L’Europarlamento: vade retro Ungheria

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.09.2022 – Giuseppe Rusconi] – Il Parlamento Europeo a larga maggioranza (le sinistre unite e Forza Italia) chiede in una risoluzione di impronta totalitaria il congelamento dei fondi per l’Ungheria, Paese ritenuto non più democratico.

Da anni ormai, il Parlamento Europeo è impegnato in una lotta senza quartiere contro l’Ungheria di quel cattivo di Orbán. L’ultimo episodio è di giovedì 15 settembre 2022, quando gli eurodeputati hanno votato a larga maggioranza una risoluzione in cui tra l’altro si legge del “crollo della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria”, così che il Paese ormai si sarebbe trasformato “in un regime ibrido di autocrazia elettorale”.

Eppure gli Ungheresi votano regolarmente (anche pochi mesi fa), come si riconosce nella stessa risoluzione, riportando il giudizio della commissione internazionale dell’OSCE sulle elezioni e il referendum del 3 aprile 2022: “Le elezioni e il referendum sono stati ben amministrati e gestiti in modo professionale”. Del resto, l’opposizione non ha vinto in gran parte dei distretti elettorali di Budapest?

Obiettivo principale della risoluzione del Parlamento Europeo (che comunque non ha valore legislativo)? La Commissione Europea congeli l’approvazione dei fondi europei per l’Ungheria fino a quando Budapest “non avrà pienamente rispettato tutte le raccomandazioni specifiche del semestre europeo in materia di stato di diritto” e finché non avrà eseguito tutte le sentenze europee; si chiede poi che “la Commissione Europea, prima di approvare gli accordi di partenariato e i programmi della politica di coesione, escluda qualsiasi rischio che i programmi della politica di coesione contribuiscano all’uso improprio dei fondi europei o a violazioni dello Stato di diritto”. In sintesi: auspicabile, doveroso il taglio dei viveri all’Ungheria finché non si adegua (dunque: si piega) ai voleri di Brussel.

La risoluzione del Parlamento Europeo consta di 15 “visto”, 123 “considerando” (!) e 10 locuzioni verbali conclusive e esortative, che introducono richieste a tutto campo. Tra queste ultime ci piace subito citare la settima, tanto significativa dei toni del documento quanto espressione di una follia tetragona dei suoi estensori: “[il Parlamento] invita la Commissione a sostenere una società civile indipendente in Ungheria”. Una vera e propria offesa agli elettori e all’intero popolo ungherese, ribadita senza arrossire dalla relatrice, la verde francese Gwendoline Delbos-Corfield: “Le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia”.

Diversi “considerando” suonano perlomeno curiosi, come quello in cui si rimprovera al governo ungherese di “aver deciso di svolgere un referendum nazionale relativo all’accesso dei minori alle informazioni che riguardano questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere nello stesso giorno delle elezioni parlamentari” (mai sentito parlare di “abbinamento” elettorale, anche in Italia?). È lecito pensare che, se il tema del referendum fosse stato diverso, il Parlamento Europeo non si sarebbe nemmeno posto il problema?

La risoluzione è stata approvata con 433 sì, 123 no e 28 astensioni. Per l’Italia voto contrario della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni; voto invece favorevole della galassia sinistra (area di Renzi e Calenda compresa). Anche Forza Italia ha espresso parere positivo per la risoluzione, con Adinolfi Isabella, De Meo Salvatore, Regimenti Luisa, Vuolo Lucia, tutti allineati come soldatini obbedienti alla maggioranza del Partito Popolare Europeo (112 sì, 9 no, 214 astenuti). Si è differenziato (ma non fino a opporsi) dal resto della congrega Salini Massimiliano, che si è astenuto.

Come si sarà intuito, la risoluzione rimprovera a Budapest ogni sorta di violazioni del diritto fondato sui valori comuni dell’Unione. Entrando nei dettagli, si scopre che tali addebitate violazioni non sono un’esclusiva ungherese, sono assai diffuse anche in altri Paesi dell’Unione Europea. Qualche esempio. L’Ungheria contesta il primato del diritto europeo (e la Germania, allora?). L’Ungheria ha introdotto uno stato di emergenza illimitato, governa per decreti (e l’Italia, allora?). L’Ungheria ha trattato migranti in maniera disumana (e la Francia, e la Spagna, e l’Italia, allora?). Insomma, che l’Ungheria sia considerata una pecora nera in un gregge in cui di bianche non ce ne sono?

La lista delle violazioni dei “valori UE” addebitate all’Ungheria è lunga. Il Parlamento Europeo è preoccupato “per il funzionamento dell’ordinamento costituzionale e del sistema elettorale”, per l’indipendenza della magistratura, per la corruzione e i conflitti d’interesse, per la privacy e la protezione dei dati, per la libertà d’espressione, compreso il pluralismo dei media, per la libertà di religione, per una serie di tutela di altri diritti (“compresi i diritti delle persone LGBTIQ” e  “i diritti economici e sociali”).

Domanda, a proposito di una delle libertà citate: ma l’imbrattamento, l’oscuramento e la rimozione dei cartelloni di Pro Vita&Famiglia da parte delle autorità municipali (su democraticissime segnalazioni piddine e delle cosiddette “famiglie arcobaleno”) [QUI] dove avvengono? Dov’è che è proibito esortare pubblicamente a non “confondere l’identità sessuale dei bambini”, esortazione sacrosanta, di alto valore sociale? Dov’è dunque che si nega in questo caso la libertà d’espressione? In Ungheria o a Milano, Torino, Roma, Novate Milanese, ecc…?

Ciliegina sulla torta: l’altro giorno la Commissione Europea ha approvato un nuovo regolamento riguardante i media (European Media Freedom Act) che le ha fruttato da parte delle associazioni degli editori europei l’accusa di “minacciare la libertà di stampa”. Tale documento viene definito dai critici “un affronto ai valori fondamentali dell’Unione Europea e della democrazia”. I censori censurati?  Monsieur Tartuffe non muore mai, tantomeno a Brussel.

Ci sia permessa un’ultima domanda: ma l’Ungheria condannata dalla larga maggioranza del Parlamento Europeo è la stessa con cui la Santa Sede intrattiene “buone relazioni bilaterali” [QUI] è la stessa che ha come presidente quella Katalin Novák accolta con calore e ascoltata con attenzione e calore lo scorso 25 agosto in Vaticano [QUI]? Ed è la stessa che Papa Francesco prevede di visitare nella prossima primavera?

Giuseppe Rusconi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2022 sul blog dell’autore Rossoporpora.org [QUI].

Articolo precedente

L’Unione Europa nega i fondi all’Ungheria di Orbán: «Non è democratica» – 16 settembre 2022

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