Papa Francesco racconta ai trappisti i ‘sogni’ di Gesù

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Appena rientrato dal viaggio apostolico in Kazakhstan papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Capitolo generale dei Cistercensi della stretta osservanza (trappisti), che stanno svolgendo he state svolgendo la seconda parte del Capitolo Generale alla Porziuncola di S. Maria degli Angeli, esortandoli a ricercare i ‘sogni di Gesù’, ovvero i suoi desideri più grandi che il Padre suscitava nel suo cuore divino-umano:

“Il Padre Abate dice che in questo viaggio ha ‘raccolto i sogni dei superiori’. Mi ha colpito questo modo di esprimersi, e lo condivido di cuore. Sia perché, come sapete, anch’io intendo il ‘sognare’ in questo senso positivo, non utopistico ma progettuale; sia perché qui non si tratta dei sogni di un individuo, fosse pure il superiore generale, ma di una condivisione, di una ‘colletta’ di sogni che emergono dalle comunità, e che immagino siano oggetto di discernimento in questa seconda parte del Capitolo. Essi sono sintetizzati in questo modo: sogno di comunione, sogno di partecipazione, sogno di missione e sogno di formazione”.

Ed ha tratteggiato alcune strade da percorrere: “Un’indicazione che mi viene dall’impostazione ignaziana ma che, in fondo, credo di avere in comune con voi, uomini chiamati alla contemplazione alla scuola di san Benedetto e di san Bernardo.

Si tratta, cioè, di interpretare tutti questi ‘sogni’ attraverso Cristo, immedesimandoci in Lui mediante il Vangelo e immaginando (in senso oggettivo, contemplativo) come Gesù ha sognato queste realtà: la comunione, la partecipazione, la missione e la formazione. In effetti, questi sogni ci edificano come persone e come comunità nella misura in cui non sono i nostri, ma i suoi, e noi li assimiliamo nello Spirito Santo. I suoi sogni”.

Ed ha messo in evidenza quattro ‘sogni’, partendo dal racconto dell’evangelista Giovanni, che parla di ‘gloria’: “Questa Parola santa ci permette di sognare con Gesù la comunione dei suoi discepoli, la nostra comunione in quanto ‘suoi’. Questa comunione non consiste in una nostra uniformità, omogeneità, compatibilità, più o meno spontanea o forzata, no; consiste nella nostra comune relazione a Cristo, e in Lui al Padre nello Spirito.

Gesù non ha avuto paura della diversità che c’era tra i Dodici, e dunque nemmeno noi dobbiamo temere la diversità, perché lo Spirito Santo ama suscitare differenze e farne un’armonia. Invece, i nostri particolarismi, i nostri esclusivismi, quelli sì, dobbiamo temerli, perché provocano divisioni. Dunque, il sogno di comunione proprio di Gesù ci libera dall’uniformità e dalle divisioni, tutte e due cose brutte”.

Per Gesù non esistono i ‘maestri’: “Qui possiamo contemplare il sogno di Gesù di una comunità fraterna, dove tutti partecipano sulla base del comune rapporto filiale con il Padre e in quanto discepoli di Gesù. In particolare, una comunità di vita consacrata può essere segno del Regno di Dio testimoniando uno stile di fraternità partecipativa tra persone reali, concrete, che, con i loro limiti, scelgono ogni giorno, confidando nella grazia di Cristo, di vivere insieme. Anche gli strumenti attuali di comunicazione possono e devono essere al servizio di una partecipazione reale, non solo virtuale, alla vita concreta della comunità”.

Per questo Gesù ha dato mandato agli apostoli per una Chiesa missionaria: “Questo mandato riguarda tutti, nella Chiesa. Non ci sono carismi che sono missionari e altri che non lo sono.

Tutti i carismi, in quanto dati alla Chiesa, sono per l’evangelizzazione del popolo, cioè missionari; naturalmente in modi diversi, molto diversi, secondo la ‘fantasia’ di Dio. Un monaco che prega nel suo monastero fa la sua parte nel portare il Vangelo in quella terra, nell’insegnare alla gente che vive lì che abbiamo un Padre che ci ama e in questo mondo siamo in cammino verso il Cielo”.

Ed infine ha chiesto di non trascurare la formazione: “Infine, i Vangeli ci mostrano Gesù che si prende cura dei suoi discepoli, li educa con pazienza, spiegando loro, in disparte, il significato di alcune parabole; e illuminando con la parola la testimonianza del suo modo di vivere, dei suoi gesti…

E tanti potrebbero essere i riferimenti evangelici che attestano il sogno di formazione nel cuore del Signore. Mi piace riassumerli come un sogno di santità, rinnovando questo invito: ‘Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo’”.

Da parte sua il nuovo abate generale, dom Bernardus Peeters, eletto nella prima parte del Capitolo Generale nello scorso mese di febbraio, ha ringraziato il papa per aver concesso l’udienza: “San Paolo VI ha affidato il dialogo interreligioso ai monaci e alle monache che vivono secondo la regola di San Benedetto. Il nostro dialogo interreligioso non è un dialogo di parole, ma semplicemente il dialogo di una vita condivisa secondo la cultura dell’incontro e la spiritualità della Visitazione”.

(Foto: Santa Sede)

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