P. Giuseppe Caruso: il ‘Perdono’ di san Nicola da Tolentino è occasione di riconciliazione

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San Nicola nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano (Macerata) nella Diocesi di Fermo: la sua vita rappresentata da un pittore giottesco detto ‘Maestro della Cappella di San Nicola’, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. La leggenda narra ancora che il concepimento sia avvenuto nella limitrofa città di Modugno, di cui oggi il santo è il patrono.

Si distinse negli studi che, prima che essi fossero terminati, divenne canonico della chiesa del SS. Salvatore a Sant’Angelo in Pontano. Ascoltando una predica di un eremita agostiniano sulla frase latina ‘Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza’ avvertì la chiamata alla vita religiosa ed entrò nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino. Nel 1269 fu ordinato sacerdote da Benvenuto Scotivoli.

Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di sant’Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305. Trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita, predicando quasi ogni giorno.

Il processo di canonizzazione iniziò nel 1325 sotto papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 sotto papa Eugenio IV. Tuttavia già fin dalla metà del 1300 era raffigurato con l’aureola. Papa Bonifacio IX concesse l’indulgenza plenaria a chi visitava la tomba del Santo con la Bolla Papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1º gennaio 1390, com’è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’:

“Bonifacio IX con una bolla, concesse l’indulgenza plenaria nella domenica dentro l’ottavo della festa del santo nella stessa guisa della Porziuncola, a chi visitasse la chiesa che racchiude il suo corpo, la quale fu confermata da altri Papi”.

Quindi fino a domenica 18 settembre è concessa la facoltà di questo gesto del perdono; abbiamo chiesto al preside dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, p. Giuseppe Caruso, di spiegarci per quale motivo è stata concessa la festa del Perdono nella basilica di san Nicola: “Era una festa che richiamava una gran folla di fedeli e quindi il papa ha voluto incentivarla e farla diventare un’occasione di riconciliazione. La ragione è dovuta all’apparizione che san Nicola ebbe nel convento di Valmanente, situato tra Fano e Pesaro, dove assistette alla visione del Purgatorio, che è una valle con le anime sofferenti, in cui un frate agostiniano, frà Pellegrino, gli chiede preghiere per le anime che soffrono nel Purgatorio.

San Nicola rimane così colpito da tanta sofferenza, che decide per sette giorni di alzarsi nella notte in preghiera, di digiunare e di offrire la Santa Messa per queste anime del Purgatorio. Al settimo giorno, come è raccontato in basilica nel quadro ora coperto per il terremoto, si vede che celebrando la messa san Nicola osserva che un Angelo porta l’anima di frà Pellegrino in Paradiso. Questa particolare intercessione di san Nicola per le anime del Purgatorio ha fatto sì che il papa riconoscesse questo grande dono, insieme al ruolo che egli ha svolto come sacerdote”.

Quale significato ha l’indulgenza?

“L’indulgenza plenaria non solo ci fa sperimentare l’indulgenza di Dio, ma ci toglie la pena meritata per le nostre colpe. In questo modo si capisce bene l’importanza di questo evento che ci da la possibilità di applicare quest’indulgenza non solo per noi, ma anche per i nostri defunti, in modo particolare per quelli che sono stati oggetto della preghiera di san Nicola”.

Cosa significava perdono per san Nicola?

“Per san Nicola, personaggio storico, era una parte del suo ministero, perché era un confessore anche molto ricercato. Per noi il perdono di san Nicola è un’occasione in più per riflettere sul sacramento della riconciliazione e per viverlo in profondità”.

Quale rapporto ebbe con l’Eucarestia?

“San Nicola ebbe un rapporto molto speciale con l’Eucarestia: la celebrava e c’è il racconto della visione di Gesù bambino, che ebbe nell’Eucarestia da piccolo, come è stato raccontato dal suo biografo Pietro da Monterubbiano. E’ stato un devoto dell’Eucarestia, per quanto questa espressione sia un po’ sciocca, perché non si può non si può essere devoti dell’Eucarestia, in quanto essa è l’elemento centrale della vita cristiana”.

Lei è preside dell’Istituto Patristico Augustinianum, che è  specializzato nell’insegnamento della patristica e del pensiero di sant’Agostino: quale ricchezza offrono i Padri della Chiesa?

“Quegli autori hanno raccolto in qualche modo la testimonianza della fede dagli apostoli o dai loro immediati successori e l’hanno diffusa in un mondo che non era sempre favorevole; anzi, molte volte era ostile, avverso a questa predicazione e sono stati capaci di dialogare cogliendo il buono che veniva dalla società a loro circostante e in qualche modo anche sanando quelli che potevano essere errori e difetti. Credo sia anche un ottimo messaggio per noi oggi. Papa Francesco parla di Chiesa in uscita; in effetti quella Chiesa era in uscita, era una Chiesa che non aveva strutture e doveva per forza uscire ed è stata capace di farlo”.

(Tratto da Aci Stampa)

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