Papa Francesco propone una riflessione sui ministeri

Condividi su...

“La ricorrenza del cinquantesimo anniversario della Lettera apostolica in forma di ‘Motu Proprio’, ‘Ministeria quaedam’ di san Paolo VI, ci offre l’opportunità di tornare a riflettere sul tema dei ministeri. Nel contesto fecondo ma non privo di tensioni seguito al Concilio Vaticano II, questo documento ha offerto alla Chiesa una significativa riflessione che non ha avuto il solo risultato di rinnovare la disciplina riguardante la prima tonsura, gli ordini minori e il suddiaconato nella Chiesa latina, come dichiarato nel titolo, ma ha offerto alla Chiesa una importante prospettiva che ha avuto la forza di ispirare ulteriori sviluppi”: con questo messaggio papa Francesco riprende il tema delle riforme nella Chiesa.

Tale messaggio riprende i suoi due ‘Motu proprio’, che permettono due novità circa il lettorato e l’accolitato alle donne ed il ministero di catechista, che recepiscono gli orientamenti del Concilio Vaticano II: “Questi due interventi non devono essere interpretati come un superamento della dottrina precedente, ma come un ulteriore sviluppo reso possibile perché fondato sugli stessi principi, coerenti con la riflessione del Concilio Vaticano II, che hanno ispirato Ministeria quaedam.

Il modo migliore per celebrare l’odierno significativo anniversario è proprio quello di continuare ad approfondire la riflessione sui ministeri che san Paolo VI ha avviato”.

Il nucleo fondamentale della lettera si fonda sul principio che la comunità esprime un carisma, come è evidente nelle lettere di san Paolo: “Il tema è di fondamentale importanza per la vita della Chiesa: infatti, non esiste comunità cristiana che non esprima ministeri. Le lettere paoline, e non solo, lo testimoniano ampiamente. Quando, per cogliere un esempio tra i tanti possibili, l’apostolo Paolo si rivolge alla Chiesa che è in Corinto, l’immagine che le sue parole tratteggiano è quella di una comunità ricca di carismi, di ministeri, di attività, di manifestazioni e di doni dello Spirito”.

Il carisma proviene da Dio ed è proprio della comunità: “La varietà dei termini usati descrive una ministerialità diffusa, che va organizzandosi sulla base di due fondamenti certi: all’origine di ogni ministero vi è sempre Dio che con il suo Santo Spirito opera tutto in tutti; la finalità di ogni ministero è sempre il bene comune, l’edificazione della comunità. Ogni ministero è una chiamata di Dio per il bene della comunità”.

Il papa, quindi, ha messo in evidenza che senza carisma non esiste comunità cristiana: “Questi due fondamenti permettono alla comunità cristiana di organizzare la varietà dei ministeri che lo Spirito suscita in relazione alla concreta situazione che essa vive. Tale organizzazione non è un fatto meramente funzionale ma è, piuttosto, un attento discernimento comunitario, nell’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce alla Chiesa, in un luogo concreto e nel momento presente della sua vita”.

Però il carisma è frutto di discernimento: “Di questo discernimento abbiamo esempi illuminanti negli Atti degli Apostoli, proprio a proposito di strutture ministeriali, vale a dire il gruppo dei Dodici, dovendo provvedere alla sostituzione di Giuda, e quello dei Sette, dovendo risolvere una tensione comunitaria che si era venuta a creare.

Ogni struttura ministeriale che nasce da questo discernimento è dinamica, vivace, flessibile come l’azione dello Spirito: in essa deve radicarsi sempre più profondamente per non rischiare che la dinamicità diventi confusione, la vivacità si riduca a improvvisazione estemporanea, la flessibilità si trasformi in adattamenti arbitrari e ideologici”.

Perciò i principi sono necessari per edificare la vita ecclesiale: “I principi sopra ricordati, ben radicati nel Vangelo e inseriti nel contesto più ampio dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, sono il comune fondamento che permette di individuare, stimolati dall’ascolto della concretezza della vita delle comunità ecclesiali, quali siano i ministeri che qui e ora edificano la Chiesa.

L’ecclesiologia di comunione, la sacramentalità della Chiesa, la complementarietà del sacerdozio comune e del sacerdozio ministeriale, la visibilità liturgica di ogni ministero sono i principi dottrinali che, animati dall’azione dello Spirito, rendono armonica la varietà dei ministeri”.

La lettera termina con un invito a proseguire nel cammino sinodale, cercando un dialogo con le conferenze episcopali per la condivisione delle ricchezze spirituali di ogni comunità:

“Per poter ascoltare la voce dello Spirito e non arrestare il processo (facendo attenzione a non volerlo forzare imponendo scelte che sono frutto di visioni ideologiche) ritengo che sia utile la condivisione, tanto più nel clima del cammino sinodale, delle esperienze di questi anni. Esse possono offrire indicazioni preziose per arrivare ad una visione armonica della questione dei ministeri battesimali e proseguire così nel nostro cammino.

Per questo motivo desidero nei prossimi mesi, nelle modalità che verranno definite, avviare un dialogo sul tema con le Conferenze Episcopali per poter condividere la ricchezza delle esperienze ministeriali che in questi cinquant’anni la Chiesa ha vissuto sia come ministeri istituiti (lettori, accoliti e, solo recentemente, catechisti) sia come ministeri straordinari e di fatto”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50