Papa Francesco invita ad essere ‘consulenti integrali’

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Nella scorsa settimana papa Francesco ha ricevuto i partecipanti di ‘Deloitte Global’, società di consulenza internazionale con base a Londra, che lavorano per fornire consulenza e assistenza ad altre organizzazioni, parlando di debito sovrano, Covid e guerra:

“Oggi il mondo sta soffrendo a causa del peggioramento delle condizioni ambientali; molte popolazioni o gruppi sociali vivono in maniera non dignitosa sul piano dell’alimentazione, della salute, dell’istruzione e di altri diritti fondamentali. L’umanità è globalizzata e interconnessa, ma permangono povertà, ingiustizia e diseguaglianze.

Quali sono dunque le condizioni perché un consulente, un coordinatore di consulenti, un professionista esperto possa contribuire a invertire o almeno a correggere la rotta? Come impostare il proprio lavoro in modo da poter camminare verso un mondo più abitabile, più giusto e più fraterno?”

Ed ha proposto tre suggerimenti di cui il primo è la consapevolezza di un segno: “Si tratta di fare in modo che sia un segno buono, che vada nella direzione di uno sviluppo umano integrale.

Le vostre conoscenze, le vostre esperienze, le vostre competenze e la vastità della rete delle vostre relazioni costituiscono un immenso patrimonio immateriale che aiuta imprenditori, banchieri, managers, amministratori pubblici a capire il contesto, a immaginare il futuro e a prendere decisioni. Dunque, aiutare a conoscere per aiutare a decidere…

Ad esso dovrebbe affiancarsi costantemente la volontà di indirizzare le vostre analisi e le vostre proposte verso scelte coerenti con il paradigma dell’ecologia integrale”.

Collegata a tale consapevolezza è la responsabilità culturale: “Per responsabilità culturale intendo due cose: assicurare un’adeguata qualità professionale, e inoltre una qualità antropologica ed etica che vi permetta di suggerire risposte coerenti con la visione evangelica dell’economia e della società, in altre parole, con la dottrina sociale cattolica. Si tratta di valutare gli effetti diretti e indiretti delle decisioni, l’impatto sull’attività ma, ancora prima, sulle comunità, sulle persone, sull’ambiente”.

Il terzo suggerimento riguarda la valorizzazione della diversità: “Tutti gli organismi creati dall’uomo (le istituzioni, le imprese, le banche, le associazioni, i movimenti) hanno il diritto, se onestamente e correttamente gestiti, di poter salvaguardare e sviluppare la propria identità.

Qualcuno parla di ‘biodiversità imprenditoriale’: come garanzia di libertà di impresa e libertà di scelta dei clienti, dei consumatori, dei risparmiatori e degli investitori; e anche come condizione indispensabile di stabilità, di equilibrio, di ricchezza umana. E’ quanto avviene nella natura e può avvenire anche negli ‘ecosistemi’ economici”.

Certo in questi anni non si è vissuto uno sviluppo ‘armonioso’: “Negli ultimi quindici anni il mondo è passato attraverso crisi gravi e continue. Non abbiamo potuto terminare di affrontare la crisi finanziaria del 2007 che abbiamo dovuto affrontare quella del debito sovrano e delle economie reali, poi la pandemia, quindi la guerra in Ucraina con conseguenze e minacce globali.

Intanto però il pianeta ha continuato a soffrire per gli effetti del cambiamento climatico; intanto guerre crudeli e nascoste si continuavano a combattere in diverse regioni; intanto decine di milioni di persone continuavano ad essere forzate a migrare dalle proprie terre.

Mentre una parte di uomini e donne miglioravano il proprio vivere quotidiano, un’altra parte risentiva di scelte senza scrupoli diventando le principali vittime di una sorta di contro-sviluppo. San Paolo VI ha chiarito efficacemente che il nuovo nome della pace è lo sviluppo nella giustizia sociale”.

Ed ha tracciato il ruolo del consulente: “Il consulente di oggi, consapevole del proprio ruolo, è chiamato a proporre e argomentare indirizzi nuovi per sfide nuove. Gli schemi vecchi hanno funzionato solo in parte, in contesti diversi. Chiamerei questa nuova generazione di consulenti ‘consulenti integrali’.

Si tratta di esperti e professionisti che tengono conto delle connessioni tra i problemi e le loro rispettive soluzioni e che accolgono il concetto dell’antropologia relazionale: quella che aiuta l’uomo anche a riconoscere la validità di strategie economiche che mirino anzitutto alla qualità globale della vita raggiunta, prima ancora che all’accrescimento indiscriminato dei profitti, ad un benessere che se vuol essere tale è sempre integrale, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”.

(Foto: Santa Sede)

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