Papa Francesco a L’Aquila: la rivoluzione cristiana sta nel servizio

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Al termine dell’Angelus papa Francesco ha aperto nella basilica di Collemaggio de L’Aquila la porta santa della Perdonanza celestiniana con una breve ammonizione: “Concedi alla Chiesa questo tempo di penitenza e di perdono perché abbia la gioia di rinnovarsi. Aprici completamente la porta della tua misericordia per schiuderci un giorno le porte della tua dimora in cielo. Concedi a quanti varcheranno questa soglia di ottenere la salvezza”.

Poco prima, l’arcivescovo de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi, al termine della celebrazione eucaristica, lo aveva ringraziato: “Lei raccoglie la tradizione della perdonanza celestiniana, la arricchisce con il suo magistero e la proietta a livello planetario.

La Porta Santa della Perdonanza verrà aperta non solo ai pellegrini che visiteranno questi luoghi, ma sarà spalancata sul mondo intero. Speriamo che tutti i popoli, specie quelli lacerati da conflitti e da divisioni interne, possano varcarla, idealmente, e ritrovare le vie della solidarietà e della pace”.

Il tema della pace è stato ripreso dal papa al termine della recita dell’Angelus: “In questo luogo, che ha patito una dura calamità, voglio assicurare la mia vicinanza alle popolazioni del Pakistan colpite da alluvioni di proporzioni disastrose. Prego per le numerose vittime, per i feriti e gli sfollati, e perché sia pronta e generosa la solidarietà internazionale.

Ed ora invochiamo la Madonna affinché, come dicevo al termine dell’omelia, ottenga per il mondo intero il perdono e la pace. Preghiamo per il popolo ucraino e per tutti i popoli che soffrono a causa delle guerre. Il Dio della pace ravvivi nel cuore dei responsabili delle nazioni il senso umano e cristiano di pietà, di misericordia. Maria, Madre di misericordia e Regina della pace, prega per noi!”

All’arrivo nel capoluogo abruzzese il papa ha incontrato coloro colpiti dal terremoto del 2009: “Mi congratulo con voi per la cura con cui avete realizzato la Cappella della Memoria. La memoria è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina e cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive”.

Il saluto del papa è un incoraggiamento: “E con questo tesoro e queste esperienze va avanti! Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente della ricostruzione.

C’era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva, dopo una tragedia, è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti insieme”.

Nell’omelia della celebrazione eucaristica il papa ha sottolineato la grandezza dei Santi: “I Santi sono un’affascinante spiegazione del Vangelo. La loro vita è il punto di vista privilegiato da cui possiamo scorgere la buona notizia che Gesù è venuto ad annunciare, e cioè che Dio è nostro Padre e ognuno di noi è amato da Lui. Questo è il cuore del Vangelo, e Gesù è la prova di questo Amore, la sua incarnazione, il suo volto”.

E Celestino V è stato un appassionato di Gesù: “Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili, non ce n’è un altro. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà”.

E’ stato uomo di Dio perché è stato umile: “L’umiltà non consiste nella svalutazione di sé stessi, bensì in quel sano realismo che ci fa riconoscere le nostre potenzialità e anche le nostre miserie. A partire proprio dalle nostre miserie, l’umiltà ci fa distogliere lo sguardo da noi stessi per rivolgerlo a Dio, Colui che può tutto e ci ottiene anche quanto da soli non riusciamo ad avere”.

Proprio attraverso l’umiltà ha aperto la strada al perdono: “Partire dalla propria miseria e guardare lì, cercando come arrivare al perdono, perché anche nella propria miseria sempre troveremo una luce che è la strada per andare al Signore. E’ Lui che fa la luce nella miseria…

Ma a volte il Signore fa un piccolo buco: mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore! Lì è la misericordia, ma è nella tua miseria. C’è il buco che nella tua miseria il Signore ti fa per potere entrare. Misericordia che viene nella tua, nella mia, nella nostra miseria”.

La rivoluzione cristiana è nel servizio: “Il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito.

Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore.

Lì dove non c’è libertà interiore, si fanno strada l’egoismo, l’individualismo, l’interesse, la sopraffazione e tutte queste miserie. E prendono il comando, le miserie”.

(Foto: Santa Sede)

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