Palermo ha ricordato p. Pino Puglisi

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Giovedì 15 settembre Palermo ha ricordato don Pino Puglisi, sacerdote della parrocchia ‘San Gaetano’, ucciso dalla mafia nel 1993, che cominciò la sua opera contro la criminalità organizzata parlando ai giovani e aprendo il ‘Centro Padre Nostro’, togliendo così la bassa manovalanza alla criminalità organizzata, beatificato nel 2013, affermando di sé: “Non sono un biblista, non sono un teologo, né un sociologo, sono soltanto uno che ha cercato di lavorare per il Regno di Dio”.

Nella celebrazione eucaristica l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha sottolineato un verbo: “Stare è anche espressione di una fedeltà che dice comunione non solo con Gesù, ma anche tra loro: ‘stavano’. Non si può stare in solitudine, si può stare solo nella comunione, c’è una comunione nello stare. La comunione ecclesiale. E’ anche la relazione di fraternità che, in questo caso, permette di ‘stare’.

Le donne stanno ‘accanto alla croce’, espressione particolare, dal momento che la preposizione ‘accanto’ (parà) unità al sostantivo ‘croce’ (staurò) è sempre usata altrove per le persone, non per le cose. Si sta accanto ad una persona. Maria Maddalena la troveremo stare anche ‘accanto’ al sepolcro drammaticamente spalancato e vuoto (senza l’Amato) al mattino di Pasqua”.

Questo atteggiamento è frutto di una vita senza improvvisazioni: “Lo ‘stare’ non si improvvisa, ma è frutto di una consuetudine di vita, di una storia, di un vissuto quotidiano. La prima che sta, è una donna che è rimasta sostanzialmente nascosta, è la donna normale, che ha vissuto l’ordinarietà dell’essere madre, senza fatti eclatanti. Maria è colei che ha donato la vita al Figlio, colei che l’ha accompagnato nel quotidiano, che l’ha educato.

Ma credo che ci sia una particolare attitudine della madre, che emerge dalle pagine del Vangelo e che presso la croce ha una sorta di sintesi: Maria è colei che è rimasta sempre davanti al mistero del figlio, accettando di non capire, accogliendo un ‘oltre’ che continuamente la superava. Che non lo abbandona e lo segue fino all’ora, fino all’oltre dell’Amore smisurato e folle di Dio manifestatosi definitivamente nel Crocifisso del Golgota”.

Questo atteggiamento è stato vissuto da don Pino Puglisi: “Come il nostro don Pino che trent’anni dopo il suo martirio continua ad accompagnare la sua e nostra Chiesa. Egli è ciò che la Chiesa deve essere, la conferma nel dono dello Spirito.

Come vi scrivo nella Lettera ‘Fino al compimento dell’amore’, che oggi consegno a voi e all’intera Arcidiocesi di Palermo in occasione dell’apertura del 30° Anniversario dell’uccisione di Padre Pino Puglisi (1993-2023), vivere l’Evangelo è seguire l’Agnello ovunque vada: fino alla fine, appunto. Perché la Chiesa nasce dalla Croce, atto estremo di un amore folle, quello di Dio per gli uomini e per il mondo: per gli uomini e le donne che sono nel mondo.

Un amore che continuamente rinasce perché rifulge sul volto del Crocifisso e traspare nella vita di quanti sono uniti alla sua Croce: di quanti la portano già per condizione, a causa del peso della vita umana, e di quanti la ‘con-portano’ per chiamata”.

Don Puglisi poteva ‘stare’ perché era alimentato dalla Parola di Dio: “La forza del nostro amato p. Pino germinava dalla Parola dentro di lui: la Parola come relazione con Dio che diventa relazione con l’uomo. A lungo don Pino aveva cercato le strade per aiutare l’uomo. E alla fine era ritornato all’inizio, al principio: alla Parola di Dio e alla vita consegnata ai fratelli…

Uno di noi, don Pino, impegnato lungo le strade della vita a sopportare le sofferenze sue e dei fratelli, impegnato sulle le strade della città ad adempiere con umiltà il suo ministero: ricordare agli uomini che sono perdonati dal Padre, amati nel Figlio, consolati dallo Spirito. Ricordare agli uomini e che il senso ultimo dell’esistenza è anche per noi in questi verbi: amare, perdonare e consolare”.

Don Puglisi indica una strada da percorrere: “Quest’anno che comincia oggi non sarà solo di commemorazione ma, innanzitutto, di conversione: per questo voglio invitare voi tutti, Sorelle e Fratelli, ad incamminarci su un itinerario che ripercorra le sue vie.

Proseguiamo su questo solco fatto di passione per la Parola e passione per gli uomini, rileggiamo con lui la teologia dell’Incarnazione: Cristo si fa uomo, affinché l’uomo diventi umano. Dentro questo mistero è il ministero del nostro p. Pino: lui che accoglie il martirio perché la città diventi più umana, il quartiere diventi più umano, ogni strada e il nostro modo di viverci, il nostro stile del convivere, diventino più umani. Le nostre comunità più fraterne, capaci di contagiare vita fraterna”.

E nella lettera alla diocesi, ‘Fino al compimento dell’amore’, l’arcivescovo ha ricordato la visita di papa Francesco: “Non posso non ricordare a me stesso e a tutti noi che in questo stesso giorno, quattro anni fa, Papa Francesco è venuto a inaugurare ideal­mente il nostro metterci in cammino sui passi di p. Pino.

Lo ha fatto venendo a visitare le case di Brancaccio e indicandoci subito la sedia rotta nella saletta del nostro Beato: continua a dirci, p. Pino, che il luogo in cui dobbiamo collocarci non è una poltrona, non è una stan­za chiusa, ma è fuori, tra le strade, là dove gli uomini costruiscono la storia, affinché sia una storia pienamente umana, secondo il desiderio di Dio.

Continua a dirci, don Pino, che scoprire la gioia di questa fatica, la gioia della condivisione di questi passi, anche quando sono sofferti, e di questo pane, anche quando è misero, è ciò che scatena la ribellione del male che vuole invece, per il pane, mettere gli uomini l’uno contro l’altro: l’uno pronto ad usare l’altro, a distruggere l’altro, a praticare la fallace arroganza del dare la vita e la morte all’altro. Il male prova a blandirci, a insinuarci il dubbio che sarà questo a renderci felici: la mafia è stata ed è per la nostra Palermo, la più grande illusione di felicità”.

Ed anche fratel Biagio e la ‘Missione di Speranza e Carità’ hanno commemorato don Pino Puglisi: “Grazie Padre Pino Puglisi per avere donato la tua vita per il bene di questa società tanto provata. Il 15 Settembre 1993, giorno della sua uccisione, ci siamo incontrati al Comune di Palermo per un appuntamento con il Sindaco Orlando.

Padre Pino Puglisi chiedeva l’utilizzo di un’area abbandonata nel quartiere di Brancaccio per la realizzazione di un oratorio per i giovani. Io invece chiedevo al Sindaco una delle strutture abbandonate nella città per poter accogliere i tanti senza tetto. Ecco che con don Puglisi ci siamo incontrati e conosciuti al Comune di Palermo per la stessa causa: abbiamo chiesto uno spazio per i bisognosi di questa città!

Poi ho saputo l’indomani, dai parrocchiani della chiesa di san Gaetano, dove Padre Pino era parroco, che la sera era stato ucciso barbaramente. Amato Padre Pino Puglisi ti chiediamo di pregare dall’alto dei cieli per tutti noi e questa sofferta società che si è allontanata dal buon Dio e dal nostro prossimo, cioè dal povero, dall’immigrato, dall’ammalato e dagli anziani.

Oggi ricordiamo un altro prezioso e amato sacerdote, Padre Roberto Malgesini, anche lui ucciso nella stessa data del martire Padre Pino Puglisi, ma nell’anno 2020. Venne trucidato nella città di Como da un indemoniato. Padre Roberto è stato un buon pastore per la sua parrocchia San Rocco, aiutava e assisteva tanti poveri della città.

Sono testimone della sua bontà, mi ha soccorso nel 2019, accogliendomi come pellegrino in cammino a piedi per tutta l’Italia. Grazie Don Roberto ti stiamo tanto vicino e in comunione con la parrocchia di San Rocco e con il parroco Gianluigi, con i vari parroci e con tutti i cittadini di Como. Don Roberto anche tu sei un martire di questa malata società, prega dall’alto dei cieli per tutti noi, ti vogliamo tanto bene”.

(Foto: Arcidiocesi di Palermo)

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