Aree interne: i vescovi riaccendono la speranza

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“Come vescovi provenienti da tutto il Paese, riuniti a Benevento per riflettere sui criteri di discernimento con l’obiettivo di elaborare una pastorale per le Aree interne, ringraziamo anzitutto il Signore per l’esperienza di comunione vissuta: questi giorni ci hanno aiutato a conoscerci meglio e a stabilire relazioni più fraterne tra noi, a fare esperienza di sinodalità, a ‘crescere nel servizio alla comunione’, ‘tutti insieme, in unità e senza campanilismi’, come ci ha chiesto, nella sua lettera, Papa Francesco”: un anno dopo, i vescovi delle ‘Aree interne’, oltre 30 arrivati da 12 regioni (da Sicilia e Sardegna a Calabria e Basilicata, da Lazio e Toscana a Emilia Romagna e Piemonte), si sono ritrovati a Benevento, a fine agosto per cercare rimedi alla crisi sociale e religiosa dei territori.

Le ‘Aree interne’ costituiscono gran parte del territorio italiano, molto marginalizzato, si legge nel comunicato finale: “Non ci rassegniamo ad accompagnarle alla fine, in una sorta di accanimento terapeutico, ma vogliamo costituirci baluardo, forza per difenderle, dando vita a reti solidali capaci di attivare sinergie.

Chiediamo alla politica interventi seri, concreti, intelligenti, ispirati da una progettualità prospettica, non viziata da angusti interessi o tornaconti elettorali: in tal senso, qualora entrasse in vigore l’autonomia differenziata, ciò non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese; come comunità cristiana vogliamo crescere nella consapevolezza e nella partecipazione”.

Quindi per fornire risposte adeguate occorre ripensare “il ministero presbiterale e promuovere con decisione il sacerdozio comune di tutti i battezzati, una ministerialità diversificata e responsabile, la valorizzazione del diaconato permanente, le forze del laicato, quello femminile in particolar modo, che costituisce una parte consistente del tessuto delle nostre comunità, senza dimenticare eremiti e comunità monastiche, che nelle Aree interne più isolate sono la forza segreta che mantiene in vita tante energie.

Dobbiamo soprattutto puntare sulla qualità delle relazioni, perché è di questo che c’è estremo bisogno. La presenza numerosa degli anziani costituisce, in queste nostre realtà, un patrimonio di umanità e di esperienze di vita che va assolutamente valorizzato”.

La decisione è quella di seguire logiche inclusive: “Noi c’impegniamo a restare: la Chiesa non vuole abbandonare questi territori, senza per questo irrigidirsi in forme, stili e abitudini che finirebbero per sclerotizzarla. In tal senso c’impegniamo ad aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta, e c’impegniamo ad accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove”.

E nel messaggio papa Francesco ha sottolineato la necessità di una Chiesa inclusiva: “In questa prospettiva, è quanto mai necessario essere animati    dal desiderio di raggiungere tutti, affinché nessuno sia escluso   dall’annuncio del Vangelo. Le idee missionarie ed i piani pastorali  non  possono prescindere da questo punto fermo: nella Chiesa c’è posto per  tutti! Si tratta di fissare lo sguardo ai vasti orizzonti esistenziali, di uscire  dai propri  schemi  ristretti, in atteggiamento  di umile  docilità  allo Spirito  Santo”.

Ed ha indicato alcune strade percorribili: “Tutti insieme, in unità e senza campanilismi, non stancatevi di porre gesti di attenzione alla vita umana, alla salvaguardia del creato, alla dignità del lavoro, ai problemi delle famiglie, alla situazione degli anziani e di quanti sono ai margini della   società.

Così sarete immagine dinamica e bella di una Chiesa che vive accanto alle persone, con una predilezione per i più deboli, che è al servizio del  popolo santo di Dio perché si edifichi nell’unità  della fede, della speranza e della carità”.

La relazione introduttiva è stata fatta da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, sul tema: ‘Una pastorale per le Aree interne: spunti di riflessione’: “E’ assolutamente necessario riandare ai fattori costitutivi dell’insorgenza dell’esperienza credente ed ecclesiale. Il primo di essi è la convocazione.

La comunità ecclesiale non nasce per associazione, come una federazione, non comincia dall’iniziativa di persone o gruppi, è frutto di una elezione, di una chiamata. Essa è essenzialmente assemblea convocata da Dio per mezzo di Gesù nella forza dello Spirito”.

Però non è facile pensare ad una pastorale generativa: “Una pastorale generativa non è semplice da mettere in piedi e anzi da averne una qualche idea, anche perché richiede un paradigma ecclesiale completamente diverso, di cui non abbiamo idea, perché il nostro immaginario ecclesiale e i nostri schemi mentali di pastorale ecclesiale sono quelli della civiltà parrocchiale, per cui in un certo senso cerchiamo di inventarci soluzioni che funzionano sulla base di certi presupposti; solo che sono proprio i presupposti ad essere venuti meno”.

La Chiesa ha una responsabilità ecclesiale e civile: “La Chiesa non è estranea o indifferente di fronte ai problemi del lavoro, della salute, della solitudine, della carenza di mezzi essenziali alla sussistenza, e altro ancora.

Contrastare una mentalità di attesa passiva di qualcuno o di qualcosa che arrivi da fuori, far sorgere volontà di iniziativa e di collaborazione: questo è un compito che una comunità ecclesiale si deve comunque dare”.

E’ un invito a ricomporre le identità: “Si tratta di ricomporre le identità sociali e di ritessere il filo della coesione sociale, di rifondare il legame sociale, in un contesto, purtroppo, di generale contrattualizzazione delle relazioni sociali.

Bisogna, nondimeno, crederci e lavorarci assiduamente, non con eventi spot e manifestazioni che fanno notizia. Ci vuole fervore e serietà. Difficile di questi tempi, ma possibile e necessario”.

Nel saluto iniziale il vescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, ha invocato una politica ‘intelligente’ per le ‘Aree interne’: “Sono sempre più convinto, come vado ripetendo ormai da tempo, che le Aree interne, prima ancora che di sostegni economici, abbiano bisogno di una seria progettualità a medio e lungo termine, e cioè abbiano bisogno anzitutto (e torno al punctum dolens) d’intelligenza politica.

Papa Francesco è sensibile a questo discorso e si è fatto vicino a noi: come già in passato, per ben due volte, anche nella presente occasione ha scritto un’apposita lettera”.

(Foto: diocesi di Benevento)

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