Papa Francesco: sant’Ignazio di Loyola esempio di discernimento

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“Domani celebreremo la festa della Natività della Vergine Maria. Maria ha sperimentato la tenerezza di Dio come figlia, piena di grazia, per poi donare questa tenerezza come madre, attraverso l’unione alla missione del Figlio Gesù. Per questo oggi desidero esprimere la mia vicinanza a tutte le madri. In modo speciale alle madri che hanno figli sofferenti: figli malati, figli emarginati, figli carcerati. Una preghiera particolare per le mamme dei giovani detenuti: perché non venga meno la speranza. Purtroppo nelle carceri sono tante le persone che si tolgono la vita, a volte anche giovani. L’amore di una madre può preservare da questo pericolo. La Madonna consoli tutte le madri afflitte per la sofferenza dei figli”.

Con questa intenzione papa Francesco, al termine dell’Udienza generale in piazza san Pietro, ha ricordato la festa della natività della Vergine Maria con un pensiero alle donne, non dimenticando quelle ucraine e chiedendo di fermare la guerra: “E non dimentico la martoriata Ucraina, di fronte ci sono delle bandiere, davanti a tutti gli scenari di guerra del nostro tempo, chiedo a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione, Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore”.

E proseguendo la catechesi sul discernimento papa Francesco ha offerto l’esempio di sant’Ignazio di Loyola, dopo un ferimento in battaglia: “Uno degli esempi più istruttivi ce lo offre sant’Ignazio di Loyola, con un episodio decisivo della sua vita. Ignazio si trova a casa convalescente, dopo essere stato ferito in battaglia a una gamba. Per scacciare la noia chiede qualcosa da leggere.

Lui amava i racconti cavallereschi, ma purtroppo in casa si trovano solo vite di santi. Un po’ a malincuore si adatta, ma nel corso della lettura comincia a scoprire un altro mondo, un mondo che lo conquista e sembra in concorrenza con quello dei cavalieri. Resta affascinato dalle figure di san Francesco e san Domenico e sente il desiderio di imitarli. Ma anche il mondo cavalleresco continua a esercitare il suo fascino su di lui. E così avverte dentro di sé questa alternanza di pensieri, quelli cavallereschi e quelli dei santi, che sembrano equivalersi”.

Ed il papa ha fatto notare alcune differenze emerse durante le letture in sant’Ignazio: “Il primo è il tempo: cioè i pensieri del mondo all’inizio sono attraenti, ma poi perdono smalto e lasciano vuoti, scontenti, ti lasciano così, una cosa vuota. I pensieri di Dio, al contrario, suscitano dapprima una certa resistenza, ma quando li si accoglie portano una pace sconosciuta, che dura tanto tempo”.

La seconda differenza riguarda il discernimento dei pensieri, come racconta il santo nei suoi ‘esercizi spirituali’: “Ecco allora l’altro aspetto: il punto di arrivo dei pensieri. All’inizio la situazione non sembra così chiara. C’è uno sviluppo del discernimento: per esempio capiamo cosa sia il bene per noi non in modo astratto, generale, ma nel percorso della nostra vita.

Nelle regole per il discernimento, frutto di questa esperienza fondamentale, Ignazio pone una premessa importante, che aiuta a comprendere tale processo: ‘A coloro che passano da un peccato mortale all’altro, il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti, tranquillizzarli che tutto va bene, facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati. Con questi, lo spirito buono usa il metodo opposto, stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione’. Ma questo non va bene”.

Quindi il discernimento è un cammino, che inizia dal ‘cuore’: “Ignazio, quando si trovava ferito nella casa paterna, non pensava affatto a Dio o a come riformare la propria vita. Egli fa la sua prima esperienza di Dio ascoltando il proprio cuore, che gli mostra un ribaltamento curioso: le cose a prima vista attraenti lo lasciano deluso e in altre, meno brillanti, avverte una pace che dura nel tempo. Anche noi abbiamo questa esperienza, tante volte cominciamo a pensare una cosa e restiamo lì e poi siamo rimasti delusi”.

L’esperienza di sanr’Ignazio è l’ascolto di Dio: “Lui, Ignazio, fa la prima esperienza di Dio, ascoltando il proprio cuore che gli mostra un ribaltamento curioso. Questo che noi dobbiamo imparare: ascoltare il proprio cuore: per conoscere cosa succede, quale decisione prendere, fare un giudizio su una situazione, occorre ascoltare il proprio cuore”.

Questo è il suggerimento del papa davanti a tutte le notizie in cui siamo immersi: “Per questo Ignazio suggerirà di leggere le vite dei santi, perché mostrano in modo narrativo e comprensibile lo stile di Dio nella vita di persone non molto diverse da noi perché i santi erano di carne ed ossa come noi. Le loro azioni parlano alle nostre e ci aiutano a comprenderne il significato”.

Quindi la vita di sant’Ignazio è un esempio di rapporto con Dio: “Ascoltate bene: Dio lavora attraverso eventi non programmabili quel per caso, ma per caso mi è successo questo, per caso ho incontrato questa persona, per caso ho visto questo film, non era programmato ma Dio lavora attraverso eventi non programmabili, e anche nei contrattempi…

Il discernimento è l’aiuto a riconoscere i segnali con i quali il Signore si fa incontrare nelle situazioni impreviste, perfino spiacevoli, come fu per Ignazio la ferita alla gamba. Da esse può nascere un incontro che cambia la vita, per sempre, come il caso di Ignazio.

Può nascere una cosa che ti fa migliorare nel cammino o peggiorare non so, ma stare attenti e il filo conduttore più bello è dato dalle cose inattese: ‘come mi muovo di fronte a ciò?’ Il Signore ci aiuti a sentire il nostro cuore e a veder quando è Lui che attua e quando non è Lui ed è un’altra cosa”.

(Foto: Santa Sede)

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