‘O fammo strano… Con il sorriso innocente dell’ironia, severo ma giusto… Delpini in gran spolvero. Il commento di MiL e dell’Isola di Patmos

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.09.2022 – Vik van Brantegem] – Ci viene segnalato un video con circa 7 minuti divertitissimi, regalati dall’Arcivescovo metropolita di Milano, Mons. Mario Delpini al termine del solenne pontificale di Sant’Abbondio nella cattedrale di Como, presieduta dal neo Cardinale Oscar Cantoni e due commenti che non lo mandano a dire (come peraltro non lo fa neanche il protagonista dello scherzo da prete), pubblicato oggi rispettivamente sul blog MiL-Messainlatino.it, che parla di “graffiante sarcasmo” (Un incredibile Mons. Delpini a gamba tesa per il cardinalato a Cantoni, suo suffraganeo. #severomagiusto) e sul sito Isola di Patmos, che definisce l’intervento “ironia socratica”(Non tutto è perduto: l’Arcivescovo Metropolita di Milano dottore della Chiesa, subito!).

Un incredibile Mons. Delpini a gamba tesa per il cardinalato a Cantoni, suo suffraganeo. #severomagiusto
MiL-Messainlatino.it, 1° settembre 2022


Video divertitissimo (che ci hanno segnalato e per cui ringraziamo) su un Delpini in gran spolvero.

Oggi [31 agosto 2022], festa di S. Abbondio patrono della diocesi, il neo Cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como (suffraganeo di Milano) ha celebrato nella cattedrale di Como la S. Messa alla presenza dei vescovi lombardi e dell’Arcivescovo metropolita di Milano Mons. Mario Delpini che ha preso la parola per fare il rituale augurio al confratello (e sottoposto). E si è tolto dei bei sassolini dalla pantofola (pontificale) e non le ha mandate a dire.

Sotto il video da non perdere! Ascoltate!

Mai si sarebbe pensato che il tiepido Delpini potesse raggiungere siffatti traguardi di graffiante sarcasmo.

Oggi [31 agosto 2022] durante la celebrazione si è interrogato sui motivi che hanno spinto il Papa a imporre la berretta ad un vescovo lombardo e non al suo rispettivo metropolita, sottolineando così lo sgarbo fatto al ruolo e non alla persona.  Ha pure citato il divertente adagio secondo cui una delle tre cose che nemmeno la Trinità conosce è “cosa pensi un gesuita” (oltre al numero degli ordini religiosi femminili e a quanto siano ricchi i Salesiani).

Orbene, nell’ipotizzare tre motivi (uno più spassoso dell’altro) c’è tutta l’arrabbiata e infastidita arguzia dell’arcivescovo di Milano che può essere fatta propria anche da quello di a Venezia, di Torino, ecc.: 1) il Papa pensa che l’Arcivescovo di Milano sia troppo occupato e ha voluto dare un po’ di lavoro anche al Vescovo di Como; 2) il Papa pensa che il metropolita bauscia di Milano non sappia nemmeno dove sia Roma e sarebbe meglio non coinvolgerlo nel governo della Chiesa universale; 3) il Papa è tifoso del River (che è una squadra che non vince; [in realtà è tifoso del S. Lorenzo ma il succo non cambia ndr]) e per affinità ha scelto Como una città che non ha una squadra di calcio vincente perché lo scudetto è a Milano.

Nel suo discorso c’è tutta la frustrazione della Chiesa ambrosiana (e di tante altre metropolitane) maltrattata dal Papa; lui ha nominato Arcivescovo Delpini, lui gli nega più volte la berretta (per le note e delicate vicende pregresse: ma possibile che prima della nomina  non lo sapesse?).
Fatto sta che, oggi, l’Arcidiocesi di San Carlo ha un ordinario “dimezzato” ed è  umiliata con il conferimento del galero al suffraganeo Vescovo di Como, di cui nulla si sapeva prima.

Significativo nel video guardare le reazioni dei Vescovi ausiliari di Milano, molto ridanciani, se non sprezzanti; solo lo “screditato” Card. Coccopalmerio, di cui si conoscono le triste implicazioni in oscure vicende in Vaticano (e anche quelle del suo segretario [QUI] omosessuale e coinvolto in almeno un festino a base di droga [QUI], che stava per diventare vescovo su pressione di Coccopalmerio stesso – chissà perché? -), proveniente dalla Chiesa ambrosiana, ma nato e cresciuto a Tirano in Valtellina, Diocesi di Como, è rimasto impietrito (o incartapecorito).

Il neocreato cardinale ascoltando, ha cambiato colore e ha inghiottito vere e proprie contumelie dette con sorriso innocente dell’ironia; Mons. Delpini gli ha dato del nullafacente in buona sostanza, paragonato al grosso impegno milanese…

Di sicuro l’Arcivescovo di Milano si è fatto due acerrimi nemici in più: l’Oscar furens, offesissimo e pubblicamente svillaneggiato, e il S. Padre dileggiato e ridicolizzato nella sua scelta dei collaboratori.

Ma tanto… Marius Archiepiscopus è un cadavere ecclesiastico da tempo, non ha più nulla da perdere… L’importante è, che non coinvolga tutta la Chiesa ambrosiana nel suo cupio dissolvi…

Comunque sia si tratta di un episodio estremamente interessante: una specie di ribellione pubblica contro lo stile “sudamericano” di governo della Chiesa. Indica anche che il Vertice è percepito ormai come fortemente indebolito e autoreferenziale tanto da poter essere pubblicamente contestato per non dire sbeffeggiato.

Ad ogni modo, plauso a Mons. Delpini per aver avuto il coraggio di dire quello che tutti sapevano ma tacevano.

Il video integrale del solenne pontificale di Sant’Abbondio presieduto dal Cardinale Cantoni, 31 agosto 2022. Le parole di Delpini al termine della Santa Messa, al punto 02:14:20.
Il video con l’arguta analisi di Mons. Delpini sulle scelte di un Papa gesuita.

Non tutto è perduto: l’Arcivescovo Metropolita di Milano dottore della Chiesa, subito!
Isola di Patmos, 1° Settembre 2022


Mai avremmo immaginato che un giorno, l’attore e regista Carlo Verdone entrasse nella letteratura dei Libri Sapienziali con la sua celebre frase: o’ famo strano, almeno fin quanto il Sommo Pontefice non ha cominciato a dare il meglio di sé nella scelta dei nuovi cardinali.

Nel 2017 fu fatto cardinale il Vescovo ausiliare di San Salvador S.E. Mons. Gregorio Rosa Chávez. L’Arcivescovo di quella diocesi, S.E. Mons. José Luis Escobar Alas, si ritrovò così come ausiliare un cardinale. Il tutto sempre da leggere alla luce della grande sapienza di Carlo Verdone: …‘o famo strano!

Senza cardinale sono rimaste tutte quelle diocesi italiane che storicamente sono sedi cardinalizie residenziali: Palermo, Napoli, Firenze, Bologna, Genova, Milano, Torino e Venezia. In tutte queste sedi storiche ci sono attualmente due cardinali, il mite ma deciso e determinato Giuseppe Betori a Firenze, creato cardinale da Benedetto XVI nel 2012 e il mite e basta Matteo Maria Zuppi, creato cardinale da Francesco e oggi Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Con una sottile ironia socratica che mai ci si sarebbe aspettati da un milanese ― tanto siamo abituati a pensare che sia quasi una prerogativa degli abitanti delle italiche zone della Magna Grecia che fu, l’essere ironici ―, S.E. Mons. Mario Delpini ha sferrato delle stilettate memorabili nel suo saluto ufficiale di augurio al neo-eletto Cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como, Diocesi suffraganea di Milano.

Siamo sinceri: ma chi sono ‘sti bauscia milanesi? In fondo Milano è solo una antichissima Diocesi che ha donato alla Cristianità santi, beati, dottori della Chiesa e Sommi Pontefici. È solo una Diocesi che con i suoi sacerdoti missionari o fidei donum ha contribuito in modo determinante a evangelizzare intere nazioni in giro per il mondo. Tutte cose banali e del tutto scontate. Vogliamo forse mettere a confronto questa Diocesi, la più grande d’Europa, storicamente ed ecclesialmente così insignificante, con il vicariato apostolico della Mongolia (1.300 cattolici battezzati) con la diocesi di Tonga (9.000 battezzati), con il Vicariato del Brunei, dove in tutto il Paese i cattolici battezzati sono appena 15.000, i cui vescovi sono stati creati cardinali? Cos’è Milano, dinanzi all’eccentrica stravaganza pontificia del … ‘o famo strano? Perché a questo siamo ridotti: al voler fare cose eccentriche che possano stupire, visto che nessuno pare riuscire più a stupire con Gesù Cristo.

Un sommesso consiglio: prima o poi ci sarà un conclave. Forse sarebbe opportuno far recitare alla gran parte dei Cardinali elettori la formula di giuramento nelle loro lingue nazionali, dispensandoli dal pronunciarla in un latino che molti non conoscono. A questo modo eviteremo che i laicisti anticlericali, gli agnostici e gli atei dotati però di cultura e preparazione, possano prenderci in giro per i secoli avvenire. Non tutti possono infatti comprendere la profonda e grande sapienza mistagogica del … ‘o famo strano!

«Una ironia, prima dell’augurio al nuovo cardinale, che ad alcuni è parsa fuori, con su Twitter chi parla appunto di “troppa ironia” e di offese al Papa. “Un arcivescovo, quello di Milano, che sbeffeggia in pubblico il Papa e un confratello perché la sua sede è ancora senza porpora era un qualcosa che ancora ci mancava alla collezione. Nel frattempo, ufficialmente, si sta facendo il Sinodo per interrogarci sul futuro della Chiesa” ha commentato sui social don Marco Pozza. Dalla Curia di Milano nessun commento ufficiale nella convinzione che le precedenti dichiarazioni di Delpini su Papa Francesco dimostrino che non c’è nessuna forma di critica o antagonismo» (ANSA).

«ROSICONI CHE ACCUSANO DI ROSICARE.
Sono di Milano: ho ascoltato dal vivo Mons. Delpini centinaia di volte. Ci ho conversato in privato qualche decina. Conosco molto bene il suo stile, spesso ironico e dissacrante. Non è il classico “uomo curiale”: è una persona passionale, ironica ed autoironica. Per questo, quando ho ascoltato il suo discorso, non mi è parso nulla di più che il suo classico stile cui sono abituato, quello di chi in modo scherzoso sa far riflettere.
Poi, il giorno dopo, vedo decine di post che lo accusano di essere un rosicone: starebbe deridendo il Papa per invidia, secondo alcuni leoni da tastiera.
Leoni che magari non lo conoscono, non ci hanno mai parlato né avuto a che fare, è sanno poco o nulla del suo modo -certamente atipico- di fare.
Ironia della sorte, questi leoni da tastiera provengono dai due classici estremismi opposti: ultra tradizionalisti e ultra progressisti.
Ebbene: io conosco bene il mio Vescovo. Un titolo cardinalizio a lui cambierebbe poco o nulla: è arrivato all’ Episcopato quasi casualmente, e non ha intenzione di andare oltre.
Conosco il mio Vescovo che abbraccia come un amico, che mi rimproverò la prima volta che lo incontrai per avergli baciato l’anello (per lui un gesto antiquato).
Il mio Vescovo che chiese ad un mio amico di dargli del tu solo perché era la seconda volta che si incontravano.
Ho ascoltato le sue omelie appassionate che ricordano la poesia di Don Tonino Bello.
Ma niente: gente che non lo ha mai visto ha deciso che è un rosicone.
Forse, niente niente, hanno ragione i bambini quando dicono “chi lo dice sa di esserlo”» (Daniele Giovanelli).

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