Gli Armeni di Artsakh/Nagorno-Karabakh di fronte alla reale possibilità di una pulizia etnica nella loro terra storica da parte dell’Azerbajgian

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.09.2022 – Vik van Brantegem] – Non solo la questione del rimpatrio dei restanti prigionieri di guerra e ostaggi civili armeni e la risoluzione della crisi umanitaria in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Crescente preoccupazione per i luoghi santi e il patrimonio culturale armeni sotto il controllo dell’Azerbajgian in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Contrariamente a quanto vuol far credere l’Azerbajgian il conflitto in Artsakh/Nagorno-Karabakh non è risolto e con gli occhi del mondo puntati sull’Ucraina, l’Azerbajgian ne sta approfittando appieno. Il ruolo fondamentale del Gruppo di Minsk dell’OSCE nel trovare una soluzione globale alla questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.

Conferenza al Parlamento Europeo sulla guerra dei 44 giorni chiede il rilascio dei prigionieri di guerra armeni

Il 7 settembre scorso si è svolta presso il Parlamento Europeo a Brussel la conferenza dedicata alla situazione dei diritti umani e la guerra in Artsakh/Nagorno Karabakh del 2020, organizzato dal Partito Popolare Europeo, con la partecipazione del rappresentante legale dei prigionieri di guerra armeni dinanzi alla Corte Europea dei Diritti Umani, Siranush Sahakyan e il Difensore civico dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh, Gegham Stepanyan, che hanno presentato una relazione, dimostrando evidenti e flagranti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario durante e dopo la guerra di 44 giorni dell’Azerbajgian in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Nei loro interventi, gli eurodeputati e i rappresentanti dei gruppi politici del Parlamento Europeo hanno riaffermato la necessità del rimpatrio dei restanti prigionieri di guerra e ostaggi civili armeni e la risoluzione della crisi umanitaria in Artsakh/Nagorno-Karabakh.

L’XI Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) chiede il rilascio dei prigionieri di guerra armeni, esprime preoccupazione per i luoghi santi e il patrimonio culturale armeni sotto il controllo dell’Azerbajgian in Artsakh/Nagorno-Karabakh

Mentre l’attenzione del mondo è fissata sulla guerra in Ucraina, viene riferito che le forze azere abbiano lanciato nuovi assalti agli autoctoni Armeni di Nagorno-Karabakh e ai confini sovrani della Repubblica di Armenia, con ulteriore perdita di vite innocenti e la presa di più prigionieri, ha affermato l’XI Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), noto anche come Consiglio Mondiale delle Chiese (CMC) dalla denominazione World Council of Churches (WCC), in una dichiarazione l’8 settembre 2022.

“La responsabilità per crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani – ripetutamente segnalata da Human Rights Watch, BBC, The Guardian e molti altri media internazionali – non è stata raggiunta o perseguita”, si legge nella dichiarazione.

L’XI Assemblea del CEC, riunita a Karlsruhe in Germania, ha lanciato un appello alle Nazioni Unite, all’Unione Europea e alle autorità dell’Azerbajgian per l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi civili armeni e prigionieri di guerra in conformità con il diritto internazionale.

L’XI Assemblea del CEC ha ribadito la preoccupazione per i luoghi santi e il patrimonio culturale armeno nella regione e ha esortato l’UNESCO e tutti i membri della comunità internazionale ad adottare tutte le misure possibili e appropriate per proteggere questi siti. Ha inoltre chiesto “l’avvio di un dialogo significativo per una soluzione giusta e pacifica del conflitto in Nagorno-Karabakh nel quadro del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE)”.

L’XI Assemblea del CEC ha chiesto a tutte le Chiese membri di continuare a impegnarsi nella solidarietà cristiana con le Chiese e il popolo di Armenia e di Nagorno-Karabakh nella loro ricerca di una pace giusta e sostenibile.

Il Ministro degli Esteri dell’Armenia sottolinea il ruolo del Gruppo di Minsk dell’OSCE nel trovare una soluzione globale alla questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh

Il 9 settembre 2022 il Ministro degli Esteri della Repubblica di Armenia, Ararat Mirzoyan ha ricevuto il neo nominato co-Presidente statunitense del Gruppo di Minsk dell’OSCE e Consigliere principale per i negoziati per il Caucaso, Philip Reeker. Dando il benvenuto all’ospite, Mirzoyan gli ha augurato successo in questa posizione di responsabilità.

Gli interlocutori hanno toccato una serie di questioni relative alla sicurezza e stabilità regionale, hanno scambiato idee sulla risoluzione delle relazioni tra l’Armenia e l’Azerbajgian. È stata discussa un’ampia gamma di questioni relative alla questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. È stato sottolineato il ruolo degli Stati Uniti come Paese co-Presidente del Gruppo di Minsk dell’OSCE nel processo di risoluzione del conflitto in Artsakh/Nagorno Karabakh.

Il Ministro degli Esteri armeno ha inoltre sottolineato l’importanza di utilizzare il potenziale e l’esperienza dell’Istituto di co-Presidenza del Gruppo di Minsk dell’OSCE nel contesto di una soluzione duratura e globale del conflitto in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Il Ministro Mirzoyan ha fatto riferimento ai problemi umanitari causati dai 44 giorni di guerra del 2020, sottolineando la necessità del rimpatrio immediato dei prigionieri di guerra armeni e di altre persone detenute in Azerbajgian, nonché la necessità di preservare il patrimonio culturale e religioso armeno nei territori sotto il controllo azerbajgiano.

L’OSCE e UE accolgono con favore il rilascio di cinque detenuti armeni da parte dell’Azerbajgian

Il rilascio di cinque detenuti armeni è un altro sviluppo positivo nel processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, ha affermato la Presidenza polacca dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) in un post su Twitter: “Siamo convinti che questo gesto umanitario creerà un’atmosfera più favorevole ai negoziati politici”.

Il Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar ha accolto con favore in un post su Twitter il rilascio di cinque detenuti armeni da parte dell’Azerbajgian: “Oggi notizie benvenute riguardanti il rilascio di cinque detenuti armeni da parte dell’Azerbajgian a seguito dell’incontro dei leader a Brussel il 31/8. Gesto umanitario importante e altrettanto degno di nota il fatto che il passaggio di consegne sia avvenuto senza intermediari”.

L’Azerbajgian crede che il conflitto in Artsakh/Nagorno-Karabakh sia risolto, mentre l’Armenia e la comunità internazionale la pensano diversamente

Posizioni comuni non sono state registrate sulle questioni più importanti che destano preoccupazione per la parte armena durante l’incontro trilaterale dei leader di Armenia, Azerbaigian e il Consiglio Europeo a Brussel, ha affermato il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan durante un incontro con la comunità armena di Vladivostok l’8 Settembre 2022. “Si tratta in particolare del conflitto del Nagorno Karabakh. Qual è il punto di vista dell’Azerbajgian? Credono che il conflitto in Nagorno-Karabakh sia risolto e che non ci sia più nulla da discutere [QUI e QUI]. La nostra posizione e chiaramente la posizione della comunità internazionale non coincidono con la posizione dell’Azerbajgian. È ovvio che in particolare la Russia non condivide questa posizione. Durante la mia visita ufficiale in Russia, io e il Presidente della Federazione Russa abbiamo firmato una dichiarazione in cui si affermava che dobbiamo cooperare nella direzione della risoluzione del conflitto in Nagorno Karabakh. Significa che la Russia sta registrando che c’è un conflitto che deve essere risolto. E questo è logico, perché se non ci fosse un conflitto, le forze di pace russe non sarebbero schierate in Nagorno-Karabakh ora”, ha detto Pashinyan. Ha aggiunto, che durante l’incontro di Brussel sia l’Armenia che l’Azerbajgian hanno registrato il loro desiderio di raggiungere la pace. Pashinyan ha detto che assolutamente tutti vogliono la pace, ma ognuno ha la sua percezione, le sue condizioni, i suoi risultati e l’atmosfera di pace – ed è qui che emergono i conflitti.

Con gli occhi del mondo puntati sull’Ucraina, l’Azerbajgian ne sta approfittando appieno

In un articolo scritto alcuni mesi fa per la rivista Politics Home della Camera dei Lord del Regno Unito, la Baronessa Caroline Cox aveva lanciato l’allarme per l’aggressione in corso dell’Azerbajgian contro la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, compreso il taglio del gas alla popolazione di Artsakh a temperature sotto lo zero alcuni mesi fa, di cui abbiamo riferito a suo tempo [QUI]. La Baronessa Cox ha osservato che dall’inizio degli scontri in Ucraina c’è un timore ampio e palpabile che il cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh non regga. “Mi è stato detto che ‘Artsakh è in allerta’. Questa antica enclave armena potrebbe essere persa, una volta per tutte. E mentre gli occhi del mondo sono rivolti verso l’Europa orientale, l’Azerbajgian ne sta approfittando appieno nel Caucaso meridionale”, ha affermato.

“Ricevo rapporti quasi quotidiani di offensive militari azere contro i villaggi armeni. Con megafoni e altoparlanti, agli abitanti dei villaggi vengono ordinati di lasciare le loro case. Donne e bambini vengono evacuati, anche da Karmir Shuka a Khnushinak a Martuni a Khramort ad Askeran, dove le forze azere continuano ad accumulare equipaggiamenti personale militari”, aveva scritto la Baronessa Cox. “L’Azerbajgian ha interrotto la fornitura di gas dall’Armenia al Nagorno-Karabakh all’inizio di marzo, esacerbando la già terribile crisi umanitaria. Oltre 150.000 persone sono private del gas e quindi private del riscaldamento. L’oleodotto non può essere riparato poiché le forze azere minacciano con violenza gli addetti alla manutenzione. L’Azerbajgian proibisce anche il libero passaggio nel Corridoio umanitario di Lachin [allora l’unica strada che collega l’Armenia al Nagorno-Karabakh, nel frattempo sostituita con una nuova rotta], cercando nel frattempo di costringere l’Armenia a ulteriori concessioni e ulteriori accordi di capitolazione”, ha aggiunto [QUI].

La Baronessa Cox aveva osservato, che sebbene la forza di pace russa nel Nagorno-Karabakh sia per lo più riuscita a prevenire grandi spargimenti di sangue dal 2020, non è riuscita a moderare le crescenti tensioni. “Non vi è alcuna garanzia che la presenza a breve termine della Russia determinerà la sicurezza a lungo termine del Nagorno-Karabakh. Nel caos e nell’incertezza, l’Azerbajgian ne trarrà vantaggio. I suoi militari hanno adottato “passi tempestivi”, secondo il Presidente Aliyev, per “creare un pugno di ferro e schiacciare la testa al nemico”. I governi occidentali, compreso il Regno Unito, rimangono indifferenti. Nel frattempo gli Armeni del Nagorno-Karabakh affrontano la reale possibilità di una pulizia etnica nella loro terra storica”, ha concluso.

Foto di copertina: la conferenza dedicata alla situazione dei diritti umani e la guerra in Artsakh/Nagorno Karabakh del 2020, che si è svolta il 7 settembre scorso presso il Parlamento Europeo a Brussel.

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