Le Acli invitano a pensare bene

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Sabato 1 ottobre si è concluso ad Assisi il 54° Incontro nazionale di Studi, dedicato al tema ‘Dignità e Lavoro: vie per la Speranza’, organizzato dalle Acli: “E’ stato da poco celebrato il cinquantesimo dello Statuto dei Lavoratori, una legge che ha segnato l’ingresso della Costituzione nei luoghi di lavoro.

In questa ricorrenza è affiorata la distanza storica che ci separa dallo Statuto, ma anche la sostanziale tenuta valoriale rispetto alla domanda di dignità del lavoro. Una domanda che attende risposte sulla tutela di un contraente sempre più indebolito dalla precarietà. E che implica una riflessione sul senso profondo del lavoro”.

Nella conclusione Erica Mastrociani, responsabile Area Cultura, Studi, Ricerca e Formazione, ha invitato a ‘pensare bene’: “Questo nostro tempo manifesta, con particolare evidenza, gli effetti positivi della razionalità umana e dei diversi modi di esercitarla. Ma contemporaneamente si dimostra incapace di fare sintesi (cioè di trovare un punto di contatto tra tesi ed antitesi), così che ogni aspetto della razionalità sembra convivere con il suo contrario”.

Però non bisogna cadere nel razionalismo: “Accanto allo studio, l’ingegno, il pensiero critico, l’intuizione creativa di soluzioni alternative ai problemi coesistono, talvolta stridendo e inasprendo i conflitti e le lacerazioni sociali, il razionalismo (cioè la sopravvalutazione della razionalità), lo scetticismo, il pessimismo, il complottismo, sino alla follia.

Eppure, anche in questo confuso contesto continuiamo ad assistere, commossi, all’affascinante sguardo sul mistero, con tutta la sua inesauribile possibilità di ampliare la mente e gli orizzonti del pensiero fino alla fede o almeno alle domande sul senso della vita e dell’esistenza”.

Le conclusioni sono un invito a pensare bene: “E’ per tutti questi motivi, per il contesto fatto di guerre, pandemie e social impazziti nel quale siamo immersi, che è particolarmente urgente pensare bene. Perché non possiamo dimenticare che l’umanità, anche grazie alla razionalità, ha generato guerre, inquinamento, conflitti, mutazioni climatiche. Prodotti della razionalità che stanno trasformando il mondo in un luogo pieno di pericoli, insidie ed incertezze. Un mondo che ci preoccupa!”

Quindi le relazioni sono importanti: “Nella loro essenza ci fanno capire quanto sia importante costruire un mondo dove la relazionalità, che poi si traduce su come io mi comporto con te e come tu ti comporti con me, sia improntata al rispetto e al riconoscimento del valore dell’altro che poi, alla fin fine, sono io. La vita, proprio per questo motivo non è mai un bene esclusivo. La dimensione relazionale ci anticipa e ci impone di disporre il nostro sguardo allargandolo oltre la nostra esclusiva individualità.

Lo sguardo è infatti il primo elemento che dobbiamo affinare per pensare bene, proprio perché la vita degli altri mi tocca, mi interessa, mi coinvolge perché in parte è anche la mia vita. E la prima azione da fare è non distogliere lo sguardo. Non pensare che ciò che capita all’altro non mi riguardi, perché è guardando l’altro che io imparo a guardare me stesso e a comprendere la realtà che mi circonda”.

Però per un buon pensiero occorre l’ascolto: “Azione complessa perché necessita di silenzio, tempo, pazienza, disponibilità: beni preziosissimi in questa società frettolosa che non guarda in faccia a nessuno perché non ha tempo.

Sostare ed ascoltare, invece, sono le azioni basilari per la realizzazione di ogni azione sociale di senso, capace di rispondere alle molteplici domande che la vita ci pone. E sappiamo bene quanto la vita sia ricca di bellezza e di speranza ma anche di dolore”.

Concludendo le giornate di studio il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, che il Santo di Assisi è un punto di riferimento: “E’ urgente trovare il modo di riparare l’ambiente, non servirà solo cambiare paradigma economico per trovarne uno effettivamente sostenibile, bensì sarà obbligatorio fare tutti delle rinunce per pesare meno sul nostro ecosistema e risarcirlo di ciò che abbiamo tolto. Non una decrescita felice ma un’economia più giusta e riparatrice”.

E’ stato un invito a vedere il mondo con occhi ‘nuovi’: “Francesco vede con occhi nuovi. Il suo inno al creato nasce dopo la tribolazione, dopo la sofferenza interiore. Ecco di sofferenza, del nostro pianeta e degli ultimi, ho già parlato. Ma come ci interroga questo? Come ci muove e ci orienta?

Prima di tutto occorre svestirsi delle vergogne, renderci conto delle nostre azioni irresponsabili. Sono numerose le sovrastrutture che ci limitano, i pensieri inutili che ci offuscano la mente e, in generale, tutto ciò che si stratifica e ci resta addosso. Dobbiamo spogliarci di tutto ciò di cui dovremmo vergognarci”.

Ecco il motivo per cui la speranza cristiana impone realismo: “ Ecco perché tutte le iniziative che facciamo, che non sono né le migliori, né esaustive, devono trovare un nuovo modo di essere comunicate e di vivere nell’esperienza e con l’esperienza di altre organizzazioni.

Realismo per costruire una nuova speranza partendo dalla nostra finitezza, forse anche dalla nostra lentezza nel rigenerarci. Ma anche sicuri del potenziale della nostra rete, della nostra capacità di democrazia e di sintesi oltre che di contenuti supportati da un diluvio di azioni che ci fa essere concreti e radicati”.

E’ un invito a farsi ispirare dalla provvidenza nella quotidianità: “Facciamoci ispirare dalla provvidenza divina. La provvidenza che non compie ciò che deve fare l’uomo ma lo ispira, così come attraverso il buon Samaritano il Dio cura il malcapitato. Avere fede è saper riconoscere l’azione ispiratrice di Dio nella storia. E’ del credente mettersi alla ricerca delle tracce della presenza dello Spirito ed è nella nostra creatività che troveremo le risposte che servono.

Riavvolgiamo il nastro, mettiamoci in discussione, raccogliamo i cocci e insieme, con umiltà, ispirati dalla profezia di san Francesco, cerchiamo i segni dello spirito per orientare la nostra azione e lì troveremo: Perfetta Letizia”.

Durante l’incontro di studi è stata presentata la ricerca, che ha coinvolto 1060 persone, realizzata dall’Istituto di ricerca Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale, come ha sottolineato la ricercatrice Federica Volpi:

“Più della metà delle donne under 35 raggiunge al massimo € 15.000 di reddito complessivo annuo, contro il 32,5% dei coetanei maschi. Considerando la fascia d’età tra i 30 e i 39 anni, ben il 14,5% delle lavoratrici si trova in povertà assoluta rispetto al 6,8% degli uomini. Percentuale che sale al 22% se consideriamo anche chi si trova in povertà relativa e al 38,5% per i redditi complessivi fino ad € 15.000”.

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