Mons. Pompili saluta la diocesi di Rieti ed abbraccia Verona

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Solitamente, in simbiosi con il raduno delle varie componenti della Chiesa reatina per l’incontro pastorale, la data del 9 settembre andava a segnare l’avvio dell’anno pastorale. Questa volta il giorno che fa memoria della Dedicazione della Cattedrale ha costituito, per la comunità diocesana di Rieti, l’ultimo momento celebrativo ‘ufficiale’ per mons. Domenico Pompili, che sarà nuovo vescovo di Verona, ricordando l’incontro della samaritana con Gesù:

“L’incontro al pozzo di Sicar, nell’ora più calda del giorno, giunge al suo acme. La donna prova meraviglia per l’uomo libero, profondo e trasparente che ha di fronte. E scopre che l’acqua che Gesù le sta chiedendo è, in realtà, un’allusione potente ad un’altra acqua, che è la vita stessa, di cui siamo tutti assetati. In questi anni, peraltro, siamo stati travolti da eventi rischiosi (il terremoto e la pandemia), che hanno costretto ad interrogarsi (in modo radicale e non per posa) sulla vita”.

Tale incontro mostra l’evidenza della necessità di un incontro con Gesù, che la Chiesa propone: “A questo ‘serve’ la chiesa: ad incontrarsi nei pressi del pozzo, cioè nel mezzo della vita quotidiana, per cogliere che in essa, nonostante le sue contraddizioni, c’è un significato nascosto, una risorsa sotterranea, un’altra profondità rispetto alla consueta velocità. La chiesa, cioè, ‘serve’ ad indicare Gesù che col suo Vangelo ci rende persuasi della sete ardente che cerchiamo di spegnere con acque spurie, mentre l’acqua nascosta della vita è Dio, senza del quale siamo a rischio di disidratazione”.

Nella risposta Gesù offre una visione nuova sulla vita: “La risposta di Gesù alla samaritana è quasi sprezzante. Ma ha il pregio di diradare gli equivoci sulla vita spirituale che non è un’altra vita accanto a quella materiale, ma è piuttosto uno sguardo nuovo ed originale sulla realtà. Per questo la fede non ha bisogno di uno spazio fisico per germogliare, ma, anzitutto, di una esperienza che è l’ad-orazione. Ad-orare è ‘portare il dito alla bocca’, come quando si perde la parola di fronte ad uno scenario mozzafiato o ad una situazione sorprendente”.

Dio è presente in ogni situazione con gesti di tenerezza: “Credere è perdere la parola e sentirsi avvolti da una presenza benevola che restituisce alla nostra esistenza il senso della tenerezza e della cura. In questi anni tante volte ho toccato con mano che laddove esiste tenerezza e cura (lavoro, scuola, salute, sport) là Dio si fa spazio e rende percepibile la sua voce. La chiesa quando non si limita a ripetere le verità da credere, entra nel vissuto delle persone e lo trasforma”.

L’augurio di mons. Pompili ai fedeli di Rieti è quello di lasciarsi toccare dal soffio vitale di Dio: “Da qui comprendiamo che Dio non è una cosa tra le altre, né un’idea accanto ad altre, ma è spirito, cioè respiro vitale. Sì, soltanto Dio restituisce respiro ad una vita che boccheggia, soffocata dalla tristezza e dalla noia! Per questo la vita dei credenti non può che essere una boccata di ossigeno per tutta la comunità degli uomini e delle donne. E’ questo l’augurio che formulo alla chiesa di Rieti che saluto per andare a servire quella di Verona”.

Al termine della Messa il saluto di mons. Pompili diventa più ‘personale’: “Grazie per avermi accolto, per avermi accompagnato, per avermi benedetto. Dovrei dire grazie a tanti… Ce lo diremo a tu per tu”.

Nel frattempo mons. Giuseppe Zenti ha salutato i fedeli veronesi durante la festa della Madonna del Popolo: “Vorrei essere come Mosè sul monte che pregava per la vittoria sui nemici, gli Amaleciti. Io pregherò perché la nostra gente vinca il maligno e si senta abbracciata dall’Amore misericordioso di Dio.

Pregherò specialmente per le famiglie in difficoltà, per i disabili, per gli ammalati, per chi è disperato, per chi viene alla luce in giornata e per chi lascia questo mondo. Per chi fa del bene, professionalmente e nell’intreccio relazionale; e per chi rende difficile la vita degli altri. Per gli amministratori e per i dirigenti di aziende, perché usino buon senso nei confronti dei cittadini e dei dipendenti. Anche per i carcerati, miei confinanti. La preghiera, dunque, sarà la mia principale attività”.

E nell’omelia ha sottolineato la sua preghiera per la diocesi: “D’ora in poi la diocesi di San Zeno abiterà il mio cuore, avvolta nella nube divina della mia preghiera, che intensificherò per la diocesi, per ogni persona della Diocesi, avendo come maestra di preghiera e madre tenerissima la vergine Maria.

In tutti questi quindici anni ho celebrato tutte le messe esclusivamente per l’intera Diocesi, mentre ho assicurato per la Diocesi la mia benedizione, sera e mattino, coinvolgendo nella benedizione anche l’arrivo dei nuovi nati e affidando a Dio i morti in giornata. Ma d’ora in poi, per così dire, mi consacrerò alla preghiera per la Diocesi.

Davanti al Crocifisso illuminato; alla Parola di Dio intronizzata; all’Eucaristia esposta nel piccolo ostensorio. E’ il più bel mestiere al mondo: immergersi in Dio, entrando in conversazione con Lui, per adorarne l’Assoluto di Essere e di Amore trinitario Creatore, per contemplarne la bellezza luminosa della Verità, per ringraziarLo delle sue infinite grazie, per implorarne la sovrabbondante ed inesauribile misericordia per tutti!.. Intanto chiedo a Dio il dono della preghiera nello Spirito, cioè il dono dello Spirito di preghiera!”

(Foto: diocesi di Rieti)

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