Per papa Francesco scuola e università sono spazi di integrazione

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Al termine del congresso sulle ‘Iniziative nell’educazione dei rifugiati e dei migranti’, che si è svolto per tre giorni alla Pontificia Università Gregoriana, papa Francesco ha ricevuto i partecipanti, evidenziando l’importanza dell’ascolto dei desideri di coloro che sono costretti a emigrare, mediante un vero e proprio sradicamento, dalle proprie terre di origine e soffermandosi sui tre ambiti in merito ai quali si sono concentrate le riflessioni nel corso dei lavori: ricerca, insegnamento, insegnamento, promozione sociale, integrandoli con quattro azioni, accoglienza, accompagnamento, promozione ed integrazione:

“Per quanto riguarda la ricerca, ritengo sia opportuno portare avanti ulteriori studi sul cosiddetto ‘diritto a non dover emigrare’. E’ importante riflettere sulle cause dei flussi migratori e sulle forme di violenza che spingono a partire verso altri paesi. Mi riferisco naturalmente ai conflitti che devastano tante regioni del mondo”.

Inoltre l’emigrazione è causata anche dallo sfruttamento dell’ambiente: “Ma vorrei anche sottolineare un altro tipo di violenza, che è l’abuso della nostra casa comune. Il pianeta è indebolito dall’eccessivo sfruttamento delle sue risorse e logorato da decenni di inquinamento.

A causa di questo, sempre più persone sono costrette a lasciare le proprie terre, divenute inabitabili. Il mondo accademico, in particolare quello cattolico, è chiamato ad esercitare un ruolo di primo piano nel fornire risposte alle sfide ecologiche. Sulla base di dati scientifici, potete contribuire a illuminare e indirizzare le scelte dei governanti verso una cura efficace della casa comune”.

Per questo l’insegnamento ha un ruolo importante: “Per quanto riguarda l’ambito dell’insegnamento, voglio ringraziarvi per l’impegno profuso nella realizzazione di programmi volti a favorire l’educazione dei rifugiati. Molto si è fatto, ma rimane ancora tanto da fare. In tal senso, sarà importante continuare a dare priorità ai più vulnerabili.

Può risultare efficace, in questo senso, l’offerta di corsi che rispondano alle loro necessità, l’organizzazione di percorsi educativi a distanza, e l’assegnazione di borse di studio che permettano la loro ricollocazione.

Approfittando della rete accademica internazionale, le università possono anche agevolare il riconoscimento dei titoli di studio e delle professionalità dei migranti e dei rifugiati, a beneficio sia di loro stessi sia delle società che li accolgono”.

In particolare scuola ed università sono luoghi ‘privilegiati’ per l’integrazione: “Per rispondere adeguatamente alle nuove sfide migratorie, occorre formare in modo specifico e professionale gli operatori e gli insegnanti che lavorano con i migranti e i rifugiati.

Gli atenei cattolici sono chiamati a educare i propri studenti, che domani saranno amministratori, imprenditori e artefici di cultura, a una lettura attenta del fenomeno migratorio, in una prospettiva di giustizia e corresponsabilità globale e di comunione nella diversità.

Vanno promossi incontri significativi con i protagonisti, in modo che docenti e studenti abbiamo l’opportunità di conoscere le storie di uomini e donne migranti, rifugiati, sfollati o delle vittime di tratta”.

Soprattutto l’università ha il compito di contribuire alla costruzione di una società interculturale: “Essa può contribuire a identificare e indicare le basi per costruire una società interculturale, dove le diversità etniche, linguistiche e religiose siano considerate una ricchezza e non un ostacolo per il futuro comune. Inoltre, le università sono un ambito privilegiato per promuovere tra i giovani il volontariato a favore dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti più vulnerabili”.

Infine, riprendendo il messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il papa ha rivolto l’invito ad impegnarsi nella costruzione del futuro con i migranti:

“Cari amici, l’opera che portate avanti in questi grandi ambiti (ricerca, insegnamento e promozione sociale) trova le sue coordinate nei quattro verbi che sintetizzano l’impegno della Chiesa con i migranti e i rifugiati: accogliere, proteggere o accompagnare, promuovere e integrare. Tutte le istituzioni educative sono chiamate ad essere luoghi di accoglienza, di protezione o accompagnamento, di promozione e integrazione per tutti, senza escludere nessuno”.

(Foto: Santa Sede)

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