XXIII Domenica del Tempo Ordinario: la vera Sapienza

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Come definire la Sapienza? E’ un termine la cui radice è identica a ‘sapore’, è un vero dono di Dio; è sapiente chi assapora ciò che conosce, assapora la verità di Dio e la realizza nel quotidiano. La sapienza è pertanto adesione con il cuore a ciò che si conosce con il cervello e si trasmette nelle opere. E’ una scelta esistenziale. I veri sapienti nella Chiesa sono i Santi perché hanno regolato la propria vita conforme ai comandamenti ed hanno affermato tale verità anche con il martirio.

Nel brano del Vangelo troviamo la risposta vera e concreta al problema della sapienza. Molta gente andava da Gesù e con Gesù; ma andare con Gesù significa anteporre Gesù a tutto: al padre, madre, figli, beni terreni e anche alla propria vita. Questa nuova situazione  impone scelte concrete e talvolta anche laceranti.

Essere con Gesù significa ogni giorno prendere la croce e camminare sulla via tracciata da Cristo Gesù: “chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua”; non significa pertanto gioia, divertimento, potere, ma essere pronti, laddove è necessario, anche al sacrificio supremo.

“Voi mi chiamate Signore e maestro, dite bene perché lo sono; ma io vi ho lavato i piedi, così anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda”: un cammino difficile ma bello, un cammino nel quale non si è mai soli perché Gesù è sempre accanto e dove c’è il Figlio, c’è anche il Padre e lo Spirito Santo.

Essere davvero con Gesù significa vivere un cristianesimo autentico e sul serio; significa fare bene i conti affrontando rischi e difficoltà. Cristiano vero è colui che si distacca da tutto e si ritrova a vivere non secondo la logica terrena, ma nella logica del Vangelo, la logica dei figli di Dio; da qui la due parabole del brano del vangelo: quella di colui che deve costruire una torre e fa prima i calcoli perché nessuno gli rida alle spalle dicendo costui voleva costruire ma non è riuscito a portare a termine il lavoro; la parabola inoltre del re che va alla guerra ma fa prima i conti per vedere se può riuscire a vincere l’avversario .

Non si tratta di affrontare il problema della guerra ma l’una e l’altra parabola mettono l’uomo davanti a scelte particolari per agire con oculatezza e responsabilità. La scelta comporta costanza, coraggio, senso di responsabilità nel realizzare il fine ultimo, la meta per la quale siamo stati creati. Non si tratta di ‘odiare’ ma di amare i valori veri ed eterni; il primo avversario da combattere è il nostro egoismo, la nostra superbia, il nostro individualismo; la parabola della guerra ci invita a saper vincere il nostro io, che spesso si colloca al posto di Dio.

Vincere è amare, amore è servire, come Cristo Gesù che ‘non è venuto per essere servito ma a servire e a dare la vita per tutti’. E’ necessario perciò trattare i problemi della vita senza superficialità ma non serietà; vivere una fede viva che ci porti all’avanguardia della realtà ed a progredire ogni giorno con fede viva, consapevoli delle parole di Gesù: ‘Se il chicco di grano non muore, non può germogliare, fiorire, fruttificare’, ad astra per aspera, (si entra in cielo attraverso la porta stretta).

Se il grano di frumento non muore, non diventa una spiga rigogliosa, così ogni essere si eleva morendo a sé per rivivere la vita divina. L’uomo veramente sapiente è colui che non si lascia travolgere dalle cose, dagli avvenimenti quotidiani e in ogni circostanza  riesce a salvaguardare  il primato dell’amore. Essere cristiano, seguire Cristo è una esigenza che scaturisce dalla fede  e deve essere attuata con la sapienza del cuore.

Ma la sapienza, che scende dall’alto ed insegna all’uomo la via del cielo, è dono di Dio e frutto dello Spirito santo che abbiamo ricevuto nei sacramenti del Battesimo e Cresima. L’uomo è fragile, ma Dio è grande e misericordioso e non si lascia vincere in generosità. Bisogna chiedere la sapienza del cuore con la preghiera, con fede profonda e con fermezza di spirito.

Se la vita eterna è l’unica cosa necessaria, bisogna agire  con rettitudine, costanza, perseveranza e rinuncia. Come vedi, non si tratta di odiare padre, madre, figli, suoceri… ma di amare Dio, che è la nostra meta ultima, lodare e ringraziare Dio grande e misericordioso che è sempre il primo ad amarci.

La Santissima Vergine, madre nostra cara, la regina della pace e dell’amore, interceda sempre per noi.  Diceva papa Francesco: Gesù è il sole, Maria è l’aurora che preannuncia il suo sorgere: Maria rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi e ci apra la via a Cristo verità e vita

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