Papa Francesco: la liturgia è un organismo vivente

Condividi su...

Ricevendo i membri dell’Associazione Italiana dei Professori e Cultori di Liturgia papa Francesco in occasione dei 50 anni di vita, ha ricordato, a conclusione della XLIX Settimana di Studio, l’apporto dato alla recezione in Italia della riforma liturgica ispirata dal Concilio Vaticano II:

“Prima di tutto, ringraziamo per coloro che, cinquant’anni fa, hanno avuto il coraggio di prendere l’iniziativa e dare vita a questa realtà; poi ringraziamo per quante e quanti vi hanno preso parte in questo mezzo secolo, offrendo il loro contributo di riflessione sulla vita liturgica della Chiesa; e ringraziamo per l’apporto che l’Associazione ha dato alla recezione in Italia della riforma liturgica ispirata dal Vaticano II”.

Il papa ha ripercorso gli anni in cui è avvenuta la riforma liturgica: “Questo periodo di vita e di impegno corrisponde, in effetti, alla stagione ecclesiale di questa riforma liturgica: un processo che ha conosciuto diverse fasi, da quella iniziale, caratterizzata dall’edizione dei nuovi libri liturgici, a quelle articolate della sua recezione nei decenni successivi.

Quest’opera di accoglimento è tutt’ora in corso e ci vede tutti impegnati nell’approfondimento che richiede tempo e cura, una cura appassionata e paziente; richiede intelligenza spirituale e intelligenza pastorale; richiede formazione, per una sapienza celebrativa che non si improvvisa e va continuamente affinata”.

E’ un invito a continuare: “Al servizio di questo compito si è posta, e mi auguro continui a porsi, con slancio rinnovato, anche la vostra attività di studio e di ricerca. Vi incoraggio pertanto a portarla avanti nel dialogo tra di voi e con altri, perché anche la teologia può e deve avere uno stile sinodale, coinvolgendo le diverse discipline teologiche e delle scienze umane, ‘facendo rete’ con le istituzioni che, anche al di fuori dell’Italia, coltivano e promuovono gli studi liturgici”.

Per il papa la liturgia è un organismo vivente: “La liturgia è opera di Cristo e della Chiesa, e in quanto tale è un organismo vivente, come una pianta, non può essere trascurata o maltrattata. Non è un monumento di marmo o di bronzo, non è una cosa da museo.

La liturgia è viva come una pianta, e va coltivata con cura. E inoltre la liturgia è gioiosa, con la gioia dello Spirito, non di una festa mondana, con la gioia dello Spirito. Per questo non si capisce, per esempio, una liturgia dal tono funebre, non va. E’ gioiosa sempre, perché canta la lode al Signore”.

Per questo ha esortato gli aderenti ad un lavoro di discernimento e di ricerca senza dimenticare la dimensione pastorale, secondo i principi del Concilio Vaticano II, che ha cercato di superare il divorzio tra fede e vita:

“Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di una visione alta della liturgia, tale da non ridursi a disquisizioni di dettaglio rubricale: una liturgia non mondana, ma che faccia alzare gli occhi al cielo, per sentire che il mondo e la vita sono abitati dal Mistero di Cristo; e nello stesso tempo una liturgia con ‘i piedi per terra’ propter homines, non lontana dalla vita.

Non con quella esclusività mondana, no, questa non c’entra. Seria, vicina alla gente. Le due cose insieme: rivolgere lo sguardo al Signore senza girare le spalle al mondo”.

La liturgia deve raggiungere il popolo di Dio, come ha fatto il teologo Romano Guardini: “A partire dal movimento liturgico, molto è stato fatto in tal senso, con contributi preziosi di tanti studiosi e varie istituzioni accademiche.

Mi piace ricordare con voi la figura di Romano Guardini, che si è distinto per la sua capacità di diffondere le acquisizioni del movimento liturgico al di fuori dell’ambito accademico, in modo accessibile, alla mano, perché ogni fedele, a partire dai giovani, potesse crescere nella conoscenza viva ed esperienziale del senso teologico e spirituale della liturgia.

La sua figura e il suo approccio all’educazione liturgica, tanto moderno quanto classico, sia per voi punto di riferimento, perché il vostro studio unisca intelligenza critica e sapienza spirituale, fondamento biblico e radicamento ecclesiale, apertura all’interdisciplinarietà e attitudine pedagogica”.

Ma la liturgia deve essere radicata alla tradizione: “Come l’albero, che cresce da quello che gli viene dalle radici. E la tradizione è proprio andare alle radici, perché è la garanzia del futuro, come diceva Mahler. Invece, l’indietrismo è andare indietro due passi perché è meglio il ‘sempre si è fatto così’. E’ una tentazione nella vita della Chiesa che ti porta a un restaurazionismo mondano, travestito di liturgia e teologia, ma è mondano”.

Mentre ha esortato i i padri di Schönstatt a dare risposte alle preoccupazioni degli uomini e donne del nostro tempo: “Voi, cari fratelli e sorelle, svolgete un bel servizio alla Chiesa e al mondo, soprattutto accompagnando le famiglie nelle varie vicende e vicissitudini che stanno attraversando, annunciando a tutti i suoi membri la bellezza dell’ ‘Alleanza d’Amore’ che il Signore ha stabilito con il suo popolo. Oggi ci sono molti matrimoni in crisi, giovani tentati, anziani dimenticati, bambini sofferenti. Siete portatori di un messaggio di speranza in queste situazioni buie che ogni fase della vita attraversa”.

Ed ha rimesso al centro del discorso la famiglia: “Vediamo spesso che la natura della famiglia è attaccata da diverse ideologie, che fanno vacillare le fondamenta che sostengono la personalità dell’essere umano e, in generale, tutta la società. Inoltre, in seno alle famiglie, in molte occasioni si constata una distanza di comprensione tra gli anziani e i giovani”.

(Foto: Santa Sede)

151.11.48.50