XXV domenica del Tempo Ordinario: la vera scaltrezza del cristiano

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La parabola del Vangelo  dell’amministratore disonesto da parte di Gesù non vuole certo essere una lezione di disonestà, ma vuole essere una vera sberla, un richiamo forte ai ‘figli della luce’ di ieri e di oggi perché si sveglino ed agiscano con decisione, con scaltrezza, con creatività nel fare il bene focalizzando  ognuno i talenti ricevuti da Dio.

Gesù fa una distinzione netta tra i buoni e i cattivi e con amarezza loda la scaltrezza dei secondi sempre pronti ed intraprendenti. I figli di questo mondo, dove domina l’arrivismo, l’accumulo delle ricchezze, la disonestà chiara e manifesta, sono non solo numerosi ma intraprendenti da trasformare la terra in una landa oscura o un deserto dove il pesce grosso cerca solo di divorare il piccolo per amore del vile denaro, della ricchezza terrena; gente guidata solo dalle forze del male. 

I figli della luce, i veri cristiani sembrano talvolta dominati da imbecillitudine: paurosi, incapaci di guardare il futuro, preoccupati sempre di sbagliare, buoni per brontolare e perdersi in stupidità. Si guarda magari con ammirazione l’agire dei Santi ma non si è quasi mai decisi ad assumere vere responsabilità ed intraprendenze valide.

Spesso i cristiani riconoscono i propri limiti ma manca la ferma decisione di guardare avanti, fiduciosi della grazia dell’Altissimo. Gesù loda l’intraprendenza dell’amministratore disonesto che riesce a tirarsi fuori dai guai: loda l’astuzia e non la disonestà.

Essere buoni, essere figli della luce non significa essere ingenui; il vero cristiano deve essere scaltro come l’amministratore disonesto non  per sistemarsi dopo il licenziamento ma usando nel bene tutti i mezzi, che la scaltrezza sugerisce, per la propria sistemazione nel regno di Dio, nella vita eterna. Con le ricchezze si può fare tanto male, ma si può fare tanto bene.

Vale l’esempio di Francesco di Assisi, proveniente da famiglia facoltosa, scelse volontariamente di essere povero e a servizio dei più poveri; Pier Giorgio Frassati, di famiglia nobile, fu un laico impegnato nell’Azione cattolica ed additato per le sue opere di misericordia.

Problema fondamentale non sono le ricchezze ma la bontà del cuore; se il cuore è malvaggio le ricchezze servono per la dannazione eterna; se il cuore è nobile le ricchezze aprono le porte del cielo. Il vero uomo si rivela nella maniera come gestisce il suo denaro.

La ricchezza può spingere ad alzare muri e barriere, a creare divisione e arrivismo; Gesù invita i suoi amici ad invertire la rotta, a trasformare i beni terreni in relazione di amore e di servizio perché il ‘beneficato’ ti accolga nella patria beata.

Trasformare le ricchezze in strumento di vera fraternità e solidarietà; amministrare i talenti ricevuti  e i carismi in mezzi idonei ad aiutare i fratelli, i poveri, gli umili, i meno dotati. Considerare la ricchezza non come qualcosa da possedere ma qualcosa da amministrare per trasformarla in gioia anche per gli altri, che sono tuoi fratelli.

Non si tratta solo di fare elemosina, ma, diceva san Basilio: il pane che ti sopravanza è il pane dell’affamato, il vestito che sta solo appeso nel tuo armadio è il vestito di chi è nudo e muore di freddo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che tieni nascosto è solo il denaro dei poveri. La parabola del fattore disonesto chiama l’attenzione al nostro atteggiamento verso il povero.

Gesù, come vedi, non vuole proporre l’agire immorale e disonesto dell’infedele amministratore, che riesce a rimanere a galla nonostante i suoi inganni, manipolazioni di bilancio e disonestà di ogni genere, ma il punto focale  sta nella prontezza delle sue decisioni in vista di mettere al sicuro il futuro della sua vita.

La morale della parabola sta nella lode per la scaltrezza dimostrata dall’iniquo amministratore; da qui la triste considerazione: ‘I figli  di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce’.

Affronti, amico che ascolti, tanti disagi per salvare la tua anima quanto ne affronta un mercante per salvare la sua merce?; ti preoccupi per la tua vita spirituale come si preoccupa un industriale per salvare la sua azienda? 

Diventa veramente furbo, amico, ed impara la prudenza dell’affarista, la tenacia dell’industriale, il fervore del politico (siamo alla vigilia delle votazioni), lo sforzo dell’atleta, l’entusiasmo dell’artista.

Indirizza tutte le tue capacità, le tue ricchezze e fortune non in vista di quello che dirà la gente ma per la vita eterna, per raggiungere la beata speranza, fine ultimo della nostra esperienza terrena. La Vergine Santissima ci sia sprone, guida per assicurare non il successo mondano ma la vita eterna. Maria, regina del Paradiso, Madre nostra cara, prega per noi e con noi.

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