«Una Chiesa iper-papalista è una caricatura». «Non silenzio imposto, ma “aperitio oris”». Auspicato «un dialogo fraterno con i cardinali» del Papa per «il “bonum commune” della Chiesa»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.09.2022 – Vik van Brantegem] – In riferimento alla Riunione dei cardinali del 29 e 30 settembre 2022, convocata e presieduta da Papa Francesco, riportiamo di seguito innanzitutto due articoli.

  • Le riflessioni del Cardinal Müller sulla riforma curiale vaticana preparata per il recente Concistoro a firma di Maike Hickson, pubblicato il 1° settembre 2022 sul sito LifeSiteNews, nella traduzione italiana dall’inglese offerta dal blog Stilum Curiae (che titola: Müller, l’intervento negato al Concistoro. Una Chiesa iper-papalista è una caricatura), insieme al testo integrale dell’intervento Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Commenti sulla Riforma della Curia in Praedicate Evangelium
  • Esclusivo. Brandmüller in concistoro: il papa vuole chiudere la bocca ai cardinali a firma di Sandro Magister, pubblicato il 31 agosto 2022 sul blog Settimo Cielo, con il testo integrale dell’intervento del Cardinale Walter Brandmüller, Non silenzio imposto, ma “aperitio oris”. L’intervento del Cardinale per il Concistoro del 29-30 agosto 2022.

Inoltre, seguono due riflessioni:

  • Concistoro 2022: in chiaroscuro, difficilmente resterà nella storia di Giuseppe Rusconi pubblicato su Rossoporpora.org del 1° settembre 2022.
  • Papa Francesco, qual è il suo vero volto? di Andrea Gagliarducci su Monday Vatican del 29 agosto 2022.

Al riguarda di quanto scrivono Maike Hickson su LifeSiteNews e Sandro Magister su Settimo Cielo (e riportato da Marco Tosatto su Stilum Curiae e Giuseppe Rusconi su Rossoporpora.it) al riguardo degli interventi di Müller e di Brandmüller, ci risulta che ogni intervento nell’Assemblea generale della Riunione dei cardinali del 29 e 30 settembre 2022 era limitato a 4 minuti e quindi il Cardinal Müller ha potuto esprimere due/tre concetti della sua lunga esposizione (il cui punctum dolens era la questione della natura e origine della potestas jurisdictionis: dal sacramento dell’Ordine o dall’autorità del Papa), che facciamo seguire integralmente. In riferimento al Cardinal Brandmuller, apprendiamo che se ne erano perse le tracce: doveva parlare di pomeriggio nel gruppo linguistico a cui era ascritto, ma non è apparso. Non dimentichiamo che la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium era promulgata già il 19 marzo scorso, per cui la discussione degli Eminentissimi Signori Cardinali aveva il solo scopo di conoscerne il testo.

Al riguardo della presenza del Cardinale Angelo Becciu al Concistoro del 27 agosto e alla Riunione dei cardinali del 29 e 30 agosto 2022, abbiamo già scritto nei giorni precedenti e oggi riportiamo su tema (accompagnati da foto che dicono più di mille parole) due riflessioni:

  • Becciu, la presunzione di innocenza, le frettolose decapitazioni del Pontefice di Marco Tosatti pubblicato su Stilum Curiae del 1° settembre 2022.
  • Concistoro: sinodalità e capri espiatori. Alla Concistoro di Agosto Papa Francesco porta il cardinale Angelo Becciu. Perchè? Cosa è emerso dal Concistoro a cui hanno partecipato i porporati? Pubblicato su Silere non possum del 30 agosto 2022.

Le riflessioni del Cardinal Müller sulla riforma curiale vaticana preparata per il recente Concistoro
di Maike Hickson
LifeSiteNews, 1° settembre 2022

(Traduzione italiana dall’inglese a cura di Stilum Curiae [QUI])

Il Cardinale Gerhard Müller, ex capo della Congregazione per la dottrina della fede (CDF), ha gentilmente fornito a LifeSite una copia delle sue riflessioni sulla riforma della Curia in corso di attuazione con il documento pontificio Praedicate Evangelium, firmato da Papa Francesco il 19 marzo. Müller aveva intenzione di presentare la sua dichiarazione al Concistoro dei cardinali che si è riunito a fine agosto a Roma, ma a causa del tempo limitato concesso per parlare alla riunione, non ha potuto consegnarla.

Nella sua dichiarazione, il cardinale tedesco, che è stato licenziato da Papa Francesco in modo improvviso nel giugno 2017, chiarisce che vede una tendenza preoccupante attualmente in atto nella Chiesa. Egli si oppone sia a un forte papalismo che mina l’autorità di insegnamento sacramentale di ogni singolo vescovo, sia all’indebolimento dell’ufficio e dell’autorità ordinati attraverso la delega a laici di posizioni di comando nella Curia romana e nelle diocesi.

“Non è un progresso dell’ecclesiologia”, scriveva, “ma una palese contraddizione con i suoi principi fondamentali, se tutta la giurisdizione nella Chiesa è dedotta dal primato giurisdizionale del Papa. Anche la grande verbosità del ministero, della sinodalità e della sussidiarietà non può nascondere la regressione a una concezione teocratica del papato”.

Il prelato tedesco ha insistito sul fatto che l’autorità del Papa si basa sul fatto che Cristo stesso gli ha dato l’autorità, e nessun altro. “Pietro agisce nell’autorità di Cristo come suo vicario. La sua autorità di legare e sciogliere non è una partecipazione all’onnipotenza di Dio”, ha insistito Müller. Continua dicendo che “l’autorità apostolica del Papa e dei vescovi non è un diritto proprio, ma solo un potere spirituale conferito per servire la salvezza delle anime attraverso l’annuncio del Vangelo, la mediazione sacramentale della grazia e la direzione pastorale del popolo di Dio pellegrino verso la meta della vita eterna”.

In altre parole, l’autorità del Papa è vincolata e limitata dal suo dovere di condurre le anime alla salvezza nel modo in cui Cristo stesso l’ha ordinata. Non è indipendente dal mandato di Cristo.

Pertanto, “una Chiesa totalmente fissata sul Papa era ed è sempre la caricatura dell’”insegnamento cattolico sull’istituzione, la perpetuità, il significato e la ragione del sacro primato del Romano Pontefice””, ha spiegato il cardinale.

Basandosi sul principio dei limiti dell’autorità del Papa, il Cardinal Müller chiarisce che il Papa non può cambiare l’ordine gerarchico e sacramentale della Chiesa nominando dei laici a capo di una diocesi o di un ufficio curiale. “Né il Papa può conferire a un laico in modo extra-sacramentale – cioè con un atto formale e legale – il potere di giurisdizione in una diocesi o nella curia romana, in modo che i vescovi o i sacerdoti possano agire in suo nome”, ha scritto il prelato.

La pubblicazione di questo intervento del Cardinale Müller è il secondo intervento di un cardinale che non ha potuto essere pronunciato al recente Concistoro. Anche il Cardinale tedesco Walter Brandmüller, storico della Chiesa, non ha potuto pronunciare le sue osservazioni, che sono state pubblicate da Sandro Magister sul suo blog. In questo intervento, il Cardinale Brandmüller ha lamentato il fatto che sotto il pontificato di Papa Francesco le libere discussioni dei cardinali con il Papa hanno sostanzialmente cessato di esistere. “Nell’antichità questa funzione dei cardinali trovava espressione simbolica e cerimoniale nel rito dell’”aperitio oris”, dell’apertura della bocca”, ha scritto il porporato, che significa “il dovere di esprimere con franchezza le proprie convinzioni, i propri consigli, soprattutto nei concistori”. Ha poi aggiunto che questa necessaria franchezza “viene sostituita da uno strano silenzio”.

Il prelato tedesco ha quindi constatato che i concistori sotto Papa Francesco non sono molto efficaci e utili. “Venivano distribuiti moduli per richiedere il tempo di parola, seguiti da osservazioni ovviamente spontanee su qualsiasi tipo di argomento, e questo era tutto”, ha descritto i concistori passati. “Non c’è mai stato un dibattito, uno scambio di argomenti su un tema specifico. Ovviamente una procedura del tutto inutile”.

L’ultimo Concistoro controverso di cui si ha notizia in cui i cardinali della Chiesa cattolica hanno potuto parlare liberamente è stato quello del 2014, in cui Papa Francesco ha invitato il cardinale Walter Kasper a presentare la sua proposta Kasper sull’ammissione dei divorziati risposati alla Santa Comunione. Come riferì all’epoca il vaticanista italiano Marco Tosatti, un gran numero di cardinali si oppose all’iniziativa di Papa Francesco. Da allora, Papa Francesco non ha mai permesso che una discussione così libera si svolgesse durante un Concistoro. Questi due cardinali tedeschi sono da lodare per aver fatto in modo che una discussione così parziale possa ora svolgersi in pubblico.

Commenti sulla Riforma della Curia in Praedicate Evangelium
di Gerhard Card. Müller


Non è un progresso dell’ecclesiologia, ma una palese contraddizione con i suoi principi fondamentali, se tutta la giurisdizione nella Chiesa viene dedotta dal primato giurisdizionale del Papa. Anche la grande verbosità del ministero, della sinodalità e della sussidiarietà non può nascondere la regressione a una concezione teocratica del papato.

Questi ideali non devono solo essere trasmessi agli altri come desiderata, ma devono essere dimostrati quotidianamente nel trattamento esemplare dei propri collaboratori, soprattutto dei sacerdoti. È necessario avere assolutamente chiara la differenza fondamentale tra l’autorità ecclesiastica del Papa come successore di Cristo e le sue funzioni politico-mondane come sovrano dello Stato Vaticano o della Santa Sede come soggetto di diritto internazionale. Ogni giurisdizione ecclesiastica è di natura apostolica-sacramentale e legata alla salvezza delle anime, distinta dalla natura politico-giuridica dell’esercizio del potere in uno Stato, compreso lo Stato Vaticano.

Pietro agisce nell’autorità di Cristo come Suo Vicario. La sua autorità di legare e sciogliere non è una partecipazione all’onnipotenza di Dio. Egli infatti non gli disse: “A te è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (cfr. Mt 28,18). L’autorità apostolica del Papa e dei vescovi non è un diritto proprio, ma solo un potere spirituale conferito per servire la salvezza delle anime attraverso l’annuncio del Vangelo, la mediazione sacramentale della grazia e la direzione pastorale del popolo di Dio pellegrino verso la meta della vita eterna. Poiché Pietro ha confessato Gesù come Figlio del Dio vivente sulla base della Rivelazione del Padre, Cristo gli ha fatto la promessa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia (!) Chiesa”. (Mt 16,18).

Una chiesa totalmente fissata sul Papa era ed è sempre la caricatura dell’”insegnamento cattolico sull’istituzione, la perpetuità, il significato e la ragione del sacro primato del Romano Pontefice” (Lumen gentium 18). Con questa concezione qualsiasi ecumenismo con gli ortodossi e i protestanti è destinato a fallire fin dall’inizio.

Per quanto riguarda la classica separazione tra potestas ordinis e jurisdictionis, che dovrebbe stabilire una giurisdizione papale totale, il Vaticano II vi ha rinunciato a causa della sua inadeguatezza. Già secondo Tommaso d’Aquino, la potestas ordinis non significa semplicemente l’autorità di amministrare i sacramenti. Piuttosto, potestas ordinis significa che nell’ordinazione vengono conferiti tutti i poteri, anche se l’ufficio pastorale può essere limitato nella sua giurisdizione concreta. (S.th. II-II q. 39 a.3). Non esistono quindi due categorie equivalenti di potestas ecclesiastica, ma solo un’unica potestas ordinis, di cui la potestas jurisdictionis è parte integrante ma subordinata.

Inoltre, la separazione del vescovo di Roma con la sua potestas ordinis per la sua diocesi dalla potestas juridictionis del Papa come successore di Pietro per la Chiesa universale contraddice formalmente il dogma del Vaticano I (Dog. Cost. Pastor aeternus 2. Cap. Canone: “Si quis dixerit…. Romanum pontificem non esse beati Petri in eodem primatu sucessorem anathema sit”. DH 3058). La Curia romana è la partecipazione istituzionalizzata della Chiesa romana al primato petrino. Non può essere organizzata in modo puramente secolare secondo i criteri di una fondazione multinazionale. Questo sembra essere il problema di fondo irrisolto nell’approccio del “Praedicate Evangelium”. Si vendica quando, nell’elaborazione di importanti documenti papali, viene trascurata la teologia sistematica e, invece di chiari principi dogmatici, una combinazione di desideri spirituali e categorie secolari di potere costituiscono l’approccio ermeneutico di base.

La Chiesa come sacramento universale della salvezza del mondo è radicata nell’Incarnazione. Non possiamo, come i protestanti, dividere la Chiesa in una comunità invisibile di grazia (communio) e una comunità visibile di diritto (societas). La comunità visibile della fede non è un’organizzazione religiosa fondata da esseri umani, ma il Corpo ecclesiale-sacramentale di Cristo (Vat. II. Lumen gentium 8). Essa serve nella martyria, nella leiturgia e nella diakonia l’unione più intima degli esseri umani con Dio e l’unità dell’Umanità (LG 1). Pertanto, è sempre Cristo stesso che, attraverso il vescovo, insegna, santifica e governa pastoralmente o giuridicamente (LG 20f). Né il Papa e i vescovi né – come nel sistema statale protestante e cattolico – le autorità secolari o un corpo misto di laici ed ecclesiastici (vedi l’aberrazione sinodale tedesca!) possono guidare la Chiesa di Dio come un’organizzazione secolare, sia in forma autoritaria-monocratica, sia in forma sinodale-democratica.

Per la sua natura sacramentale e non solo per le norme giuridiche positive, l’ufficio del vescovo può essere esercitato solo collegialmente in comunione con l’intero episcopato cum et sub Petro. Ogni vescovo, in virtù della sua consacrazione, partecipa alla giurisdizione dell’episcopato nel suo complesso, mentre il Papa, in quanto capo del collegio, può anche parlare e agire in nome di Cristo per tutta la Chiesa. Ogni vescovo, in virtù del diritto divino, partecipa al Concilio Ecumenico (LG 25).

Il Papa, tuttavia, non è un supervescovo o un sovrano assoluto della Chiesa, come se partecipasse all’onnipotenza di Dio, ma, in quanto capo della Chiesa locale di Roma, è il perpetuo principio visibile e fondamento dell’unità nella fede e della communio ecclesiarum (LG 18,23).
Né il Papa può conferire ad alcun laico in via extra-sacramentale – cioè con un atto formale e giuridico – il potere di giurisdizione in una diocesi o nella curia romana, affinché i vescovi o i sacerdoti agiscano in suo nome. “I vescovi, dunque, con i loro aiutanti, i presbiteri e i diaconi, hanno assunto il servizio della comunità, presiedendo al posto di Dio al gregge, di cui sono pastori, come maestri per la dottrina, sacerdoti per il culto sacro” (Lumen gentium 20).

I casi contrari nella storia della Chiesa e del Papato non sono argomenti teologici, ma solo prove di una teologia carente o dell’abuso dell’autorità spirituale per scopi secolari. È di cattivo auspicio la soppressione delle congregazioni dei cardinali (come assemblea parziale del concistoro di tutti i cardinali) a favore dell’uguaglianza formale di tutte le istituzioni della Curia e della Santa Sede come autorità burocratiche e amministrative con il nome di Dicastero.

Certo, il Dicastero per la comunicazione mediatica può essere diretto da un laico competente, ma non le Congregazioni per la Dottrina della Fede, per la Liturgia, per i Vescovi, per il Clero, ecc. i cui prefetti, in quanto chierici della Chiesa romana, collaborano con il Vescovo di Roma in qualità di successore di San Pietro (in breve, “il Papa”).

Di conseguenza, la sacramentalità dell’episcopato significa anche che i vescovi non sono né deputati né delegati del Papa (LG 27). Essi esercitano i poteri spirituali conferiti loro da Cristo durante l’ordinazione nel nome di Cristo, non nell’autorità del Papa, come vuole ancora una volta questo papalismo estremo di oggi. La deposizione di un vescovo o la pressione morale su di lui perché si dimetta volontariamente può essere giustificata davanti a Dio solo come ultima ratio in vista del bonum ecclesiae. È necessaria una rilettura del “Praedicate evangelium” alla luce della dottrina vincolante per la Chiesa della Costituzione dogmatica del Vaticano II, “Lumen gentium”.

Esclusivo. Brandmüller in concistoro: il papa vuole chiudere la bocca ai cardinali
di Sandro Magister
Settimo Cielo, 31 agosto 2022

(s.m.) Queste sopra sono alcune righe autografe dell’intervento preparato dal cardinale Walter Brandmüller per il concistoro del 29 e 30 agosto, che non gli è stato consentito di pronunciare, pubblicato integralmente in questa pagina di Settimo Cielo.

Il concistoro vedeva riuniti i cardinali con papa Francesco. Era a porte chiuse, ma soprattutto è stato scomposto, per volere del papa, in gruppi linguistici, impedendo con ciò un dialogo diretto e tra tutti, come era in effetti avvenuto nell’ormai lontano febbraio del 2014, nell’ultimo concistoro in piena regola convocato da Francesco, in vista del sinodo sulla famiglia e sulla “vexata quaestio” della comunione ai divorziati risposati, concistoro rivelatosi talmente franco nel criticare l’impostazione voluta dal papa da indurlo a cancellare da lì in avanti convocazioni dei cardinali altrettanto libere e aperte all’ascolto.

Brandmüller, 93 anni, tedesco, una vita da storico della Chiesa e presidente dal 1998 al 2009 del pontificio comitato di scienze storiche, non è nuovo a proposte riguardanti il ruolo dei cardinali nella Chiesa cattolica. Meno di un anno fa aveva già avanzato su Settimo Cielo un’ipotesi di riforma dell’elezione dei papi a suo giudizio più consona alle origini storiche e ai fondamenti teologici del cardinalato: Meno elettori e più eleggibili. Il conclave sognato dal cardinale Brandmüller [QUI].

Ma in questo concistoro, l’intervento da lui preparato ha preso di mira soprattutto il rapporto che dovrebbe legare al papa i cardinali, di fatto da lui ammutoliti, all’opposto di quello che invece dovrebbe avvenire, in primo luogo sulle verità di fede e di morale.

Non silenzio imposto, ma “aperitio oris”
L’intervento del Cardinale Walter Brandmüller per il Concistoro del 29-30 agosto 2022

La convocazione di un concistoro dopo tanto tempo motiva una riflessione sulla natura e il compito del cardinalato, soprattutto nelle circostanze attuali. Bisogna pure sottolineare che i cardinali non sono soltanto membri del conclave per l’elezione del sommo pontefice.

I veri compiti dei cardinali, indipendentemente dalla loro età, sono formulati nei canoni 349 e seguenti del codice di diritto canonico. Vi si legge: “assistono il romano pontefice sia agendo collegialmente quando sono convocati insieme per trattare le questioni di maggiore importanza, sia come singoli, cioè nei diversi uffici ricoperti prestandogli la loro opera nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa universale”. E al papa “prestano principalmente aiuto nei concistori” (canone 353).
Questa funzione dei cardinali anticamente trovò espressione simbolica, cerimoniale, nel rito di “aperitio oris”, di apertura della bocca. Esso significava infatti il dovere di pronunciare con franchezza la propria convinzione, il proprio consiglio, soprattutto nel concistoro. Quella franchezza – papa Francesco parla di “parresía” – che all’apostolo Paolo fu particolarmente cara.

Per ora, purtroppo, quella franchezza viene sostituita da uno strano silenzio. Quell’altra cerimonia, della chiusura della bocca, che seguiva alla “aperitio oris”, non si riferiva alle verità di fede e di morale, ma ai segreti d’ufficio.

Oggi però bisognerebbe sottolineare il diritto, anzi, il dovere, dei cardinali di esprimersi chiaramente con franchezza proprio quando si tratta delle verità di fede e di morale, del “bonum commune” della Chiesa.

L’esperienza degli ultimi anni è stata tutt’altra. Nei concistori – convocati quasi solo per le cause dei santi – venivano distribuite schede per chiedere la parola, e seguivano degli interventi ovviamente spontanei su qualsiasi argomento, e basta. Non c’è stato mai un dibattito, uno scambio di argomenti su un tema preciso. Ovviamente una procedura del tutto inutile.

Un suggerimento presentato al cardinale decano di comunicare in anticipo un tema per la discussione affinché si potessero preparare eventuali interventi rimase senza riscontro. Insomma, i concistori da almeno otto anni finivano senza qualsiasi forma di dialogo.

Il primato del successore di Pietro, però, non esclude per niente un dialogo fraterno con i cardinali, i quali “sono tenuti all’obbligo di collaborare assiduamente col romano pontefice” (canone 356). Quanto più gravi e urgenti sono i problemi del governo pastorale, tanto più necessario è il coinvolgimento del collegio cardinalizio.

Quando Celestino V, nel 1294, rendendosi conto delle circostanze particolari della sua elezione volle rinunciare al papato, lo fece dopo intensi colloqui e col consenso dei suoi elettori.

Una concezione dei rapporti tra papa e cardinali del tutto diversa fu quella di Benedetto XVI,  che – caso unico nella storia – la sua rinuncia al papato, per motivi personali, la fece all’insaputa di quel collegio cardinalizio che lo aveva eletto.

Fino a Paolo VI, che aumentò il numero degli elettori a 120, c’erano soltanto 70 elettori. Questo aumento del collegio elettorale a quasi il doppio era motivato dall’intenzione di andare incontro alla gerarchia dei paesi lontani da Roma e onorare quelle Chiese con la porpora romana.

La conseguenza inevitabile era che venivano creati dei cardinali i quali non avevano nessuna esperienza della curia romana e perciò dei problemi del governo pastorale della Chiesa universale.

Tutto ciò ha delle conseguenze gravi quando questi cardinali delle periferie sono chiamati all’elezione di un nuovo papa.

Molti, se non la maggioranza degli elettori, non si conoscono a vicenda. Ciononostante sono lì ad eleggere il papa, uno tra loro. È chiaro che questa situazione facilita le operazioni di gruppi o ceti di cardinali per favorire un loro candidato. In questa situazione non si può escludere il pericolo di simonia nelle varie sue forme.

Alla fine, mi pare che meriti una seria riflessione l’idea di limitare il diritto di voto nel conclave, per esempio, ai cardinali residenti a Roma, mentre gli altri, sempre cardinali, potrebbero condividere lo “status” dei cardinali ultraottantenni.

Insomma, pare auspicabile che carica e competenza del collegio cardinalizio vengano aggiornate.

Concistoro 2022: in chiaroscuro, difficilmente resterà nella storia
di Giuseppe Rusconi
Rossoporpora.org, 1° settembre 2022


Dopo la creazione di nuovi porporati sabato 27 agosto, il lunedì e il martedì successivi si è riunito l’intero Collegio cardinalizio in un Concistoro de facto straordinario, il primo dal febbraio 2014. Riflessione sulla riforma della Curia (Costituzione Praedicate Evangelium), dibattito in un’atmosfera cordiale, ma dirottato in buona parte nei gruppi linguistici e penalizzato in aula, nella plenaria.

Era molto atteso il Concistoro aperto sabato 27 agosto come “ordinario” e conclusosi nel tardo pomeriggio di martedì 30 agosto 2022. Un po’ perché – nelle giornate di lunedì e martedì – era il secondo de facto “straordinario” convocato da Francesco, più di otto anni dopo il primo (quello famoso e agitato sulla famiglia, con relazione introduttiva del card. Kasper) del 20-21 febbraio 2014. Un po’ perché alcuni (non noi) si attendevano per l’occasione annunci papali con o senza dibattito su possibili modifiche delle regole del Conclave, con una profonda riforma delle Congregazioni generali propedeutiche allo stesso.  Addirittura si prevedeva da qualche parte che nella discussione sarebbero entrate pure fantomatiche ‘dimissioni’ papali. D’altra parte altri temevano che il Concistoro straordinario de facto sarebbe stato non solo incanalato, ma tanto blindato da lasciare poco spazio a chi avesse avuto qualche critica incisiva da portare sia alla Costituzione apostolica Praedicate Evangelium che alla gestione della Chiesa dal 2013 in poi. Una “blindatura” – perseguita anche attraverso la discussione confinata nei gruppi linguistici, evitando il più possibile il dibattito nell’Aula Nuova del Sinodo – che avrebbe anche limitato la conoscenza reciproca all’interno di un Collegio cardinalizio molto rinnovato con inserimenti di pastori provenienti da mondi geograficamente assai lontani.

Dai pareri raccolti in questi giorni tra non poche eminenze possiamo pensare che quest’ultima adunata rossoporpora non dovrebbe passare alla storia come un momento decisivo nello sviluppo della Chiesa universale.

Sabato sono stati creati 20 nuovi cardinali (il nuovo porporato ghanese era assente per ragioni di salute), felicitati nelle consuete ‘visite di cortesia’ in Aula Nervi e dentro il Palazzo Apostolico. Ora i membri del Collegio sono 226, di cui 132 elettori. Per il Concistoro ne erano presenti circa 180 (con assenze soprattutto – come normale – tra i non-elettori spesso molto in là con l’età).  La domenica 28 agosto il Papa ha voluto andare a L’Aquila per la Perdonanza, aprendo da primo Pontefice nella storia la Porta Santa della basilica di Collemaggio, dove riposa Celestino V (ribattezzato da Francesco come Papa del “sì”, non del “gran rifiuto” secondo la lezione dantesca). Quel giorno molti cardinali si sono ritrovati a pranzo o a cena a Roma, così da rinnovare o incrementare la reciproca conoscenza. Oppure – data la nebulosità dell’informazione ufficiale – anche per chiarirsi reciprocamente le idee su quel che sarebbe potuto succedere nell’adunata rossoporpora.

I due giorni del Concistoro de facto straordinario sono stati aperti da poche parole del Papa, mentre la relazione introduttiva di Mons. Mellino (Segretario del Consiglio dei cardinali) sulla riforma della Curia – già pubblicata ed entrata in vigore- è stata solo distribuita (ed era del resto già conosciuta). Fino a pranzo del martedì è stato un susseguirsi di dibattiti nei gruppi linguistici e di interventi nei tempi limitati della discussione in aula. Il martedì pomeriggio poi sono state date informazioni sull’Anno Santo del 2025, seguite dalla celebrazione della messa papale conclusiva in San Pietro. Domanda: era proprio necessario togliere spazio agli interventi in aula a beneficio di informazioni non così urgenti da trasmettere e sicuramente di interesse inferiore a quello del dibattito concistoriale? Ancora: curiosamente – a meno che non ci siano motivazioni a noi sconosciute – la messa papale è stata fissata alle 17.30 e anche in questo caso si è tolto spazio alla discussione in Concistoro.

Alla nostra domanda sull’accoglienza fatta nel Concistoro alla Costituzione Praedicate Evangelium abbiamo avuto dai porporati incontrati martedì due tipi di risposte. La prima, accompagnata da un volto ilare, palesemente compiaciuto: “La Costituzione ha goduto di una grande accettazione tra i cardinali”. La seconda, contrassegnata da un volto pensoso: “La Costituzione non è stata rifiutata esplicitamente da nessuno”. Ora non c’è chi non veda la differenza di sostanza tra le due risposte.

Approfondendo il tema, è emerso che, se l’atmosfera specie nei gruppi linguistici è stata conviviale e chi c’era è potuto venire a conoscenza tra l’altro della situazione ecclesiale in Paesi geograficamente molto periferici, non sono stati pochi gli interventi che hanno sollevato – sia pure senza acredine – dubbi sulla bontà e l’applicabilità di alcune delle nuove norme prescritte per la Curia (tra l’altro riguardo alla questione dei laici e a quella economico-finanziaria). “La Costituzione è stata accettata con più o meno entusiasmo – ci ha detto un porporato non annoverato tra i conservatori – ed è naturale e giusto che nel dibattito si siamo potute esprimere le varie sensibilità in materia”.

In aula però – ci hanno riferito altri – non tutti i desiderosi si sono potuti esprimere pubblicamente: dunque essi non hanno potuto farsi ascoltare dall’intera adunata rossoporpora. Per questioni di tempo ovvero per far spazio ad esempio alle comunicazioni per niente urgenti sull’Anno Santo 2025? O per questione di contenuti? Fatto sta che a qualche cardinale che aveva preparato con cura (e amore per la Chiesa) un intervento incisivo è stato detto di consegnarlo per iscritto… che poi tanto sarebbe stato letto e tenuto in considerazione (bum bum bum!). A tale proposito consigliamo di visitare per ulteriori informazioni di prima mano (intervento previsto ma impedito del Card. Walter Brandmüller) il sito Settimo Cielo del collega Sandro Magiste [riportato sopra].

Insomma non tutto è andato proprio così bene come la vulgata del Pensiero Unico Mediatico vuol far credere… qualche (rilevante) deficit in materia di comunicazione assembleare del proprio pensiero c’è stato. Tanto da pensare che il Concistoro de facto straordinario di lunedì e martedì – il primo dopo otto anni – si sia rivelato almeno in parte un’occasione persa per discutere in maniera approfondita, con la tanto auspicata parresia, della situazione molto problematica della Chiesa oggi (Curia naturalmente compresa). Quasi che prima di tutto si puntasse a un effetto mediatico (di cui erano parte consistente solennità e colori di sabato e martedì in San Pietro). Per il resto… normalità in chiaroscuro secondo le consuetudini della Casa.

Papa Francesco, qual è il suo vero volto?
di Andrea Gagliarducci
Monday Vatican, 29 agosto 2022

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

[…] Il pontificato di Papa Francesco ha ricevuto diversi shock nella scorsa settimana. Questi shock testimoniano che, in ogni caso, Papa Francesco sta perdendo quel deposito di simpatia che fino ad ora gli aveva riservato la stampa, e la fiducia di tanti uomini di Chiesa. Certo, può essere temporaneo e succede sempre in transizioni significative. Tuttavia, mettere insieme gli eventi può aiutare a fornire una lettura più generale.
[…] lo stile personalista del Papa ha risvegliato molti di coloro che alla fine erano stati emarginati. […] Sembra che ci sia un distacco crescente dal Papa, che invece ha avuto momenti di massima influenza […]. La luna di miele con i media e l’opinione pubblica, oltre che con altre istituzioni, sembra ormai finita. Ma è questo il vero volto di Papa Francesco? O sono solo incidenti passeggeri?

Papa Francesco saluta il Cardinale Angelo Becciu che partecipa al Concistoro, 27 agosto 2022.

Becciu, la presunzione di innocenza, le frettolose decapitazioni del Pontefice
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 1° settembre 2022


Resto sbalordito ancora una volta davanti al comportamento della persona che guida un miliardo e duecento milioni di cattolici. Non per la decisione di riammettere Becciu al Concistoro, ma per l’impulsività, l’urgenza immotivata, la violenza della prima decisione. Che purtroppo rappresenta uno schema di comportamento vissuto molte volte, purtroppo, sotto questo Pontefice.

Concistoro: sinodalità e capri espiatori
Alla Concistoro di Agosto Papa Francesco porta il cardinale Angelo Becciu. Perché? Cosa è emerso dal Concistoro a cui hanno partecipato i porporati?
Silere non possum, 30 agosto 2022


Nei giorni precedenti al Concistoro, il Sommo Pontefice ha chiamato il Cardinale Angelo Becciu e lo ha invitato all’evento e ai due giorni di riunione con il Collegio per discutere della Praedicate Evangelium. La motivazione con cui Francesco ha fatto questo gesto è stata quella della “presunzione di innocenza” che si è ricordato di garantire al confratello solo due anni dopo il suo defenestramento.

Presunzione di innocenza o punizione esemplare?

Nonostante questo però, in questi giorni si sono susseguite le ricostruzioni strampalate anche dei giornalisti che hanno subito contestato al Papa di aver tolto dalla forca della pubblica gogna il porporato sardo. Sostanzialmente la stampa ha sostenuto che in realtà l’invito è valido solo per il presente concistoro e per queste riunioni. Si tratta di un invito personale del Papa, nulla di più. Addirittura si sono scomodate “voci della Santa Sede” per giustificare questa assurda ricostruzione. Sia chiaro, non vi è alcuna voce della Santa Sede, si tratta semplicemente di qualche battutina consegnata dall’ecclesiastico del momento al marchettaro di turno che poi la sgancia sul giornale per cui scrive. La Santa Sede si esprime, e deve esprimersi, con chiarezza attraverso comunicati, non per pizzini.

Anche nelle statistiche del Collegio Cardinalizio pubblicate nelle ultime ore si precisa che il Cardinale Angelo Becciu non è fra gli elettori. Francesco non interviene perché su questo “detto non detto” e sulla confusione lui ci marcia da tempo ma è chiaro che se fosse realmente sua intenzione invitare Becciu a questo Concistoro, le sue parole andrebbero a contraddire il suo operato. Se l’invito è stato fatto perché la presunzione di innocenza va garantita fino alla sentenza definitiva, perché Becciu non potrebbe partecipare al Conclave o ai successivi Concistori? Si tratta, anche qui, di un diritto ad intermittenza?

Se nel prossimo Concistoro non ci sarà spazio per il Cardinale Angelo Becciu, sarebbe chiaro l’intento che Francesco voleva perseguire in questa occasione. L’invito suonerebbe piuttosto come una volontà punitiva, volta a dimostrare a tutto il Sacro Collegio, quale fine fanno coloro che finiscono nella lista nera. Una sorta di capro espiatorio. Ma siamo certi che questo non è il vero intento del Pontefice e sicuramente ha compreso il suo errore ed ha riabilitato il Cardinale Becciu in attesa di un pronunciamento dell’unico organo competente: il tribunale.

Postscriptum

«Senza contare le ripercussioni con l’assillo ecumenico. Nel dialogo con le religioni e le altre Confessioni resta da chiedersi se solo il Papa ha la chiave dell’unità. Io credo che il potenziamento indebito dei laici sia a sfavore dell’autorità locale (vescovi e cardinali), per concentrare sempre e solo autorità nel Primus che però non è più inter pares. È molto pericoloso per la Chiesa ma anche per il dialogo ecumenico. Ricordiamo che il cardinale Zen verrà processato mentre l’ accordo con la Cina viene ribadito. Tutto questo crea un conflitto razionale in chiunque, atei e credenti. E soprattutto si va confondendo su un piano orizzontale la Grazia del sacerdozio battesimale con quella dell’ ordine Sacro. Pare configurarsi una chiesa gerarchica con uno solo al vertice e tutti al di sotto ma sullo stesso piano. A questo punto il ministero Petrino cessa di essere un ministero per diventa un regno umano? E su quale presupposto teologico? Dovrebbe fidarsi dei suoi cardinali il Pontefice. Qualcuno gli dica che non lo perseguita la competenza altrui, ma lo aiuta e lo sorregge» (Rita Parsi).

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