Un Angelus angosciato di Francesco sulle orme di Benedetto XV – 2

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La guerra in Ucraina è diventata una minaccia per il mondo intero e Papa Francesco, preoccupato per l’aumentare delle vittime, per l’escalation e il rischio nucleare, dedica il tempo normalmente usato per commentare il Vangelo del giorno prima dell’Angelus Domini di domenica 2 ottobre 2022, al tema del conflitto, come già fece per la drammatica situazione in Siria durante l’Angelus del 1° settembre 2013. Il Papa ha rivolto un appello diretto al Presidente russo, Vladimir Putin, affinché fermi questa spirale di violenza e morte e al Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, perché sia aperto a serie proposte di pace [Un Angelus angosciato di Francesco sulle orme di Benedetto XV – 1]. Intanto, Putin non ha nessuna intenzione di deporre le armi e Zelensky ha firmato un decreto che dichiara “impossibile” qualunque forma di negoziato con la Russia. La risposta filosofica del Cremlino a Zelensky, che vieta per decreto la possibilità di condurre negoziati tra Ucraina e Russia: «Vorrà dire che negozieremo con il prossimo Presidente ucraino». Ci resta solo a pregare.

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.10.2022 – Giuseppe Rusconi] – Un evento storico, di grande drammaticità, l’Angelus papale del 2 ottobre sulla guerra in Ucraina.

Domenica 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi, Papa Francesco ha voluto dedicare l’Angelus – in cui di norma propone una meditazione sul Vangelo del giorno – alla guerra in Ucraina. Era accaduto già una volta nel 2013 in relazione alla guerra di Siria. In precedenza non erano mancati continui riferimenti al conflitto in corso tra Mosca e Kiev (appoggiata anche militarmente da Stati Uniti, Nato, Paesi UE) nei dopo-Angelus e nella conclusione delle Udienze generali del mercoledì (vedi in particolare i veri e propri Appelli del 23 febbraio [QUI] e del 24 agosto [QUI]).

Stavolta il Papa ha inteso dare ulteriore risalto alle sue denunce ricorrenti, facendone argomento principale della sua preghiera pubblica domenicale e rivolgendosi direttamente ai capi degli Stati coinvolti, i Presidenti Putin (Federazione Russa) e Zelenskji (Ucraina), oltre che ai governanti di tutto il mondo implicati più o meno pesantemente nell’osceno sviluppo degli eventi bellici.

Nella storia l’appello di domenica 2 ottobre evoca almeno parzialmente, seppure in contesti diversi, la Lettera del Santo Padre Benedetto XV ai capi dei popoli belligeranti [QUI], inviata il primo agosto 1917, a poco più di tre anni dallo scoppio delle ostilità. Della lettera riproduciamo qui qualche passo significativo:

Sul tramontare del primo anno di guerra Noi, rivolgendo ad Essi le più vive esortazioni, indicammo anche la via da seguire per giungere ad una pace stabile e dignitosa per tutti. Purtroppo, l’appello Nostro non fu ascoltato: la guerra proseguì accanita per altri due anni con tutti i suoi orrori: si inasprì e si estese anzi per terra, per mare, e perfino nell’aria; donde sulle città inermi, sui quieti villaggi, sui loro abitatori innocenti scesero la desolazione e la morte. Ed ora nessuno può immaginare quanto si moltiplicherebbero e quanto si aggraverebbero i comuni mali, se altri mesi ancora, o peggio se altri anni si aggiungessero al triennio sanguinoso. Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l’Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio?
In sì angoscioso stato di cose, dinanzi a così grave minaccia, Noi, non per mire politiche particolari, né per suggerimento od interesse di alcuna delle parti belligeranti, ma mossi unicamente dalla coscienza del supremo dovere di Padre comune dei fedeli, dal sospiro dei figli che invocano l’opera Nostra e la Nostra parola pacificatrice, dalla voce stessa dell’umanità e della ragione, alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni.
Riflettete alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l’assoluto dovere di procurare. Vi inspiri il Signore decisioni conformi alla Sua santissima volontà, e faccia che Voi, meritandovi il plauso dell’età presente, vi assicuriate altresì presso le venture generazioni il nome di pacificatori.
Noi intanto, fervidamente unendoci nella preghiera e nella penitenza con tutte le anime fedeli che sospirano la pace, vi imploriamo dal Divino Spirito lume e consiglio.


Vennero poi, in particolare i solenni appelli per la pace di Pio XII (24 agosto 1939: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”), Giovanni XXIII (che influì positivamente sulla crisi tra Stati Uniti e Unione Sovietica per i missili a Cuba), Giovanni Paolo II per le due guerre in Iraq (senza esito positivo, con le conseguenze di cui soffriamo ancora oggi).

Difficile prevedere (ma non si può essere purtroppo molto ottimisti) quale sarà la sorte dell’appello di domenica 2 ottobre di Papa Francesco [QUI].

Qualche considerazione: il punto fondamentale dell’appello sta nella richiesta di porre fine subito alla “spirale di violenza e di morte”. Lo faccia prima di tutto Putin, ma anche Zelenskji dimostri di essere aperto a soluzioni serie di pace. In tale direzione agiscano anche “i protagonisti della vita internazionale” (allusione alla Nato?) e “i responsabili politici delle Nazioni”: basta escalation e dunque basta armi inviate a Kiev! Si intraprendano invece immediate iniziative di pace.

A quest’ultimo proposito l’appello è indirizzato certo anche ai governi dei Paesi dell’Unione Europea e in particolar modo a quelli che si sono dimostrati molto zelanti nell’incrementare (obbedendo qual soldatini agli ordini esteri) la presenza militare occidentale in Ucraina, come il governo Draghi. Vedremo se il prossimo governo italiano vorrà e soprattutto riuscirà a porsi con decisione come alfiere di forti iniziative di pace.

Nell’appello il Papa distingue chiaramente tra aggressore e aggredito, evidenziando le gravi responsabilità del primo riguardo agli orrori della guerra e alle violazioni del diritto internazionale.

A tale proposito giova comunque ricordare che i Protocolli di Minsk del 2014, perfezionati nel 2015 e aggiornati nel 2019 prevedevano tra l’altro una maggiore autonomia per alcune aree russofone delle regioni di Donetsk e di Lugansk: una richiesta che l’Ucraina non ha mai voluto soddisfare. È una richiesta questa che si ritrova anche nelle parole del Papa, quando dice:

Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni.

Questo articolo è stato pubblicato oggi, festa di San Francesco d’Assisi, dall’autore sul suo blog Rossoporpora.org [QUI].

Prima parte [QUI].
Terza parte [QUI].

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