Mobilitazione per sostenere gli alluvionati

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“Desidero assicurare la mia preghiera per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione. Prego per i defunti e per i loro familiari, per i feriti e per chi ha subito gravi danni. Il Signore dia forza a quelle comunità!”: al termine della recita dell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha pregato per le vittime dell’alluvione avvenuta nelle Marche.

E’ stata una bomba d’acqua improvvisa e imprevedibile (forse), ma tra le cause della devastante alluvione che ha colpito le Marche ci sono anche l’incuria e la mancata realizzazione di opere a difesa del territorio. Come una vasca di espansione lungo il Misa per proteggere Senigallia: il primo progetto risale al 1982 e nonostante i fondi già stanziati, l’opera non è stata ancora realizzata.

Il corso d’acqua che sfocia a Senigallia è un fiume a carattere torrentizio lungo 45 chilometri: imprevedibile, può aumentare di molto la sua portata in breve tempo. Ed è già esondato varie volte negli ultimi decenni: nel 1940, nel 1955, nel 1976 e nel 2014.

Risale al 1982 il primo progetto per una vasca d’espansione per proteggere Senigallia dalle piene del Misa. Il progetto inizialmente prevedeva una grande vasca da 3.000.000 metri cubi di capacità, poi ridotta a 800.000 metri cubi, nella frazione di Bettolelle, a circa 8 chilometri dalla foce. Furono stanziati 4 miliardi di lire, in seguito trasferiti alla provincia di Ancona, ma l’opera rimase sulla carta.

Il 3 maggio 2014 il Misa uscì di nuovo dagli argini a Senigallia: una ondata di acqua e fango travolse la città, provocando la morte di tre persone. E si ritornò a parlare di mettere in sicurezza il territorio, l’intero bacino idrografico del Misa.

Governo e regione Marche si misero al lavoro. Proprio nel 2014 l’esecutivo guidato da Matteo Renzi aveva creato la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico guidata da Erasmo D’Angelis.

Vennero fatti altri progetti di opere idrauliche: la Giunta regionale con a capo Luca Ceriscioli inviò a Roma i progetti per sei vasche di espansione lungo il corso del Misa. La struttura di Palazzo Chigi stanziò € 45.200.000.

Nonostante i soldi già stanziati, quei progetti non hanno ancora visto la luce, tra ritardi e burocrazia. Per bandire la gara relativa alla prima vasca sono serviti cinque anni. Nel frattempo il governo Conte aveva chiuso la Struttura di missione, lasciando da sola la Regione.

Nel 2020 la guida della Regione Marche passa a Francesco Acquaroli: tra i primi provvedimenti come commissario per la lotta al dissesto idrogeologico ci fu la cancellazione dei finanziamenti regionali.

L’iter per la vasca d’espansione sul Misa è proseguito, tra ritardi e intoppi vari. Dopo altri due anni, nello scorso aprile è stato finalmente aperto il cantiere a Bettolelle. Se i tempi verranno rispettati, l’opera verrà ultimata nel 2023. A 43 anni di distanza dal primo progetto.

Questa è un po’ di storia, mentre il bilancio dei danni sta aumentando, come hanno confermato i vigili del fuoco: “Stiamo effettuando numerosi interventi su tutta l’area e non solo per prosciugare le cantine. Dobbiamo intervenire con mezzi pesanti, ruspe e bobcat, e monitorare i danni strutturali a edifici e infrastrutture che sono provocati dagli smottamenti sotterranei, dovuti alla piena del fiume, oltre che dall’impatto dei detriti trasportati dalla corrente”.

Nel frattempo nei territori delle Marche colpiti dal maltempo sono a rischio le semine autunnali di orzo, avena e grano nei terreni dove si sono accatastati rifiuti di ogni genere e aperte voragini impraticabili anche per i trattori. E’ quanto emerge dal primo monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che è scattata la solidarietà tra gli agricoltori che si stanno aiutando tra loro per pulire i terreni e ripristinare la funzionalità dei mezzi.

 Ammontano infatti a milioni di euro i danni provocati dal maltempo nelle campagne delle Marche oltre alle colture distrutte  ci sono serre, impianti di irrigazione, attrezzature, trattori e altri mezzi agricoli e impianti di trasformazione alimentare. anche che il maltempo ha lasciato i pozzi per l’acqua pieni di fango, inutilizzabili con le idrovore che non riescono a togliere la melma, come ha sottolineato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche:

“La Coldiretti è impegnata nell’offrire assistenza alle aziende colpite e chiede alle Istituzioni di agire in fretta in questa drammatica situazione di emergenza; servono fondi e una normativa in deroga per semplificare un carico burocratico che, come è oggi, porterebbe alla paralisi totale e quindi all’abbandono del territorio”.

E la solidarietà si è messa in moto, mentre la diocesi di Senigallia ha aperto un link per sostenere gli alluvionati, come ha precisato mons. Franco Manenti: “Siamo ancora una volta a piangere morti, a fare i conti con i disastri subiti, a cercare un senso a quello che ci è successo.

E questo spinge immediatamente ciascuno di noi a fare la sua parte. Adesso è il tempo della vicinanza, del sostegno, della cura. Poi verrà il tempo del creare le condizioni perché non siamo assaliti dalla ‘paura ogni volta che piove’, come era intitolato il libro fotografico dopo l’alluvione del 2014.

Siamo veramente vicini ai parenti delle vittime, ai familiari delle persone ancora disperse, a tutti coloro che stanno soffrendo direttamente e indirettamente a causa di questo disastro. Siamo vicino alle comunità più colpite della nostra diocesi e di tutti i territori e questa vicinanza la vogliamo dimostrare come comunità cristiana nell’impegno e nella consolazione.

Sono attivi anche un numero di telefono e una mail per comunicare le richieste di aiuto per la pulizia delle abitazioni o per dare la propria disponibilità ad aiutare: 353 420 54 66 o scrivere a emergenzaalluvione@caritassenigallia.it.  Chi volesse inoltre fare donazioni può farlo attraverso questo link https://www.ridiamodignita.it/dona/aiuti-alluvione. Questa crisi siamo chiamati ad affrontarla insieme”.

I vescovi delle Marche hanno espresso attenzione alle famiglie delle vittime e a quanti sono stati colpiti dalla catastrofe che ha ferito il territorio: la Caritas diocesana e tutta la comunità ecclesiale sono già all’opera per accogliere gli sfollati ed essere vicini ai bisogni e alle necessità delle popolazioni. Invitiamo tutti a restare uniti nella preghiera e nell’attenzione alle necessità dei nostri fratelli  che saranno rilevate e comunicate dalla Caritas regionale.

Anche le #Acli hanno lanciato una raccolta fondi a sostegno del territorio marchigiano, un territorio flagellato dalla furia del maltempo che ha creato profonde ferite nella comunità attraverso l’hastag #AlluvioneMarche e si può donare attraverso il link https://bit.ly/3f56G0c, le cui donazioni saranno devolute alle comunità più colpite:

“In questi giorni stiamo assistendo all’ennesima furia impetuosa dei cambiamenti climatici. Alcuni amici non ci sono più, i luoghi di tutti i giorni non ci sono più, e i danni ora sono difficili da calcolare. Uniamoci come comunità per donare qualcosa a chi ha perso molto”.

E Caritas italiana ha aperto un conto corrente non solo per le Marche, ma anche per le alluvioni avvenute in Pakistan, evidenziando che occorre ascoltare ‘la voce del Creato’, come ha scritto papa Francesco nel messaggio per la Giornata di preghiera per il creato:

“Purtroppo il grido del creato continua a levarsi da più parti nel mondo e anche nel nostro Paese, dove in particolare le Marche, ma anche in Umbria la diocesi di Gubbio, sono state colpite da pesanti alluvioni che hanno causato vittime e danni ingenti…

Anche nelle altre zone colpite la Delegazione regionale Caritas è all’opera per monitorare e rispondere ai bisogni. Oggi pomeriggio il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, sarà sul posto per fare il punto insieme alle Caritas locali”.

Inoltre la Caritas italiana sostiene anche le popolazioni alluvionate nel Pakistan: “Proseguono anche gli interventi a sostegno di Caritas Pakistan dopo le inondazioni nel Baluchistan, Sindh, Punjab. Si calcola che in totale siano state toccate dalle conseguenze di queste piogge torrenziali 4.200.000 di persone e il 72% del territorio del Paese.

Caritas Pakistan ha lanciato un appello per assistere 9500 famiglie con aiuti d’urgenza e Caritas Italiana la sta sostenendo, grazie anche a un contributo che la Conferenza episcopale Italiana ha messo a disposizione ai fondi dell’8×1000 che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica”.

Perciò è possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per queste emergenze (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013 o donazione on-line o bonifico bancario con causale ‘Alluvioni Italia’ o ‘Alluvioni Pakistan’ tramite: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111; Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474; Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013; UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119.

Nel frattempo la CEI ha destinato alla popolazione marchigiana colpita dall’alluvione € 500.000 dei fondi dell’8xmille: “La Presidenza CEI esprime fraterna vicinanza alle popolazioni provate da questo drammatico evento e assicura il ricordo nella preghiera per le vittime, i dispersi e tutte le famiglie coinvolte.

Possano trovare nel Signore misericordioso il conforto e la forza necessari e nella comunità italiana una solidarietà pronta e concreta… Questo avvenimento disastroso torna a mostrarci la fragilità del nostro territorio.

Ogni volta ci domandiamo cosa avremmo dovuto e potuto fare per non piangere i nostri cari e se abbiamo messo in atto tutte le azioni di prevenzione necessarie. Dobbiamo imparare dalle lezioni apprese nel passato, per far sì che catastrofi del genere non si ripetano”.

(Foto: Caritas Italiana)

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