La solidarietà alla Chiesa in Nicaragua dopo gli attacchi alla libertà di espressione e l’arresto del Vescovo di Matagalpa. Malumore dei cattolici per il silenzio del Papa

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Nella notte del 19 agosto 2022, forze di polizia del regime di Daniel Ortega hanno fatto irruzione nella Curia della Diocesi di Matagalpa, dove da giorni erano agli arresti domiciliari il Vescovo Rolando José Álvarez con dei sacerdoti, seminaristi e laici. A dare l’allarme è stata la stessa Diocesi sui social. Secondo la stampa locale il vescovo e le altre persone stati condotti a Managua. Immediate le proteste e le reazioni di solidarietà al Vescovo Álvarez, che ha potuto incontrare l’Arcivescovo metropolita di Managua, il Cardinale Leopoldo Brenes. Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, preoccupato per gli attacchi contro la Chiesa e le organizzazioni della società civile, ha dichiarato che in Nicaragua c’è una grave ostruzione dello spazio democratico. Giungono da tutto il mondo messaggi di solidarietà al vescovo di Matagalpa e alla Chiesa nicaraguense. Da mesi in Nicaragua è in atto una repressione contro la Chiesa Cattolica accusata di sostenere gli oppositori del regime sandinista.

Dopo una breve cronaca fornita da Vatican News, riportiamo un commento di Miguel Cuartero Nicaragua: malumore dei cattolici per il silenzio del Papa sulla persecuzione in atto, pubblicato il 19 agosto 2022 sul suo blog Testa del Serpente. A dare voce ai cattolici nicaraguensi sul silenzio del Papa sulla persecuzione in atto in Nicaragua è il noto giornalista argentino Andres Oppenheimer [*] che, sulle colonne del Nuevo Herald di Miami e sul Miami Herald, si chiede il perché ti questo silenzio. Viene riportato integralmente la traduzione italiana del suo articolo Il silenzio di Papa Francesco su Nicaragua, pubblicato il 12 agosto 2022, prima ancora del brutale arresto notturno di Mons. Álvarez da parte della polizia di Daniel Ortega.

«Seguo da vicino con preoccupazione e dolore la situazione creatasi in Nicaragua, che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica. Chiediamo al Signore, per l’intercessione della Purissima, che ispiri nei cuori di tutti tale concreta volontà» (Papa Francesco – Parole dopo l’Angelus, 21 agosto 2022).

Prelevato con la forza il vescovo Álvarez a Matagalpa, è agli arresti domiciliari a Managua

Nel pieno della notte forze di polizia e agenti paramilitari del Nicaragua hanno fatto irruzione nell’edificio della Curia della Diocesi di Matagalpa, dove dal 4 di agosto erano costretti agli arresti domiciliari il Vescovo Rolando José Álvarez con alcuni sacerdoti, seminaristi e laici. Gli agenti hanno prelevato con la forza 9 persone, compreso il presule, portandole via, secondo alcuni testimoni, con un convoglio di otto veicoli. A dare l’allarme è stata la stessa diocesi sui social. Centinaia di persone, quando hanno sentito le campane della chiesa suonare mentre la polizia fece irruzione nella Curia, si sono avvicinate per cercare di proteggere il vescovo e gli altri. In un comunicato della polizia si precisa che Monsignor Alvarez, come tutte le altre persone prelevate, è stato portato a Managua, il presule agli arresti domiciliari nella sua residenza privata, gli altri 8 in una caserma della polizia per accertamenti.

L’incontro con il Cardinale Brenes

Il Cardinale Leopoldo Brenes, Arcivescovo Metropolita di Managua e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Nicaraguense, ha potuto far visita a Monsignor Álvarez e con lui ha avuto un lungo colloquio. Le sue condizioni fisiche sono peggiorate, ha fatto poi sapere in un comunicato l’Arcidiocesi di Managua, ma il suo spirito e il suo morale sono forti. “Consapevoli che la preghiera è la forza del cristiano – afferma il comunicato – invitiamo a continuare a implorare Cristo perché interceda e vegli su questo suo piccolo gregge. Speriamo che la ragione e la comprensione reciproca aprano una via per la soluzione di questa critica e complessa situazione per tutti”.

La preoccupazione del Segretario Generale dell’ONU: in Nicaragua attacco alla democrazia e alla Chiesa

Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è molto preoccupato per la grave ostruzione dello spazio democratico e civico in Nicaragua e per le recenti azioni contro le organizzazioni della società civile, comprese quelle della Chiesa cattolica”, come il raid nella Curia episcopale di Matagalpa. È quanto ha affermato il portavoce Farhan Haq durante una conferenza stampa all’ONU. Guterres – ha proseguito il portavoce – ribadisce il suo appello al governo di Daniel Ortega affinché garantisca “la tutela dei diritti umani di tutti i cittadini, in particolare i diritti universali di riunione pacifica, libertà di associazione, pensiero, coscienza e religione” e chiede il rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente.

La condanna dell’Organizzazione degli Stati Americani

L’azione è stata condannata anche dal Segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, che parla delle “forze repressive del regime di Ortega-Murillo” chiedendo la liberazione immediata del Vescovo di Matagalpa e delle altre persone fermate, nonché di tutti i prigionieri politici. La Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH), organismo autonomo dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), condanna con forza “l’escalation nella repressione contro i membri della Chiesa cattolica in Nicaragua ed esorta lo Stato a cessare immediatamente questi atti” rilasciando subito il Vescovo Rolando Álvarez e le altre persone detenute. Questi eventi – afferma la CIDH – “si inseriscono in un contesto sistematico di persecuzione, criminalizzazione, molestie, vessazioni” contro i membri della Chiesa Cattolica in Nicaragua, “a causa del loro ruolo di mediatori nel Dialogo nazionale del 2018 e del loro ruolo critico nel denunciare le violazioni dei diritti umani che si sono verificate nel contesto della crisi del Paese”. La Commissione invita nuovamente il governo del Nicaragua “a cessare i continui attacchi contro la Chiesa Cattolica” a rilasciare “tutte le persone ancora arbitrariamente private della libertà e a cessare immediatamente la repressione nel Paese”.

I vescovi statunitnsi: la fede del popolo nicaraguense, ispirazione per tutti

“Solidarietà costante” alla Chiesa del Nicaragua e alla sua chiamata ad “annunciare liberamente il Vangelo”, nel contesto di una crisi sociale e politica, arriva in una dichiarazione anche dal Vescovo di Rockford, Monsignor David J. Malloy, Presidente del Comitato per la Giustizia Internazionale e la Pace della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB). Il presule ricorda la visita a Managua nel 2018 dell’Arcivescovo Timothy P. Broglio e le sue parole circa “l’impegno dei vescovi nicaraguensi come un segno dell’amore di Dio”, che si rinnova in queste settimane; poi cita le parole dell’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani, Monsignor Juan Antonio Cruz Serran e il suo appello “alle parti per trovare vie di intesa, basate sul rispetto e sulla fiducia”. ” La fede del popolo nicaraguense – afferma – è un’ispirazione per tutti noi”.

Solidarietà al Vescovo Álvarez

Monsignor José Domingo Ulloa, Arcivescovo metropolita di Panama, in una dichiarazione a Vatican News, ha definito “aberrante” ciò che è accaduto e “motivo di allarme e di dolore per tutta la Chiesa latinoamericana”. Il presule panamense si unisce alle voci che “chiedono l’immediata liberazione di monsignor Rolando e il rispetto della sua dignità di persona e di prelato cattolico”. Ulloa, infine, ha elevato una preghiera al “cielo per il Nicaragua, il suo nobile popolo e la sua Chiesa che oggi soffre la persecuzione”. Da parte sua, il Centro nicaraguense per i diritti umani ha condannato “l’assalto alla Curia episcopale di Matagalpa e il sequestro di Monsignor Rolando Álvarez e degli altri sacerdoti e laici che lo accompagnavano” chiedendo “il rispetto della loro integrità personale e della loro vita”.

Solo l’ultimo di una serie di atti persecutori

Tanti i messaggi di solidarietà e fraternità giunti nei giorni scorsi alla Chiesa in Nicaragua dalle Conferenze episcopali dell’America Latina e dalla Santa Sede. Tra gli altri, il Celam, il Costa Rica, il Guatemala, l’Honduras, la Bolivia, il Messico, l’Uruguay, l’Ecuador, il Brasile, il Perù, la Colombia e l’Argentina hanno condannato con forza la crescente ostilità del governo nei confronti della Chiesa e hanno esortato a costruire la pace. L’atto di forza di questa notte è l’ultimo di una serie di gesti persecutori nei confronti della Chiesa cattolica in Nicaragua accusata di sostenere gli oppositori del governo sandinista di Daniel Ortega

America e Europa: la Chiese unite per pregare

Le Chiese di tutti continenti stanno manifestando in queste ore grande solidarietà alla Chiesa in Nicaragua, invitando i fedeli alla preghiera e ad una vicinanza fattiva alla comunità cattolica di questo Paese centroamericano. Alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e a quelle dell’America latina si è aggiunta anche la Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici di Cuba (COCC), che si è detta grata alla Chiesa del Nicaragua per la testimonianza di fede e comunione che sta offrendo in mezzo alle tante prove.

Vicinanza dall’ Europa, è giunta dai vescovi italiani e spagnoli.

Dalla Spagna, il Cardinale Juan José Omella, Arcivescovo di Barcellona e Presidente della Conferenza Episcopale, ha inviato una lettera carica di preoccupazione a Monsignor Carlos Enrique Herrera, Vescovo di Jinotega e Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, in cui si parla di una “situazione ingiusta e antidemocratica” e si domanda ai responsabili del bene dei cittadini “di garantire la libertà a chi ne è stato arbitrariamente privato”. Infine al popolo cattolico spagnolo si chiede una preghiera unanima.

Dall’Italia è giunta una lettera inviata dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Zuppi, a Monsignor Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, Vescovo di Jinotega e Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, che si unisce alla richiesta della comunità internazionale, perché vengano garantiti ai cristiani e a tutti i cittadini nicaraguensi libertà di culto e di opinione. “Si tratta di un atto gravissimo – scrive Zuppi – che non ci lascia insensibili e che ci induce a tenere alta l’attenzione su quanto accade a questi fratelli nella fede”.

La lettera che il Presidente della CEI, Cardinale Matteo Zuppi

Carissimo Fratello,
a nome dei Vescovi italiani, desidero esprimere a te, in quanto Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà all’Episcopato e all’intera Chiesa nicaraguense.
Con sgomento e incredulità riceviamo notizie delle dure persecuzioni che il popolo di Dio e i suoi pastori stanno subendo a motivo della fedeltà al Vangelo della giustizia e della pace.
Nelle ultime settimane abbiamo seguito con preoccupazione le decisioni assunte del governo nei confronti della comunità cristiana, attuate anche attraverso l’uso della forza ad opera delle forze militari e di polizia. Ultimamente abbiamo appreso dell’arresto di mons. Rolando José Álvarez Lagos, vescovo di Matagalpa, insieme ad altre persone, tra cui sacerdoti, seminaristi e laici. Si tratta di un atto gravissimo, che non ci lascia insensibili e che ci induce a tenere alta l’attenzione su quanto accade a questi nostri fratelli nella fede.
Le circostanze e il contesto di tali arresti destano particolare apprensione non solo perché prendono di mira i cristiani a cui è impedito il legittimo esercizio del proprio credo, ma perché si inseriscono in un momento in cui i più elementari diritti umani appaiono fortemente minacciati.
Per questo ci uniamo alle richieste della comunità internazionale, che hanno trovato voce anche nelle recenti dichiarazioni del Segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, António Guterres. Chiediamo pertanto ai responsabili politici di garantire la libertà di culto e di opinione non solo agli esponenti della Chiesa Cattolica, ma a tutti cittadini.
A te, ai confratelli nell’Episcopato, a tutti i credenti e a tutti i cittadini del caro Nicaragua, assicuriamo la nostra preghiera e la nostra costante attenzione agli eventi che li riguardano in questo momento di particolare sofferenza.
Fraternamente
Card. Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna
Presidente della CEI

Nicaragua: malumore dei cattolici per il silenzio del Papa sulla persecuzione in atto
di Miguel Cuartero
Testa del Serpente, 19 agosto 2022


Continua la persecuzione contro la Chiesa Cattolica in Nicaragua. Il governo socialista sandinista di Daniel Ortega e consorte (Vicepresidente del governo dittatoriale) continua a violare la libertà di culto e i diritti dei singoli fedeli cattolici, sacerdoti e vescovi. Dopo aver espulso il Nunzio Apostolico e la Congregazione delle Missionarie della Carità dal Paese, Ortega ha chiuso diverse emittenti radiofoniche cattoliche ree di aver espresso opinioni critiche sul governo e aver difeso diritti fondamentali.

Ad inizio agosto, le immagini del Vescovo di Matagalpa, Monsignor Álvarez mentre sfidava la polizia benedicendo col Santissimo Sacramento hanno fatto il giro del mondo. Mons. Álvarez, nominato Vescovo di Matagalpa da Papa Benedetto XVI nel 2011, era agli arresti domiciliari, assieme ad altri cinque sacerdoti e due seminaristi, dal 3 agosto con l’accusa di “organizzare gruppi violenti” antigovernativi. Il giornalista nicaraguense Emiliano Chamorro (in esilio negli Stati Uniti) ha informato che il regime di Ortega ha proposto al Vescovo di Matagalpa di lasciare il paese in cambio della libertà.

Secondo quanto riferisce il quotidiano La Prensa, venerdì 19 agosto alle tre del mattino la polizia ha fatto irruzione nella Curia portando via il vescovo e tre sacerdoti [QUI]. Allo stesso tempo le forze dell’ordine irrompevano in casa dei genitori del vescovo. “Il vescovo sarebbe stato portato via da solo in una camionetta della polizia, separato dal resto del gruppo”, riferisce la giornalista italo-venezuelana Marinellys Tremamunno.

In questa situazione drammatica desta stupore tra i cattolici nicaraguensi il silenzio di Papa Francesco. Mentre la Santa Sede ha espresso “preoccupazione” attraverso monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), con una dichiarazione in cui ha auspicato di trovare “vie di intesa, basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca”, dirette al “bene comune e la pace”, nessun appello, nessuna presa di posizione, è arrivata dal Papa in difesa dei fedeli cattolici che vivono in un clima politico di terrore.

In questi giorni 26 ex capi di Stato e di Governo, membri del Forum internazionale non governativo “Iniziativa democratica della Spagna e delle Americhe” (IDEA), hanno fatto appello pubblico a papa Francesco [QUI] chiedendogli, come «capo della Chiesa cattolica universale», «una ferma posizione di difesa del popolo nicaraguense e della sua libertà religiosa».

A dare voce ai cattolici nicaraguensi è il noto giornalista argentino Andres Oppenheimer che, sulle colonne del Nuevo Herald di Miami [QUI] e sul Miami Herald [QUI], si chiede il perché ti questo silenzio. Riportiamo integralmente la traduzione italiana del suo articolo pubblicato il 12 agosto, prima ancora del brutale arresto notturno di Monsignor Álvarez da parte della polizia di Daniel Ortega.

Il silenzio di Papa Francesco su Nicaragua
di Andres Oppenheimer


Difficile dire cosa  sia più scandaloso: la decisione del dittatore nicaraguense Daniel Ortega di chiudere sette stazioni radio della Chiesa cattolica e mettere agli arresti domiciliari un vescovo e i suoi collaboratori, o il silenzio totale di Papa Francesco su questi attacchi contro il suo stesso popolo.

Ortega e sua moglie, la Vicepresidente Rosario Murillo, hanno chiuso tutte e sette le radio cattoliche il 1° agosto. Erano gestite dalla Diocesi di Matagalpa, un dipartimento nel nord del Nicaragua il cui Vescovo Rolando Álvarez ha più volte condannato apertamente le violazioni dei diritti umani da parte della coppia regnante. Poche ore dopo la chiusura delle stazioni radio cattoliche, la polizia di Ortega ha fatto irruzione nella parrocchia Divina Misericordia nel comune di Sébaco, a Matagalpa, sede di una delle stazioni radiofoniche. La parrocchia ha trasmesso in diretta sul suo canale Facebook l’arrivo e l’ingresso forzato in chiesa dei militari. Giorni dopo, agenti di polizia armati hanno impedito al Vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, e a sei sacerdoti che lo stavano accompagnavano, di lasciare la sua residenza per recarsi in cattedrale a celebrare la Santa Messa. Il vescovo e i sacerdoti sono da allora agli arresti domiciliari, ha riferito l’agenzia di stampa cattolica. Il regime di Ortega-Murillo accusa Álvarez ei suoi sacerdoti di cercare di “organizzare gruppi violenti” per destabilizzare il governo.

A marzo il governo aveva espulso dal Paese il Nunzio Apostolico, Monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag. Per chi ha seguito le notizie dal Nicaragua, non c’è dubbio che Ortega stia portando avanti una delle più grandi campagne repressive contro il dissenso politico nel mondo occidentale. Dall’inizio dell’anno, il regime ha chiuso 1.406 organizzazioni non governative, dai piccoli gruppi di produzione teatrale agli enti di beneficenza supportati a livello internazionale che garantiscono l’accesso ai servizi sanitari e al cibo in uno dei Paesi più poveri dell’America Latina, secondo la rivista nicaraguense Confidential. La rivista, così come praticamente tutti gli altri punti media indipendenti, è stata chiusa in Nicaragua e lavora online dal Costa Rica. Ortega si è auto-rieletto in un’elezione truccata nel novembre 2021, dopo aver messo fuori legge i principali partiti di opposizione e aver incarcerato i sette principali candidati dell’opposizione. Tutti loro rimangono in prigione o agli arresti domiciliari fino ad oggi.

Nel 2018, più di trecento nicaraguensi sono stati uccisi e duemila feriti dalla polizia e dalle truppe paramilitari di Ortega durante massicce manifestazioni antigovernative. Quando ho intervistato Ortega nella sua residenza a Managua quell’anno, mi ha detto senza battere ciglio che i gruppi per i diritti umani mentono e che solo 195 persone erano morte. Il direttore della rivista Confidencial, Carlos Fernando Chamorro, questa settimana mi ha riferito che il motivo per cui Ortega sta attaccando la Chiesa cattolica è che la Chiesa è “l’ultimo spazio per la società civile rimasto nel Paese”.

Ma ciò che è ancora più difficile da spiegare è perché papa Francesco non abbia condannato, e nemmeno menzionato, la recente ondata di repressione di Ortega contro la sua stessa Chiesa. Il rappresentante della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani ha espresso tardivamente il 12 agosto la “preoccupazione” della Santa Sede per gli eventi in Nicaragua, ma il Papa non ha ancora rilasciato una dichiarazione in merito. “Il silenzio di papa Francesco sulla persecuzione della Chiesa cattolica è inammissibile”, mi ha detto Tamara Taraciuk, esperta di America Latina presso il gruppo di Advocacy Human Rights Watch. “Se gli stessi membri del clero cattolico nicaraguense rischiano la propria vita e la propria libertà per denunciare gli abusi di Ortega, cosa aspetta il Papa per esprimersi e sostenerli?” Il silenzio del Papa sul Nicaragua è solo una delle numerose omissioni recenti sorprendenti da parte sua. Il Papa deve ancora visitare l’Ucraina, vittima della più grande invasione straniera dell’Europa dalla seconda guerra mondiale. Eppure, ha recentemente trovato il tempo per fare un viaggio di sei giorni in Canada, per chiedere perdono per gli abusi della Chiesa nel XIX secolo e negli anni ’70. Cosa era più importante in questo momento? La tragedia del Nicaragua è stata oscurata nelle cronache dalla guerra in Ucraina, dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti su Taiwan e dallo scandalo per l’apparente furto di documenti segreti della Casa Bianca da parte dell’ex presidente Donald Trump. Ma quanto sta accadendo in Nicaragua dovrebbe essere denunciato dai difensori della democrazia e dei diritti umani nel mondo, a cominciare da Papa Francesco.

[*] Andrés Oppenheimer (nato a Buenos Aires, Argentina) è il redattore e editorialista di affari esteri per The Miami Herald, conduttore di Oppenheimer Presenta sulla CNN in spagnolo e autore di sette libri, molti dei quali sono stati pubblicati in inglese, spagnolo, portoghese e giapponese. La sua rubrica, The Oppenheimer Report, appare due volte a settimana sul Miami Herald e su più di 60 giornali statunitensi e internazionali, tra cui il Miami Herald, El Mundo (Spagna), La Nación (Argentina), Reforma (Messico) El Mercurio (Cile) ed El Comercio (Perù). È autore di Saving the Americas (Random House, 2007) e di altri sei libri, ed è un analista politico della CNN in spagnolo. I suoi precedenti incarichi al Miami Herald includevano capo dell’ufficio di Città del Messico, corrispondente estero e gli affari esteri. In precedenza ha lavorato per cinque anni con l’Associated Press a New York e ha collaborato come freelance per The New York Times, The Washington Post, The New Republic, BBC, “60 Minutes” della CBS e El Pais (Spagna). Nel 1993 è stato selezionato dalla Forbes Media Guide come uno dei “500 giornalisti più importanti” degli Stati Uniti e da Poder Magazine come una delle “100 persone più potenti” dell’America Latina nel 2002 e 2008.

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