Viva la Vida! 52° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Colombia, Bolivia e Peru. Un’Ave Maria con una prostituta

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.09.2022 – Vik van Brantegem] – Più volte nei mesi passati, abbiamo promesso a Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente della Fondazione Santina, di proseguire con la pubblicazione dei Report del suo 52° viaggi di solidarietà e speranza in Colombia, Bolivia e Peru, dopo i Report 52/1 e 52/2. Come abbiamo raccontato il 29 giugno 2022 [QUI], il 19 giugno 2022, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, Don Gigi è partito per il suo 52° viaggio, che lo doveva portare, attraverso Canada, in Colombia, Bolivia e Perù, fino all’11 luglio, più lungo dei 52, con una durata di 23 giorni. Inoltre, doveva affrontare forti escursioni termiche: dai meno 10 gradi di notte nelle Ande, fino ai più 37 gradi nella regione amazzonica.

Poi, il viaggio si era ulteriormente complicato, come abbiamo raccontato [QUI] con il Report 52/1 – Un complicato viaggio, con la partenza in salita, dei 4 giorni di incubo tra aerei e aeroporti, attraversando cinque fusi orari, con l’aggiunta non prevista del Brasile… e la perdita della sua valigia. Nel Report 52/2 – Mauricio: il nuovo volto di speranza Don Gigi non ha parlato più della sua bella valigia rossa persa, con le sue mutande, ma della meravigliosa storia di Mauricio, un tossicodipendente incontrato nella comunità terapeutica di Padre Giovanni, del centro di recupero a Silvania in Colombia, che la Fondazione Santina vuole aiutare il prossimo anno.

Fondazione Santina – Promo del 52° viaggio di speranza e solidarietà in Colombia, Bolivia e Perù dal 19 giugno all’11 luglio 2022.

Poi, come un soffio sono passati i mesi di luglio, agosto e settembre; un tempo per noi non semplice, complicato addirittura, anche con tante cose da seguire e approfondire… E Don Gigi, con i suoi programmi di speranza e solidarietà, è rimasto sospeso. Ma non dimenticato.

Quindi, oggi, alla vigilia dell’inizio del 53° viaggio di solidarietà e speranza in Kenya, dal 26 settembre al 12 ottobre 2022, durante il quale tra altro verranno inaugurati la cucina e il refettorio a Bura Tana nella diocesi di Garissa, riprendiamo il racconto del 52° viaggio, con il Report 52/3 – Un’Ave Maria con una prostituta e a seguire nei prossimi giorni il Report 52/4 – L’incontro con il narcotraffico, il Report 52/5 – Le inaugurazioni dall’Amazzonia alle Ande, il Report 52/6 – Noé si scava la fossa in una miniera di oro illegale e il Report 52/7 – Il muro di cinta della parrocchia di Munaypata.

Infine, seguirà l’evento in occasione del nono anniversario della nascita dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus, che si è svolto il 18 luglio 2022 nel Monastero benedettino di Santa Grata a Bergamo.

Intanto, proseguiamo con il racconto di Don Gigi del suo 52° viaggio.

Fondazione Santina – Un’Ave Maria con una prostituta in un bordello di Laberinto, nell’Amazzonia peruviana.

Report 52/3 – Un’Ave Maria con una prostituta

Da Bogotà sono giunto a La Paz e, dopo una sosta di due giorni per riposo e ambientamento, con Olinda e Hernan siamo entrati, attraverso il confine di Desaguadero, in Perù. Poi, dopo alcuni giorni a Juliaca, siamo partiti per l’Amazzonia in un Perù dilaniato da scioperi, proteste e blocco delle strade a motivo del rincaro della vita e del carburante.

Il governo del Peru ha dichiara lo stato di emergenza nella rete stradale nazionale a causa di uno sciopero a tempo indeterminato. “Sono sospesi i diritti costituzionali, relativi alla libertà di circolazione nel territorio nazionale, alla libertà di riunione e alla libertà e sicurezza delle persone, secondo i parametri stabiliti dalla Costituzione”, secondo il D.Lgs. n. 074-2022-PCM. Don Gigi: sto girando un film: “Come suicidarsi in 23 giorni in Sud America.

Il lungo viaggio da Juliaca a Puerto Maldonado, da un’altezza di 4.100 m.s.l.m. al caldo dell’Amazzonia, si è rivelato così un altro grande problema.

Paro nacional de transportistas en el Perú. Sciopero nazionale dei camionisti in Peru. Strada bloccata. Ma è un incubo? Siamo partiti ma è un casino i camion bloccano la strada. Arriveremo tra 3 giorni? Un casino. i camion bloccano la strada. Allucinante.

I campesinos ci hanno bloccato la strada due volte per più di due ore, creando in tutti noi forte apprensione e nervosismo, con richieste assurde, come quella di scrivere sulla nostra macchina: “Viva el Paro!”. Viva il blocco stradale, altro che il nostro “Viva la Vida”.

Siamo così arrivati alle ore 22.00 stanchi morti al Seminario di Puerto Maldonado. Dopo una lunga e buona dormita è iniziata la parte più importante del nostro viaggio nell’Amazzonia: la visita alle famiglie dei dieci bambini addottati a distanza, l’inaugurazione della cucina e del refettorio del Seminario e l’ascolto di storie forti, che spingono alla riflessione.

Una di queste storie forti si è presentata oggi ai miei occhi: la triste storia di Carolina, la prostituta di un bordello che ho potuto incontrare fuori Puerto Maldonado, in un villaggio di nome Laberinto. Si tratta di un insediamento fatto di minatori e di prostitute, come a Delta uno, dove lo scorso anno sono stato. Forse mancano le raffinerie della pasta di coca, ma lo squallore di questo posto non è secondo a Delta uno.

Con il parroco Padre Percy attraversiamo il piccolo villaggio. Nelle strade ci sono molte officine dei fabbri che riparano le macchine con le quali dal Rio Madre de Dios estraggono l’oro.

Padre Percy è con me, ma gli sguardi sono comunque inquietanti. Mi “guardano male”, a motivo della mia pelle bianca, e con grande diffidenza. Sono uomini sporchi, probabilmente minatori, o operai delle officine di fabbro. Il volto del parroco non riesce a togliere del tutto la loro diffidenza.

Chiediamo di comperare oro e dopo alcuni tentativi, finalmente, un giovane ci parla dell’oro. Entriamo in una specie di negozio, mi dice che vende l’oro a 200 soles (circa 50 euro) al grammo. Chiedo di vederlo, me lo mostra e lo pesa. Il colore è di un giallo opaco. Non vi è garanzia, capisco che è oro autentico, ma preferisco impiegare i soldi in modo diverso. Con diffidenza e sguardo freddo ripone il prezioso metallo in una piccola ciotola di metallo.

Noi usciamo da quella sembianza di bottega sporca. Penso a quel pezzettino di oro che causa tanto male in questa regione: l’avidità che spinge alle miniere illegali, lo sfruttamento dei minatori nel fiume ad orari impossibili e con turni impossibili, l’inquinamento ambientale causato dal mercurio che brucia pezzi enormi di foresta. Infine, lo sfruttamento sessuale e la tratta di bambine destinate alla prostituzione.

Dopo essere usciti dal quartiere delle officine e entrati in quello delle botteghe, dove abbiamo incontrato l’uomo che vendeva illegalmente il suo oro, ora domando a Padre Percy: “So di chiedere a te una cosa strana, ma ti vorrei chiedere di portarmi in un bordello, per incontrare le ragazze che li lavorano”. Il buon padre si spaventa, mi spiega che non è il caso… ma sa perfettamente che sono testardo e che in quei bordelli ci entro da solo. “Gigi, è pericoloso per noi e per loro, meglio di no!”. Controbatto: “Pericoloso se non paghiamo, ma se paghiamo non vi è alcun problema”. Il mio ragionamento sembra convincerlo e giungiamo così in un quartiere pieno di donne sulle porte, con cartelli di pseudo discoteche, donne avvenenti nude o quasi. Ci siamo, siamo proprio nelle strade dei bordelli.

Su alcune porte vi è scritto che si cercano ragazze ed è abbastanza facile capire per quale motivo le si assumono. I cartelli mi intristiscono. Padre Percy mi proibisce di fare delle foto e capisco che ha ragione, perché fotografare cartelli con numeri di telefono? Mentre lentamente saliamo la prima viuzza, lo spettacolo si fa disgustoso, uomini sporchi giovani e meno, vedo anche due disabili abbruttiti dal vizio si avvicinano alle ragazze con bottiglie di birra e chiedono i loro servizi per 100 o 200 soles (circa 25 o 50 euro) a seconda delle richieste.

Guardo Padre Percy e lo vedo preoccupato. Mi chiede: “Sei sicuro di volerlo fare?”. Lo guardo negli occhi e dico: “Se non te la senti vado da solo, ma io voglio entrare. Non sono mai entrato in un bordello e soprattutto non ho mai parlato con una prostituta e questa volta lo voglio fare!”. Padre Percy mi risponde: “D’accordo, vengo anche io ma non facciamo imprudenze!”.

Quando parlo così con tutta la mia forza appaio sicuro, invece dentro di me, in un angolo buio del cuore, vi è il terrore di un casino che sto per provocare”. Davvero non ho mai visitato un bordello, non conosco i casini, e lo scorso anno con Suor Daniela è stata solo una fugace vista, nulla uguale a questo anno…

Mentre stiamo per entrare dalla squallida porta di un bordello, mi rapisce il cuore una piccola bimba dagli occhi bellissimi, più o meno deve avere 2 anni. Una prostituta la tiene per la manina, intuisco che quella puttana è la mamma! Provo tanto disgusto vedendo un angelo in quella situazione di degrado. È un paradosso, come può crescere bene una piccola bimba in un bordello? La piccolina mi tortura il cuore. La guardo, stiamo per passare oltre. La guardo, torno indietro, la prendo in braccio e le do un bacio sonoro. La piccolina è la mia chiave per entrare lì dentro senza rischiare. Padre Percy intuisce e subito mi segue. “Di chi è questa bellissima bimba?”. Mi rivolgo con queste parole alle prostituta. Lei è una bella ragazza dagli occhi neri profondi e pieni di malinconia, nasconde bene il suo stato interiore, è pagata per farlo. Io ho la bimba in braccio, vicino a lei vi è un’altra ragazza dal volto oscuro e minaccioso. La ragazza dagli occhi neri mi risponde in modo freddo e distaccato: “È mia figlia!”. Appena pronuncia la parola figlia, dò un secondo grande bacio alla piccolina, che dai suoi neri occhi tristi mi guarda come assetata di affetto.

Mi stringe il cuore. Sono dentro, sono entrato nel bordello e la chiave che mi ha fatto entrare è la piccola bimba. Percy è con me, sulla grande parete del postribolo, vi è un enorme poster con donne provocanti che indubitabilmente mi dicono dove sono finito. Guardo meglio la prostituta che è vestita di nero con dei pantaloncini cortissimi ed attillati. “Come ti chiami?”. “Mi chiamo Carolina!”.

Sono riuscito a farle dire il suo nome e questo per me è davvero già tanto. L’altra ragazza è indispettita per la mia presenza. Deve essere più piccola. A questo punto entra in scena il mitico Padre Percy, che si inventa qualche cosa di molto semplice e disarmante. “Ciao Carolina, siamo due preti, io sono il parroco di qui e lui è un prete italiano che svolge qui a Laberinto opere di carità. Voleva meglio conoscere questo mondo della prostituzione per aiutarti. Si è molto incuriosito della tua piccola meravigliosa bambina”. Carolina mi guarda in silenzio. E io mi dico: devo essere proprio tutto scemo ad entrare in un bordello, ma chi me lo ha fatto fare?”.

Fa caldo nell’Amazzonia peruviana, in questa regione chiamata Madre de Dios, dove l’oro, la prostituzione e la raffineria di coca si spartiscono il terreno; non in concorrenza, ma in una demoniaca sinergia che fa sprofondare nell’angoscia le sfortunate vittime. E Carolina è una vittima, poverina! Scoprire in una prostituta sfruttata la carne di Gesù è la scommessa della nostra fede, come spesso ci ricorda Papa Francesco e soprattutto come è scritto nel Vangelo: le prostitute vi passeranno avanti nel Regno dei Cieli.

Carolina mi sta davanti. È una prostituta, non sono in chiesa, sono un prete e sono in un bordello. Forse ho sbagliato luogo e persona, oppure ho sbagliato mestiere? Lei continua a guardarmi cercando di capire il perché di quella visita. Lentamente le parole mi escono dal cuore come ve le racconto: “Carolina è un nome bellissimo, che mi ricorda la mia carissima sorella, che si chiama come te. Non avere paura. Siamo qui per dirti che se hai bisogno noi ci siamo, che puoi andare alla parrocchia da Padre Percy e chiedere di me. La tua bellissima bambina mi ha stregato in questo posto e vorrei fare qualche cosa per lei. Tu devi soffrire molto! Quanti anni hai e da dove vieni?”. Carolina toglie gli occhi dalla sua bimba e mi dice: “Vengo da Mojobamba, al nord del Perù e ho 23 anni. Lavorerò qui ancora per una settimana e poi andrò da un’ altra parte con la mia bambina. Lei si chiama Jessiline ed ha due anni e mezzo“. lo dice in modo triste. Rivolta all’altra ragazza dice: “Lei invece si chiama Jessica ed ha 19 anni”.

Jessica mi scruta fredda come una statua con il suo sguardo severo. Ho il sospetto che mi sia ostile. Sta scrivendo sul cellulare. Il fatto mi impensierisce. Non devo rimanere troppo in questo bordello, potrebbe trasformarsi in qualcosa tragicamente pericoloso, ma non posso neppure andarmene ora. Provvidenzialmente arriva un uomo che chiede a Jessica il suo servizio sessuale. I due confabulano il prezzo, poi l’uomo entra e prende una birra e con la donna dietro di lei si apparta nel postribolo. Questo avviene mentre Carolina accetta di fare con me un piccolo video di ricordo e si vede l’uomo allontanarsi con Jessica.

Più tranquillo riprendo il mio discorso con Carolina, che diventa per me il più bel discorso di questo fantastico e drammatico viaggio: “Carolina, non avere paura. Ho fatto tanti chilometri dall’Italia per giungere a Puerto Maldonado. Se devo essere sincero, tu sei l’incontro più bello che ho avuto, insieme con Mauricio in Colombia. Ti voglio bene e voglio bene a tua figlia e ti voglio aiutare, non ti giudico e tanto meno ti condanno. Ma vorrei dirti la mia vicinanza cordiale. Sei cattolica?”. Mi risponde di sì. Ed allora dico: “Vuoi recitare con me un’Ave Maria, per te e per la tua bambina?”. La donna accenna lentamente di sì con il capo ed i suoi bei occhi si riempiono di lacrime.

A questo punto avviene qualche cosa per me di grande e sublime. Lentamente recitiamo l’Ave Maria bene con il cuore, con la mente e con l’anima: una delle più belle Ave Maria recitate nella mia vita, con una prostituta in un bordello nell’Amazzonia peruviana. Quell’ Ave Maria ha il potere di incidermi il cuore e di farmi capire quanto Dio ami e sia vicino a questa donna tanto sfortunata ed alla sua bambina.

Il caldo della foresta è umido e insopportabile. Guardo dolcemente Carolina, respiro profondamente e mi ripeto nel cuore: sono in un bordello, sono qui per capire l’abisso di dolore che provano queste ragazze; non per giudicare, ma per capire. Penso tristemente alle persone che dietro le povere prostitute maneggiano soldi con lo sfruttamento sessuale, provo disgusto per quei demoni che si presentano a tutti come persone pulite. Carolina ci mette la sua faccia e soprattutto ci mette il suo corpo, preda di esseri disgustosi, che vedono in queste povere donne oggetti sessuali che calmano per un’ora le loro disgustose brame.

Quella prostituta, Carolina, mi sta davanti e mi testimonia quanto dolore soffre una donna che si prostituisce costretta dall’indigenza. E poi guardo la piccolina e mi chiedo, come mi chiedevo nel carcere di Acapulco per la mia piccola Santina, ma che colpa ha questa bimba bellissima per crescere in questo orribile posto e vedendo uomini sudici sfogare le loro voglie animalesche?

Guardo Carolina e continuo il mio discorso: “Non voglio dimenticarti, voglio portarti con me in Italia! Guardo un braccialetto di metallo che la ragazza porta sul polso destro: “Facciamo uno scambio? Tu mi regali il tuo braccialetto ed io ti regalo quello di Sol, una ragazza che con fatica si è liberata dalla prostituzione e che con la sua piccola Adriana vive in modo modesto ma onesto. Che ne dici?”. Lei sorride, poi lentamente si slaccia il braccialetto e me lo lega al polso. Io tolgo quello di Sol e lo metto al suo polso. Sorride.

Allora le chiedo: “Puoi farmi un altro regalo? Mi puoi benedire in nome di Dio e facendo un segno di croce sulla mia fronte?”. È imbarazzata e mi risponde: “Ma vuoi che io, una puttana, benedica un prete? Ma sei fuori di testa? Io non c’entro nulla con te: siamo in un bordello non in chiesa!”. Arrossisco, Padre Percy sta zitto, chiedendosi imbarazzato come andrà a finire. Io sto in silenzio e in quello schifoso bordello traccio un segno di croce su quella prostituta, dicendo: “Benedico il tuo dolore, benedico la tua angoscia per il futuro, la tua continua umiliazione, quando offri a pagamento il tuo corpo, e affido tutto questo a Dio che ti vuole bene. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Scende il silenzio in quel bordello nella foresta, dall’altra camera si sentono parlare i due che stanno facendo sesso. Carolina con un grande sorriso lentamente traccia sulla mia fronte un segno della croce e mi dice: “Ed io benedico te, che sei entrato qui dentro con in braccio la mia bimba, il gioiello più grande che possiedo ed hai saputo regalare speranza ad un cuore marcio come il mio. Esci di qui padre, non è il tuo luogo. Ma portami con te nella tua preghiera e quel bracciale, che ti ho dato, ti ricordi di pregare per me!”. Mi dà una carezza e io l’abbraccio forte e concludo: “È vero, questo non è il mio luogo, questa non è certamente una chiesa, ma tu sei battezzata e per me valeva la pena di rischiare per venire a cercare una pecorella perduta. Ora ti ho trovato ed esco da qui con il tuo bracciale. Quando tu volessi venire, ti darò la mano e cammineremo insieme. Ma per oggi basta così. Ricordati di me e di Padre Percy e se hai bisogno noi ci siamo: sempre!”.

Tolgo dalla tasca 50 soles. Carolina rifiuta i soldi, ma li chiudo nelle sue mani: “Dalli a chi comanda qui dentro, perché non abbia a farti del male. Più tardi passo e te ne porto altri 50 per la tua bambina, va bene?”. Lei dice di sì con il capo.

Ci allontaniamo, dopo aver baciato la piccola bimba innocente, che con la sua innocenza mi ha fatto entrare nel bordello in modo sicuro. Padre Percy è felice e anche io nel profondo del cuore: “Carissimo Percy, abbiamo seminato un germe di bene: preghiamo perché Dio aiuti Carolina e la piccola bimba, ad uscire da questo inferno disgustoso”.

Da lontano, Padre Percy scatta qualche foto. Don Gigi un po’ si vergognava, ma felice di aver pregato con la prostituta.

Rientriamo alla parrocchia, prendo 50 soles e con la macchina ci portiamo nei pressi del bordello dove lavora Carolina. Scendo dalla macchina e da solo giungo alla porta dove lei mi aspetta. Mi vergogno molto, ci metto la faccia: tutti pensano che sto andando a puttane. Ormai da un anno non ho proprio più nulla da perdere, pensino quello che vogliono. Mi avvicino a Carolina. Dietro di lei sta la giovane puttana, che con occhi minacciosi cerca di capire cosa sto facendo, ma non ci riesce. In assoluto silenzio guardo negli occhi Carolina, lentamente metto nelle sue mani il denaro e chiudo il suo pugno lentamente, sempre guardandola negli occhi. Le sorrido, lei sorride e lentamente me ne vado. Qualche puttana mi chiama per offrirmi qualche servizio sessuale. Non guardo a nessuno, ritorno alla macchina dove padre Percy mi attende, chiudo la portiera e mi sento al sicuro. Ci allontaniamo lentamente e la strada sterrata in pochi minuti ci inghiotte nel verde.

Scoppio a piangere. Ho il cuore sbranato per il dolore della piccola innocente che è rimasta la, per Carolina e la sua storia di sfruttamento. Percy guida in silenzio. Abbiamo un’ora di strada da fare per giungere a Puerto Maldonado. Ringrazio Dio perché in quel bordello mi sono sentito davvero prete. Recito in silenzio il Rosario, tutto per Carolina e poi stanco morto mi addormento nel fuori strada, fino a giungere al calar del sole a Puerto Maldonado.

Ora, guardando il bellissimo fiume amazzonico Madre Dios, ringrazio Dio perché in questa meravigliosa natura, in questi giorni carichi di fatica, mi sta facendo compiere autentici esercizi spirituali. I miei predicatori sono loro: Mauricio, Carolina e tutti i disperati che incontro in questa terra meravigliosa. Sarà dura rientrare in Italia, ma porterò tutti loro nel cuore, come autentici volti di speranza.

La sera i padri mi dicono che ho rischiato molto, ma Percy con me sostiene che ne valeva la pena. Neppure lui era mai entrato in un bordello. Guardo il braccialetto e penso a Carolina, recito un’Ave Maria ed qui dalla foresta invito a fare lo stesso anche chi legge. Grazie… se sei riuscito a leggere fino a qui.

Fondazione Santina. Promo dei viaggi di speranza e solidarietà del 2022.

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