Il Papa dispone che le attività finanziarie della Santa Sede sono di competenza esclusiva dello IOR. Una nuova veste di controllo

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La leggendaria – e talvolta da leggenda metropolitana, ma qui parliamo di cose serie – ricchezza della Santa Sede, accumulata nei secoli, torna a far notizia. Papa Francesco ha deciso ieri, 23 agosto 2022, con un Rescriptum ex Audientia Sanctissimi [*], a seguito dell’udienza al Segretario di Stato del 22 agosto, di porre l’amministrazione e la gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate, in via esclusiva sotto il controllo di un’unica autorità centrale, l’Istituto per le Opere di Religione (IOR).

Il Papa ha disposto che entro trenta giorni dal 1° settembre 2022, tutte le risorse finanziarie della Santa Sede e delle Istituzioni collegate devono essere trasferite all’Istituto delle Opere di Religione. La necessità di una nuova Istruzione papale, che imponga una scadenza fissa e sottolinea l’assenza di deroghe, suggerisce che alcuni dicasteri, uffici o istituzioni speravano di tenere ancora conti e investimenti all’estero.

Il Rescritto con l’Istruzione sull’Amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede di Francesco segue la sua decisione all’inizio di quest’anno di affidare la gestione di tutti i beni vaticani all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), nel tentativo di porre fine a decenni di cattiva gestione culminati con il processo 60SA (Procedimento 45.19 RGP) al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, che vede imputato dieci persone, tra cui ex funzionari della Santa Sede e intermediari esterni, per accuse legate alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato [**].

Il Dicastero per l’Economia della Santa Sede a luglio ha emanato una nuova politica di investimento che richiede a tutti i Dicasteri della Santa Sede di trasferire i propri beni e investimenti all’APSA tramite i suoi conti presso lo IOR. Non era stata data una scadenza specifica, ma il Rescritto pubblicato ieri dispone che tutti i beni devono essere trasferiti entro il 30 settembre.

RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SANCTISSIMI
Istruzione sull’Amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede.

1. Il Santo Padre Francesco, nell’udienza concessa al Segretario di Stato, il giorno 22 agosto, ha stabilito di emanare la presente Istruzione sull’amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con essa.
2. Il Santo Padre ha disposto che esso abbia natura di interpretazione autentica delle disposizioni vigenti e abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se precedente al Rescritto o specificamente riferita a speciali cose.
3. L’articolo 219, paragrafo 3, della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, emanata il 19 marzo 2022, deve interpretarsi nel senso che l’attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all’Istituto per le Opere di Religione.
4. La Santa Sede e le Istituzioni collegate con la Santa Sede che siano titolari di attività finanziarie e liquidità, in qualunque forma esse siano detenute, presso Istituzioni finanziarie diverse dallo IOR devono informare lo IOR e trasferirle presso di esso appena possibile entro 30 giorni dal 1° settembre 2022.
5. Esso entra in vigore immediatamente tramite pubblicazione sull’Osservatore Romano. Eventuali atti adottati in precedenza in difformità devono essere resi conformi rispetto alle presenti istruzioni.
FRANCISCUS

In una nota su questa Istruzione del Papa, The Associated Press osserva, che lo IOR «è stato a lungo impantanato nello scandalo, ma ha passato l’ultimo decennio a ripulire i suoi libri contabili e liberarsi della sua reputazione di paradiso fiscale offshore. Anni di riforma hanno ridotto la sua lista di clienti a uffici, dipendenti, congregazioni religiose e ambasciate presso la Santa Sede. Attualmente ha circa 5,1 miliardi di euro di asset in gestione e lo scorso anno ha registrato 18 milioni di euro di profitti. Precedentemente aveva donato 50 milioni di euro all’anno dei suoi profitti al Papa [per pagare la burocrazia della Santa Sede], ma negli ultimi anni i profitti sono diminuiti».

L’ordine del Papa di chiudere i conti di investimento o di partecipazioni in banche all’estero (specifichiamo, che include anche l’Italia), e di trasferirli allo IOR, per essere supervisionati dall’APSA, rappresenta l’emanazione di «una politica di investimento globale per garantire che siano etici, ecologici, a basso rischio ed evitino le industrie delle armi o i settori sanitari coinvolti nell’aborto, nella contraccezione o nelle cellule staminali embrionali», ha scritto Phil Pullella in un articolo per Reuters: «La decisione di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale, afferma l’Investment Policy Statement (IPS), una revisione radicale dopo anni di scandali finanziari, che priva tutti i dicasteri della Santa Sede e Istituzioni collegate della capacità di investire i propri fondi in modo indipendente». La Segreteria di Stato era già stata privata dal Papa del controllo sui suoi fondi nel 2020. «L’obiettivo fondamentale è disciplinare gli investimenti e accentrarli», ha affermato un alto funzionario vaticano, parlando con Pullella a condizione di anonimato. «È più organizzato, più controllato, più trasparente, sicuramente un passo avanti». L’Istruzione del Papa segue l’istituzione, il mese scorso, di un comitato per la supervisione dell’etica degli investimenti, composto da non italiani. L’IPS dà la priorità agli investimenti che “contribuiscono a un mondo più giusto e sostenibile”, compresi gli asset i cui emittenti sono rispettosi dell’ambiente, favorendo l’energia pulita e rinnovabile, la biodiversità e il recupero dei rifiuti. Vieta gli investimenti in fondi anche indirettamente associati a pornografia, gioco d’azzardo, industrie di armi e difesa, centri sanitari e laboratori favorevoli all’aborto o aziende farmaceutiche che producono prodotti contraccettivi o lavorano con cellule staminali embrionali. L’IPS disapprova gli investimenti speculativi in materie prime, petrolio, estrazione mineraria, energia nucleare e bevande alcoliche. Dice che gli investimenti in prodotti finanziari e strutturati complessi dovrebbero essere evitati, così come in quelli che includono vendite allo scoperto e day trading. Le decisioni di investimento dovrebbero prevedere anche un “fattore di governance”, favorendo le imprese con codici etici e una gestione trasparente, prudente e fiscalmente responsabile. I dicasteri della Santa Sede e le Istituzioni collegate dovrebbero disinvestire dagli investimenti non conformi alla politica e liquidare rapidamente le partecipazioni con problemi etici. Il Comitato di Investimento autorizzerà i gestori di portafoglio. “È importante che i gestori di portafoglio siano professionisti con una buona reputazione presso noti istituti finanziari e non solo amici di qualcuno”, ha affermato il funzionario a Pullella.

«Molti scandali finanziari vaticani in passato sono scaturiti da un’abbondante fiducia nei gestori finanziari, quasi sempre italiani, che erano amici dei funzionari vaticani. Discutendo di finanze in un’intervista esclusiva con Reuters questo mese, Papa Francesco ha fatto l’esempio di sacerdoti che non avevano esperienza finanziaria a cui è stato chiesto di gestire le finanze di un dipartimento e che in buona fede hanno cercato aiuto esterno da amici nel settore finanziario esterno. “Ma a volte gli amici non erano La Beata Imelda”, ha detto il Papa, riferendosi a una ragazza italiana di 11 anni del XIV secolo, simbolo della purezza dell’infanzia. Francesco ha accusato “l’irresponsabilità della struttura” di scandali finanziari passati».

Andrea Gagliarducci scrive per ACI Stampa, che «Papa Francesco stabilisce una nuova stretta sulle finanze vaticane, con l’intento di tenere tutto sotto controllo vaticano, ma anche – probabilmente – di dare respiro ad una attività finanziaria interna che – rapporti IOR alla mano– aveva perso anche la clientela religiosa». Prosegue Gagliarducci: «Va notato che finora gli enti vaticani avevano avuto libertà di investire dove preferivano, e con le banche che preferivano. In particolare, la Segreteria di Stato, che ha visto ora la sua amministrazione passare sotto l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, aveva dei conti e degli investimenti con Credit Suisse, Ubs e altri istituti finanziari. La necessità di centralizzazione viene anche dalla volontà di esercitare maggior controllo sulla gestione finanziaria dei dicasteri, che va verso sempre una maggiore centralizzazione, con lo IOR ad agire come depositario e l’APSA ad agire come banca centrale e come fondo sovrano di investimento».

Postilla dello Staff del Blog dell’Editore

Questa nuova Istruzione è la prova provata, che Papa Francesco si fida solo dello IOR; unico Ente che ha denunciato scoperchiando la pentola della gestione dei fondi della Segreteria di Stato, per la prima volta dall’interno e non dall’esterno, come ebbe a dire Papa Francesco il 26 novembre 2019 sul volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Giappone [***]. Così, Gian Franco Mammì, il Direttore Generale dello IOR dal 2015, diventa così più potente e difficilmente attaccabile da altre entità istituzionali interne alla Santa Sede. Lo IOR farà le pulci all’APSA per tutto ciò che è il patrimonio “mobiliare” e cioè azioni, transazioni, depositi collegati ad ogni entità della Santa Sede e della Istituzioni collegate, nello Stato della Città del Vaticano e all’estero (che include l’Italia). Lo IOR riuscirà a conoscere operazioni internazionali finora ben occultate dall’APSA. Ne vedremo davvero delle belle. Mammì farà bene a guardarsi le spalle.

Secondo noi l’ipotesi, che lo IOR sarebbe in difficoltà enormi e deve succhiare dalle ricchezze mobiliari attualmente detenute all’estero, non è la lettura esatta della nuova Istruzione di Papa Francesco. Qui non si tratta che lo IOR non dispone più delle liquidità e quindi deve attingere da altre fonti. Qui si tratta di un repentino cambio di utilizzo da parte del Pontefice dello IOR come organo di controllo. Ci viene da dire che lo IOR diventa anche un istituto di verifica, che controllerà anche se l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria (ASIF) fa il suo dovere. Come se lo IOR fosse il controllante del controllore ASIF (secondo il mandato istituzionale e operativo dato da Papa Francesco l’ASIF svolge, in piena autonomia e indipendenza, la funzione di vigilanza e regolamentazione ai fini prudenziali e ai fini della prevenzione e del contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, nonché la funzione di informazione finanziaria).

Siamo anche sicuri che l’Ufficio del Revisore Generale (a cui è affidato il compito della revisione contabile del bilancio consolidato della Santa Sede) potrà, attraverso lo IOR, lavorare con più serenità.

Forse è esagerato dirlo, ma lo IOR con il Rescritto del 23 agosto 2022 diventa una sorta di “Austrac” vaticano per i beni mobiliari della Santa Sede.

Negli ultimi anni abbiamo analizzato il cambiamento radicale dello IOR; un cambiamento che lo ha portato ad essere un organo incorruttibile e un cane da tartufi contro operazioni opache.

É chiaro che dopo il caso 60SA il Papa non si fida più di nessuno. Non si fida più della Segreteria di Stato, non si fida più dell’APSA, alla quale ha lasciato comunque la gestione del patrimonio immobiliare, per ora. Quello che è evidente è che il Papa sta attribuendo allo IOR prerogative nuove, che non hanno nulla a che fare con l’origine di un istituito creato per gestire i proventi ricavati da opere di religione. Qui si apre un capitolo nuovo e assolutamente inedito sotto una nuova veste, una veste di controllo.

[*] Per Rescriptum ex Audientia Sanctissimi si intendono un atto amministrativo dato per iscritto dalla competente autorità esecutiva, a seguito delle deliberazioni del Romano Pontefice concesse oralmente alle autorità della Curia Romana, che vengono successivamente messo per iscritto e firmate dall’autorità ricevuta in udienza dal Papa.

[**] Scoppia il caso 60SA
Indagine della Magistratura vaticana sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato – 1° Maggio 2020
Funzionari della Santa Sede movimentavano capitali, si intestavano proprietà e assumevano cariche societarie, certamente non all’insaputa dei superiori – 12 maggio 2020

[***] VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO IN THAILANDIA E GIAPPONE (19 – 26 NOVEMBRE 2019)
Incontro del Santo Padre con i giornalisti ammessi al Volo Papale durante volo di ritorno
Martedì, 26 novembre 2019

Cristiana Caricato, TV 2000: La gente legge sui giornali che la Santa Sede ha acquistato immobili per centinaia di milioni nel cuore di Londra, e rimane un po’ sconcertata da questo uso delle finanze vaticane, in particolare quando viene coinvolto anche l’Obolo di San Pietro. Lei sapeva di queste operazioni finanziarie? E soprattutto, secondo Lei, è corretto l’uso che viene fatto dell’Obolo di San Pietro? Lei spesso ha detto che non si devono fare i soldi con i soldi, spesso ha denunciato quest’uso spregiudicato della finanza, poi però vediamo che queste operazioni coinvolgono anche la Santa Sede, e questo scandalizza. Come vede tutta questa vicenda?
Papa Francesco: Grazie. Prima di tutto, la buona amministrazione normale: arriva la somma dell’Obolo di San Pietro, e che cosa faccio? La metto nel cassetto? No. Questa è una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento, e quando ho bisogno di dare, quando ho le necessità, durante l’anno, si prendono i soldi, e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’. Questa è una buona amministrazione. Invece l’amministrazione “del cassetto” è cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione, un buon investimento: chiaro questo? Anche un investimento… da noi si dice “un investimento da vedove”, come fanno le vedove: due uova qui, tre qui, cinque lì. Se cade uno, c’è l’altro, e non si rovinano. È sempre su qualcosa di sicuro, è sempre su qualcosa di morale. Se tu fai un investimento dell’Obolo di San Pietro su una fabbrica di armamenti, l’Obolo lì non è più l’Obolo! Se tu fai un investimento e stai per anni senza toccare il capitale, non va. L’Obolo di San Pietro [di un anno] si deve spendere durante un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l’altra colletta, quella che si fa a livello mondiale. Questa è buona amministrazione: sul sicuro. E sì, si può anche comprare una proprietà, affittarla, e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente e dell’Obolo. Questo è un aspetto.
Poi è accaduto quello che è accaduto: uno scandalo, hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non è venuta da fuori. Quella riforma della metodologia economica che aveva già incominciato Benedetto XVI è andata avanti, ed è stato il Revisore dei conti interno a dire: qui c’è una cosa brutta, qui c’è qualcosa che non funziona. È venuto da me e gli ho detto: “Ma Lei è sicuro?”  – “Sì”, mi ha risposto, mi ha fatto vedere i numeri. “Cosa devo fare?” – “C’è la giustizia vaticana: vada e faccia la denuncia al Promotore di Giustizia”. E in questo io sono rimasto contento, perché si vede che l’amministrazione vaticana adesso ha le risorse per chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che, se non è il caso dell’immobile di Londra –  perché ancora questo non è chiaro –, tuttavia lì c’erano casi di corruzione. Il Promotore di Giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. Ho detto: “È chiaro questo suo [studio]?” – “Sì, c’è una presunzione di corruzione e in questi casi io devo fare perquisizioni in questo ufficio, in questo ufficio, in questo ufficio…”. E io ho firmato l’autorizzazione. È stata fatta la perquisizione in cinque uffici e al giorno d’oggi – sebbene ci sia la presunzione di innocenza – ci sono capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione. Credo che in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perché c’erano indizi di corruzione. Lei potrà dirmi: questi cinque sono corrotti? No, la presunzione di innocenza è una garanzia, un diritto umano. Ma c’è corruzione, si vede. Con le perquisizioni si vedrà se sono colpevoli o no. È una cosa brutta, non è bello che succeda questo in Vaticano. Ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare, che Papa Benedetto aveva cominciato a fare. Per questo ringrazio Dio. Non ringrazio Dio che ci sia la corruzione, ma ringrazio Dio che il sistema di controllo vaticano funziona bene.

Philip Pullella, Reuters: Se mi permette volevo proseguire un po’ su questa domanda che ha fatto Cristiana, con un po’ più di dettagli. C’è molta preoccupazione nelle ultime settimane per quello che sta succedendo nelle finanze del Vaticano, e secondo alcuni c’è una guerra interna su chi deve controllare i soldi. La maggior parte dei membri del consiglio di amministrazione dell’AIF si è dimessa. Il gruppo Egmont, che è il gruppo di queste autorità finanziarie, ha sospeso il Vaticano dalle comunicazioni sicure dopo il raid del 1° ottobre. Il direttore dell’AIF è ancora sospeso, come ha detto Lei, e ancora non c’è un Revisore generale. Cosa può fare o dire Lei per garantire alla comunità finanziaria internazionale e ai fedeli in generale, che sono chiamati a contribuire all’Obolo, che il Vaticano non tornerà a essere considerato un “paria” da tenere escluso, di cui non fidarsi, e che le riforme continueranno e che non si tornerà alle abitudini del passato?
Papa Francesco: Grazie della domanda. Il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione. Per esempio lo IOR oggi è accettato da tutte le banche e può agire come le banche italiane, normalmente, cosa che un anno fa ancora non c’era. Ci sono stati dei progressi. Poi, riguardo al gruppo Egmont. Il gruppo Egmont è una cosa non ufficiale, internazionale; è un gruppo a cui appartiene l’AIF. E il controllo internazionale non dipende dal gruppo Egmont, il gruppo Egmont è un gruppo privato, che ha il suo peso, ma è un gruppo privato. Monyeval farà l’ispezione: l’ha programmata per i primi mesi dell’anno prossimo e la farà. Il direttore dell’AIF è sospeso, perché c’erano sospetti di non buona amministrazione. Il presidente dell’AIF ha fatto forza con il gruppo Egmont per riprendere la documentazione, e questo la giustizia non può farlo. Davanti a questo io ho fatto la consultazione con un magistrato italiano, di livello: cosa devo fare? La giustizia davanti a un’accusa di corruzione è sovrana in un Paese, è sovrana, nessuno può immischiarsi lì dentro, nessuno può dare le carte al gruppo Egmont [e dire]: “Le vostre carte sono qui”. No. Devono essere studiate le carte che fanno [emergere] quella che sembra una cattiva amministrazione nel senso di un cattivo controllo: è stato l’AIF – sembra – a non controllare i delitti degli altri. Il suo dovere era controllare. Io spero che si provi che non è così, perché ancora c’è la presunzione di innocenza; ma per il momento il magistrato è sovrano e deve studiare come è andata; perché al contrario un Paese avrebbe una amministrazione superiore che lederebbe la sovranità del Paese. Il presidente dell’AIF scadeva il 19 [novembre]; io l’ho chiamato alcuni giorni prima e lui non si è accorto che lo stavo chiamando – così mi ha detto. E ho annunciato che il 19 lasciava. Ho trovato già il successore: un magistrato di altissimo livello giuridico ed economico nazionale e internazionale, e al mio rientro prenderà la carica nell’AIF e continuerà la cosa così. Sarebbe stato un controsenso che l’autorità di controllo fosse sovrana sopra lo Stato. È una cosa non facile da capire. Ma quello che ha un po’ disturbato è il gruppo Egmont, che è un gruppo privato: aiuta tanto, ma non è l’autorità di controllo del Moneyval. Moneyval studierà i numeri, studierà le procedure, studierà come ha agito il Promotore di Giustizia e come il giudice e i giudici hanno determinato la cosa. So che in questi giorni incomincerà – o è incominciato – l’interrogatorio di alcuni dei cinque che sono stati sospesi. Non è facile, ma non dobbiamo essere ingenui, non dobbiamo essere schiavi. Qualcuno mi ha detto – ma io non credo –: “Sì, con questo fatto che abbiamo toccato il gruppo Egmont, la gente si spaventa…”. E si sta facendo un po’ di terrorismo [psicologico]. Ma lasciamo da parte. Noi andiamo avanti con la legge, con il Moneyval, con il nuovo presidente dell’AIF. E il direttore è sospeso, ma magari fosse innocente, io lo vorrei, perché è una cosa bella che una persona sia innocente e non colpevole. Ma è stato fatto un po’ di rumore con questo gruppo, che voleva si toccassero le carte che appartenevano al gruppo.

Philip Pulella, Reuters: È per garantire ai fedeli che le cose vanno bene?
Papa Francesco: È per garantire questo! Guarda, è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori, [è successo] tante volte. Ci hanno detto: “Guarda…”, e noi con tanta vergogna… Ma in questo Papa Benedetto è stato saggio: ha cominciato un processo che è maturato, è maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il Revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone…: sta funzionando il Revisore. Davvero non voglio offendere il gruppo Egmont, perché fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranità dello Stato è la giustizia. La giustizia è più sovrana anche del potere esecutivo. Più sovrana. Non è facile da capire, ma vi chiedo di capire questa difficoltà. Grazie a Lei.

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