Papa Francesco, la guerra Russia-Ucraina non è un conflitto locale ma una guerra mondiale

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.09.2022 – Vik van Brantegem] – “È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”. Sono alcune riflessioni che Papa Francesco ha condiviso la mattina di giovedì 15 settembre 2022, nel corso del suo Viaggio Apostolico in Kazakhstan, durante la consueta conversazione privata con 19 gesuiti della Regione russa della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica di Nur-Sultan.

Foto di Padre Antonio Spadaro, S.I.

Il colloquio integrale “Liberare i cuori dall’odio”. Papa Francesco incontra i gesuiti della Regione russa a cura di Padre Antonio Spadaro, S.I., è pubblicato su La Civiltà Cattolica, in uscita domani, sabato 1° ottobre 2022 (Quaderno 4135, pag. 3 – 9, Anno 2022, Volume IV, 1° ottobre 2022) ed è stato pubblicato sul sito della rivista [QUI].

L’Ucraina, ha affermato il Papa, è la prima vittima di un’aggressione inaccettabile e sacrilega. Ma è necessario capire le cause di questa guerra mondiale in corso e porsi la domanda perché la guerra non è stata evitata. «La guerra è come un matrimonio”, risponde Francesco e aggiunge: «Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi». Per il Papa è ovvio che «nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. A pagare è la povera gente, come sempre» e «questo genera odio», «chi fa la guerra dimentica l’’umanità», dice il Papa. Racconta anche che ha mediato personalmente per facilitare lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, una notizia che negli ambienti diplomatici circolava da tempo ma che ora è stata confermata dal Papa stesso. Ricorda la sua irrituale visita all’Ambasciata russa presso la Santa Sede e diversi suoi gesti per arrivare alla pace, le missioni per gli Ucraini, gli incontri. E sottolinea: «Il Papa non si arrabbia se è frainteso, perché conosco bene la sofferenza che c’è alle spalle». Guardando alla guerra in corso in Ucraina, Papa Francesco suggerisce innanzitutto di liberare i cuori dell’odio.

«Sembrano tutti impazziti: non so se avete mai visto una corrida spagnola, quando entra in gara il toro gli spettatori si agitano alla vista della bestia inferocita. Pur sapendo del pericolo, si gettano nella mischia con il rischio di venire uccisi» (Don Salvatore Lazzara).

Di seguito condividiamo:

  • La raccolta dei punti salienti della conversazione Il Papa: capire le cause di questa guerra mondiale e liberare i cuori dall’odio a cura di Paolo Ondarza su Vatican News del 28 settembre 2022
  • La riflessione Il Papa e l’aggravarsi della guerra. Insostenibile escalation a firma di Eugenio Mazzarella [*] su Avvenire, 30 settembre 2022

[*] Eugenio Mazzarella è uno dei più importanti filosofi italiani, un politico e un poeta. Professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è tra i principali interpreti italiani del pensiero di Martin Heidegger. Deputato al Parlamento nella XVI Legislatura (29 aprile 2008 al 14 marzo 2013) per il Partito Democratico.

Foto di Padre Antonio Spadaro, S.I.

Il Papa: capire le cause di questa guerra mondiale e liberare i cuori dall’odio
di Paolo Ondarza
Vatican News, 28 settembre 2022


Errore pensare ci siano buoni e cattivi
“Credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi”. Il Pontefice non ha dubbi: “questa è una guerra mondiale”. “Bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto”, aggiunge riferendosi innanzitutto ai “fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra”.

Imperialismi in conflitto
Il Vescovo di Roma ricorda la visita in Vaticano nel dicembre scorso, alla vigilia dello scoppio del conflitto, di un capo di Stato che si era detto molto preoccupato “perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini”. Sulle cause di questa guerra, è la considerazione di Francesco, “non si può essere semplicisti”: “io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi”.

Visita in Ucraina, non in questo momento
“Dal primo giorno fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina”, ricorda ai gesuiti della Regione Russa e cita la sua visita all’Ambasciata Russa, “inusuale” per un Papa, ma animata dal desiderio di poter parlare con il Presidente Putin e aprire “una piccola finestra di dialogo”; i colloqui telefonici con il Presidente Zelensky; le missioni in Ucraina dei Cardinali Czerny e Krajewski o di Monsignor Gallagher; il suo impegno in favore dei prigionieri ucraini. “Anche io avevo in mente di poter andare”, spiega ancora una volta. “Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”.

Gente comune è vittima della guerra
“Ho definito l’invasione dell’Ucraina una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega”, precisa.  “La gente comune”, ribadisce, “è la vera vittima che paga sulla propria pelle le follie della guerra”. “Ho fatto riferimento a quella ragazza che è saltata in aria”, aggiunge in relazione alle parole pronunciate all’indomani dell’attentato a Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Putin.

Il Papa non si arrabbia se frainteso
“A questo punto si è dimenticato tutto ciò che avevo detto fino a quel momento e si è prestata attenzione solamente a quel riferimento. Ma comprendo le reazioni della gente, perché sta soffrendo molto”. “Il Papa non si arrabbia se è frainteso, perché conosco bene la sofferenza che c’è alle spalle”. Ai membri della Compagnia di Gesù Francesco raccomanda: “a me non interessa che voi difendiate il Papa, ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa”.

Stile di Dio è vicinanza
“La cosa da fare”, infatti, è dimostrare vicinanza”: “il popolo deve sentire che la Chiesa è vicina”. “Lo stile di Dio è la vicinanza”.

Tutte le voci della Chiesa
Eppure sollecitati da una domanda di Papa Francesco i gesuiti, presenti anche nella piccolissima Chiesa del Kirghizistan, ammettono che non sempre dalla periferia si avverte la vicinanza del Vaticano. Il Pontefice esorta dunque a “gridare”: “fatevi sentire! Se il bambino grida, alla fine la mamma dà il latte! La Chiesa ha bisogno che si sentano tutte le voci, che si esprimano, e che lo facciano anche… in dialetto!”

Avvicinamento Cattolici – Ortodossi
Soddisfazione viene espressa dal Vescovo di Roma per la collaborazione nel campo delle disabilità tra i gesuiti e gli ortodossi: “credo ci sia un movimento di avvicinamento graduale tra cattolici e ortodossi”, “molto importante”. “C’è ancora preoccupazione per l’uniatismo. Ma io ho risposto che quella parola è già dimenticata. Bisogna tranquillizzarli, e questo aiuta”. “Dobbiamo lavorare insieme, pregare gli uni per gli altri superare i sospetti”.

Pregare “pulseando”
La preghiera deve essere il centro della vita di un gesuita. “Mi da consolazione quando un gesuita prega e ha fiducia nel Signore. Invece – puntualizza il Santo Padre – non mi dà consolazione quando vedo che un gesuita è più «specialista» in questa o l’altra materia piuttosto che essere gesuita”. Anche ai seminaristi Francesco suggerisce di essere “ragazzi normali”, “normali anche nella preghiera”. “La preghiera che mi viene spontanea – confida – è l’invocazione «Guarda il tuo popolo, Signore!». La preghiera di intercessione”. Intercessione è “bussare al cuore del Signore” con parresia, chiarezza coraggio. Una preghiera insistente: “pregare pulseando”, “faccia a faccia”: “chiedere, chiedere, chiedere”.

Il coraggio delle mamme argentine
Il Papa argentino ricorda quindi la crudeltà della dittatura vissuta nel suo Paese di origine, “situazioni in cui si perdono i diritti, ma anche la sensibilità umana”. “Tante volte ho sentito bravi cattolici dire: «Se la meritano questi comunisti! Se la sono cercata!». È terribile – ammette – quando l’idea politica supera i valori religiosi”. Quindi ricorda leil coraggio delle mamme argentine “per lottare contro la dittatura e cercare i loro figli”.

Custodire la povertà
I gesuiti in Kazakhstan chiedono a Francesco cosa ha sentito quando è stato scelto come Papa: “accettando – è la risposta – ho compiuto il quarto voto di obbedienza”. Il Pontefice invita quindi a “custodire la povertà”. “Quando non c’è povertà, entrano tutti i mali”. Al termine dell’incontro – riferisce La Civiltà Cattolica – il Vescovo di Roma ha benedetto la prima pietra della nuova cattedrale che sarà costruita in Kirghizistan.

Il Papa e l’aggravarsi della guerra
Insostenibile escalation
di Eugenio Mazzarella
Avvenire, 30 settembre 2022


È tempo di verità sulla guerra in Ucraina. E la prima verità è che è «un errore pensare che sia un film di cowboys, dove ci sono i buoni e i cattivi, e che sia una guerra tra Russia e Ucraina e basta». Un’evidenza che papa Francesco ci ha ancora una volta messo sotto gli occhi, parlando a 19 religiosi della ‘Regione russa’ della Compagnia di Gesù. Dialogo che si può leggere su La Civiltà Cattolica.

È una guerra mondiale, e ne siamo coinvolti tutti. E l’ambigua serie di attentati al gasdotto del Baltico, all’indomani dello scambio aperto di reciproche minacce nucleari tra Mosca e Washington, ci dice quasi tutto del livello dello scontro in questa guerra ‘ibrida’ che arriva nei suoi costi umani e sociali sin dentro casa nostra, anche se i nostri figli non sono stati chiamati (come in Ucraina e in Russia) a “mettere gli scarponi sul terreno”. Il Papa ricorda ancora una volta che a dicembre dello scorso anno un capo di Stato era andato a dirgli le sue preoccupazioni sulla Nato che «era andata ad abbaiare alla porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini», esprimendogli «la paura che ciò avrebbe provocato una guerra, e questa è scoppiata due mesi dopo», concludendo che «non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto», e che egli vede «imperialismi in conflitto, e quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare armi».

Ha ragione il Papa. Su tutta la linea. È inutile mettere davanti le colpe dello scatenamento della nuova e terribile fase della guerra in Ucraina e della sua conduzione, che sono pressoché tutte in capo alla Russia, per evitare un discorso franco sulle cause, molto più distribuite del contesto geopolitico internazionale, di questa esplosione dell’escalation sempre più manifesta. Esse sono in capo a entrambi gli imperialismi in conflitto, quello russo da un lato, e quello occidentale dall’altro.

E hanno una radice “esistenziale”, cioè di interessi incomprimibili alla propria sicurezza per cui, da entrambe le parti, ci si sta dimostrando disposti a correre ogni rischio. Questo è il punto tragico e dirimente. Non c’è solo l’imperialismo russo che si sente minacciato e in decadenza, cioè avviato a quel declassamento a potenza regionale perseguito da alcune cancellerie occidentali. C’è in ballo anche l’insicurezza – la minaccia di decadenza dell’imperialismo occidentale a guida anglo-americana per la graduale perdita della leadership politico-economica di un mondo globalizzato dove avanzano altre candidature alla testa del supermercato globale che ormai è il pianeta, la Cina innanzi tutto e la sua proiezione attrattiva, in antitesi all’area del dollaro, nel grande spazio del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

In Ucraina noi siamo nel pieno di un conflitto, esposto a ogni pericolo, di due imperialismi (al di là della loro “stazza” economico-politica, per capacità militare distruttiva e autodistruttiva equivalenti) in insicurezza esistenziale. E anche ammesso, inverosimilmente, che la Russia accettasse o fosse costretta ad accettare il proprio declassamento imperiale, questo non toglierebbe all’altro imperialismo in conflitto le ragioni sostanziali della propria insicurezza sul suo ruolo nel “nuovo mondo” in cui ci stanno portando le navi della globalizzazione. E quale sarebbe la prossima espressione di questa nostra insicurezza occidentale? E dell’insicurezza degli altri imperialismi oggi alla finestra del conflitto in Ucraina?

Queste, credo, sono le domande dell’intero pianeta, della famiglia umana dove è sempre la povera gente di tutte le parti (con voce più forte di tutti lo ricorda ancora papa Francesco) a pagare il prezzo maggiore agli imperialismi in conflitto.

È venuto il tempo di pensare che il futuro della globalizzazione, se alla globalizzazione si vuol dare un futuro ‘vivente’ e non un pianeta morto del suo ambiente antropizzato, passa solo per una franca e leale accettazione di una cooperazione multilaterale degli imperialismi, dove si possa anche ambire al ruolo di primus inter pares ,ma potrà essere primus politicamente, e moralmente, solo chi si farà carico di guidare alla pace e nella pace la stessa competizione economica, senza farla degenerare in un conflitto deciso dalle cannoniere. O meglio non deciso, perché non ci sarà vittoria per nessuno. In Ucraina noi occidentali, e noi italiani, non abbiamo messo ancora gli scarponi sul terreno.

E dobbiamo sperare che non accada. Perché se si arrivasse a questo, sarebbe anche inutile mandare i nostri figli: perché non tornerebbe nessuno, e nessuno sarebbe in grado ancora di partire. In Russia (in modo clamoroso) e anche in Ucraina (sebbene qui non faccia notizia) tanti si ribellano e obiettano a questa guerra. E noi? Noi Italiani, noi Europei, noi Occidentali? Se non per amor di Dio, almeno per egoistico amore di noi stessi, si ascolti la voce di Francesco.

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