non vogliamo dimenticare velocemente ‘le lezioni della storia’… Ci aiuta San Francesco che non scappa dalla sofferenza, ma la affronta non per amore di essa, ma per amore della persona.

Un amore così grande da sconfiggere la morte guardandola negli occhi e chiamandola ‘sorella’… Aiutare gli altri ci fa trovare noi stessi! E’ questo il giogo dolce e soave che ci unisce a chi per primo si è legato a noi, Gesù: un legame di amore che ci libera dal giogo pesante e insopportabile dell’individualismo. Se ne esce solo insieme! Le difficoltà non sono affatto finite”.

E’ un invito a ‘curare’ le ferite ed a dialogare con il ‘lupo’: “La nostra comunità è forte, ha tanta storia e umanità, per essa nessuno è straniero e insieme si trova il futuro che tutti desiderano. Viviamo la benedizione che sempre è la vita, la sua bellezza perché sia appassionante trasmetterla e donarla, garantendo la grandezza della maternità.

Con san Francesco crediamo che il lupo terribile della guerra sia addomesticato e facciamo nostro l’accorato appello di papa Francesco indirizzato certo ai due presidenti coinvolti direttamente, ma anche a quanti possono aiutare a trovare la via del dialogo e le garanzie di una pace giusta. Come San Francesco tutti possiamo essere artigiani di pace”.

Mentre il presidente della Repubblica aveva ricordato il significato dell’offerta della ‘Lampada votiva’: “Un gesto di fraternità che è prova di unità ed è espressione della pluralità che rende il nostro Paese così ricco di esperienze, di bellezze, di creatività, di passioni civili.

San Francesco è una delle radici antiche della nostra identità. La forza profetica delle sue scelte di vita ha esaltato valori che sentiamo vivi per il domani dell’Italia, dell’Europa, del Mediterraneo, del mondo. La pace, anzitutto”.

Il discorso del presidente Mattarella è stata un’esortazione a non arrendersi alla logica della guerra: “La nostra Costituzione l’ha, coerentemente, iscritta come fondamento e traguardo della nostra comunità. Quella pace tradita proprio nel cuore dell’Europa, che, nella prima metà del secolo scorso, aveva conosciuto gli abissi del male e si era riscattata con nuovi ordinamenti interni e internazionali.

Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale”.

Ringraziando gli operatori sanitari ha ricordato che la pandemia ha mostrato i limiti della società: “Ci ha costretti a ripensare a ciò che è essenziale e a ciò che è superfluo. Ci ha fatto toccare con mano quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Anche a livello internazionale, con un’Europa che ha saputo essere protagonista positiva, aperta anche al sostegno verso popoli meno fortunati di altri continenti… Occorrerà ancora intelligenza collettiva e responsabilità”.

(Foto: Assisiofm)

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